ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




martes, 28 de diciembre de 2010

Malizia - Salvatore Samperi (1974)

TÍTULO 
Malizia
AÑO 
1974 
IDIOMA 
Italiano
SUBTITULOS 
Español (Separados)
DURACIÓN 
98 min.
DIRECTOR 
Salvatore Samperi
GUIÓN 
Salvatore Samperi, Ottavio Jemma, Alessandro Parenzo 
MÚSICA 
Fred Bongusto
FOTOGRAFÍA 
Vittorio Storaro
REPARTO 
Laura Antonelli, Turi Ferro, Alessandro Momo, Tina Aumont, Lilla Brignone, Pino Caruso, Angela Luce, Stefano Amato, Gianluigi Chirizzi, Grazia Di Marzà, Massimiliano Filoni
PRODUCTORA 
Clesi Cinematografica / Dino de Laurentiis Cinematografica
GÉNERO 
Comedia. Drama | Erótico

Sinópsis
Una dama ha muerto dejando viudo y tres hijos. Poco después del entierro, aparece una bellísima mujer que solicita empleo en la casa de la difunta... (FILMAFFINITY)
 
1
2 

Dopo le dissacrazioni di Grazie zia e Cuore di mamma, Salvatore Samperi torna ad occuparsi della famiglia; e dei ricordi dell’infanzia. In una cornice siciliana, però, che sembra tolta a qualche romanzo minore di Vitaliano Brancati e a qualche novella solo giocosa di Ercole Patti. Un padre vedovo e tre figli, un bambinetto, un ragazzo, un giovanotto. A ridar vita alla casa arriva una domestica giovane e carina; il padre se ne innamora e vuol sposarla, il figlio giovanotto ci va per le spicce ma ne riceve solo schiaffi, il ragazzetto sospira, offre rose, si abbandona a giochi viziosetti e qualcosa raccoglie, soprattutto perché l’altra ha capito che è il solo modo per tacitarlo ed averlo alleato. Alla fine, così, vincerà il padre (e la domestica) e tutto si risolverà in un matrimonio rispettabile.
Uno scherzo, dunque, e sugli amori ancillari, che però, non si tiene sempre nel dovuto equilibrio fra i toni ameni della commedia, (i più diffusi), e quelli, meno insistiti ma petulanti, del drammetto sentimentale.
Soprattutto all’inizio, infatti, di pari passo con la descrizione quasi farsesca di quella famiglia borghese siciliana, si tentano ricerche psicologiche, analisi di caratteri, studi di comportamenti che, oltre a contraddire spesso, con i loro accenti romanzati, quell’ironica atmosfera familiare, rallentano il ritmo dell’azione, ne attenuano la scioltezza, ne smorzano la disinvoltura, accogliendo poi, in un contesto che aspirerebbe ad esser sempre amabile e leggero, delle notazioni, dei preziosismi che vi suscitano discrepanze inutili: di gusto, di stile. (Come, ad esempio, la scena d’amore fra la domestica e il ragazzetto che si svolge, in una notte di temporale, sulle lane sparpagliate di materassi in via di rifacimento, in un’oscurità interrotta solo a tratti dal bagliore dei lampi e dalla luce di una lampadina tascabile).
La parte centrale del racconto, tuttavia, soprattutto quando cominciano ad essere descritte in chiave di satira le reazioni di quel quartetto familiare nei confronti della nuova venuta, propone spesso motivi vari d’allegria, vuoi nel disegno non di rado addirittura caricaturale di questo o quel personaggio, vuoi nello svolgimento di alcune situazioni che giungono ad imporsi in una cifra non lontana dal “grottesco” per certi loro guizzi semiseri, certi loro toni graffianti, spigolosi; cui nuoce soltanto un puntiglioso, costante richiamo all’erotismo di moda, qua e là riscattato, comunque, da un sospetto di beffa, di canzonatura.
I protagonisti sono Laura Antonelli nel carattere non sempre molto definito della domestica (il suo piano per farsi sposare non è precisato del tutto, è solo accennato, fatto intuire), Turi Ferro, un vedovo un po’ troppo vernacolo ma solido e concreto, Alessandro Momo, il ragazzetto.
Di gusto fervido e pittorico la fotografia di Vittorio Storaro, tenuta tutta su tinte un po’ fumose, rosso-cupe, giallo-scure, di singolare derivazione fiamminga, barocca. Lietissime, ammiccanti le musiche di Fred Bongusto.
Gian Luigi Rondi
Da Il Tempo, 31 marzo 1973 
 
***
 
Esta comedia dramática fue una de las películas clave para que Laura Antonelli se convirtiese en una de las principales sex symbols europeas de los años 70. Laura arrebata con sus estupendas formas a la familia La Brocca, una panda de voyeurs de distintas edades ávidos de contemplar (y palpar) curvas femeninas.
Es una historia de iniciación, coerción y deseo sexual que explota sin demasiada imaginación el innegable atractivo de Antonelli como objeto de fantasía masculina, alcanzado en el clímax “de linterna” su máximo esplendor físico-erótico y el auge de su base voyeurística.
La fotografía de Vittorio Storaro otorga un trato refinado a la estética de un film narrado con cierto estilo por Salvatore Samperi.
Tras el triunfo en taquilla, Laura Antonelli y Alessandro Momo repitieron protagonismo con dirección de Samperi en “Me Gusta Mi Cuñada”.
https://www.alohacriticon.com/cine/criticas-peliculas/malicia-malizia-1973/ 
 
 
L’altra sera mi sono rivisto Malizia il film con Laura Antonelli a regia di Salvatore Samperi (1973) di cui lo stesso Samperi ne è l’ideatore: suo è il soggetto e ha collaborato alla sceneggiatura. Ecco in rete un commento, tra i molti che si possono trovare: “Ottima la visione, restaurata, film sopravvalutato, per i parametri di oggi fiacco e privo di malizia, appunto. Oggettivamente molto datato, da vedere per la presenza di Momo, morto di lì a poco. La Antonelli è brava ma oggi le sue nudità fanno ridere…”.

Il nostro commentatore ha detto tutto? Forse no, ed allora permettetemi di esternare alcune mie considerazioni su questa pellicola. Partirei dal riferimento di Wikipedia: “commedia sexy all’italiana” e precisa fu la pellicola che consacrò l’attrice istriana (la città natale della Antonelli - Laura Antonaz - è Pola) come icona erotica nazionale.

Essere un icona sexy negli anni in cui i film che trattavano i temi dell’erotismo, della sessualità e che vedeva in ogni provincia italiana dei “covi” espressamente preposti per pellicole a luci rosse, non è cosa banale. E questa è una prima osservazione. Oltre a ciò aggiungo che nello stesso anno una delle due opere che superò negli incassi il film di Samperi (in Italia) fu L’ultimo tango a Parigi di un certo Bernardo Bertolucci dove brillava Marlon Brando e in cui salì alla ribalta Maria Schneider; quest’ultima a soli vent’anni entrerà nella storia del cinema internazionale per la famosa scena di sesso anale. Laura Antonelli quando interpretò Angelina, in Malizia, di anni ne aveva 32, e per molti anni a seguire anni rimarrà nell’immaginario italico come fantasia erotica. Per la cronaca il film che fece più incassi quell'anno fu Il padrino: salire sul podio in quell’anno non sarebbe stato agevole per nessuno e Malizia ci riuscì.

Successo momentaneo? Direi di no, sempre Wikipedia precisa che i dati aggiornati a fine 2016 vedevamo il film di Salvatore Samperi quale l’undicesima pellicola più vista di sempre del cinema italiano a partire dal 1950. Malizia quindi non può essere considerata una pellicola “buttata lì” e i nudi della Antonelli più che ridere forse stuzzicano, e lo fanno a distanza di decenni.

Questo lavoro forse merita un approfondimento. Che immagine di donna emerge da questa sceneggiatura in piena epopea di femminismo? Siamo negli anni dell’emancipazione e l’aspetto è di un qualche interesse. I dialoghi, ad un primo veloce analisi, lasciano intendere una visione poco edulcorata delle donne. Porceddu (Stefano Amato) l’adolescente amico di Nino, riferendosi alla propria sorella Luciana afferma testualmente: “Perchè è puttana, tutte puttane sono,... no?”. Lo stesso Nino, (Alessandro Momo, l'adolescente protagonista del film) riferendosi alla sorella di Porceddu rincarerà la dose, in un alterco con l’amico: “... tu e quella gran vacca di tua sorella”! Interessante notare la reazione della giovane che ascoltava con le mani appoggiate alla spalle di lui in un tentativo di giovanile seduzione.

La ragazza si limita ad esclamare “Ahh!” e il tutto finisce li, con uno sguardo della smaliziata ragazza che esprime quasi un senso di compassione per il giovane; la sberla che ci si poteva attendere e che mi sarei sicuramente preso io se mi fossi permesso una simile affermazione con qualsiasi delle mie "amiche" non c’è stata! Non meno dolce è il dialogo che Nino ha con Angelina quando le da della "puttana," per essersi spogliata nonostante avesse compreso ci fosse anche Porceddu che ne osservava la sua nudità dal lucernario. Non entro nei dettagli, ma la povera Angelina fu obbligata allo strip-tease proprio dal giovane. Angelina quindi prende della puttana da chi l'aveva costretta a spogliarsi.

Messe così queste testimonianze parlano di donne viste come delle “troie”, e in un film che si presenta come erotico la cosa non deve stupire, fossero tutte delle “suore caste e pure” la trama ne avrebbe risentito. Al di là di questi dialoghi la realtà è che tutte, e dico tutte, le figure femminili proposte, alla fine giocano con i maschi come il gatto fa con i topi e muovono gli uomini come dei burattini, sfruttando la loro avvenenza e magari appagando i loro appetiti. “...il più bel culo di Catania” era in dote alla vedova Corallo (Angela Luce). Questa donna ha voglia di sentirsi giovane e non teme di giocare le sue carte anche con un minorenne, Nino; in uno degli ultimi dialoghi svoltosi durante il matrimonio di Angelina, si intuisce che le sue trame molto probabilmente hanno avuto per lei l’esito sperato. Anche la sorella di Porceddu, Luciana (Tina Aumont) sa quel che vuole e getta le sue esche con leggiadria.

Nino non sa coglierle ma è il ragazzo che si dimostra impacciato, non Luciana che vive le sue pulsioni con spensieratezza. La figura di Luciana non è per nulla eccessiva, al contrario vive con serenità e naturalezza la sua giovinezza al contrario di Nino che palesa tutte le contraddizioni dell'adolescenza. E il tema di come gli adolescenti vivono con stati d'animo tormentati il germogliare della sessualità è un altro degli aspetti trattati dal film. Non va dimenticato infatti che è Nino il vero protagonista della pellicola, un adolescente, e tutta la trama del film altro non è se non il percorso che il giovane compie nel mettere a fuoco che Angelina, aspirante moglie del padre rimasto vedovo da poco, è il suo oggetto di desiderio.

Laura Antonelli è Angelina, una serva che conscia del suo fascino decide di sfruttarlo per accasarsi con un borghese benestante e di prestigio, Ignazio la Brocca (Turi Ferro). Anche lei riesce in pieno nel suo progetto, nonostante il suo piano sia ostacolato dalla infatuazione del figlio di Ignazio, Nino per l’appunto, che por tutto il film ne ostacolerà l’esito, sino a capitolare. Angelina cederà alle richieste dell'adolescente, ma l’amplesso che metterà tutti col cuore in pace, lei, Nino, Ignazio e gli spettatori della pellicola che aspettavano il gran colpo finale, è di fatto una sorta di stupro che lei impone al ragazzo. Anche in questo caso quindi la donna non ne esce sconfitta, anzi si potrebbe quasi dire che finisce per essere una prevaricatrice. E' questa però una sorta di rivincita di Davide verso Golia, Angelina era sempre stata corretta con tutti gli appartenenti della famiglia e agli occhi dello spettatore i soprusi che Nino aveva imposto alla donna meritavano forse una contropartita.

L’ultima figura femminile che il film disegna e di cui non ho ancora opinato è la madre di Ignazio, (Lilla Brignone) che seppur essere la sola a non proporre aspetti legati alla seduzione e non esibire parti del corpo è l’unica che un uomo da bar definirebbe con un epiteto ben preciso, a causa della sua antipatia. Anche lei è una prevaricatrice e il suo bersaglio preferito pare essere il figlio Ignazio che viene deriso e reso una sorta di zimbello di fronte a tutti i membri della famiglia. Non esita a farsi scarrozzare stando seduta sulla sedia portata a peso dai parenti e taccia Angelina con il vocabolo “serva”! pronunciato a più riprese sempre con timbro di assoluto disprezzo. E’ l’unico momento in cui emerge una visione politica, una visione in cui la società è divisa in classi e che un borghese vada ad “impegolarsi” con una domestica è visto dall’anziana signora come palese perdita di prestigio e simbolo di decadenza: una sconfitta sua e per l'intera famiglia, forse un segno di degrado sociale! Ecco il dialogo testuale che la capofamiglia esprime ad Ignazio: “Ci vuoi fare i tuoi comodi… e fatteli! Una serva pure a questo serve, da che mondo è mondo…” e via nel esternare il concetto che io riassumo, usando un linguaggio estraneo al film in "te la vuoi scopare, e fallo, ma poi rimandala al lavoro"!

E’ questo se vogliamo l’unico momento in cui una donna viene vista come “essere inferiore”, ma, come spiegato, è un'altra donna a tracciare un simile ritratto ed è quest'ultima l’unica figura femminile che non vive con positività la sessualità (anche perchè anziana). Alla fine si potrebbe dire, ma è una mia interpretazione, che chi non fa sesso finisce per inacidirsi. Per altro costei è l'unica donna che la trama del film designerà come perdente perché Angelina sposerà chi voleva sposare. E gli uomini come sono visti? Ignazio è un tontolone, e il figlio maggiore non pare essere molto meglio. Porceddu e Nino sono due adolescenti che cercano di capire come muoversi nel mondo del sesso e non pare abbiano le idee chiare mentre l'unico senza malizia è il fratello più piccolo di Nino. La malizia quindi è parte delle pulsioni sessuali.

Tirando le somme la donna è una figura che si emancipa grazie al proprio fisico ed alla propria capacità di sedurre. Questo da lei potere e se lo sa fare vive serena e anche felice. Nulla di sessantottino quindi, anzi, direi l'esatto contrario perchè se per vivere bene una donna deve sfruttare la sua avvenenza va da sè che quando questa se ne va, le cose si complicano. La frase "le donne son tutte puttane" a ben guardare quindi è solo uno stereotipo posto in essere da chi, i maschi, finiscono per essere succubi del fascino femminile e ne diventano i loro giocattoli.

Altri aspetti paiono a me interessanti ed emergono da questa pellicola oltre al già citato tema della sessualità adolescenziale che merita una parentesi: ai giorni nostri chiunque cerchi di corteggiare una sedicenne viene visto come un pedofilo, mentre qui il giovane Nino può essere associato ad un ragazzo quattordicenne, e ripeto, la scena dell’amplesso è da lui subita, dopo che con i suoi ricatti l’aveva "provocata". E' quindi trattato, sempre in modo velato, anche il tema della violenza, questa volta di una donna nei confronti di un uomo, peggio, si direbbe, di un minorenne.

Questo aspetto però è ben intrecciato ad un altro, ovvero che nel film c’è un rapporto di dominazione posto in essere da parte del giovane nei confronti della ragazza. Oggi il tema della dominazione ha una sua sigla bdsm, nel film di Samperi emerge come i ricatti e gli obblighi, anche le menzogne, facciano parte del gioco sessuale e siano strumenti indispensabili per raggiungere dei fini. Abbiamo scritto sopra che nel film sono le donne che tirano le fila, e la tradizione vuole che siano le persone mature a governare chi è inesperto, ma qui è il minorenne che costringe al suo volere e piega ai suoi ricatti l'avvenente ragazza. Tutte le scene “piccanti” sono in realtà volute e orchestrate dal giovane che si fa guidare dalla sua fantasia e dalla sua energia adolescenziale.

L’ultimo aspetto che traspare è quello di una sorta di leggero complesso di edipo, perché, alla fin fine pur se non legati da rapporto di sangue, ma il giovane si accoppia con quella che dovrà chiamare mamma. Mi si permetta di aggiungere una ulteriore annotazione, la sensazione che si ha osservando il film è che l’interesse sessuale sia favorito dalle chiacchiere. Mi spiego, ad attirare l’attenzione di Nino sul fondoschiena della vedova è la frase del fratellino piccolo. Incuriosito andrà a focalizzare e ciò produrra delle conseguenze. E sempre su istigazione di Porceddu che il giovane va a osservare di nascosto la nudità di Luciana, e sono gli interessamenti del fratello maggiore, del padre e dell'onnipresente Porceddu nei confronti della donna di casa che spingono Nino a concentrare le sue attenzioni sulla cameriera la quale lo stregherà con la sua avvenenza confermando le chiacchiere e l'interessamente che la vedevano protagonista.

E' come se il desiderio si nutra anche delle azioni e delle opinioni di chi ci circonda. Voglio qui esprimere il concetto uscendo dalla trama del film... Laura Antonelli era una bella donna anche prima che uscisse questa pellicola, ma le chiacchiere e l'attenzione generale che questo film ha suscitato ha contribuito a rendere quel corpo uno di corpi più ambiti della nostra penisola. Se prima molti non l'avevano notato l'interesse generale ha contribuito a caricarlo di pàthos e da bella donna, come ce n'erano a milioni nel nostro paese è diventata l'icona erotica in assoluto. Nino si fa contagiare dall'interesse del fratello e del padre per Angelina, coinvolgendo lo spettatore nel suo percorso di ricerca. Chi osserva il film viene coinvolto dall'evolversi dello stato d'animo del giovane e tifa per lui sperando che riesca a far spogliare la donna: non è più Nino che vuole far spogliare la donna, sei tu che osservi che speri questo accada. E' in quest'opera di immedesimazione che sta la grandezza della pellicola, non in altro.

E qui mi pongo un dilemma, se ogni maschio eterosessuale tifa per l’adolescente e vive come una liberazione l’amplesso con la Antonelli, una donna come potrà vivere la visione di questa pellicola? Qui non ho una risposta. La sensazione è, ritornando ad uno dei punti iniziali, che questo film sia "un prodotto" per gli uomini e che percorra un sentiero dove le donne (e gli uomini) seguono degli stereotipi ben definiti.

Ancora due osservazioni e poi vado in chiusura. Molte sono le situazioni di voyeurismo, Nino, Porceddu, il fratello maggiore e il papà cercano di vedere le virtù di Angelina che le cela quasi sempre non solo ai loro occhi, ma anche a quelle dello spettatore. Le scene di nudo totale sono molto rare e molto brevi, stuzzicando l’immaginazione dello spettatore soprattutto con l'attesa. Oltre al  voyeurismo vi sono scene riconducibili al feticismo: Nino La Brocca nella scena più scabrosa del film obbliga Angelina a togliersi le mutandine ed a consegnarle. Non si vede nulla e il tutto si risolve nel passaggio dell'indumento intimo che dalle gambe della ragazza si trasferisce alle mani del ragazzo. La parte protetta dalla lingerie non sarà vista dallo spettatore.

Riassumendo in Malizia le scene di sesso esplicito latitano, ma tutta la trama ha aspetti che stuzzicano l'appetito maschile. Da notare che Samperi si attivò affinché fosse Laura Antonelli la protagonista della sua opera riuscendo a resistere alle pressioni del suo produttore che avrebbe voluto la più nota (allora) Mariangela Melato. Non vi è controprova ma ritengo la Antonelli fosse la figura più idonea per interpretare il ruolo di Angelina grazie al suo suadente timbro di voce, determinante a mio avviso.

Malizia non è quindi un capolavoro di recitazione, non è un dipinto politico, sociale, economico dell’epoca; non descrive la realtà siciliana. Non ha dialoghi di grande intensità o degni di nota. E’ un film che vuole dare dello svago e che vuole stuzzicare le fantasie maschili. A mio avviso ci riesce bene. Lo volessi paragonare ad un vino direi che è un prosecco, una bevanda leggera che si prende prima di un pasto importante e che si apprezza per la facilità con cui si consuma. Per cenoni o eventi capitali ci sono altri vini, più impegnativi. Mi trovo quindi in totale disaccordo con l’opinione espressa in apertura di articolo e se questo film meriti la posizione di undicesimo più visto non ho la competenza ed il bagaglio per sostenerlo, che però questo film sia associato alla saga dei Pierini con Alvaro Vitali o ad altre pellicole dove la Fenech o la Rizzoli stuzzicano il pubblico con una semplice doccia mi disturba: non bisogna confondere il prosecco con il barolo, ma rimanendo nella similitudine neppure il vino con l’acqua. Sono cose differenti e da buon veneto ed ex alpino questo lo devo sottolineare!

Mirco Venzo, Treviso 26/11/2020 #qzone.it
http://www.qzone.it/index.php/q-movies/706-malizia-di-samperi

 

 

7 comentarios:

  1. la cameriera non avrebbe avuto il bisogno di fare quello che ha fatto per aver complice il ragazzetto ( complice poi di cosa?..) il padre se l'avrebbe sposata comunque.
    per me, un film maschilista e sexista tipico anni '70 , troppo sopravalutato..

    ResponderEliminar
  2. Hola Amarcord: todos los enlaces están borrados. Saludos

    ResponderEliminar
  3. Se podrán subir los links de esta peli? Me encantaría ver otro film con Alessandro Momo, me encantó su rol en Profumo di donna. Mil gracias por adelantado.

    ResponderEliminar
  4. Lastima llegue un año despues....

    ResponderEliminar
  5. enlaces muertos. solicitud de una nueva carga. saludos

    ResponderEliminar
  6. u la la ! Just perfecto ! Muchas gracias !!!

    ResponderEliminar