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miércoles, 19 de octubre de 2011

I dolci inganni - Alberto Lattuada (1960)

TÍTULO 
I dolci inganni
AÑO 
1960
IDIOMA 
Italiano 
SUBTITULOS 
Español (Separados)
DURACIÓN 
95 min.
DIRECTOR 
Alberto Lattuada
GUIÓN 
Alberto Lattuada, Claude Brulé, Franco Brusati, Francesco Ghedini
MÚSICA 
Piero Piccioni
FOTOGRAFÍA 
Gábor Pogány (B&W)
REPARTO 
Catherine Spaak, Christian Marquand, Jean Sorel, Marilu Tolo, Juanita Faust
PRODUCTORA 
Titanus / Laetitia Film / Les Films Marceau-Cocinor
GÉNERO 
Drama. Romance | Melodrama

Sinópsis
Francesca tiene diecisiete años y está empezando a interesarse por los hombres. Le gusta Enrico, un vecino suyo al que puede ver desde su ventana. Es arquitecto, divorciado y mucho mayor que ella. Un día la invita a comer, pero ella no se atreve a aceptar la invitación. (FILMAFFINITY)

2 

Alberto Lattuada si afferma come regista delle donne, ma soprattutto del difficile momento adolescenziale con Guendalina [1957] e I dolci inganni [1960]. I dolci inganni ha come protagonista un’affascinante Catherine Spaak, per una produzione italo - francese che vede nel cast anche Jean Sorel, Christian Marquand e Marilù Tolo.
Il film - scritto da Lattuada che lo sceneggia insieme a Francesco Ghedin e Claude Brulé - racconta una storia d’amore tra la sedicenne Francesca ed Enrico, un architetto di trentasette anni, vecchio amico di famiglia. Catherine Spaak è perfetta per incarnare un personaggio femminile che abbandona l’adolescenza e sta diventando donna, tra sogni e difficoltà. Lattuada gira con uno stile molto efficace, abbonda in piani - sequenza e generosi primi piani sul volto giovanissimo della protagonista. La censura osteggia a lungo il film, considerato immorale per la scelta coraggiosa di affrontare argomenti proibiti, visto che il regista parla di verginità e di masturbazione, veri e propri tabù per la cultura cattolica. Non abbiamo potuto apprezzare la versione integrale fino al 1963, data in cui sono stati reintegrati i numerosi tagli praticati dalla censura.
Il film risente ancora della lezione neorealista e del pedinamento zavattiniano, perché il regista segue con la macchina da presa una giornata importante della giovane protagonista, al termine della quale diventa donna e resta delusa dalla realtà. L’atmosfera da Sabato del villaggio permea di sé dialoghi e situazioni. Non a caso il regista insiste molto su Leopardi, mostrando libri e inserendo citazioni. Francesca [Spaak] fantastica sull’amore, sogna di avere il suo primo rapporto con un uomo adulto che conosce sin da bambina, ma quando la relazione si consuma ne resta delusa.

 
 Lattuada è bravissimo a raccontare i turbamenti adolescenziali di una ragazzina che diventa donna. La Spaak è giovanissima - ha appena 16 anni - e presta il volto a un carattere femminile da adolescente irrequieta, da lolita spregiudicata innamorata della vita. Le prime sequenze sono molto erotiche per i tempi, perché il regista insiste sul risveglio della ragazzina tra le lenzuola, vuol far capire che è turbata da un sogno erotico, riprende il volto espressivo e le lunghe gambe nude. Il regista analizza il rapporto tra la ragazza e il fratello, la vita scolastica e i sogni delle adolescenti che immaginano un amore romantico. “Ogni volta che parlo d’amore mi sembra di avere fame”, dice Francesca sorridendo. Enrico è un uomo maturo, irretito dal fascino ambiguo di una lolita dai grandi occhi scuri, alta, dal seno piccolo e dai fianchi stretti. Francesca è innamorata di un uomo che conosce da sempre, uno che da piccola la teneva sulle ginocchia, ma forse è soltanto innamorata dell’amore, perché a rapporto consumato, persa la verginità, torna a casa e non vuole più saperne di lui. La giornata della ragazza è raccontata con naturalezza ricorrendo a brevi episodi e lunghi piani sequenza: l’incontro con una vecchia contessa spilorcia, un’amica innamorata, una compagna che non la comprende più, un gigolò che si fa mantenere da una nobildonna, una gita a Frascati e finalmente l’incontro con l’amante nella villa di Marino. Prima del rapporto sessuale assistiamo a un momento voyeuristico con Francesca che osserva nascosta tra le tende gli amoreggiamenti della nobildonna con il gigolò. Il tono della pellicola è sentimentale, ma siamo ben lontani dal frivolo neorealismo rosa, questa è vera commedia psicologica. Il rapporto sessuale tra Francesca ed Enrico si intuisce soltanto dalle carezze conclusive, così come si comprende che la ragazzina è rimasta delusa dalla realtà e che avrebbe preferito continuare a vivere un sogno. Il finale insiste sul primo piano del volto di Catherine Spaak che immortala la ragazzina diventata donna. La colonna sonora di Piero Piccioni è stupenda e accompagna immagini girate in un suggestivo bianco e nero.
Gordiano Lupi
http://www.ingenerecinema.com/index.php?option=com_content&view=article&id=157:i-dolci-inganni-di-alberto-lattuada&catid=36:film&Itemid=53
 
 
Trama-Plot:
Francesca, sedici anni,  famiglia benestante di una Roma anni ’60, si sveglia una mattina, turbata da un sogno erotico:  lei vergine si concedeva ad Enrico, un architetto amico di famiglia che ha più di trent’anni. Francesca sa di essere  innamorata di Enrico a sino a quel giorno i suoi sogni non si erano mai spinti oltre qualche bacio immaginato; così, quando quella mattina  si veste e va a scuola, è inquieta e non riesce a sfuggire a quel turbamento; esce  dallIstituto e a va a trovare  una amica,  Maria Grazia.  Poi la segue con la madre a fare delle compere. Strada facendo incontrano Renato, un giovane che è intimo della donna da cui è mantenuto. Renato porta poi con sé Francesca a casa di una principessa sua amica. Rimasta sola nella vasta e silenziosa casa patrizia, la ragazza spia casualmente Renato e la principessa mentre si accingono a fare l’amore. Turbata, Francesca torna a casa e si unisce alla comitiva di suo fratello Eddy in una gita ai Castelli romani. Qui raggiunge Enrico, impegnato nel restauro di una villa. La sera, nel buio, la ragazza decide di abbandonarsi al sentimento per l’uomo e gli si offre spontaneamente per la sua prima esperienza d’amore. Rientrata a casa, Francesca si siede sul letto e matura che Enrico non è l’uomo che aveva immaginato, è solo un “dolce inganno”, per lui lei è stata solo un capriccio. Un’esperienza dolorosa e deludente ma necessaria, e non lo rivedrà più.

1. Note-Notes: Le canzoni: “Arrivederci” di Bindi-Calabrese- Edizioni Ariston, canta Marino Barreto Jr. è incisa su dischi Philips / “Tornerai”  di Olivieri Rastelli – Edizioni Leonardi

2. Note-Notes: I film è stato realizzato negli Stabilimenti Tinanus di Roma

3. Note-Notes: Presentato sugli schermi verso la fine del 1960, verrà ritirato dalla programmazione e ripresentato solo nella primavera dell’anno successivo massacrato dai tagli. Nel 1964, dopo che il processo aveva assolto Lattuada dall’accusa di oscenità il film verrà riprogrammato  nella sua interezza  ma ormai con scars rispondenza del pubblico,  in particolare perché le atmosfere la recitazione, il ritmo del l’opera di Lattuada rispecchiavano il mondo del 1960, lontanissimo ormai da quello del 1964.

4. Note-Notes: Ricordo che il titolo del film è ufficialmente Dolci Inganni, mentre tutti i manifesti del tempo lo  reclamizzano come “I dolci inganni”

5. Note-Notes: Questo è il primo film in Italia di Catherine Spaak (Boulogne –Billacourt 3 aprile 1945). Attrice di origini francesi 8poi naturalizzata italiana) Per molti anni verrà utilizzata nel ruolo della ninfetta un poco amorale. Nel 1964 riceve la Targa d’Oro ai David di Donatello.

6 Note-Notes: Lattuada ha una sensibilità straordinaria  nel seguire i trasalimenti di un personaggio sul crinale dell’età adulta e si serve di uno stile liberissimo in sintonia con il cinema europeo più avanzato dell’epoca, che si affida a coraggiosi piani sequenza e a primi piani sul volto della Spaak diretta magistralmente. (Il Mereghetti- Dizionario dei Film 2012_B.C.  Dalai Editore).
http://cortoin.screenweek.it/archivio/cronologico/2013/11/1960_dolci-inganni.php
 
 
Francesca (Catherine Spaak quindicenne al suo debutto cinematografico) è una ragazza dell’alta borghesia romana innamorata del maturo architetto Enrico (Christian Marquand) ma affascinata dal gigolò Renato (Jean Sorel) e in adorazione del fratello Eddy (Oliviero Prunas): in sole ventiquattro ore compirà tra Roma e l’area dei Castelli un percorso importante di consapevolezza della propria femminilità. Sin dall’incipit Lattuada mostra una particolare abilità nel ritrarre le contraddizioni della adolescenza: distesa sul letto e in preda all’agitazione per un sogno erotico la lolita Francesca è avvolta da conflitti tardo romantici. Il fratello Eddy entra nella sua stanza con la radiolina che spara jazz a tutto volume; Francesca si alza, si avvicina alla finestra in una posa che ricorda la Muchacha en la ventana di Salvador Dalì. Può solo essere spettatrice dello spettacolo della vita quotidiana e tra sé e sé sta meditando i versi di Leopardi e della sua Vita solitaria (“era quel dolce e irrevocabil tempo allor che s’apre al guardo giovanil questa infelice scena del mondo…” ).

Lattuada fa un passo avanti rispetto alla ingenuità della sua Guendalina (1957) e inquadra senza morbosità i turbamenti di una età compressa tra slanci repentini e improvvise timidezze. In scena c’è quasi sempre Francesca, pedinata incessantemente da mattina a sera: prima nell’attico dell’architetto dove la splendida vista su Piazza Venezia contrasta con la morte del fedele cane, poi a scuola dove tra compagne (si riconoscono Marilù Tolo e Donatella Raffai) si spettegola sul biglietto d’amore lesbico, poi ancora nell’atelier della contessa dove le modelle sembrano prostitute, infine nella grande villa dei quartieri alti di Vigna Clara dove, dopo una discussione su Leopardi, Francesca spia l’amplesso tra il gigolò e la principessa (Antonella Erspamer). Nell’attraversare a piedi le strade di Roma o nelle folli corse in macchina da gioventù bruciata, le note jazz di Piccioni sottolineano la fame di vita di una diciassettenne che si lascia attraversare dal vento e dalle forti sensazioni (“Ogni volta che parlo d’amore mi viene fame.”).

A queste sessioni spesso palpitanti, Lattuada alterna momenti più meditativi spesso in piano sequenza: Francesca al bar indecisa se telefonare a Enrico mentre scorrono le note di Arrivederci di Umberto Bindi, la parentesi al lago di Nemi dove fratello e sorella prendono coscienza della loro diversità, l’arrivo al castello di Marino e il momento della perdita della verginità rappresentato con una sapiente ellissi. In cornice numerosi influssi letterari come la Lolita di Nabokov e la scrittura decadente di Moravia (La noia è del 1960); riflessi cinematografici che spaziano tra il Vadim di Piace a troppi e il Bergman di Monica e il desiderio; frammenti di contemporaneità con l’influenza del rapporto Kinsey sull’Italietta bigotta degli anni ’60.

Il bianco e nero di Gàbor Pogàny è perfetto nell’esplorare la vita interiore di una adolescente inquieta che continua a cercarsi negli specchi senza trovare l’immagine giusta e che, nel rapporto con l’architetto (di vent’anni più anziano), richiama la figura di Francesca (Jacqueline Sassard) in Nata di marzo (1958) di Pietrangeli.

Nonostante il tocco leggero e mai voyeuristico, il film venne sequestrato e censurato (ma poi dopo qualche anno tornò nella versione originale) perché era impensabile per quei tempi che una giovane perdesse la verginità e non provasse alcun pentimento. Al contrario è proprio dopo il sesso che Francesca si rende conto della caducità del suo sentimento: quello sguardo finale in macchina è lontano dal fermo immagine di Antoine Doinel ne I 400 colpi ed è molto più vicino alla posa della bergmaniana Monica. È un misto di ironia e rassegnazione, di attonito stupore: è lo sguardo di chi è salito in cielo e non ci ha trovato niente.
Fabio Fulfaro
https://www.sentieriselvaggi.it/dolci-inganni-di-alberto-lattuada/
 

7 comentarios:

  1. Muchas gracias por traerla amico Amarcord y te aviso que en opensubtitles hay sub en castellano que son los usados en una versión de 87 min que
    hay en Cine-Clásico que pesa 1,27GB.

    Un cordial saludo.

    Eddelon

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  2. Gracias Eddelon, ya los agregué.
    Espero tus comentarios y colaboraciones.
    Un abrazo.

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  3. Los enlaces, por desgracia, están desactivados
    Saludos y gracias igualmente

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  4. Gracias, lo bajaré de inmediato

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