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lunes, 12 de marzo de 2012

Il Monaco di Monza - Sergio Corbucci (1963)


TITULO ORIGINAL Il monaco di Monza
AÑO 1963
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACION 90 min.
DIRECCION Sergio Corbucci
ARGUMENTO Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
GUION Bruno Corbucci,Giovanni Grimaldi
FOTOGRAFIA Enzo Barboni
ESCENOGRAFIA Ottavo Scotti
MUSICA Armando Trovajoli
MONTAJE Otello Colangeli
AYUDANTE DE DIRECCION Ruggero Deodato,Mario Castellani
DIRECTOR DE PRODUCCION Alfonso Donati
PRODUCCION Globe International Film,Addessi Cinematografica
INTERPRETES Y PERSONAJES
Totò ( Pasquale )
Nino Taranto( Egidio )
Erminio Macario( Mamozio )
Lisa Gastoni( Fiorenza )
Mario Castellani( il nobile con due scarpe destre )
Adriano Celentano( un falso frate )
Don Backy( un altro falso frate )
Carlo Delle Piane( l'oste )
Mimmo Poli( il frate grasso )
Franco Ressel( l'ufficiale del Balzello )
Fiorenzo Fiorentini( Smilzo,un bravo )
Giacomo Furia( Cecco, un altro bravo )
Gianni Baghino( il bravo ubriaco )
Moira Orfei( suor Virginia )
Clara Bindi( una popolana )

SINOPSIS L'azione si svolge a Monza nel 1600. Il protagonista, Pasquale ciabattino con dodici figli, viene cacciato dal paese, perchè non è in grado di pagare le tasse. Incomincia per lui e i suoi figli una vita randagia sempre alle prese con la fame e gli stenti. Pasquale per sollecitare la generosità della gente si veste da frate e consiglia ai suoi figli di confessarsi figli della Provvidenza. Vengono accolti nel castello di Don Egidio un losco marchese che tiene prigioniera la bella cognata che non lo vuole per marito e che inoltre attende un figlio dall'uomo che ama, Don Manuel. Pasquale è così felice di poter sfamare lui e i suoi figli che acconsente di aiutare la bella signora ad eliminare il cattivo Don Egidio. Purtroppo una serie di contrattempi mette nei guai il povero Don Pasquale e solo l'intervento di una compagnia religiosa con a capo la monaca di Monza riesce a far fallire le mire del perfido marchese che viene arrestato. Finalmente la bella castellana può sposare il padre del suo bambino e per gratitudine permetterà a Pasquale e figli di vivere per sempre nel castello.


Soggetto
Secolo XVII.Pasquale,ciabattino che fabbrica solo scarpe destre,fugge travestito da frate dal paese natio con l'amico Mamozio e con i suoi 12 figli che fa passare per "figli della Provvidenza".Viene ospitato da don Egidio nel suo castello dove tiene segregata la bella Fiorenza per costringerla a sposarlo.La donna che e' innamorata di Manuel chiede aiuto a Pasquale che per sbaglio propina un filro amoroso a don Egidio,che reso rovente dal filtro obbliga il nostro a celebrare le nozze.Interviene un manipolo di suore che guidate dalla monaca di Monza fa arrestare don Egidio: i giovani possono così sposarsi e offrono ospitalità a vita a Pasquale e ai suoi.

Critica e curiosità
E' l'ultimo film che Totò interpreta con Nino Taranto e Macario . Si tratta di una parodia de " La monaca di Monza " . Mentre era alle prese con questo film , Totò viene prelevato da Corbucci e con ancora il vestito di frate gli mette in testa un cappello da bersagliere e gli fare girare la scena finale de " Il giorno più corto " .
Da un articolo non firmato apparso su Il Secolo XIX Nuovo : " Esistono film che dovrebbero veder limitato il visto di programmazione ai cinema di periferia , per motivi di gusto . [..] Ora , con questo Il monaco di Monza è da credere che la cinematografia nostrana abbia raggiunto la categoria più infima . [..] Qui , la qualità delle trovate comiche è talmente povera da non riuscire a strappare il minimo accenno di sorriso . Il buon Totò si sbraccia inutilmente [..] " .
Ancora un articolo non firmato su La Notte : " Ma perchè Totò riesce a fare un film più brutto di quello che ha fatto precedentemente ? Chi lo conosce sa che Totò per quanto stanco e acciaccato , non può rinunciare a recitare , per lui equivarrebbe a rinunciare a vivere . E perciò recita , qualunque sia il soggetto che gli propongono , il regista che dovrà dirigerlo , gli attori che lo affiancheranno[..] " .
http://www.antoniodecurtis.com/monza.htm


Critica:
I vecchi sketches d'avanspettacolo brillavano in confronto a questo film che è diretto, ahilui!, da Sergio Corbucci, per intelligenza, brio e raffinatezza. Qui la qualità delle trovate comiche è talmente povera da non riuscire a strappare il minimo accenno di sorriso. Il buon Totò si sbraccia inutilmente. Il Secolo XIX Nuovo, Genova, 23 marzo 1963.
È una parodia dei "Promessi Sposi" esangue e senza scopo. La satira si riduce ad uno squallido emporio di situazioni iperbolicamente irreali e battute che sono al di sotto della barzelletta da caserma. In questo film triviale, tanto privo di spirito e di sceneggiatura, quanto sovrabbondante in turpiloquio e sciatteria, Totò raggiunge uno dei livelli più bassi di volgarità. È certamente il film più brutto di Corbucci, che forse voleva tornare a un tipo di parodia quale "Figaro qua, Figaro là", ma invece compone una storia senza la minima intelligenza, dando vita a scene che hanno l'unico e dichiarato scopo di riferirsi all'attualità sia politica che cronachistica, come per esempio la battuta pronunciata dal calzolaio Totò, che allude all'allora famoso "Maestro di Vigevano": ero in società con Mastronardo, battute che alla fine risultano penose per la loro pochezza e la loro assoluta mancanza di intelligenza e buon gusto. Quasi ad anticipare L'èsprit del '68, il film trasmette un'aria di un certo ribellismo d'insieme.
Canta l'allora esordiente Adriano Celentano (già utilizzato ne "La dolce vita") e recitano attori di contorno assolutamente privi di forza, quali la mediocrissima Lisa Gastoni e gli stereotipi Giacomo Furia e Fiorenzo Fiorentini. In sostanza il film si regge sulla sola recitazione di de Curtis (non al suo massimo), di Nino Taranto, che riesce a disegnare un personaggio con qualche tratto di ironica caricatura, e di Macario, appesantito e stanco. II ciabattino Pasquale Cicciacalda, interpretato da de Curtis, rimanda in qualche modo a "San Giovanni decollato", mentre il frate successivo anticipa i ruoli che  saranno di ben altro spessore ne "La mandragola" e ancora di più in "Uccellacci e uccellini". Si salvano nel film solo alcuni duetti da avaspettacolo con Nino Taranto (esilarante l'equivoco, che allarma Totò, sulla domanda "lei mi sposerebbe, padre?"), mentre la scena della veglia al finto morto, lunga, stucchevole e banale, vuole essere un esempio di humour nero e si rifà a "Totò cerca casa" e a "Le sei mogli di Barbablù".
La scena del parto, con il trapano e il martello è tratta da "Sua Eccellenza si fermò a mangiare" e da "'Totò, Vittorio e la dottoressa". Notevoli e bellissimi sono alcuni piani del viso di de Curtis, che quasi da soli, per la loro intensità, riscattano il film, che per altro vorrebbe ispirarsi al matrimonio difficile de "I promessi sposi", ma non ha alcuna struttura ne logica ne narrativa e cade ancora più in basso quando entra in campo Lisa Gastoni. La scena in cui Totò sputa nell'occhio di un "bravo" è plagiata da "Totò a colori" e ancora prima da "'Totò cerca casa".
II film è infarcito di continui giochi linguistici, di cui alcuni di estrema volgarità, che abbassano ulteriormente il livello della farsaccia: Su con le corde per Sursum corda; provola per prova; sono un monaco di Monza, cioè un Monzambico; Con-che comunichi? -Con-Checco, Hai libero accesso -Grazie, ora non ho bisogno. Dopo, caso mai. Caro maresciallo - Sono Marchese - marchese o maresciallo sempre con la "m" comincia, e tanti altri ancora.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/monaco.htm

7 comentarios:

  1. Hello, Amarcord. Do you want an english sub for this copy?
    There are some seconds missing at 1:15:57,000 and the eng sub that is on the net, doesn't fit. I have the exact same copy with synced subs. By the way, the audio is fine.

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  2. Hola, Amarcord. In case you want an english sub for your copy (better from nothing), take a look at opensubtitles.org.
    Thank's for everything.

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  3. CIAO AMICO: I LINK NON SONO MORTI. PUOI UPLOAD UNA'ATRA VOLTA? GRAZIE.

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