TÍTULO My Name Is Tanino
AÑO 2002
SUBTITULOS Si (Separados)
DURACIÓN 124 min.
DIRECTOR Paolo Virzì
GUIÓN Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo
MÚSICA Carlo Virzì
FOTOGRAFÍA Arnaldo Catinari
REPARTO Corrado Fortuna, Rachel McAdams, Frank Crudele, Jessica De Marco, Mary Long, Beau Starr, Lori Hallier, Danielle Bouffard, Barry Flatman
PRODUCTORA Coproducción Italia-Canadá
GÉNERO Comedia
SINOPSIS Durante un soleado verano en Sicilia el joven Tanino (Corrado Fortuna) mantiene una tierna y dulce historia de amor con Sally (Rachel McAdams), una joven turista americana. Pero cuando el verano se acaba, Sally se vuelve a los Estados Unidos, olvidando su cámara de fotos. Tanino no puede resistirlo, y decide ir a devolverle la cámara a su amada en persona... (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
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http://www.mediafire.com/?67o2caz5n6r1qdn
http://www.mediafire.com/?1eh1fcm4x9i9qsu
http://www.mediafire.com/?45awxy531v7ki6s
http://www.mediafire.com/?ac3w1llbom1pz9b
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Subtítulos
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Tanino vive nel piccolo paese siciliano di Castelluzzo, ma ha grandi ambizioni. Sogna la regia cinematografica e approfitta di un flirt estivo con una ragazza americana per compiere il grande passo e sbarcare negli Stati Uniti alla ricerca del suo mito, il famoso regista indipendente (in realta' immaginario) Chinawsky.
Caratterialmente Tanino e' una specie di angelo, uno di quei personaggi puri costruiti con abilita' per coniugare in modo credibile ingenuita', spontaneita', fervore giovanile e soprattutto una grande carica di contagiosa simpatia. Nella prima parte il taglio scelto da Virzi', per questa sorta di racconto di formazione, conquista proprio per la verve dei dialoghi e del giovane protagonista, il debuttante Corrado Fortuna. Anche l'arrivo negli Stati Uniti diverte per il modo di evidenziare e sdrammatizzare i luoghi comuni americani. Poi, pero', le coincidenze si infittiscono, come anche i colpi di fortuna e sfortuna da cui Tanino esce sempre con un candore che finisce con lo stancare. E' proprio l'ingenuita' di Tanino a diventare progressivamente sempre piu' stucchevole, anche se si tenta di giustificarla con i pensieri fuori campo dello stesso protagonista. O semplicemente diventa ripetitivo il modello narrativo con cui Tanino capita casualmente tra macchiette caricaturali, per poi uscirne indenne. L'America viene un po' smitizzata e un po' derisa, cogliendo contraddizioni e sfumature grottesche che non raggiungono, ma forse non ricercano nemmeno, alcun approfondimento. Dopo la leggerezza comunicativa di "Ovosodo" e il riuscito ritratto di provincia di "Baci e abbracci", ci si aspettava da Paolo Virzi' qualche cosa di piu' di una commedia simpatica ma un po' superficiale. Probabilmente sul risultato, tutt'altro che disprezzabile ma appesantito da una seconda parte che gira un po' su se stessa, hanno inciso i problemi produttivi con il Gruppo Cecchi Gori, in pieno deficit finanziario proprio nel bel mezzo della lavorazione del film.
Luca Baroncini
Caratterialmente Tanino e' una specie di angelo, uno di quei personaggi puri costruiti con abilita' per coniugare in modo credibile ingenuita', spontaneita', fervore giovanile e soprattutto una grande carica di contagiosa simpatia. Nella prima parte il taglio scelto da Virzi', per questa sorta di racconto di formazione, conquista proprio per la verve dei dialoghi e del giovane protagonista, il debuttante Corrado Fortuna. Anche l'arrivo negli Stati Uniti diverte per il modo di evidenziare e sdrammatizzare i luoghi comuni americani. Poi, pero', le coincidenze si infittiscono, come anche i colpi di fortuna e sfortuna da cui Tanino esce sempre con un candore che finisce con lo stancare. E' proprio l'ingenuita' di Tanino a diventare progressivamente sempre piu' stucchevole, anche se si tenta di giustificarla con i pensieri fuori campo dello stesso protagonista. O semplicemente diventa ripetitivo il modello narrativo con cui Tanino capita casualmente tra macchiette caricaturali, per poi uscirne indenne. L'America viene un po' smitizzata e un po' derisa, cogliendo contraddizioni e sfumature grottesche che non raggiungono, ma forse non ricercano nemmeno, alcun approfondimento. Dopo la leggerezza comunicativa di "Ovosodo" e il riuscito ritratto di provincia di "Baci e abbracci", ci si aspettava da Paolo Virzi' qualche cosa di piu' di una commedia simpatica ma un po' superficiale. Probabilmente sul risultato, tutt'altro che disprezzabile ma appesantito da una seconda parte che gira un po' su se stessa, hanno inciso i problemi produttivi con il Gruppo Cecchi Gori, in pieno deficit finanziario proprio nel bel mezzo della lavorazione del film.
Luca Baroncini
Colpisce del film rammendato ogni volta dal povero Virzì, coinvolto suo malgrado nelle vicende Cecchi Gori, l’atteggiamento attraverso cui il personaggio principale affronta la vita, o meglio, capita nella vita. Straparla, allude a un sogno più o meno ambito, e subito ci casca dentro. Così arriva in America. Senza punti di riferimento. Eppure tutti si occupano di lui. Persino chi non lo vorrebbe, addirittura chi lui stesso non vorrebbe. E così viene palleggiato, come in una buffa partita di ping pong, tra due famiglie stereotipizzate: quella americana con bellissima moglie annoiata e amante fatto in casa, quella italoamericana con strascichi mafiosi per niente lasciati alle spalle. Dentro tutta questa divertente confusione, dipinta attraverso le venature di una prevedibile e tranquilla commedia, alcuni camei. Intensi camei: come i ricordi che riaffiorano nella memoria di lui nei momenti difficili che quasi lo ricollegano a quello che c’è di più serio e intimo nella sua esistenza. A qualcosa che sia davvero più personale, rispetto ad una battuta riuscita. E ce ne sono di situazioni simpatiche e riuscite in quel puro stile beffardo toscano travestito di siciliano. Misto, in questo caso, ad un inglese comprensibilissimo e incastrato a pennello nell’intreccio di una storia double face.
Tutti bravi gli attori, con il ritmo giusto della battuta, degli sguardi, delle espressioni, della mimica. Anche il protagonista, Tanino, che ci è parso proprio un volteiriano “Candido, ovvero l’ottimismo” dei tempi moderni. E allora la vita cosa dovrebbe essere? Affanno oppure noia? No, ci sono anche la leggerezza e l’essere super partes attraverso una filosofia di vita che lascia che tutto rotoli via come in una commedia, salvo quei ricordi che talvolta drammatizzano, rendendole umane, anche le maschere più divertenti.
Cinzia Bovio
Tutti bravi gli attori, con il ritmo giusto della battuta, degli sguardi, delle espressioni, della mimica. Anche il protagonista, Tanino, che ci è parso proprio un volteiriano “Candido, ovvero l’ottimismo” dei tempi moderni. E allora la vita cosa dovrebbe essere? Affanno oppure noia? No, ci sono anche la leggerezza e l’essere super partes attraverso una filosofia di vita che lascia che tutto rotoli via come in una commedia, salvo quei ricordi che talvolta drammatizzano, rendendole umane, anche le maschere più divertenti.
Cinzia Bovio
Virzì, l'ultimo erede (della commedia all'italiana)
di F.F.
Impossibile evitare subito una nota "biografica" sulla lavorazione del film, giunto nelle sale italiane dopo 8 mesi di peripezie giudiziarie. Prodotto con spreco di mezzi e "locations" americane da Cecchi Gori nel periodo della sua massima follia economica, My name is Tanino, dopo una presentazione Fuori Concorso al festival di Venezia 2002, è rimasto parcheggiato negli uffici dei curatori fallimentari del produttore fino a pochi giorni fa.
Impossibile evitare subito una nota "biografica" sulla lavorazione del film, giunto nelle sale italiane dopo 8 mesi di peripezie giudiziarie. Prodotto con spreco di mezzi e "locations" americane da Cecchi Gori nel periodo della sua massima follia economica, My name is Tanino, dopo una presentazione Fuori Concorso al festival di Venezia 2002, è rimasto parcheggiato negli uffici dei curatori fallimentari del produttore fino a pochi giorni fa.
Protagonista della vicenda è appunto Gaetano, detto Tanino, un ragazzo di Castelluzzo, bella e sperduta cittadina sul mare a sud di Trapani. Un ambiente assolutamente invivibile per un adolescente sognatore e ingenuo come Tanino, stretto tra compagni intellettuali liceali ma già vetero-marxisti e una mamma impicciona che lo vuole rifilare alla bruttina locale. Il pretesto per una fuga giunge a Tanino sotto le forme di Sally, bionda ragazza americana in vacanza in Sicilia. Consumato un breve flirt con il giovane, Sally se ne riparte per il Rhode Island, dimenticando però in Italia una videocamera. Videocamera che aprirà a Tanino le porte dell'avventura nella terra dell'evasione per eccellenza nell'immaginario giovanile: gli Stati Uniti. Tanino se ne parte, solo e sprovvisto di soldi e di idee sul proprio futuro, per riportare lo strumento alla ragazza. Da qui, nella migliore tradizione del romanzo di formazione, inizieranno "picaresche e sconvolgenti avventure". Prima porterà il caos nella perfetta famiglia wasp di Sally, poi farà strada nella mafia italo-americana grazie al fidanzamento con la figlia cicciona di un boss italo-americano presentatogli da parenti emigrati negli Usa. Infine, dopo fughe su treni e per le vie di New York, farà conoscenza con l'eroe della sua mitologia underground: il film-maker Seymour Chinaski, emulo, per nome e caratterizzazione, dello scrittore Charles Bukowski. Effetto prevedibile (ma non certo per il candido Tanino) dell'incontro: il mito americano è ormai un vecchio barbone che non si cura di vivere in uno scantinato degradato e che ignora come tenere in mano una macchina da presa.
Romanzo di formazione, appunto, e di avventura, My name is Tanino è una versione italiana scanzonata e meno universale dei romanzi di Dickens e Dumas. Rispetto a D'Artagnan, anch'egli giunto nella grande città carico di sogni, Tanino è molto meno ambizioso, ma ugualmente spavaldo: le avventure in cui si imbatte sono più grandi di lui o perlomeno della sua idea del mondo. Sballottato qua e là tra eventi di cui non coglie la portata, ne esce egregiamente proprio grazie a questa incoscienza. Se il Guascone finiva capo dei Moschettieri, il castelluzzese se ne tornerà a casa senza aver capito un granché, ma senza nessuna tristezza o morale. Tanino è impersonato da Corrado Fortuna, esordiente all'epoca delle riprese, ma presente in queste settimane sugli schermi nel film Perduto Amor di Battiato. In conferenza stampa a Venezia, alla domanda su perché si fosse affidato ad un esordiente per il ruolo principale, Virzì, indicando Fortuna che sedeva accanto a lui, ha risposto "Ma come perché? Guardatelo in faccia. Avevo già scritto la sceneggiatura e me lo sono trovato davanti. Lui è Tanino! Per me è stato come incontrare Pippo o Topolino in persona". Difficile dargli torto. Presentato al regista dal fratello Carlo, autore delle musiche con il gruppo Snaporaz, l'attore è effettivamente una scelta azzeccatissima, forse la chiave della leggerezza e riuscita comica del film. Giunto, dopo il recente Baci e abbracci del '99, alla quarta regia e con alle spalle i successi di Ferie d'agosto (David di Donatello come miglior film nel 1996) e Ovosodo (Premio della giuria a Venezia '97), Virzì ha ripreso in parte lo schema base di quest'ultimo. La formula funziona perfettamente e il film, girato con abilità tecnica ancora più affinata delle altre volte, scorre via con leggerezza e tra molte risate. Ma se il confronto, inevitabilmente, si impone con le altre opere del regista, allora My name is Tanino, formalmente più ricco e curato, manca in fondo dello spessore sociologico, in forma di sberleffo, di Ferie d'agosto e pure della freschezza di Ovosodo, rispetto al quale ha anche il "difetto" di venire qualche anno dopo. Detto questo, il film è perfettamente "riuscito" grazie, oltre che alla faccia del protagonista, a un'ottima sceneggiatura, ricca di spunti e trovate comiche, firmata dallo stesso Virzì (che proprio come sceneggiatore in Tournée di Salvatores mosse i primi passi nel mondo del cinema) e i due Francesco, Piccolo e Bruni. In fondo, adesso che anche i Vanzina si sono convertiti con la svolta "seria" delle ultime opere (resta, ahinoi, Neri Parenti), film come quello di Virzì, commedia quasi pura con ritmo tenuto sempre alto, sono ormai cosa rara nel panorama italiano. Forse l'ultimo - vero - continuatore di una tradizione che il nostro cinema non farebbe male a mantenere viva.
Romanzo di formazione, appunto, e di avventura, My name is Tanino è una versione italiana scanzonata e meno universale dei romanzi di Dickens e Dumas. Rispetto a D'Artagnan, anch'egli giunto nella grande città carico di sogni, Tanino è molto meno ambizioso, ma ugualmente spavaldo: le avventure in cui si imbatte sono più grandi di lui o perlomeno della sua idea del mondo. Sballottato qua e là tra eventi di cui non coglie la portata, ne esce egregiamente proprio grazie a questa incoscienza. Se il Guascone finiva capo dei Moschettieri, il castelluzzese se ne tornerà a casa senza aver capito un granché, ma senza nessuna tristezza o morale. Tanino è impersonato da Corrado Fortuna, esordiente all'epoca delle riprese, ma presente in queste settimane sugli schermi nel film Perduto Amor di Battiato. In conferenza stampa a Venezia, alla domanda su perché si fosse affidato ad un esordiente per il ruolo principale, Virzì, indicando Fortuna che sedeva accanto a lui, ha risposto "Ma come perché? Guardatelo in faccia. Avevo già scritto la sceneggiatura e me lo sono trovato davanti. Lui è Tanino! Per me è stato come incontrare Pippo o Topolino in persona". Difficile dargli torto. Presentato al regista dal fratello Carlo, autore delle musiche con il gruppo Snaporaz, l'attore è effettivamente una scelta azzeccatissima, forse la chiave della leggerezza e riuscita comica del film. Giunto, dopo il recente Baci e abbracci del '99, alla quarta regia e con alle spalle i successi di Ferie d'agosto (David di Donatello come miglior film nel 1996) e Ovosodo (Premio della giuria a Venezia '97), Virzì ha ripreso in parte lo schema base di quest'ultimo. La formula funziona perfettamente e il film, girato con abilità tecnica ancora più affinata delle altre volte, scorre via con leggerezza e tra molte risate. Ma se il confronto, inevitabilmente, si impone con le altre opere del regista, allora My name is Tanino, formalmente più ricco e curato, manca in fondo dello spessore sociologico, in forma di sberleffo, di Ferie d'agosto e pure della freschezza di Ovosodo, rispetto al quale ha anche il "difetto" di venire qualche anno dopo. Detto questo, il film è perfettamente "riuscito" grazie, oltre che alla faccia del protagonista, a un'ottima sceneggiatura, ricca di spunti e trovate comiche, firmata dallo stesso Virzì (che proprio come sceneggiatore in Tournée di Salvatores mosse i primi passi nel mondo del cinema) e i due Francesco, Piccolo e Bruni. In fondo, adesso che anche i Vanzina si sono convertiti con la svolta "seria" delle ultime opere (resta, ahinoi, Neri Parenti), film come quello di Virzì, commedia quasi pura con ritmo tenuto sempre alto, sono ormai cosa rara nel panorama italiano. Forse l'ultimo - vero - continuatore di una tradizione che il nostro cinema non farebbe male a mantenere viva.
muy buenos aportes, una pregunta no puedo entrar a Surreal Moviez, como debo hacer
ResponderEliminarTenés que inscribirte.
ResponderEliminarbien pero no me da la opción, como hago
ResponderEliminarhola, una pregunta: una vez que tenga bajada la peli, cómo le añado los subtítulos? gracias!
ResponderEliminarmemole
ResponderEliminarSi la ves en la PC, hay programas que toman automáticamente los subtítulos (Si llevan el mismo nombre que el film). Si querés pasarla a DVD, te recomiendo el programa que yo utilizo: ConvertXtoDvd. Saludos, y espero puedas ver la película.