TITULO Incantesimo napoletano
AÑO 2002
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 90 min.
DIRECCION Paolo Genovese, Luca Miniero
GUION Paolo Genovese e Luca Miniero
FOTOGRAFIA Andrea Locatelli
MONTAJE Paola Freddi
MUSICA Mauro Lazzaro
ESCENOGRAFIA Valentina Scalia
VESTUARIO Marzia Nardone
PRODUCCION Gianluca Arcopinto, Andrea Occhipinti, Amedeo Pagani
REPARTO Marina Confalone (Patrizia), Gianni Ferreri (Gianni), Clelia Bernacchi (Assunta a 80 anni), Serena Improta (Assunta a 20 anni), Chiara Papa (Assunta a 10 anni), Tonino Taiuti (Tonino), Lucianna De Falco (Renata)
SINOPSIS In una famiglia napoletana verace nasce una bimba che parla, pensa e si comporta come se fosse nata a Milano. A nulla valgono i tentativi dei genitori per portarla sulla "retta via".
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http://www.mediafire.com/?c5ddua22mv98tlf#1
http://www.mediafire.com/?t9rn7yw781d7kry#1
http://www.mediafire.com/?lpbe0uvbbmlvqy1
http://www.mediafire.com/?g3fc9sc366mt13b
http://www.mediafire.com/?8i619czngaoyihv
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Napoli e la presa in giro dei suoi luoghi comuni, in un film tutto rinchiuso dentro le mura altissime dell'idea iniziale. Più vicino alle forme narrative di una vecchia barzelletta che non al cinema
Vengono dalla pubblicità Paolo Genovese e Luca Miniero, i due registi di Incantesimo napoletano, eppure questa loro provenienza professionale non sembra lasciare grandi tracce nel loro primo lungometraggio. L'idea del film è semplice e di quelle che solo a raccontarle suscitano l'ilarità, anche se lo spirito è più vicino alle forme narrative di una vecchia barzelletta che non al cinema. C'è una bambina figlia di un pescatore e di una casalinga napoletana che, sin dai primi vagiti, parla in milanese. Ma non basta. Pensa e agisce come una milanese. Ce ne sarebbe, come spunto, per giocare sul solito luogo comune pseudo razzista, innescandoci sopra una storia, che è fatta di emozioni, conflitti, traiettorie e percorsi morali da compiere. Invece il film è tutto qui, rinchiuso - questo si quasi come fosse uno spot - nelle mura altissime dell'idea iniziale. E se pensavate che con gli ultimi film di Vincenzo Salemme si era toccato il fondo della narrazione cinematografica, beh dovrete ricredervi! C'è ben altro. E spiace vedere martirizzati da una così povera messa in scena due attori come Marina Confalone e Gianni Ferreri, utilizzati come pure macchiette all'interno di un involucro assolutamente incapace di produrre emozioni, risate, divertimento, piacere. Il film è tutto in una metafora che dovrebbe far ridere e riflettere (ah! la metafora sul razzismo anche dei meridionali! la critica dei luoghi comuni!...) e che invece lascia attoniti e perplessi.
http://www.sentieriselvaggi.it/6/1396/Incantesimo_napoletano_di_Paolo_Genovese_e_Luca_Miniero.htm
Vengono dalla pubblicità Paolo Genovese e Luca Miniero, i due registi di Incantesimo napoletano, eppure questa loro provenienza professionale non sembra lasciare grandi tracce nel loro primo lungometraggio. L'idea del film è semplice e di quelle che solo a raccontarle suscitano l'ilarità, anche se lo spirito è più vicino alle forme narrative di una vecchia barzelletta che non al cinema. C'è una bambina figlia di un pescatore e di una casalinga napoletana che, sin dai primi vagiti, parla in milanese. Ma non basta. Pensa e agisce come una milanese. Ce ne sarebbe, come spunto, per giocare sul solito luogo comune pseudo razzista, innescandoci sopra una storia, che è fatta di emozioni, conflitti, traiettorie e percorsi morali da compiere. Invece il film è tutto qui, rinchiuso - questo si quasi come fosse uno spot - nelle mura altissime dell'idea iniziale. E se pensavate che con gli ultimi film di Vincenzo Salemme si era toccato il fondo della narrazione cinematografica, beh dovrete ricredervi! C'è ben altro. E spiace vedere martirizzati da una così povera messa in scena due attori come Marina Confalone e Gianni Ferreri, utilizzati come pure macchiette all'interno di un involucro assolutamente incapace di produrre emozioni, risate, divertimento, piacere. Il film è tutto in una metafora che dovrebbe far ridere e riflettere (ah! la metafora sul razzismo anche dei meridionali! la critica dei luoghi comuni!...) e che invece lascia attoniti e perplessi.
http://www.sentieriselvaggi.it/6/1396/Incantesimo_napoletano_di_Paolo_Genovese_e_Luca_Miniero.htm
Una realtà separata
di Graziella Lattanzi e Francesco Franci
Ne "Una realtà separata" Carlos Castaneda, negli anni '70 , teorizzava e narrava non l'immaginazione al potere ma il potere dell'immaginazione. Grazie all'immaginazione (e al peyote...) si entrava così in una seconda "potente" realtà parallela.
Per i non-napoletani Napoli è una "realtà separata". Un mondo a sé con regole scritte e non scritte diverse, diverso scorrere del tempo, più lento... più veloce. Un mondo parallelo con una propria logica, una propria (raffinatissima) filosofia, un peculiare ed unico senso del sacro, senso dell'humor, senso della morte.
E questa realtà separata è abitata da tutti, quelli dei quartieri alti come quelli dei quartieri spagnoli, trasversalmente alle "differenziazioni" usuali come l'età, il ceto, la cultura... Tutti appartengono a questo affascinante, inquietenate, divertente, tragico mondo parallelo. Nel quale si può entrare pian piano, con delicatezza, con attenzione, ascoltando. Un'iniziazione necessaria, ma che non ha bisogno di mangiare piante allucinogene né di farsi maltrattare da uno stregono autoctono.
E' infatti strabiliante come la cultura napoletana sappia far entrare gli "altri" nel prorio mondo attraverso i racconti, le commedie, i film. Storie universali ma "strettamente" napoletane. Un paradosso ovviamente risolvibile solo nelle "realtà separate".
E' successo un'altra volta, e molto bene, nel film "Incantesimo napoletano" di due giovani quasi-esordienti sfuggiti (momentaneamente) al mondo della pubblicità.
La storia ? E' semplice: un incantesimo, e le conseguenze che esso comporta. Se in questa realtà separata si insinua, subdolamente, maledettamente, un elemento dell'altra realtà non si sa quello che può succedere. Una bambina, napoletanissima, membro di una famiglia napoletana "integralista" (a detta degli autori) che parla milanese, ama le cose e i cibi milanesi, apre un varco pericoloso, una breccia forse insanabile, una sorta di inquietante "stargate" di passaggio tra i due mondi.
E' una crisi, un dramma (divertente) che coinvolge tulla la "famiglia" ortodossa. E, come succede sempre a Napoli, il dramma e la commedia si confondono (è una delle regole della realtà separata). Questa "confusione" è il risultato artistico di Genovese e Miniero e di tutti quelli implicati nella storia.
Nuovo, divertente, ben fatto, intelligente... tutte caratteristiche del film, ma anche di Napoli, quella vera, quella di Castaneda.
http://www.ips.it/cinethes/incantesimo_napoletano.html
Per i non-napoletani Napoli è una "realtà separata". Un mondo a sé con regole scritte e non scritte diverse, diverso scorrere del tempo, più lento... più veloce. Un mondo parallelo con una propria logica, una propria (raffinatissima) filosofia, un peculiare ed unico senso del sacro, senso dell'humor, senso della morte.
E questa realtà separata è abitata da tutti, quelli dei quartieri alti come quelli dei quartieri spagnoli, trasversalmente alle "differenziazioni" usuali come l'età, il ceto, la cultura... Tutti appartengono a questo affascinante, inquietenate, divertente, tragico mondo parallelo. Nel quale si può entrare pian piano, con delicatezza, con attenzione, ascoltando. Un'iniziazione necessaria, ma che non ha bisogno di mangiare piante allucinogene né di farsi maltrattare da uno stregono autoctono.
E' infatti strabiliante come la cultura napoletana sappia far entrare gli "altri" nel prorio mondo attraverso i racconti, le commedie, i film. Storie universali ma "strettamente" napoletane. Un paradosso ovviamente risolvibile solo nelle "realtà separate".
E' successo un'altra volta, e molto bene, nel film "Incantesimo napoletano" di due giovani quasi-esordienti sfuggiti (momentaneamente) al mondo della pubblicità.
La storia ? E' semplice: un incantesimo, e le conseguenze che esso comporta. Se in questa realtà separata si insinua, subdolamente, maledettamente, un elemento dell'altra realtà non si sa quello che può succedere. Una bambina, napoletanissima, membro di una famiglia napoletana "integralista" (a detta degli autori) che parla milanese, ama le cose e i cibi milanesi, apre un varco pericoloso, una breccia forse insanabile, una sorta di inquietante "stargate" di passaggio tra i due mondi.
E' una crisi, un dramma (divertente) che coinvolge tulla la "famiglia" ortodossa. E, come succede sempre a Napoli, il dramma e la commedia si confondono (è una delle regole della realtà separata). Questa "confusione" è il risultato artistico di Genovese e Miniero e di tutti quelli implicati nella storia.
Nuovo, divertente, ben fatto, intelligente... tutte caratteristiche del film, ma anche di Napoli, quella vera, quella di Castaneda.
http://www.ips.it/cinethes/incantesimo_napoletano.html
Napoli! Non si finirebbe mai se si volesse parlare di questa splendida città e di tutto il bello e, purtroppo, anche il brutto che le ruota attorno. Non per niente da sempre esiste il famosissimo detto “Vid' Napul e po’ muor”, che sta a significare che non si può assolutamente morire se non si è prima avuto a che fare in qualche modo con Napoli e con i napoletani! Tante realtà, spesso chiamate luoghi comuni ma che vanno ben oltre quest’espressione riduttiva, che si intrecciano giorno dopo giorno dando origine a figure e personaggi di ogni genere, a famiglie patriarcali dove a comandare sono invece le mamme, a modi di fare come dare la precedenza in una rotatoria che magari non rispettano la legge ma che sono dettati solo dal buon senso che tutti dovrebbero avere (se tu arrivi prima ti faccio passare, anche si nun t’attocca, è incredibile ma è realtà), ma soprattutto a forme di accoglienza che in nessun’altra parte del mondo esistono!
Fra tutte le realtà di questa splendida città ce n’è una, quella delle credenze popolari, che è impossibile, e lo sarà sempre, sradicare dalla cultura di questa gente, ed ecco che compaiono maghi, fattucchiere, e personaggi poco raccomandabili a cui molti napoletani si rivolgono e da cui spesso si fanno fare le carte! Se un napoletano tipico crede che qualcuno gli stia facendo il malocchio, non c’è verso di farlo ragionare, ne resterà convinto vita natural durante fino a quando il fattaccio che gli rompe le scatole non termina di morte naturale!
E’ proprio così che nasce questa splendida pellicola del 2002, "Incantesimo napoletano", dei due geniali registi, allora esordienti, Paolo Genovese e Luca Miniero, che si sono inventati una situazione grottesca e assolutamente impossibile, ma a cui un napoletano sicuramente crederebbe se gli venisse raccontata, per enfatizzare queste credenze popolari, mostrando come si comporterebbe ogni personaggio legato a questa singolare vicenda, da quello più coinvolto a quello più marginale.
...
http://robydickfilms.blogspot.com/2011/09/incantesimo-napoletano.html
Fra tutte le realtà di questa splendida città ce n’è una, quella delle credenze popolari, che è impossibile, e lo sarà sempre, sradicare dalla cultura di questa gente, ed ecco che compaiono maghi, fattucchiere, e personaggi poco raccomandabili a cui molti napoletani si rivolgono e da cui spesso si fanno fare le carte! Se un napoletano tipico crede che qualcuno gli stia facendo il malocchio, non c’è verso di farlo ragionare, ne resterà convinto vita natural durante fino a quando il fattaccio che gli rompe le scatole non termina di morte naturale!
E’ proprio così che nasce questa splendida pellicola del 2002, "Incantesimo napoletano", dei due geniali registi, allora esordienti, Paolo Genovese e Luca Miniero, che si sono inventati una situazione grottesca e assolutamente impossibile, ma a cui un napoletano sicuramente crederebbe se gli venisse raccontata, per enfatizzare queste credenze popolari, mostrando come si comporterebbe ogni personaggio legato a questa singolare vicenda, da quello più coinvolto a quello più marginale.
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