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sábado, 11 de junio de 2011

Una Vita Tranquilla - Claudio Cupellini (2010)


TÍTULO Una vita tranquilla
AÑO 2010 
SUBTITULOS No
DURACIÓN 105 min.
DIRECTOR Claudio Cupellini
GUIÓN Filippo Gravino, Guido Iuculano, Claudio Cupellini 
FOTOGRAFÍA Gergely Pohárnok
REPARTO Toni Servillo, Marco D'Amore, Francesco Di Leva, Juliane Köhler, Leonardo Sprengler, Alice Dwyer, Maurizio Donadoni
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia-Alemania; Acaba Produzioni / Babe Film / EOS Entertainment
GÉNERO Drama | Crimen

SINOPSIS Rosario Russo, de origen italiano, está perfectamente integrado en su nuevo hogar cerca de Frankfurt, donde dirige un restaurante y un hotel. Pasa desapercibido porque ha cambiado de identidad y habla un perfecto alemán, pero, con todo, su pasado no desaparece. Un día, su hijo Diego, olvidado y prófugo, aparece en la puerta de casa, y su pasado, de repente, vuelve a perseguirle. Ahora la ordenada y próspera vida de Rosario se precipita con memorias del pasado que resurgen y le envuelven. (FILMAFFINITY)


Rosario vive in Germania ed è proprietario di un albergo con ristorante di grande successo. La sua vita scorre tranquilla tra i fornelli, la caccia e la famiglia ma un giorno d’inverno due ragazzi italiani si presentano alla porta : il loro arrivo muterà tutta questa felice esistenza…

Il regista Claudio Cupellini cambia registro dopo le fortunate Lezioni di cioccolato e dirige una storia di tutt’altro stampo, a metà strada fra dramma, noir con colpi di scena e film d’azione. La fusione e la trama non riescono a convincere al cento per cento ma il prodotto finale è comunque di buon livello, corroborato da una buona regia, un’ottima fotografia e convincenti prove del cast, dove svetta ovviamente Toni Servillo a cui tengono testa i due bravi giovani Marco D’Amore e Francesco Di Leva.
Insomma il rischio di vedere un Servillo mattatore nel nulla è fortunatamente scampato: Cupellini utilizza al meglio il suo cavallo di razza, mettendolo al servizio di una vicenda di forti sentimenti basata su un rapporto padre-figlio molto peculiare, purtroppo non approfondita in tutte le sue sfumature a causa di troppi eventi nello svolgimento. Il ritmo quasi incalzante soffoca un po’ la caratterizzazione psicologica dei personaggi ma al contempo evita al film passaggi a vuoto che potrebbero annoiare lo spettatore.
In sintesi una pellicola soddisfacente, pur con qualche difettuccio, che ripropone uno dei topoi del cinema di ogni tempo: il passato che incombe e ritorna con grande forza.
Andrea Brunelli
http://www.storiadeifilm.it/Una_Vita_Tranquilla.p0-r598



Rosario, apprezzato chef che vive in Germania da quindici anni, nasconde un segreto. E un segreto, per essere tale, deve esserlo proprio per tutti. Nemmeno la bella moglie tedesca, con la quale ha avuto Mathias, bambino di nove anni, è a conoscenza dell’oscuro passato di questo immigrato come tanti altri, un uomo di fantasia capace di mischiare il cinghiale con i gamberi, uno ormai affermato che potrebbe ben godersi la sua vita tranquilla tanto faticosamente conquistata e costruita giorno dopo giorno e pezzo dopo pezzo. Quando due giovani italiani provenienti dalla Campania bussano alla porta del suo hotel-ristorante, tutto quel passato che Rosario ha cercato di lasciarsi definitivamente alle spalle tornerà a farsi vivo, a bussare a quella medesima porta insieme ai due ragazzi.
Credo sia difficile fare un film brutto quando di mezzo c’è Toni Servillo. A maggior ragione quando il regista, in questo caso Claudio Cupellini, gli assegna un ruolo di assoluto mattatore e protagonista, permettendogli di dare fondo a tutta la sua incredibile capacità di caricare di pathos ogni sua prova da attore. Per questo motivo, quindi, anche se Una vita tranquilla possiede, necessariamente, il sapore del già visto innumerevoli volte, mettendo in scena una storia di redenzione impossibile e di passato incancellabile, Toni Servillo riesce letteralmente a prendere per mano l’intero film e l’intero cast e a dare un senso a una pellicola che, diversamente, correrebbe l’enorme rischio di infilare uno dietro l’altro una serie quasi infinita di prevedibili cliché.
Claudio Cupellini riesce in questa maniera a comporre una storia dolorosa e senza speranza di felicità, aggirando grazie alla già citata interpretazione di Servillo e a una regia sobria ed equilibrata, la presenza di una sceneggiatura a tratti troppo di maniera e con una serie di snodi di trama eccessivamente prevedibili. Non sempre, ovviamente, è necessario ricercare il nuovo a tutti i costi o lo spiazzamento dello spettatore, però qualche colpo sotto la cintura, insomma, ogni tanto ci starebbe anche bene. Così non avviene per Una vita tranquilla che, all’opposto, preferisce adagiarsi su una storia trita e ritrita lasciando, però, completo spazio al one man show di uno degli attori italiani – e pure internazionali, diciamolo, va’ – più bravi attualmente in circolazione. Servillo, infatti, riesce a interpretare personaggi complicatissimi, come il Rosario di questo film o l’imprenditore senza scrupoli di Gomorra, in una maniera in grado di conferire loro una naturalità e una credibilità fuori dal comune.
Lo chef di Una vita tranquilla, in realtà un feroce assassino scappato anni prima da una guerra di camorra in Italia, si presterebbe, infatti, a una recitazione sempre sull’orlo del macchiettistico, caricando il personaggio di Rosario/Antonio di una artificiosità che lo renderebbe irreparabilmente finto. Per tutto l’arco del film, all’opposto, Servillo si pone in una posizione di estremo equilibrio narrativo, ricorrendo a una infinità di dettagli espressivi, sia in termini di mimica facciale sia in quelli di postura fisica, piuttosto che ricorrere a salamelecchi o monologhi da anfitrione.
È inoltre da sottolineare l’interessante prova di Marco D’Amore e Francesco Di Leva, coprotagonisti di Una vita tranquilla nelle loro vesti di messaggeri provenienti dal passato, passato ingombrante e troppo scomodo per poter essere liquidato in un quid. Se Marco D’Amore, forse, stenta un po’ a far decollare il suo personaggio preferendo assestarlo in un ruolo di quasi perenne attesa, la prova esuberante e cocainomane di Francesco Di Leva risulta essere efficacissima per rendere viva la feccia umana che è chiamato a portare in scena, interpretando quell’autentico boato nella notte in grado di tirare giù dal letto Rosario, ponendo il suo personaggio, Edoardo, costantemente e volutamente sopra le righe, magnifico esempio di quell’arroganza e spavalderia mafiosa fondata sulla prepotenza e sul sopruso. Tutti noi, purtroppo, abbiamo bene presente di cosa stiamo parlando.
Se, in definitiva, Una vita tranquilla si trascina dietro una serie di pecche evidentemente legate al plot e alla caratterizzazione dei personaggi impostata dagli sceneggiatori, l’ottimo cast e una regia sobria riescono a dare vita a un film molto interessante che dimostra, ancora una volta, la difficoltà del cinema italiano nello scrivere storie che riescano a svicolare da canoni stantii o narrazioni già viste ma, allo stesso tempo, la capacità di mandare in scena attori di elevata qualità di cui Toni Servillo, ma questa è una banalità, rappresenta uno dei suoi vertici più alti e felici.
http://lideablog.wordpress.com/2011/04/01/una-vita-tranquilla-regia-di-claudio-cupellini/
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L’identità individuale e l’ambiente nel quale ci si è formati. La realtà atroce delle proprie radici e il sogno di una vita anonima e normale. La paura della verità e il peso del passato. I sentimenti traditi e la condizione umana. Questi sembrano gli elementi centrali rintracciabili nella sceneggiatura firmata da Filippo Gravino, Guido Iuculano e Claudio Cupellini tratta da un soggetto che nel lontano 2001 vinse il Premio Solinas.
Il film che ne è venuto fuori si intitola Una vita tranquilla ed è stato diretto da Claudio Cupellini, al suo secondo lungometraggio dopo Lezioni di cioccolato.
Vicenda cupa e pessimistica incentrata sull’ineluttabilità del destino, sull’impossibilità del riscatto e sulla forza invicibile del legame individuale con ciò da cui si proviene, Una vita tranquilla è allo stesso tempo il ritratto di un soggetto con una doppia identità e quello di un ambiente (le famiglie camorristiche) che sembra autoalimentarsi tragicamente di generazione in generazione. Figli che seguono le orme dei padri, mentre questi ultimi hanno già deciso autonomamente di tagliare i ponti con il crimine, la violenza, la morte. Quella disegnata da Cupellini e dai suoi co-sceneggiatori è una parabola amara che non trova alcuna conclusione; quando sembra che il personaggio centrale sia riuscito a trovare nella clandestinità e nella fuga la sua dimensione, ecco che diviene nuovamente necessario nascondersi e fuggire.
La regia di Claudio Cupellini è solida, precisa, praticamente impeccabile, come difficilmente capita di vedere nella cinematografia italiana contemporanea. Il regista conosce a perfezione le regole del linguaggio cinematografico e le applica con puntualità e scorrevolezza. Quando occorre penetrare nell’interiorità dei personaggi, l’uso del primo e del primissiomo piano vengono in soccorso. Ma non sono queste inquadrature (da sole) a comunicare forza espressiva quanto piuttosto ciò che l’obbiettivo della macchina da presa cattura. Volti, facce, sguardi, sensazioni che raccontano come i personaggi vivono dentro ciò che sta loro capitando.
Tra i protagonisti emerge (ma non poteva essere altrimenti) un eccellente Toni Servillo, attore dalla recitazione sempre misurata anche quando deve esprimere ira, angoscia, tensione emotiva. Le svolte narrative della storia sono così spesso affidate ai cambiamenti espressivi del suo viso e del suo sguardo, in una continua rimodulazione facciale dello stato d’animo del ruolo che interpreta.
Si correva il rischio, in occasione della realizzazione di questa pellicola, di riproporre i soliti stereotipi sulla mafia e la camorra, ma Cupellini ha evitato tutto ciò concentrandosi sugli aspetti più nascosti della psicologia dei personaggi e trasformando un episodio legato alla ferocia della camorra in una sorta di tragedia greca. Una vita tranquilla ha il solo problema di presentare alcune incongruenze nella struttura del plot. Non sappiamo se tali buchi derivino dalla sceneggiatura oppure dal montaggio definitivo. Nonostante ciò, l’opera non perde mai di compattezza, grazie soprattutto a una regia capace di raccordare situazioni e sentimenti dei personaggi in maniera estremamente fluida.
http://www.cultframe.com/2010/11/una-vita-tranquilla-film-claudio-cupellini/

3 comentarios:

  1. falta parte 5
    http://www.mediafire.com/?b4uq4j5kkyb420r
    Saludos.

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  2. El enlace 005 está fuera de línea.
    MEGAUPLOAP desconectado.
    Por si pudiera corregirlo.
    Le felicito y le agradezco su enorme trabajo.

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  3. Cambiados los enlaces en Mediafire (Espero que duren)

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