TITULO
Libera, amore mio
AÑO
AÑO
1973
IDIOMA
IDIOMA
Italiano
SUBTITULOS
SUBTITULOS
Español (Separados)
DURACION
DURACION
110 min.
DIRECCION
DIRECCION
Mauro Bolognini
GUION
GUION
Nicola Badalucco, Mauro Bolognini, Luciano Vincenzoni
FOTOGRAFIA
FOTOGRAFIA
Franco Di Giacomo
MONTAJE
MONTAJE
Nino Baragli
MUSICA
MUSICA
Ennio Morricone
PROTAGONISTAS
Claudia Cardinale, Adolfo Celi, Philippe Leroy, Rosalba Neri.
PRODUCCION
PRODUCCION
Cecchi Gori Home Video
GENERO
GENERO
Drama
Sinópsis
Libera, figlia di un anarchico e anarchica, contesta, protesta, lotta contro il fascismo finché nell'aprile del '45 è uccisa per caso da un cecchino fascista. Ideato da Luciano Vincenzoni – che s'è ispirato alla figura di sua madre e l'ha sceneggiato con N. Badalucco e il regista – fu girato nel 1973 e distribuito soltanto 2 anni dopo per noie di censura, anche ideologica: non piaceva a destra, era scomodo a sinistra. Vivace e originale nella 1ª parte, anche per merito di una C. Cardinale molto impegnata nel personaggio, si squilibra e diventa sempre meno attendibile quando la vicenda si avvia verso la guerra e la Liberazione.
“Italia prefascista. La piccola Libera, figlia di un falegname anarchico, convince il padre arrampicatosi sui tetti a buttare il fucile: se, evitando una strage, si lascerà prendere, il commissario promette che non gli sarà fatto del male. Invece, appena l'ha in mano, la forza pubblica lo pesta, e poi lo manda in galera e al confino. Libera ha buona memoria, e da grande, imperante il fascismo, si ribella come può: vestendo di rosso i suoi bambini il primo maggio, e schernendo i gerarchi. Matteo, il sarto con cui vive, le vuole un gran bene, ma non riesce a tenerla tranquilla: la donna provoca incidenti uno dopo l'altro, e Matteo, per ordine dei federali, è costretto a cambiare più d'una città. Il guaio grosso Libera lo combina quando nasconde in soffitta un comunista scappato dal confino, amico di suo padre, e gli procura carte false per andare a combattere in Spagna. Scoperta e arrestata, Libera viene anch'essa spedita a Ustica, condannata a cinque anni, ma Matteo, che pure l'aveva qualche volta piantata per non trovarsi anche lui nei pasticci, le serba il suo amore: proprio a Ustica, durante una visita, i due decidono di sposarsi. Viene la guerra, e Libera torna a casa, ma, incapace di tener chiusa la bocca, procura alla famiglia nuove grane. Finché arrivano i tedeschi, e mentre suo figlio va coi partigiani, anche lei scende in campo contro i fascisti, dinamitarda di buona razza. Scampata alle rappresaglie naziste (assiste alla fucilazione dell'uomo che aiutò a scappare in Spagna), alla galera e alla tortura, e confortata da un marito che ha maturato la propria coscienza democratica, Libera saluta con gioia la libertà, ma quando va a chiedere una nuova casa al commissariato alloggi scopre che ne è responsabile proprio l'ex fascista che l'ha perseguitata. Gli argomenti politici con cui gli amici del Comitato di liberazione nazionale rispondono alla sua protesta non la convincono: ora Libera si sente tradita dai suoi. E la sorte le dà ragione: in uno scontro fra un cecchino repubblichino e gli antifascisti, tocca a Libera restare uccisa”.
(Giovanni Grazzini sul “Corriere della sera” del 22 marzo 1975)
(Giovanni Grazzini sul “Corriere della sera” del 22 marzo 1975)
“Disgraziatamente, è un film che è rimasto bloccato nei cassetti della Italnoleggio per due anni per problemi di produzione. Quando finalmente è uscito, il suo significato era ormai cambiato e non ha avuto alcun successo. In effetti il film, che avrebbe dovuto essere profetico, era divenuto polemico. (…) Si tratta tuttavia di un film che mi ha dato una gioia enorme, perché è piaciuto tantissimo alle persone a cui tenevo e tengo di più. (…) Il soggetto è di Luciano Vincenzoni ed è ispirato, con qualche modifica, alla storia di sua madre. Libera, amore mio è un film sulla resistenza durante il fascismo, la storia di una donna anarchica. Il film cominciava come una storia grottesca, un po’ come era il fascismo all’inizio, e poi, poco a poco, si trasformava in tragedia”.
Da un’intervista di Jean Gili a Mauro Bolognini del Dicembre 1976, in J. GILI, Le cinéma italien, Paris, Unions Générales d’Èditions, 1978, pp. 104-105 (trad. di Roberto Cadonici)
Da un’intervista di Jean Gili a Mauro Bolognini del Dicembre 1976, in J. GILI, Le cinéma italien, Paris, Unions Générales d’Èditions, 1978, pp. 104-105 (trad. di Roberto Cadonici)
“Forse, Libera, amore mio … non è un capolavoro come Il Bell’Antonio o La viaccia, ma – al pari di Metello – è un film di grande spessore, sincero, coraggioso e onesto come tutti quelli realizzati da Bolognini. Il suo linguaggio, con quell’ampio uso della macchina a spalla e di primi e primissimi piani, a ‘pedinare’ i personaggi fino nel profondo del loro animo e ‘giudicare’ i fatti da vicino e nel loro crudo realismo, è una innovazione di stile: una scelta precisa e calibrata di fronte ad un soggetto e a contenuti che vanno rappresentati con amore e con rispetto, ma anche trattati con il giusto distacco per non cadere nei pericoli sempre incombenti dell’apologia e della retorica”,
Da P.M. DE SANTI, Libera, amore mio … - Una storia dell’Italia, Pistoia, Edizioni Brigata del Leoncino – Confartigianato, 1999, p. 21.“
Da P.M. DE SANTI, Libera, amore mio … - Una storia dell’Italia, Pistoia, Edizioni Brigata del Leoncino – Confartigianato, 1999, p. 21.“
Capita a volte, all'interno di filmografie vaste di registi interessanti quali appunto Mauro Bolognini, di imbattersi in quei titoli a dir poco non fondamentali, lievemente stridenti con i canoni dei propri autori: Libera, amore mio rientra appunto in questa categoria. Rievocazione superficiale - seppur appassionata - degli anni della resistenza, il film (girato nel 1973, ma rimasto nel cassetto sino al 1975 perché scomodo sia alla destra che alla sinistra) è innanzitutto un atto d'amore, una dichiarazione di sottomissione completa e definitiva, ed è forse questa la chiave di lettura più funzionale alla visione. Atto d'amore, dicevamo, nei confronti di un corpo e di una donna, quella Claudia Cardinale che con il suo abbigliamento rosso fuoco attraversa tutta la pellicola contagiandola con la sua dirompenza e la sua forza d'animo: parzialmente ispirata alla figura della madre dello sceneggiatore Luciano Vincenzoni, Libera, figlia di un anarchico in confino, è una donna forte e determinata che non si piega alle volontà del regime fascista, causando per questo motivo non pochi problemi al marito e ai due figli. Tutto ruota intorno al suo personaggio, quindi ci interessa fino a un certo punto gli eventi narrati, troppi, si susseguano in maniera frenetica, senza mai dare la possibilità di soffermarsi sul qui, ora: lo spettatore è preso per mano da Libera e spetta a lui starle dietro in tutti i suoi pellegrinaggi e disavventure; anche quando, nella seconda parte, i toni virano sempre più verso la tragedia e la pellicola comincia ad imbarcare acqua. Il film fallisce perché i suoi personaggi non riescono mai ad entrare nella memoria, al punto che alcuni si riducono a mere macchiette nonostante l'alta professionalità del cast: da Adolfo Celi a Philippe Leroy, magnifici interpreti soffocati però da una scrittura eccessivamente epidermica. Quello che rimane, comunque, è la rappresentazione di un popolo e di una forza interiore, rievocati con gusto nostalgico e partecipe: Libera, amore mio è l'Italia che fu, l'Italia che oggi forse abbiamo dimenticato e che sarebbe bene celebrare più spesso.
http://www.sentieriselvaggi.it/15/18587/DVD_-_Libera,_amore_mio,_di_Mauro_Bolognini.htm
http://www.sentieriselvaggi.it/15/18587/DVD_-_Libera,_amore_mio,_di_Mauro_Bolognini.htm
Un omaggio.
ResponderEliminarIl testamento spirituale di Marcello Mastroianni:
"Mi ricordo, sì, io mi ricordo":
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http://www.megaupload.com/?d=C110KTTN
titti
Gracias.
ResponderEliminarYa subiremos esta joya.
De nada, Amarcord.
ResponderEliminar(Da un po' di tempo sto cercando un tesoro occulto della cinematografia italiana, la pellicola "La visita" di Pietrangeli - che ebbi la fortuna di vedere in un raro passaggio televisivo anni fa [Sandra Milo a dir poco strepitosa] -; purtroppo, su emule, a causa delle pochi fonti disponibili e della mia connessione dalla velocità altalenante, sto riscontrando non poche difficoltà a scaricarla, pertanto, scusandomi per l'impertinenza, ti sarei grata se un giorno uploadassi - via mediafire - questo film ...)
saluti, e grazie per i bei film che condividi,
(la machiavellica :) titti
Cerchero di mettere sul blog il film tra pochi giorni.
ResponderEliminarTi ringrazio sin d'ora, Amarcord.
ResponderEliminarIntanto, augurandomi di farti cosa gradita, ti segnalo, postandone i link per il download, un film italiano dei primi anni zero: "Respiro" di Emanuele Crialese:
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pass:webslave
sottotitoli in spagnolo:
http://www.opensubtitles.org/it/subtitles/58723/respiro-es
Ciao!
titti
Grazie...grazie...grazie.
ResponderEliminarTitti, grazie per i link su Mastroianni, cercavo da anni questo documentario (ce l'avevo in vhs) :-D
ResponderEliminarExisten subtítulos en español de esta película gracias a Vozidar: http://www.subdivx.com/X6XMjY3MjM0
ResponderEliminarEstos subtítulos se corresponden a una copia DVDRIP de 1.56 GB que se puede descargar en Cine Clásico. Espero que pronto esté disponible en descarga directa.
Saludos.
Can you please reupload ?
ResponderEliminarLinks are dead.
Thank you very much.
Cambiados los enlaces.
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