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domingo, 29 de mayo de 2011

La Strategia del Ragno - Bernardo Bertolucci (1970)


TÍTULO La strategia del ragno
AÑO 1970 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 97 min.
DIRECTOR Bernardo Bertolucci
GUIÓN Bernardo Bertolucci, Marilú Parolini, Eduardo de Gregorio (Liberamente ispirato a Tema del traditore e dell'eroe di Jorge Luis Borges)
MÚSICA Giuseppe Verdi
FOTOGRAFÍA Vittorio Storaro
REPARTO Giulio Brogi, Alida Valli, Vito Scotti, Pippo Campanini, Franco Giovannelli, Allen Midget
PRODUCTORA RAI / Red TV
PREMIOS 1971: Seminci: Espiga de Oro: Mejor película
GÉNERO Drama

SINOPSIS Un joven regresa a la ciudad donde su padre fue asesinado antes de que él naciera. El muchacho trata de encontrar una explicación a la muerte de su padre a manos de un fascista en 1936. Pero la verdad se revela compleja como una tela de araña. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)


Chi era Athos Magnani? Eroe antifascista o traditore? Qual è la vera storia di Athos Magnani? Morì da eroe, ucciso alle spalle da un vigliacco fascista, o da imbroglione, inscenando una sciarada per essere ricordato come un martire? Per abbattere con gli ideali postumi il fascismo tanto odiato.
Il figlio non sa niente di tutto questo e a più di trent’anni dalla sua morte si reca a Tara, il paese nativo, per fare chiarezza e scoprire la verità. Incontrerà Draifa, la sua amante, e i vecchi compagni con cui pianificò l’assassinio, non riuscito, a Mussolini, perché quel giorno qualcuno fece la spia. Tra menzogna, omertà e codardia verrà fuori una verità sconcertante e ancora piena di enigmi.
La quinta opera di Bernardo Bertolucci, incentrata sul labile confine che separa passato e presente, verità e menzogna, fedeltà e tradimento, si interroga sul passato, quello fascista del 1936, attraverso il filtro della provincia emiliana, la provincia di Parma. L’indagine del figlio nei confronti del padre suona come ricerca di una memoria storica ormai in via di dissoluzione, quella memoria partigiana troppo spesso lasciata sola a se stessa e tradita dalle proprie intenzioni vitali, necessarie e ribelli.
La strategia del film vive proprio su questo legame tra passato e presente, narrato magistralmente dal regista senza stacchi o dissolvenze di sorta. Il passaggio da un ordine cronologico all’altro si alterna in modo fluido, senza nessun artificio – attraverso movimenti di macchina o con semplici campi-controcampi -, quasi a volerne dimostrare l’estrema interdipendenza. E sembra quasi citare in anticipo Stella solitaria, il capolavoro di John Sayles, riferimento obbligato per ogni regista che si accinge a miscelare epoche e tempi differenti.
Nonostante il film sia intriso di autorialità e lungimiranza dall’inizio alla fine, e sia scritto da un 27enne che manifestava già allora, se non soprattutto prima, tutta la sua coscienza politica, appare datato, almeno se si considerano i dialoghi e i ritmi cinematografici. La metafora, se c’è, si risolve in forme intellettuali, lontana anni luce da quella di Dillinger è morto di Marco Ferreri, affresco politico senza tempo che gioca sull’astrazione e sui silenzi la sua fama ai posteri.



Regia e istanza narrante si palesano senza parsimonia mediante la macchina da presa: le inquadrature non trascurano la prospettiva e il background, risolvendosi più volte in soluzioni simmetriche.
L’inizio del film è già esaustivo di per sé: i campi lunghi di Bertolucci riprendono Athos che arriva a Tara e sin dalla prime battute ci raccontano un personaggio in cammino, in movimento: verso quel padre mai conosciuto, verso quei segreti del passato che pesano sulla sua coscienza di figlio e di antifascista.
Il carrello laterale è la cifra estetica dell’opera: ordina lo spazio e i personaggi al suo interno; snoda e lega i passi dell’intreccio e in particolare, ancora una volta, il passato e il presente; espleta e racconta con un’inquadratura – il carrello finale che riprende i binari morti affogati nell’erbaccia – il senso apparente e metaforico di tutta la storia e ci fa porre una domanda: Athos Magnani è mai esistito?
Il cast tecnico è di altissimo livello: con Di Giacomo e Storaro alla fotografia e Roberto Perpignani al montaggio. Giulio Brogi è il protagonista, teatrale e kafkiano quanto basta per esprimere al meglio la stranezza della vicenda. La leggendaria Alida Valli è l’amante del padre. Il film è ispirato al racconto Tema dell’eroe e del traditore di Borges.

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