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domingo, 19 de junio de 2011

La Doppia Ora - Giuseppe Capotondi (2009)


TÍTULO La doppia ora 
AÑO 2009
IDIOMA Italiano 
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 102 min.
DIRECTOR Giuseppe Capotondi
GUIÓN Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
MÚSICA Pasquale Catalano
FOTOGRAFÍA Tat Radcliffe
REPARTO Filippo Timi, Kseniya Rappoport, Antonia Truppo, Gaetano Bruno, Fausto Russo Alesi, Michele Di Mauro, Lorenzo Gioielli
PRODUCTORA Indigo Film / Medusa Film / Mercurio Cinematografica / Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) / Film Commission Torino-Piemonte
PREMIOS
2009: Festival de Venecia: Premio Pasinetti Mejor Actor (Filippo Timi)
2009: Festival de Venecia: Copa Volpi Mejor Actriz (Kseniya Rappoport)
GÉNERO Drama. Intriga. Thriller

SINOPSIS Sonia es una emigrante en Italia de origen esloveno que limpia habitaciones en un hotel de Turín, y que acude a un lugar de citas rápidas para encontrar pareja. Allí conocerá a Guido, un ex policía convertido ahora en guardia de seguridad de una mansión de lujo en medio del campo. (FILMAFFINITY)


Sonia, originaria della Lubiana, lavora a Torino come donna delle pulizie in un hotel. Guido, ex poliziotto, fa la guardia ad una grande villa fuori città. I due si incontrano ad uno speed-date ed è subito attrazione e quasi amore. La loro storia, però, viene troncata sul nascere visto che i due vengono sorpresi nella villa dove lavora Guido da un gruppo di rapinatori che gli tolgono la vita. Sonia continua ad essere perseguitata dal “fantasma” dell’uomo, ma si tratta davvero di visioni paranoiche?

Guido, il protagonista perfettamente interpretato dal talentuoso Filippo Timi, racconta a Sonia, la donna di cui si innamora che ha il volto intenso e comunicativo di Ksenia Rappaport, della leggenda che riguarda la doppia ora, in base alla quale bisogna esprimere un desiderio ogni qualvolta la si vede su un orologio. Aggiunge anche di non credere a questa storia, con un tono disilluso e malinconico. Trattasi di un momento molto importante ai fini della comprensione della pellicola che fa della dualità, appunto, il suo marchio di fabbrica a cominciare dalla natura della protagonista, sempre in bilico tra la sua interiorità e le costrizioni convenzionali e sociali nelle quali si trova; fino ad arrivare al registro narrativo vero e proprio che ad un certo punto si divide in due binari divergenti, ma in qualche modo tenenti ad un’unitarietà, seppur labile e molteplicemente interpretabile, nel finale. Ad aggiungersi a questo impianto di dualità, arriva la doppia consistenza melodrammatica e noir della pellicola che riesce a toccare entrambi i generi senza esagerare in nessuno dei due casi, rimanendo in un perfetto equilibrio che unisce le due diverse nature, così come invece sembra impossibile nel caso della protagonista che si lascia trascinare dagli eventi, piuttosto che prenderne le redini in mano, al contrario del suo contraltare maschile che decide di uscire dalla sua apatia sentimentale, fatta di incontri casuali di solo sesso in seguito alla perdita della moglie, e di tuffarsi a occhi chiusi in un nuovo rapporto.



Alla leggenda della doppia ora, invece, deve averci creduto l’esordiente Capotondi che firma una pellicola molto particolare, originale e coinvolgente, che fa della regia, della sceneggiatura e delle interpretazioni le sue carte vincenti, costruendo un inquietante e oscuro mosaico contrassegnato da un’atmosfera densa e intimista costituita da chiaroscuri dell’anima e della psiche. Entrambi i protagonisti ad un certo punto della narrazione, per nulla lineare e convenzionale, a tratti hitchockiana, si ritroveranno di fronte ad un bivio e dovranno decidere come proseguire nel loro cammino fatto di dubbi, sospetti e repressioni. Anche lo spettatore dovrà decidere se lasciarsi totalmente trascinare in questo fitto e intricato labirinto che possiede anche il pregio di farci riflettere con classe e raffinatezza su un tema profondo e complesso come il senso di colpa.
Cosa sono tutte quelle visioni di Sonia in seguito alla morte dell’uomo appena conosciuto? Perché continua a sentire la sua voce, a vedere il suo volto, a percepire la sua presenza persino nel letto? Trattasi di visioni dettate appunto dal senso di colpa della donna, visto che l’uomo è morto nel tentativo di sventare uno stupro ai suoi danni, oppure c’è qualcosa di molto più impensabile e contorto? Man mano che si prosegue con la visione della pellicola sarà impossibile non lasciarsi trascinare dalle paranoie e dall’angoscia che colpiscono la protagonista, così come sarà impossibile non percepire la tensione che aleggia nell’aria, anche grazie a soluzioni formali rispondenti al clima generale della pellicola, con una fotografia cupa e un’ambientazione che ci mostra una Torino prevalentemente notturna, quasi opprimente.
“La doppia ora”, dunque, risulta essere un doppio successo, visto che si fa apprezzare non solo per quello che racconta (dal senso di colpa, si passa anche ad un’acuta analisi sociale sul modo di rapportarsi e di percepire la presenza nel nostro paese delle donne venute dall’est, fino ad arrivare ad una precisa fotografia della difficoltà dei rapporti interpersonali alla presenza di “fantasmi” del passato come sono il padre per Sonia e la moglie defunta per Guido); ma soprattutto per il suo carattere intrigante, affascinante e perturbante.

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