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lunes, 11 de julio de 2011

Empoli 1921 - Film en rosso e nero - Ennio Marzocchini (1995)


TITULO Empoli 1921: Film in Rosso e Nero
AÑO 1995
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 96 min
DIRECCION Ennio Marzocchini
ARGUMENTO Ennio Marzocchini
GUION Ennio Marzocchini
DIRECTOR DE FOTOFRAFIA Gianni Mammolotti
MUSICA Tommaso Vittorini
PRODUCCION Kes Film Distribuzione
PROTAGONISTAS Giovanni Guidelli, Pietro Bontempo, Karin Marzocchini, Massimo Sarchielli, Lidya Biondi
GENERO Histórico

SINOPSIS Dopo aver visto la Rivoluzione russa raccontata al cinematografo e dopo la successiva occupazione contadina delle terre incolte, il primo marzo 1921 a Empoli, in un clima da guerra civile, viene annunciata una spedizione fascista. Scatta immediatamente l'allarme e le "guardie rosse", insieme con i popolani più coraggiosi, si preparano con rabbia e ferocia alla difesa. Quello che succederà poi cambierà la vita e il destino di molti e influirà sul futuro dell'intera nazione. Basato su una storia vera, il film racconta il disperato tentativo di resistenza di una comunità contro le camicie nere.



1921: LA RIVOLTA DI EMPOLI E I FASCISTI CHE LA METTONO A FERRO E FUOCO

In un periodo in cui tutta l'Italia si stava fascistizzando, nella nostra zona però non attecchiva il modello fascista, anzi si stavano invece creando modelli cooperativi e di coscienza solidale di classe.
Negli anni del primo dopoguerra (I^ Guerra Mondiale 1915-18) la crisi politico-economica si manifestò con una enorme differenza di redditi fra le varie classi sociali. La volontà di lotta di operai e contadini che attraverso grandi lotte chiedevano soluzioni rivoluzionarie per migliorare il proprio tenore di vita si scontrò con i limiti dell'allora Partito Socialista di arrivare a tali obiettivi. La lotta assunze aspetti sempre più rivoluzionari e radicali sotto la spinta di quello che stava accadendo in Russia. Il vento dell'est stava spirando anche da noi e fece grande presa sul popolo del Medio Valdarno e della Valdelsa. Ma a livello nazionale il Partito Socialista si stava dimostrando troppo riformista verso le nuove ideologie fasciste. Portavoci di tale dissenso furono i giovani guidati dall'empolese Abdon Maltagliati che localmente costituirono la Guardia Rossa in difesa delle organizzazioni proletarie. Nelle elezioni amministrative dell'ottobre 1920 i socialisti, sotto le nuove insegne rivoluzionarie, conquistarono tutti i Comuni della nostra zona con maggioranze schiaccianti.  il 20 febbraio 1921 il sindacalista empolese Spartaco Lavagnini sancì definitivamente il distacco dal Partito Socialista e la nascita del Partito Comunista a Empoli. Intere sezioni, i giovani socialisti, la Guardia Rossa e molti sindacalisti, passarono in massa al nuovo partito.
Fu così che molte città venivano prese d'assalto dagli squadristi che incendiavano e distruggevano, picchiando tutti quelli che la pensavano diversamente e che si opponevano. La connivenza con l'esercito e la forza pubblica era palese e nessuno interveniva a impedire questi tumulti.
I fascisti toscani fino ad allora non avevano mai osato scoprirsi nell'Empolese ma avevano demandato la repressione del movimento operaio alle forze di polizia limitandosi a sporadici raid squadristi con gente che veniva da fuori e che spesso, come a Montespertoli, soccombevano alla Guardia Rossa locale.
Paesi intorno alla cerchia empolese avevano già subito questi interventi ma ad Empoli non avevano mai osato recarsi, forse perchè sapevano che era ben difesa con le armi dalla Guardia Rossa. La paura che prima o poi ciò sarebbe avvenuto anche da noi serpeggiava nella cittadinanza e continui falsi allarmi erano pressochè giornalieri.
Il 27 febbraio 1921 scattò a Firenze il piano repressivo predisposto dalle autorità politico-militari d'accordo con i capi fascisti. Iniziò la repressione con l'assassinio di alcuni dirigenti del movimento operaio fiorentino fra cui l'empolese Spartaco Lavagnini. Per protesta subito a Empoli e in altre località toscane venne proclamato uno sciopero generale di mobilitazione che sarebbe proseguito per diversi giorni. C'era nell'aria un clima surreale di tensione. Il momento dello scontro civile e sociale per la difesa delle proprie conquiste e della propria vita sembrava inevitabile.
Questo era il clima generale in cui si ambientava questo drammatico momento della collettività empolese. Nelle prime ore del pomeriggio del 1 marzo 1921 fu fatta circolare abilmente dai paesi vicini la notizia che alcuni camion carichi di fascisti in borghese armati stava arrivando dal pisano e stavano passando da Fucecchio diretti verso Empoli (in realtà poi si seppe che erano marinai di Livorno a cui era stato ordinato di andare in borghese e sotto scorta armata a Firenze passando da Empoli. Chiara la provocazione con le false notizie che la precedettero). "Ci siamo, arrivano gli squadristi". Le autorità militari locali invece di intervenire per fermare i camion ed identificarne gli occupanti, premurosamente si trincerarono con i familiari nella caserma dei Carabinieri. Gli empolesi presero armi, forconi e bastoni e si prepararono alla difesa della loro città (gli abitanti a quel tempo erano meno di 20.000). Quando i camion entrarono in Empoli da Via Chiarugi, unica via di accesso alla città, fu sparato da un camion un colpo di fucile. La popolazione non ebbe più alcun dubbio sulle intenzioni di quella spedizione e si scagliò contro i camion armati circondandoli al grido di "i fascisti non distruggeranno Empoli". Nessuno si accorse subito dell'equivoco e prima che si potesse chiarire la situazione i fantomatici fascisti ebbero 8 morti e 9 feriti. Molti marinai si salvarono perchè furono protetti da alcuni empolesi che si erano accorti prima degli altri dell'errore.



I tragici fatti di Empoli fornirono il pretesto per allargare la repressione all'intera provincia. Il 2 marzo 1921 l'esercito, che guardacaso era già pronto a Firenze, arrivò e si impossessò di Empoli mettendolo in stato d'assedio, arrestando un migliaio di empolesi, tutti quelli che avevano partecipato alla rivolta, che avevano un ruolo istituzionale o che solamente erano considerati sovversivi (anche se non erano in città al momento dell'eccidio, come Abdon Maltagliati). Furono portati in carcere a Firenze. Subito arrivarono le tanto temute squadraccie fasciste. Indisturbati misero Empoli a ferro e fuoco: bruciarono il COMUNE, le COOPERATIVE, le SEDI DI PARTITO, le CASE DEL POPOLO, CAMERA DEL LAVORO, tutto, nulla di associativo si salvò. Nei giorni successivi la stessa sorte toccò alla "cintura rossa" di Empoli. Vennero armati dall'esercito i fascisti e questi si lanciarono alla conquista dei paesi limitrofi, scontrandosi con le difese proletarie ma sotto la protezione dell'esercito che metteva i paesi in stato d'assedio in modo che ad essi non venissero a dar man forte dall'esterno. Il 4 marzo 1921 a Fucecchio in pieno regime di occupazione militare i lavoratori difesero con le armi in pugno la Casa del Popolo e il Comune, che esercito e fascisti riuscirono ad espugnare soltanto in virtù della superiorità di armamento. Poi caddero ad una ad una le resistenze di Certaldo, Cerreto Guidi, Castelfiorentino, Montespertoli, Vinci e Castelnuovo d'Elsa.
Il 4 marzo 1921 i fascisti fiorentini vennero a fondare il Fascio di Empoli, per gettare le basi per riuscire ad annettere anche questo territorio da sempre in mano ai "rossi". Il carattere classista del fascismo fu confermato dato che subito ci fu l'adesione delle dieci più grandi famiglie di agrari e industriali del luogo, seguiti da grossi commercianti, professionisti e studenti nazionalisti, categorie che erano sempre state a tramare nell'ombra.
Il cuore di Empoli però non si assoggettò e non diventò mai fascista. Anche negli anni dopo, in un Italia completamente fascistizzata, non prese mai fortemente campo qui da noi questa ideologia e a tutte le elezioni comunali successive (finchè si sono effettuate), non vinse mai ad Empoli un candidato del blocco fascista, diversamente da quello che succedeva in tutta Italia. Quando facevano le manifestazioni o inaugurazioni, dovevano far venire gente da fuori per far vedere che la gente partecipava in massa agli eventi politici empolesi. Questo è spiegato naturalmente dal fatto che quasi tutte le famiglie empolesi avevano avuto qualcuno direttamente coivolto nei fatti del 1921. Degli empolesi arrestati centinaia furono condannati, migliaia furono picchiati e denunciati, e quindi ogni famiglia covava odio verso i fascisti che avevano distrutto tutta l'economia locale e portato in carcere i loro parenti. Questo forte antifascismo si è protratto poi fino ai nostri giorni, anche se pur affievolendosi nelle nuove generazioni. Fa però ormai parte del nostro DNA. Anche per questo Empoli è stata definita e viene appellata come "capitale morale dell'antifascismo in Toscana" e decorata con la medaglia d'oro dal Consiglio Regionale. Ecco questa in breve è la storia dei fatti del 1921 a Empoli. Chi vuole approfondire può leggersi i libri "Empoli in gabbia", "Era la resistenza", "100 anni della Camera del Lavoro a Empoli" oppure può guardarsi il bel film "Empoli 1921 - Film in rosso e nero" di Ennio Marzocchini
http://www.rangers.it/empoli.htm


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