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viernes, 21 de diciembre de 2012

Senso - Luchino Visconti (1954)

TITULO ORIGINAL 
Senso
AÑO 
1954
IDIOMA 
Italiano
SUBTITULOS 
Español (Separados)
DURACION 
115 min.
DIRECCION 
Luchino Visconti
ARGUMENTO 
Camillo Boito
GUION 
Carlo Alianello, Giorgio Bassani, Paul Bowles, Suso Cecchi D'amico, Giorgio Prosperi, Luchino Visconti, Tennessee Williams
FOTOGRAFIA 
Aldo Graziati, Robert Krasker, Giuseppe Rotunno
MONTAJE 
Mario Serandrei
ESCENOGRAFIA 
Ottavio Scotti
ASISTENTES DE DIRECCION 
Francesco Rosi E Franco Zeffirelli
REPARTO 
Alida Valli, Massimo Girotti, Farley Granger, Heinz Moog, Rina Morelli, Marcella Mariani, Christian Marquand, Tonio Selwart, Sergio Fantoni, Franco Arcalli, Aldo Bajocchi, Tino Bianchi, Ottone Cambiani, Nando Cicero, Claudio Coppetti, Cristoforo De Hartungen, Tony De Mitri, Eugenio Incisivo, Marianne Leibl, Ernst Nadherny, Spartaco Nale, Ivy Nicholson, Mimmo Palmara, Winni Riva, Goliarda Sapienza, Renato Terra, Mario Valente
VESTUARIO 
Marcel Escoffier e Piero Tosi
PRODUCCION 
Renato Gualino per La Lux Film
DISTRIBUCION 
Lux Film - Golden Video, Ricordi Video, Vivivideo, Gruppo Editoriale Bramante, Panarecord (Cinecitta')
TEMAS MUSICALES 
Sinfonia N. 7 in Mi Maggiore di Anton Bruckner
GÉNERO 
Drama. Romance | Melodrama. Siglo XIX 

Sinópsis
Año 1866. Livia, una bella dama de una aristocrática familia italiana, vive un intenso romance con el teniente Franz Mahler, un oficial del ejército austriaco, en plena guerra de independencia italiana frente a Austria. (FILMAFFINITY)
 
2 
Sub 

1886, Venzia, Teatro La Fenice. Dopo la  messa in scena de Il Trovatore di Verdi, il tenente austriaco Franz Mahler (Farley Granger) insulta gli italiani nazionalisti che distribuiscono volantini e viene sfidato a duello dal patriota conte Ussoni (Massimo Girotti).
Intercede per quest'ultimo la cugina, la contessa Livia Serpieri (Alida Valli) che però perde la testa per lui, tradendo così il marito, la patria e le proprie idee nazionaliste.
Da sempre prottettrice del cugino e della causa italiana contro l'Austria, la bella contessa finisce per consegnare al giovane amante la grande somma che il cugino le aveva affidato per sostenere i patrioti. Scoprirà che i soldi che il tenente le aveva chiesto per corrompere un medico e farsi esonerare saranno in realtà spesi in alcool e donne. La vendetta di Livia sarà crudele.
É inutile narrare la fine nei dettagli ma non è un segreto svelare che non c'è happy ending.
Come in ogni opera viscontiana la passione amorosa conduce sempre alla corruzione e alla tragedia..
L'amore in Visconti non è mai un sentimento puro, ma qualcosa di travolgente che conduce alla rovina spirituale, economica e talvolta fisica.                         
 I forti connotati patriottici del film hanno contribuito alla sua enorme fortuna, trasformando in un classico il racconto dello sconosciuto Camillo Boito (1836-1914). Quest'ultimo infatti era noto più per la sua attività di architetto e per essere fratello di Arrigo, poeta e compositore.
Ma il grande lettore Visconti, aiutato ancora una volta dalla fida Suso Cecco d'Amico e da un giovane Giorgio Bassani farà del racconto una pellicola di due ore, preferendo approfondire l'aspetto storico-politico ( i moti risorgimentali contro l'Austria).
Ecco così un film che stupisce per la maestosità, la maniacale attenzione al dettaglio e l'ispirazione pittorica. Ogni inquadratura trabocca di sfarzo e compostezza fornendo al film l'aspetto di una successione di tanti meravigliosi quadri legati dalla forza devastante della passione della protagonista, ovvero un'Alida Valli strepitosa quando volutamente prorompente nella propria melodrammaticità.
Un grandioso monumento all'Italia, al Risorgimento, alla musica classica (Bruckner e Verdi) e soprattutto al melodramma, di cui rimane uno degli esempi insuperabili.
La meravigliosa fotografia è di Aldo Graziati, morto in un incidente stradale durante la lavorazione e sostituito da Robert Krasker. A Graziati andò il Nastro d'Argento postumo per la migliore fotografia. Un premio assegnato troppo tardi, visto che fu il direttore della fotografia di alcuni dei più importanti titoli del nostro cinema: La terra trema, Miracolo a Milano, Umberto D.
I costumi, impeccabili, sono di un altro fedele collaboratore di Visconti, ovvero Piero Tosi.

Scena culto:
Sono almeno tre: quella d'apertura alla Fenice, quella centrale in cui Mahler irrompe nella villa della Contessa e viene nascosto e quella che anticipa il finale, ovvero lui ubriaco e lei disperata, folle d'amore. Quest'ultima fu tagliata nella versione distribuita al cinema, perchè non si poteva mostrare un soldato ubriaco.

Probabilmente Grangier e la Valli non sono mai stati così belli e tragici come nella scena del letto.

Citazione:
Mahler: Il mondo intero sparirà: quello a cui apparteniamo tu ed io. E il nuovo mondo di cui parla tuo cugino non ha nessun interesse per me: è molto meglio non essere coinvolti in queste storie e prendersi il proprio piacere dove lo si trova.

Curiosità
Gli aiutoregisti sono Francesco Rosi e Franco Zeffirelli.

ATTORI
Dopo la parentesi hollywoodiana (che raggiungerà i vertici nel 1947 col ruolo da protagonista in Il caso Parradine di Hitchcock) Alida Valli tornò a splendere come una delle più grandi stelle del cinema italiano, consegnando alla storia del cinema un ruolo memorabile.

Massimo Girotti era alla seconda collaborazione con Visconti.

Farley Granger, classe 1925 , era un altro attore che aveva appena lavorato con Hitchcock: Nodo alla gola (1948) e L'altro uomo (1951). Il suo ruolo in Senso fu offerto prima a Montgomery Clift. Anche il suo debutto come attore fu dovuto ad un rifiuto di Montgomery. Visconti voleva per questo film un attore americano di fama internazionale, possibilmente omosessuale. Granger fu richiamato in Italia anche in seguito, quando recitò in Lo chiamavano Trinità. Nel 2007 ha pubblicato la sua autobiografia, scritta assieme al compagno Robert Calcoun, col quale ha vissuto per quasi 50 anni.
Nonostante la sua partecipazione da protagonista a 3 capolavori del cinema, è una delle tante stelle di cui Hollywood si è dimenticata in fretta
http://persogiadisuo.blogspot.com.ar/2010/09/senso-di-luchino-visconti.html
 
***

Senso (1954), es una adaptación de la novela con el mismo nombre del autor Camilli Boito.
Senso es un melodrama de pasiones humanas, celos, amor, engaños, que cuenta la historia de una condesa, que interpreta Alida Valli, que se enamora de un soldado austríaco que resulta ser un vividor al que no le faltaban amantes.
La historia transcurre durante el “Risorgimento” en vísperas de unificación del país.
Con esta película Visconti quería hacer un cuadro de la historia moderna italiana, el relato de una guerra que acaba en desastre por culpa de una clase social.
La música de la película es obra de Anton Bruckner (compositor que no convencía a Visconti aunque reconoció que la música funciona para el filme). La ópera que suena en una secuencia en la que aparecen los patriotas repartiendo las octavillas en el teatro es una pieza de “El trovador” de Giuseppe Verdi.

 
Un Visconti ya bastante alejado de su inicial etapa neorrealista presenta esta estupenda pieza de gran belleza visual, pues el realizador no pudo más ya contener su soberbia capacidad creadora de belleza, su personal estética, ya da rienda suelta a toda su imaginería, y uno de los mejores resultados de esa excelsa capacidad creadora es esta cinta. Intenso melodrama amoroso ubicado en la bella Italia, en la segunda mitad del siglo XIX, en el contexto de la guerra de liberación, de la alianza ítalo-prusiana contra los austriacos, en el que una acomodada y distinguida mujer de la nobleza italiana, una condesa, tiene la desgracia de enamorarse perdidamente de un oficial prusiano, un auténtico bellaco que la humillará hasta niveles impensados para una condesa, haciéndole perder la dignidad, pero más importante aún, haciéndole perder la cordura. La cinta está repleta de imágenes y secuencias de poderío visual remarcable, el genio estético de Visconti ya estaba siendo liberado, y siendo expresado en toda su magnitud, aunque cabe mencionar que esto no significaría que no se diera una posterior puesta en escena con ciertas inclinaciones aún neorrealistas, de lo que se hablará posteriormente. Con estas características el gran realizador italiano representa su historia, impecablemente interpretada por Alida Valliy, como la enloquecida y desesperada condesa, y Farley Granger como el austriaco vividor que le hace perder la cabeza y el juicio, cuando reviente la burbuja romántica en la que ella se había auto enclaustrado, es una muy notable muestra del gran cine que realizaba Visconti.
Los créditos iniciales nos son mostrados teniendo como fondo una ópera en vivo, es Italia, 1866, y son los últimos días de la ocupación austriaca, los italianos se han aliado a los prusianos, la guerra es inminente. Está presente la condesa Livia Serpieri (Valli), y cuando la ópera se está llevando a cabo, es interrumpida por unos fanáticos anti austriacos, que protestan y lanzan papeles y flores con los colores de la bandera italiana. Un oficial austriaco, el teniente Franz Mahler (Granger), se mofa de la supuesta resistencia de los italianos, y esto genera molestia y un desafío a duelo por parte de Roberto Ussoni (Massimo Girotti), un noble primo de la condesa. La bella condesa quiere evitar el duelo para defender s u primo del militar, pide conocerlo, le pide que rechace el duelo, él tiene actitud arrogante, y poco después, Roberto es arrestado y enviado al exilio por un año, el entrado en años esposo de la condesa se niega a ayudar. Unos días pasan, y aunque ella desea evitarlo, se vuelve a encontrar con el teniente Mahler, él la sigue a través de la noche veneciana, a través de los canales, ella está reacia al inicio, pero caminan la noche entera, hasta que amanece. Cuatro días después no puede más, y ella misma es quien procura que se vuelvan a encontrar, teniendo éxito, frecuentan a menudo, y consuman la atracción, se ven en un cuarto alquilado, ella ya no domina del todo sus actos, y es plantada en un oportunidad por el austriaco. Ante esto, ella lo busca donde reside con otros oficiales, es humillada, y espera allí, en medio de la burla de ellos.
La guerra entonces es inminente, los condes deben partir, su querido teniente Mahler ya se ha ido, ella lo espera desesperada, en vano. Roberto ha sido liberado ya, los movimientos políticos y militares ya iniciaron, y la condesa y su esposo de mudan a Aldano. Repentinamente, Franz va a buscarla hasta allá, nota la pronta predisposición de ella, lo oculta en su casa, y es ahí donde vuelven a consumar el adulterio. Siempre oculto por su amante, el comedido teniente Mahler le insinúa a la condesa que si pudiese conseguir dinero para sobornar a un médico y obtener cierto certificado de incapacidad, podría evitar tener que partir a combatir, y la enamorada condesa, perdiendo ya el control, consigue los 2000 florines necesarios, con los que él se va, y ella queda, otra vez, a la expectativa. La guerra ya va llegando a la recta final, la condesa recibe una carta de Mahler donde afirma que fue licenciado por incapacidad, mientras los italianos son virtuales ganadores de la guerra, los austriacos se retiran. Con el conflicto finalizando, ella está inquieta al no saber nada de Mahler, que está plácidamente en Verona. Hasta allá va a verlo, lo encuentra completamente indiferente, en una habitación, con una prostituta que paga con el dinero de ella, y le confiesa abiertamente que es un vividor, vive extorsionando mujeres y estafando en las apuestas, que la utilizó completamente, la humillación es total. Poco después, ella, ya desquiciada, delata a Mahler con sus autoridades austriacas, muestra cartas dando fe de la fraudulenta incapacidad con que se licenció, Mahler es fusilado, y ella se queda sola, y loca.
Notablemente atractiva la cintra del italiano Visconti, para retratar la historia de la condesa que se vuelve loca por amor, y la historia toma un halo más personal cuando escuchamos la voz de la propia condesa en off, narrándonos todo a modo de bitácora, remembranzas de su caída. Visconti en esta excelente película ya va patentando muchas, sino todos, de las directrices que por siempre acompañarán su arte, una de las cuales se manifiesta explorando la descomposición y decadencia humana, y por vez primera nos lo muestra en las patéticas figuras de los personajes centrales, la condesa Livia, de noble abolengo, de linaje exquisito, pierde la dignidad y la cordura por culpa de un vividor, timador en las apuestas y con las mujeres, lo púnico que quiso fue su dinero, es un bellaco que no tiene problemas en admitir su cobardía, es un pusilánime, decadente ser que oculta su descomposición tras una buena apariencia, que con una frase muy significativa vuelve a la realidad a Livia, cuando afirma no ser su héroe romántico, destruyendo así definitivamente su burbuja romántica, es el emblema de la descomposición y decadencia humana a la que me refiero. Vergüenza para sus camaradas austriacos, termina siendo fusilándolo, el final más patético, para un patético personaje. Esta idea de degradación también tiene su clímax en las secuencias en Verona, donde Mahler es capaz de sentar a la fina condesa con una prostituta, que paga con el dinero de ella misma, las hace compartir mesa, morbo, suciedad y descomposición son sus acompañantes, su artificial refinamiento y sofisticación estallan, el único final es la demencia, y la muerte. Es una de las películas más Visconti, y los actores están excelentes, Alida Valli es bella, la bella y algo madura condesa, imprime intensidad al personaje, sin caer en la sobreactuación, y Farley Granger también cumple con nota en su papel del granuja vividor, que también termina siendo presa de su propio desdén y despreocupación.
Ya alejado de su inicial etapa neorrealista, ahora Visconti plasma sus obsesiones, sus amores, sus íntimas filiaciones, y una de ellas es la cuidadísima estética que se aprecia en la mayoría de sus escenas, las escenografías toman una importancia inobjetable, y esto es congruente con otra de sus pasiones, la de retratar épocas pasadas, cuidando todos los detalles. Las decoraciones, los muebles, y en general todo el atrezzo es elaborado cuidadosamente para generar ese ambiente de los nobles, la aristocracia, de refinados burgueses, para recrear cabalmente la época de turno, en esta oportunidad la bella Italia del siglo XIX. Visconti ya deja entrever su pasión por la ópera, el comenzar su relato en La Fenice, refinado lugar donde está representando Il Trovatore, de Verdi, una bella y detalladla secuencia, donde el director juega con la escenificación teatral propia de la ópera, y nos muestra la sofisticada actividad a través de bellos encuadres y recorridos de la cámara por el refinamiento de la gente que deleitada escucha. Visconti, mientras materializa su estupenda estética, también deja entrever su lado más romántico representando a la pareja en su primer encuentro, paseando por un escenario idílico, la hermosa noche veneciana, sus canales, su cielo, el reflejo de las aguas, con sus dinámicas iluminaciones alumbrando los muros, mientras la pareja recorre las desérticas y silenciosas calles de madrugada, un escenario tan romántico que ni siquiera algún detalle bizarro como encontrar el cadáver de un oficial austriaco arruinará, pues la oscura magia del amor ya comenzó entre ellos. Otra secuencia de remarcable belleza plástica es su reencuentro en Aldano, donde el teniente va a buscarla, en su refinada habitación, cuidada y elaborada con obsesivo cuidado detallista, la habitación del reencuentro está exquisitamente decorada, y una suerte de plano cenital nos la muestra en su máxima expresión visual, maximiza la apreciación de la misma, y nos da otra muestra del coqueteo y exquisito juego del director con la escenificiación teatral, asimismo un pequeño travelling de la cámara, un giro que por poco no alcanza los 360°, también multiplica el efecto de su presentación y de la intensidad de la pareja, remarcada también por la fina música de la 7ma sinfonía de Anton Bruckner, es donde la estética de sus bellas escenografías son maximizadas, la secuencia donde ella definitivamente pierde el control. Una cinta imperdible, de lo mejor de Visconti, imperdonable no visionarla,
http://cinestonia.blogspot.com.ar/2012/02/senso-1954-luchino-visconti.html
 

Il film, ispirato ad una novella ottocentesca di Camillo Boito, è una storia d’amore che ha come protagonisti una dama dell’aristocrazia veneziana e un ufficiale dell’esercito austro-ungarico. E’ la vigilia della battaglia di Custoza ( 1866 ), a Venezia la nobildonna Livia Serpieri, bella moglie di un aristocratico ufficialmente fedele all’Austria ma in realtà simpatizzante dei patrioti italiani, conosce Franz Mahler, giovane e affascinante ufficiale austriaco. Livia si innamora; Franz finge di contraccambiarla, ma il suo scopo è procurarsi il denaro per ottenere l’esonero dal servizio militare e riparare all’estero. Per aiutare Franz, Livia gli consegna una forte somma che le era stata affidata proprio dai patrioti italiani.
Il giovane ufficiale, ottenuto quanto voleva, abbandona Livia: la donna però, ferita nell’orgoglio e nell’onore, cerca vendetta; travolta dal delirio che ha mutato la passione in odio, denuncia l’infedele alle autorità austriache, causandone la condanna a morte.
Nella tematica fondamentale, “Senso” si riallaccia in un certo modo ad un altro film di Luchino Visconti, “Ossessione” ( 1942 ). Anche questa è la vicenda di due esseri inquieti, in un ambiente su cui incombe la tragedia. In “Ossessione” ( tratto dal romanzo di James Cain “Il postino suona sempre due volte” –Postman Always Rings Twice- ) l’amore dei due personaggi portava direttamente al delitto, che era la soluzione fatale di un conflitto di interessi e di un urto di caratteri.
Nel film  “Senso” è la disfatta militare, la tragedia corale di una battaglia perduta, che prende
il sopravvento sulla misera e squallida fine di un’avventura d’amore di due esseri corrotti nell’anima. La storia d’amore di Livia e Franz passa infatti in secondo piano rispetto al più ampio significato che essa acquista: Livia e Franz diventano, nei loro intensi sentimenti ( nel cinismo freddo dell’uomo e nel disfacimento morale della donna ) i rappresentanti di una società in crisi, che sente forse senza averne piena coscienza ( Livia ) o avendone anche troppa ( Franz ) avvicinarsi la fine, nonostante i momentanei e illusori successi ( la battaglia di Custoza, che in un primo momento si profilava vittoriosa, per tramutarsi poi in sconfitta ).
In “Senso” si ritrova così il trapasso da una classe sociale nobile, che ha ormai finito il suo tempo di egemonia, a una classe borghese e popolare che ne va prendendo lentamente ma sicuramente il posto. Nell’aria   già si agitano i fermenti anticipatori dei tempi nuovi, mentre i segni di una società corrotta e disfatta sono già evidenti in coloro che la incarnano: è lo sfacelo morale dei vecchi sistemi che nulla hanno ormai da dire alla nuova nazione che sta per nascere. Livia e Franz s’incontrano in un mondo in decadenza che li configura come suoi esemplari: la contessa Serpieri sembra un personaggio tipico di una classe dominante in piena crisi ( l’aristocrazia italiana ) ; anche il giovane Malher è il personaggio tipico di una classe dominante altrettanto in sfacelo, come quella dei dominatori austriaci del tempo. Nobiltà e militarismo sono i due poli su cui si fonda un tempo storico che sta morendo e che danno origine a un giudizio morale quanto mai sincero sulla grande fiamma del romantico e individualistico spirito europeo che ormai si estingue. Il regista Luchino Visconti esprime il suo disprezzo verso una classe aristocratica ( a cui egli stesso apparteneva) corrotta fino all’assurdo; c’è il tentativo di dimostrare che il Risorgimento ha avuto la sua resistenza popolare, ma che questa non sia riuscita ad assumere un ruolo determinante dal punto di vista storico perché soffocata, fin dal sorgere, dal comportamento egoistico e moralmente
corrotto di un’aristocrazia italiana non sensibile agli ideali della Patria ma unicamente preoccupata di non perdere il proprio prestigio e il proprio potere. Un mondo fondato sul privilegio non poteva farsi promotore di un mondo che parla di uguaglianza.
Gavino Pittalis
Fonti:
Rondolino G. - “Luchino Visconti” Ediz.UTET Torino 2003
Giacomelli A. M. / Saitta I.- “Crisi dell’uomo e della società nei film di Visconti e di Antonioni”  Ediz. Paoline Alba 1972                
http://www.scientifico2.it/download/docs/1261261163.pdf
 

 

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