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miércoles, 28 de diciembre de 2011

Ospiti - Matteo Garrone (1998)


TITULO ORIGINAL Ospiti
AÑO 1998
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS En español e italiano (Separados)
DURACION 78 min.
DIRECCION Matteo Garrone
ARGUMENTO Matteo Garrone
GUION Matteo Garrone, Attilio Caselli
MONTAJE Marco Spoletini
ESCENOGRAFIA Matteo Garrone
VESTUARIO Matteo Garrone
MUSICA Banda Osiris
PRODUCCION Matteo Garrone, per Archimede Produzione
REPARTO Corrado Sassi, Pasqualino Mura, Julian Sota, Llazar Sota, Maria Ramires, Paola Rota, Paolo Sassanelli, Alex Martayan, Alessandro Busiri Vici, Massimiliano Cambarau, Laura Denoyer, Gianni Di Gregorio

SINOPSIS Roma, estate, quartiere Parioli. Gherti (Julian Sota) e Gheni (Llazar Sota), due giovani cugini albanesi, lavorano in un ristorante rispettivamente come cameriere e lavapiatti. Un giorno si presenta al ristorante un certo Corrado (Corrado Sassi), fotografo balbuziente intenzionato a fare una mostra nel locale. Il proprietario del ristorante si dice disposto a farla dopo l'estate, ma nel frattempo gli domanda se conosce qualcuno disposto ad affittare una stanza ai due giovani albanesi. Il ragazzo si offre di ospitarli provvisoriamente a casa sua e col passare dei giorni fa amicizia con Gheni, mentre Gherti diventa amico di Salvatore (Pasqualino Mura), ex portiere del palazzo di Corrado con moglie psicolabile a carico.



Il secondo film di Garrone si presenta in qualche modo come la prosecuzione del primo, anzi, di una parte del primo, e precisamente dell'episodio sui due giovani albanesi. In “Ospiti” li ritroviamo come cameriere e lavapiatti di un ristorante italiano. In qualche modo, i due cugini Gherti e Gheni, sono riusciti a trovare una loro piccola e fragile possibilità di integrazione nel “territorio” italiano. Ma non hanno smesso di attraversare la vita e i luoghi della loro esistenza italiana con lo sguardo attento del viaggiatore, o, meglio, del “viandante”, il viaggiatore dell'anima che, come nella lunga passeggiata pomeridiana in bicicletta di Gheni, percorre con lentezza di sguardo il paesaggio esterno, allo stesso modo in cui lo fa al suo interno, nella propria anima. E' ovvio che sia Gheni che Gherti sono emigrati per ragioni economiche, ma è altrettanto vero che non è solo questo il motivo del loro viaggio. Lo leggiamo nei loro occhi tristi, ma perennemente mobili su ciò che hanno intorno. Infatti ognuno di loro in qualche modo percorre una propria strada di conoscenza, attraverso l'amicizia con Corrado, timido e fragile fotografo romano (Gheni), e nel rapporto silenzioso, ma pieno di echi storici e sociali, con l'anziano Salvatore (Gherti), ex portiere del palazzo in cui abita Corrado, anch'esso emigrato dalla Calabria in un'altra epoca di migrazioni. Ritorna poi anche in “Ospiti” un altro elemento importante di “Terra di mezzo”, e cioè la Roma assolata e periferica, deserta di presenze umane significative e di sentimenti da ricordare. La Roma che i protagonisti del film attraversano chi perdendosi in sogni e situazioni effimere senza passato né futuro (Gheni e Corrado), rinchiudendosi in un presente vagamente autistico e senza sbocchi reali, chi vivendo emotivamente in un passato forse un tempo sereno, ma che ora mantiene solo i colori di una malinconia pervasa dai segni di morte, dalla sensazione della finitezza della vita, dalla paura della caduta di sé e della possibile scomparsa degli altri (la moglie psicolabile di Salvatore). Senza nemmeno la promessa di un futuro migliore, di un secondo tempo in cui poter recuperare quello che si è perso nel primo. E' questo lo sguardo con cui incrociano i propri destini Gherti e Salvatore, quando vagano per Roma alla ricerca della moglie dell'anziano signore, scomparsa improvvisamente. Il tutto condito dallo stile documentaristico con cui è girato il film, da una narrazione che pare svolgersi in contemporanea allo sviluppo del film, da un regista che cerca sempre di “acchiappare la realtà” non per rinchiuderla sullo schermo del cinema o della televisione ma per moltiplicarne gli echi e le suggestioni emotive, per allargarne gli spazi di conoscenza. Anche Garrone si muove a proprio agio in un cinema umanistico che deve molto a Rossellini ed al suo desiderio di ripartire dall'uomo, “ovvero da sé stessi a contatto con gli altri” e con il proprio ambiente di vita.
Marcello Cella
http://www.neokifilm.it/articoli/registi-di-frontiera-matteo-garrone
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Gheni (L. Sota) e Gherti (J. Sota), due giovani albanesi che fanno i lavapiatti a Roma vanno ad abitare in casa del fotografo Corrado (C. Sassi) che diventa presto amico del primo, mentre Gherti, più irrequieto e insofferente, lega con Lino (P. Mura), anziano immigrato sardo che ogni giorno accompagna in giro per la città la moglie (M. Ramires), affetta da depressione e mania di persecuzione. Il taglio del secondo film di Garrone ("Terra di mezzo") è esistenziale più che sociologico; il malessere di Gheni e Gherti, pur così diversi tra loro, non è tanto dell'immigrato, ma di chi è "straniero a sé stesso", condiviso dagli altri due personaggi italiani. "Il film funziona soprattutto nei momenti di stallo in cui la macchina da presa osserva i vuoti, le pause, i silenzi ..." (Michele Marangi). Quando passa a un discorso esplicito, scade a sceneggiato televisivo. (Il Morandini)



Uno dei migliori registi italiani ,insieme a Sorrentino,autore di opere importanti che indagano a fondo sul malessere del genere umano e della società.Questa pellicola ,uno dei primi film di Garrone, è un'opera assai strana.Un film girato come fosse un documentario,narra la storia di due fratelli albanesi ospitati in casa di un presunto artista perdigiorno e del rapporto di amicizia che uno di loro costruisce con un anziano vicino di casa,il quale ha perso la moglie malata di alzheimer, alla fermata del bus.
Vite fragili che cercano di rimanere a galla,messe agli angoli eppure protagoniste e al centro di una narrazione robusta e vigorosa, di indagine zavattiana
D'altronde la nostra società tende ad allontanare le persone anziane,ormai hanno lavorato e prodotto una volta a casa sono un peso per il nostro mondo capitalista.Gli stranieri che lasciano casa e famiglia per una nuova vita e si scontrano con una realtà di sacrifici-anche umani sul posto di lavoro-di leggi xenofobe,di sottile razzismo quotidiano.Infine la generazione mia che è nata e cresciuta durante il trionfo della morte delle idee e si ritrova impreparata ad affrontrare tempi feroci e crudeli come questi.Insomma siamo tutti ospiti precari di un mondo impazzito.
http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.com/2008/12/ospiti-di-matteo-garrone.html
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Ospiti, seconda opera di Garrone, segue Terra di Mezzo sia temporalmente che tematicamente che produttivamente, mentre si unisce al seguente Estate Romana per la modalità narrativa. Meno riuscito del seguente, Ospiti ha i difetti dell'inesperienza, qualche tempo morto e qualche difficoltà nello stendere la trama, tuttavia, aiutato anche dalla breve durata (78 minuti), scorre bene e riesce a parlare con originalità dell'estraneità.
Sicuramente il termine più giusto per tutto il cinema di Garrone è proprio l'originalità, intesa come originalità dei temi e delle strategie espositive. Per Ospiti Garrone tratta documentaristicamente un momento di vita, un'estate romana (splendida come quella del seguente film) di 4 personaggi, due ragazzi albanesi, un emigrato sardo ed un benestante fotografo romano, inseriti nel contesto del quartiere Parioli, fotografato come fosse un quartiere degradato, tutti e 4 estranei a qualcosa, chi al paese, chi al proprio status di emigrante e chi alla vita borghese. Colmo di silenzi espressivi e di sequenze documentaristiche dei margini del benestare romano Ospiti è ancora legato a molti morettismi (che si perderanno in Estate Romana a favore di un'ancor maggiore originalità), e somiglia un po' a tutto quel cinema italiano "sociale" facile facile, ma ad una visione attenta è evidente come se ne distacchi quasi subito con la prima sequenza, il tentativo di rimorchio delle due ragazze, per approdare (o quantomeno cercare di approdare) ad una dimensione molto più profonda della descrizione della realtà che al momento ha come punto di riferimento i fratelli Dardenne.
Garrone fa tutto da sè, dirige, produce coscrive, cosceneggia, e si occupa perfino di scenografie e costumi, un raro esempio di totale autrachia ed indipendenza produttiva che non incide sulla qualità, sempre eccelsa del girato e della recitazione, pur utilizzando attori non professionisti.
Gabriele Niola
http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com/2005/08/ospiti-1998di-matteo-garrone.html



5 comentarios:

  1. Hola, soy Tofurri, escribo acá porque no sé donde hacerlo, estoy viendo que donde aparecen los meses ( nov. oct. sep. etc.) pone la cantidad de subidas, pero después de ver 7 u 8 que hay, a la fuerza vas a pág. principal. O sea, para ver todo, hay que ir a las 480 y pico que tiene el blog y eso dificulta el ir espiando "a ver que me puedo bajar". Si se pudiera arreglar, sería más fácil para el usuario. Perdón por la molestia y gracias. Hasta otra.

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  2. Muchas gracias, cada día me sorprendo más con títulos que no conocía.

    Esta me la bajo para traducirla.

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  3. Subs en español (traducidos por mi alter ego en PdB)
    http://www.mediafire.com/?g174v6zb58atu74

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    1. Gracias ibuprofessor. Agregados.

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    2. is there any subs in english....please need it, cant understand either italian or spanish

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