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sábado, 28 de mayo de 2011

Mediterraneo - Gabriele Salvatores (1991)


TÍTULO Mediterraneo
AÑO 1991 
SUBTITULOS Si (Separados)
DURACIÓN 90 min.
DIRECTOR Gabriele Salvatores
GUIÓN Enzo Monteleone
MÚSICA Giancarlo Bigazzi & Marco Falagiani
FOTOGRAFÍA Italo Petriccione
REPARTO Claudio Bigagli, Diego Abatantuono, Giuseppe Cederna, Ugo Conti, Gigio Alberti, Memo Dini, Vasco Mirandola, Vanna Barba, Irene Grazioli, Claudio Bisio, Luigi Montini, Antonio Catania
PRODUCTORA A.M.A. Film / Penta Film
PREMIOS
1991: Oscar Mejor Película de habla no inglesa
1991: 3 premios David de Donatello: Mejor película, montaje, sonido. 6 nominaciones
GÉNERO Comedia. Bélico | II Guerra Mundial

SINOPSIS Durante el transcurso de la Segunda Guerra Mundial, un grupo de soldados desembarcan en una pequeña isla del mar Egeo, donde únicamente hay un pueblo habitado por niños, ancianos y mujeres. (FILMAFFINITY)



Me-di-ter-ra-ne-o: sussurrato così, sillaba per sillaba, è ancora più forte il pathos mitico del nostro mare. È nostro, questo mare, perché ne abbiamo i colori negli occhi, il profumo nella memoria, la tentazione nel cuore. La stessa tentazione di Odisseo: la dolcezza del dimenticare, la tiepida  quiete del sole,la sospensione del tempo, la fuga da   Penelope.  Chi non ha mai provato  la tenerezza di  questo sussurro: Me-di-ter-ra-ne-o?  Son  queste cose che il film di Salvatores evoca. Il pericolo è  di  non accorgersene, rincorrendo – per amor di   banalità -quello che sembra attuale. Mediterraneo parla di guerra, di italiani in guerra, e di fuga. Scritto     due anni prima dell'uscita appare in un clima che gli può solo nuocere. Non vediamolo come se i suoi autori   -   Salvatores e lo sceneggiatore Vincenzo Monteleone - avessero girato un qualunque film d'impegno sulla guerra, contro la guerra. Questo non è un film contro, per fortuna. Se lo fosse, non sarebbe il bel film che è. Mediterraneo parla di una fuga, certo: fuga da Penelope e dalla sua ovvietà. Ossia: fuga dalla seriosità degli impegnati, fuga dalla stupidaggine dei dinamici, fuga dal cinismo degli uomini-guida, fuga dalla volgarità dei profittatori in buona o in cattiva coscienza. Già in Kamikazen (1987) Salvatores aveva a cuore tutto questo. Ma   qui arriva a una maturità, una misura, una profondità, una "leggerezza", un senso del racconto e dei tempi di montaggio che ne fanno davvero un autore, e non un piccolo autore. Nonostante le apparenze, sono un gruppo di amici metropolitani questi soldati che la burocrazia - imbecillità e pigrizia del potere - manda in un'isola perduta nel Mediterraneo. Sono lo stesso gruppo di amici che Salvatores ha  narrato negli altri suoi film:   trentenni  comuni, uomini come tanti altri, in bilico tra un'utopia che sfuma e un realismo che incombe. In Mediterraneo sono meno riconoscibili, meno legati a una tipicità metropolitana. E però sono metropolitani: metropolitana è la loro utopia, come il loro linguaggio, le loro paure,i loro gesti (bravi tutti gli attori,      bravissimi Diego Abatantuono e, in una difficile parte marginale, Claudio Bisio). La poetica di Salvatores è   tra le poche che, in Italia, non siano provinciali ed ex contadine. I suoi valori non stanno nel passato. I suoi personaggi non vogliono recuperare nulla del ruralismo che il paese si è lasciato alle   spalle.   D'altra   parte, non condividono gli entusiasmi fessi di chi scambia il folclore metropolitano per cultura metropolitana,  di  chi  ha    fatto   dello   yuppismo un'ideologia.   La   loro   utopia,   anzi,   è   che   sia   possibile   essere   metropolitani   senza soccombere all'apologia imbecille del successo, all'immoralità del carrierismo. 



Questo       gruppo     di   amici,    di   gente    comune,       viene    sbalzato     ai   confini    estremi dell'ovvietà e dell'appartenenza. Dell'appartenenza significa: della somma di opinioni, valori   e   simboli   che, tutti insieme, costituiscono la cultura e l'anima di un paese. Dell'ovvietà significa: della fede scontata nel dovere di darsi da fare perché l'appartenenza funzioni. Gli si è chiesto di far la loro parte, in tutto ciò,  di farla credendoci. Ma un'isoletta greca, con la sua assolata estraneità alla  Storia, incrina quella fede e suggerisce la tentazione di fuggire. Uno dei meriti, e non il minore, di Mediterraneo è di raccontare questa tentazione senza tradire la commedia: si vede d'un fiato, sorridendo e ridendo (e riconoscendosi). Salvatores e Monteleone amano i loro personaggi: non li deridono per farci ridere, non li deturpano con il folclore. Insomma,la loro è una commedia, ma non è «all'italiana» e neppure «italiana». Sono coerenti: negano in questo     modo la loro "ovvia appartenenza" a un cinema che si distingue per il disprezzo di sempre nei confronti delle storie comuni della gente comune. a un cinema colmo di servi buffi e di villani, di caricature ruralistiche.   Rispettando questi uomini comuni, dunque, gli autori ne seguono i diversi modi di reagire alla tentazione della fuga. C'è chi, per tornare dalla sua Penelope, rema su una barchetta fino a Cipro. Ci sono altri che,in felice incoscienza, assaporano il sole, come in una vacanza. Tornano, questi. Tornano a fare il loro "dovere", ancora una volta tra le braccia dell'ovvietà. E c'è anche chi davvero diserta, nascosto in una botte di olive. Altri,   invecchiati,  riprenderanno una nave verso l'isola: anche loro in fuga, alla fine, dalla seriosità  degli impegnati, dalla stupidaggine dei dinamici, dal cinismo degli uomini-guida, dalla volgarità al cinismo. Ci si specchia, forse, nella loro onesta rabbia triste, sullo sfondo mitico-azzurro del  mare   di Odisseo. D'altra   parte, per girare un film come Mediterraneo per sentire questa onesta rabbia triste, occorre sognarla, la fuga,   e avere il coraggio di non praticarla. 
Roberto Escobar, ‘Il Sole-24 Ore’ 

1 comentario:

  1. Nell'assolata e abbacinante cornice di una insularità insieme mitica e conviviale Salvatores ambienta questa divertente rimaptriata di italiani in campo avverso, tra i valori di un'amicizia virile declinata secondo la sua poetica del viaggio (fisico,esistenziale,culturale) e la goliardica intraprendenza della commedia all'italiana (Monicelli docet). Peccato,caro amico, che il link mediafire siano off line. Dalle mie parti si dice 'mezza parola...'. Saluti da un amico lontano.

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