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viernes, 17 de junio de 2011

Chiedo asilo - Marco Ferreri (1979)


TÍTULO Chiedo asilo
AÑO 1979 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 110 min.
DIRECTOR Marco Ferreri
GUIÓN Marco Ferreri, Roberto Benigni & Gérard Brach
MÚSICA Philippe Sarde
FOTOGRAFÍA Pasquale Rachini
REPARTO Roberto Benigni, Dominique Laffin, Francesca De Sapio, Luca Levi, Girolamo Marzano, Carlo Monni, Chiara Moretti, Roberto Amaro
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; 23 Giugno / A.M.S. Productions
PREMIOS 1980: Festival de Berlín: Premio Especial del Jurado
GÉNERO Comedia. Drama

SINOPSIS Roberto ha conseguido un nuevo trabajo como profesor en una guardería. El primer chico al que conoce es GianLuigi, que es mudo. Roberto trae a la guardería métodos poco usuales, empezando por una televisión y acabando por un asno. Al mismo tiempo, comenzará una relación con la madre de una de sus alumnas, Isabella, a la que dejará embarazada... (FILMAFFINITY)


Il percorso sui crepuscoli segue traiettorie personali e suggestive, riportando a galla dalla memoria film che ancora oggi meritano attenzione: è il caso di Chiedo asilo, con un Roberto Benigni all'inizio della sua carriera, qui perfetto, non uomo compiuto ma non del tutto bambino

C'è qualcosa di indefinibile e al tempo stesso palpabile in questo film. In ogni scena e in ogni battuta.
Sarà che quando un comico recita un ruolo non propriamente comico riesce a trasmettere un'intensa tristezza. Sarà per l'ambientazione estraniante e malinconica.
Sarà per le scene quasi completamente lasciate all'improvvisazione degli attori o per la regia di Ferreri che colora la storia di innocenza e tramonti, abbandonando per una volta l'aggressività e lo spietato sarcasmo che pervade quasi tutte le sue opere. È che questo film suscita ammirazione e dolcezza, poesia e tristezza, fanciullezza e crepuscoli, per il suo dipanarsi in modo estraniante, forse accentuato ancor più dalle immagini dai pallidi colori anni '70, così lontani dalle tinte del nostro presente fin troppo ricolmo di tonalità accese.
C'è anzitutto l'innocenza di Roberto Benigni, con il suo essere rivoluzionario e infantile, che per la prima volta ha l'occasione di lavorare con un importante regista; un pulcinella stralunato che passeggia con un registratore dentro un sacchetto di plastica per ascoltare musica mentre va in giro e che suona la fisarmonica al posto del flauto magico per trascinare i bambini (e gli spettatori).
Dopo essere stato un sovversivo, Roberto diventa maestro d'asilo in una scuola materna alla periferia di Bologna; una condizione non comune dato il ruolo in genere affidato alle donne.
Roberto non è solo un maestro, è anche bambino e complice dei bambini, mentre saltella tra loro divertito come un Peter Pan, ascoltando il loro vociare con tenerezza e coinvolgendoli in giochi e situazioni esilaranti, ma sempre inaspettate.
Fin dal primo giorno di scuola Roberto dimostra di avere un'elaborazione del tutto personale del proprio ruolo di insegnante. Girovaga per le stanze dell'asilo, stupito e incuriosito, finché non si nasconde dentro un armadio da cui si affaccia, attraverso l'apertura a oblò degli sportelli, per stupire i bambini già al primo incontro.
Il suo metodo d'insegnamento è assolutamente originale; porta a scuola una televisione, invita un suo curioso amico ad affiancarlo nell'insegnamento, permettendogli addirittura di portare un asino per farlo interagire con i bambini. Un altro giorno Roberto li porta alla fabbrica dove lavorano i genitori. Un altro ancora organizza un grande picnic in un immenso prato circondato da un interminabile palazzo.
È talmente appassionato del suo ruolo che la notte si intrufola nell'asilo solo per il desiderio di respirare in solitudine quell'aria così satura di risolini, di innocenza e colori, proprio come se non potesse in alcun modo farne a meno.
C'è poi un bambino, Gianluigi, che non parla né mangia e Roberto si dedica alla sua educazione con particolare attenzione, ma senza risultato; eppure non smette di provarci, nemmeno quando si ritrova in attesa di un figlio da una ragazza madre che vive da sola in un appartamento.
Il suo amore verso di lei lo porterà a seguirla in Sardegna dove lei ha deciso di partorire, andando ad abitare in un vecchio cinema abbandonato nei pressi del mare.
Anche in quell'occasione Roberto porterà con se una decina di bambini, compreso Gianluigi naturalmente.
Ma al di là dell'epilogo, di cui non rivelo altro, colpiscono altre considerazioni sociali così evidenti ed in qualche modo epidermiche: Roberto che vive in una casa piena di libri ammucchiati su mobili e tavoli, l'amico con cui condivide l'abitazione che fa l'attore d'avanguardia e, con tutti i problemi dell'epoca, decide di rappresentare il dramma degli aztechi.



La ragazza dalla quale Roberto aspetta un bambino ha i tratti della femminista, eppure trasmette desolazione e incoscienza nei suoi desideri d'indipendenza.
Tutti appaiono soli, in qualche modo, circondati dal panorama di periferia urbana immenso e triste. La città in effetti, pur presente, è un mondo che non esiste, come le istituzioni dello stato. Quando Roberto viene interrogato dalla polizia per aver dato alloggio ad un bambino fuggito di casa, le istituzioni si manifestano quasi come fossero aliene, perché la loro invisibilità è intesa come un abbandono della società, al punto che il loro intervento appare quasi ambiguo. L'unico luogo di umanità rimane l'asilo, con la sua vivacità e i suoi colori; un ambiente infantile e tenero. Di più, ovattato. Eppure civile.
Gli adulti, i bambini cresciuti, si perdono dietro lavori opprimenti oppure regrediscono in attività senza senso, come un assurdo teatro d'avanguardia.
È un mondo a cui solo i bambini sopravvivono, forse proprio perché nemmeno lo capiscono.
Ferreri adotta una visione crepuscolare e intimistica, emarginata e forse anche confusa, ma anzitutto poetica perché gli sguardi di quei bambini non si dimenticano nè tantomeno si dimentica quello di Roberto Benigni, perfettamente a suo agio e al tempo stesso completamente fuori posto.
Adulto mai cresciuto e bambino troppo grande, la cui espressione cerca di divertire e stupire, commuovendo lo spettatore con profonda leggerezza.
In effetti, quel suo sguardo un po' acerbo e non ancora intellettuale rivela una grande prova d'attore nella prima stagione della sua avventura cinematografica.
http://www.ztl.eu/?pag=iti&id=119&cerca=crepuscoli

2 comentarios:

  1. Muchas gracias por resubir Storia di Piera y Nitrato d'argento! Podrías resubir esta también? :)

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