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sábado, 22 de octubre de 2011

Mamma mia, che impressione - Roberto Savarese (1951)

TÍTULO 
Mamma mia, che impressione!
AÑO 
1951
IDIOMA 
Italiano
SUBTITULOS 
Español (Incorporados)
DURACIÓN 
75 min.
DIRECTOR 
Roberto Savarese
GUIÓN 
Alberto Sordi, Cesare Zavattini
MÚSICA 
Alberto Barberis, Angelo Francesco Lavagnino
FOTOGRAFÍA 
Carlo Montuori (B&W)
REPARTO 
Alberto Sordi, Giovanna Pala, Carlo Giustini, Frank Colson, Fausto Guerzoni, Luigi Pavese
PRODUCTORA 
Produzione Films Comici
GÉNERO 
Comedia

Sinópsis 
Dispuesto por todos los medios a ganarse el corazón de Margheritta, el tímido y torpe Alberto, joven scout en una parroquia, participa en una maratón... (FILMAFFINITY)
 
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Le  gesta del compagnuccio della parrocchietta Alberto, giovanottone timido ed imbranato, e i suoi vani tentativi di  conquistare il cuore della signorina Margherita, che si risolvono puntualmente in una serie di disastri, in particolare a danno di quei malcapitati che hanno la sventura di trovarselo tra i piedi…

Nel 1950 Alberto Sordi non era ancora un attore affermato nel cinema italiano, in particolare erano ancora lontani i ruoli che lo avrebbero reso famoso; la sua acuta e spietata osservazione dei tipi umani e delle loro quotidiane miserie ebbe inizio alla radio, dove nel 1948 era divenuto titolare ed autore della trasmissione Vi parla Alberto Sordi, vincendo la Maschera d’argento come miglior attore radiofonico nel ’49 e nel ’50; fece esordire, fra gli altri, un personaggio a lui congeniale, avendo frequentato da giovane gli ambienti dell’ Azione Cattolica: il compagnuccio della parrocchietta, dal caratteristico tono di voce petulante ed estremamente perbenista; Vittorio De Sica si entusiasmò nell’ascoltarlo e propose a Sordi di produrre insieme un film che lo vedesse come protagonista.
Nasce così, nel 1951, Mamma mia, che impressione!, soggetto dello stesso Sordi, sceneggiatore con De Sica e Cesare Zavattini, regia di Roberto Savarese: Alberto, giovane scout della parrocchia di Don Isidoro (Frank Colson ), ama Margherita (Giovanna Pala), ma con la sua dabbenaggine e la sua timidezza riesce solo a combinare guai e a cacciarsi in situazioni assurde; per avere la somma necessaria a comprare un presepe per la parrocchia, ma soprattutto per mettersi in luce dinanzi ala fanciulla, contesa dallo sportivo Arturo (Carlo Giustini), parteciperà ad una gara podistica, riuscendo a vincerla, provocando però tanti di quei disastri da far sì che la gara venga annullata.
Film anche oggi molto divertente, risulta ancora legato al mondo radiofonico, troppo dialogato, con la logorrea del protagonista a farla da padrone, inoltre la ripetitività ossessiva di molte situazioni non giova alla compiutezza stilistica del film; le novità presenti fanno però passare questi difetti in secondo piano:vi è da parte di Sordi una forte carica di caustica crudeltà, anche nei confronti del suo stesso personaggio, visto che riesce a suscitare il riso nonostante la sua meschinità, costringendoci a solidarizzare con lui e a disprezzarlo nello stesso tempo; diabolicamente perfido poi, il capovolgimento dei ruoli, perché il rompiscatole si rivolge alle persone con modi gentili, arrivando a sfinirle e portandole ad aggredirlo pur di levarselo di torno; di rilievo, infine, che in epoca democristiana si riesca a prendere in giro il mondo delle piccole sacrestie e delle associazioni cattoliche, dove il sacro è ridotto a quotidiana ritualità.

Una comicità in anticipo sui tempi dunque, che non giovò certo agli incassi, tanto da fa ritenere ai produttori che Sordi fosse troppo sgradevole per poter essere accettato dal pubblico: occorrerà attendere nel ’53 I vitelloni di Federico Fellini (ma senza il nome dell’attore sui manifesti, dopo il flop de Lo sceicco bianco) perché Albertone, con il famoso gesto dell’ombrello rivolto a degli operai in una scena del film (Lavoratori…), potesse conquistare definitivamente gli spettatori, consegnando alla storia del cinema l’impietoso ritratto dell’italiano medio, con tutti i suoi difetti, senza sconto alcuno.
Antonio Falcone
http://www.storiadeifilm.it/Mamma_Mia_Che_Impressione_di_Roberto_Savarese_(PFC,_1951).p0-r705
 
 
Mamma mia, che impressione! viene girato nel 1950 ed è il primo film con Alberto Sordi protagonista assoluto. Il soggetto è dello stesso Sordi, che scrive la sceneggiatura insieme a Cesare Zavattini e lo produce grazie a Vittorio De Sica. L’idea della pellicola prende le mosse dal successo radiofonico del personaggio ideato da Sordi, il compagnuccio della parrocchietta, una surreale via di mezzo tra i protagonisti del cinema muto e la comicità dei caratteristi. La casa di produzione è la PFC (Produzione Film Comici), che dura lo spazio di un film, visto lo scarso successo riportato al botteghino. Il regista è il poco noto Roberto Savarese, ma Alberto Sordi ha sempre detto che Vittorio De Sica ha lavorato alle riprese e si potrebbe definire coregista. Roberto Poppi, nel Dizionario dei Registi Italiani, afferma che “Mamma mia, che impressione! è diretto anonimamente da Vittorio De Sica”. A suo parere Savarese - regista su commissione, dialoghista e direttore di doppiaggio - si sarebbe limitato a firmarlo.
Alberto (Sordi) è un giovane scout della parrocchietta di Don Isidoro (Colson), carattere impossibile, viziato, fastidioso, chiacchierone, sempre intento a scocciare il prossimo e a fare scherzi di pessimo giusto. Alberto è innamorato di Margherita (Pala) ma è così sciocco e timido che non riesce a confessare il suo sentimento. Tra l’altro ha un atletico rivale come Arturo (Giustini), più maturo e concreto, che riscuote maggior successo con la ragazza. Alberto vorrebbe comprare un presepe e regalarlo a Don Isidoro, ma per farlo dovrebbe vincere una maratona che lo vede contrapposto al più dotato Arturo. La sua partecipazione alla gara occupa gran parte del film che assume i connotati di una comica. Il finale è in bagarre, come da comica che si rispetti.
Mamma mia che impressione! è il refrain che Alberto pronuncia di fronte alle situazioni più disparate, quasi un intercalare. Il film diverte, ma rientra nella comicità tradizionale, senza presentare un minimo di originalità. Alberto Sordi recita una parte che conosce a memoria da petulante imbranato, perfetta per la radio ma davvero poco cinematografica. Il compagnuccio della parrocchietta non si presta a imbastire una vera e propria commedia, ma regala momenti farseschi basati sulla personalità del protagonista.
Gian Luigi Rondi scrive su Il Tempo del 8 aprile 1951: “Con questa melensaggeria, elemento principale della sua psicologia, il nostro giovanotto condisce ogni azione della sua giornata, e il pubblico, nonostante alla fine rischi di stancarsi per l’insistenza di certi toni troppo facilmente farseschi, trova nei suoi gesti dinoccolati e nelle sue assurde peripezie liete e immediate occasioni di riso. Il motivo più autentico del suo spasso, però va ricercato nell’interpretazione di Alberto Sordi cui è stato affidato l’incarico di portare sullo schermo gli argomenti, i modi, l’umorismo di una sua nota caratterizzazione radiofonica, quella dei Compagnucci della Parrocchietta, che pur perdendo vitalità, di freschezza e di arguzia nel passaggio tra radio e cinema, è parsa raccogliere gli stessi applausi e gli stessi divertiti consensi. Dal nostro, avremmo preferito dal regista e da Zavattini, De Sica e Sordi, sceneggiatori una maggiore severità di gusto e una più intelligente scelta di trovate comiche…”.
Rondi non ha tutti i torti. Il personaggio interpretato da Sordi è caricaturale, eccessivo, attaccabrighe, ciarliero, iperattivo, indisponente e antipatico. Una vera e propria macchietta che infastidisce tutti, persino lo spettatore. A tratti ricorda protagonisti del muto come Ridolini, Buster Keaton e Charlot, ma con una personalità ben distinta. La pellicola presenta uno stile insolito, una sorta di neorealismo rosa, comico - farsesco, permeata di una vena surreale tipica di Zavattini. Sordi è straordinario nel suo essere fastidioso e petulante, sembra un personaggio da cartone animato quando distrugge la casa di un acquirente mentre tenta di vendere antifurti. La sua assurda storia d’amore con Margherita ricorda quella di Paperino che litiga con Gastone per il cuore di Paperina. La giornata al mare è spassosa, tra la lite con un bambino per il castello di sabbia e le mutandine perdute in mare che lo costringono a passare la giornata in acqua. Tra i compagnucci della parrocchietta riconosciamo un giovanissimo Carlo Delle Piane. Luigi Pavese è il divertente starter che si lascia andare a una salace battuta politica. Divertente anche la parte in parrocchia con Alberto che stona l’alleluia, il prete che vorrebbe comprare un costoso presepe e l’orgoglio di Alberto come scout, ancora definiti italianamente esploratori. In pratica un film a episodi, uniti dall’esile collante del personaggio surreale che sostiene l’intera costruzione con molte gag sopra le righe. La pellicola finisce come è iniziata, secondo un andamento circolare molto fumettistico, con Alberto che si burla di un netturbino.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle): “Da un soggetto di Sordi, una commediola esile esile, che punta tutto sulla verve del non ancora noto protagonista che qui riprende il personaggio radiofonico del boy scout e dei compagnucci della parrocchietta”. Morando Morandini (due stelle, sia per la critica che per il pubblico): “Un filmetto un po’ melenso ma interessante come specchio della Roma postbellica”. Pino Farinotti (due stelle): “Un film discreto in cui Sordi la fa da padrone”.
http://cinetecadicaino.blogspot.com/2013/04/mamma-mia-che-impressione-1951.html 
 

 

4 comentarios:

  1. muy essselente blog!!....links caídos de "mamma mia, che impressione!"...hay posibilidades de resubirlo??...mil gracias...abrazo.

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  2. Amarcord...se podrían volver a subir los enlaces??...gracias!!

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