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martes, 24 de abril de 2012

Gambe d'oro - Turi Vasile (1958)


TITULO ORIGINAL Gambe d'oro
AÑO 1958
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 90 min.
DIRECCION Turi Vasile
ARGUMENTO Antonio Margheriti
GUION Turi Vasile,Antonio Margheriti
FOTOGRAFIA Carlo Bellero
ESCENOGRAFIA Piero Filippone
MUSICA Lelio Luttazzi
MONTAJE Mario Serandrei
PRODUCCION Film del Centauro,Comp.Cinem.Titanus,Roma
INTERPRETES Y PERSONAJES Totò (il barone Luigi Fontana), Memmo Carotenuto(Armando), Dolores Palumbo(Emma), Paolo Ferrari(Aldo Maggi), Rosario Borelli(Franco Savelli), Scilla Gabel(Gianna,sua moglie), Elsa Merlini(Luisa,moglie del barone), Rossella Como(Carla,figlia del barone), Giampiero Littera(Giorgio), Turi Pandolfini(il sindaco), Furlanetto(il commendator Renzoni), Bruno Carotenuto(Riccardo), Josè Jaspe(l'intermediario di Renzoni), Walter Santesso(il giocatore n.8), Nino Vingelli(Carmine,il barbiere)

SINOPSIS Armando (M. Carotenuto) allena la squadra di calcio di Cerignola e mira in alto. Il barone Fontana (Totò) che ne è il presidente, bada solo ai soldi e vorrebbe vendere i due calciatori migliori a un industriale milanese. Uno dei due ama la figlia del barone. La squadra nazionale viene ad allenarsi e la squadretta del posto la supera in bravura. Il barone, lusingato, apre la borsa. È un film con Totò ma Totò c'è poco e quel poco è mal servito. Uno dei tanti infelici film italiani sullo sport nazionale n. 1. (Il Morandini)


Soggetto
Il barone Fontana,presidente dalla locale squadra di calcio,osteggia l'amore tra sua figlia Carla ed il calciatore Aldo,ma la notizia che Aldo possa cambiare squadra getta nello sconforto i suoi compagni.Con una prova di orgoglio la piccola squadra riesce a battere la Nazionale e il barone divenuto più generoso consente a Carla e ad Aldo di fidanzarsi.

Critica e curiosità
Il film venne girato a Cerignola , la troupe si sposta a Foggia solo per girare le scene della partita e per evitare grosse spese gli sceneggiatori si inventano una partita a porte chiuse . La presenza di Totò , ormai segnato dalla malattia , si risolve in una partecipazione straordinaria .
Da un articolo non firmato sul Corriere della sera : " [..] Un film di sapore provinciale di trasandata fattura che alterna un'allegria sforzata ad un sentimentalismo all'acqua di rose [..] " .
Ancora un "senza firma" su La Notte : " [..] E' un film noioso , questo , nonostante la presenza di Totò ( il che è un bel risultato ) e svolto con stucchevole sentimantalismo " .
"Senza firma " sul Corriere Lombardo . " E' un film di Totò ma con poco Totò . [..] Oggi il suo nome è preceduto , sui fogli di presentazione , dalla frase " con la partecipazione staordinaria di Totò " . Peccato , perchè il suo humour da quel non molto che si vede , è ancora quello di una volta , capace di entusiasmare un'intera platea [..] " .
http://www.antoniodecurtis.com/gambe.htm
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Critica: È un film di Totò, ma con poco Totò. Conseguentemente anche il divertimento del pubblico diminuisce. Non è più come una volta, quando il comico napoletano era presente dal principio alla fine: oggi il suo nome è preceduto sui titoli di presentazione dalla frase "con la partecipazione straordinaria di Totò". Peccato, perchè il suo humor, da quel non molto che si vede, è ancora quello di una volta, capace di entusiasmare l'intera platea. "Corriere Lombardo", Milano, 28 agosto 1958.
In un ruolo di non protagonista, Totò dà vita ad un personaggio che appartiene alla serie dei ritratti "duri", come in "47 morto che parla", "Totò terzo uomo" e "I due colonnelli", nei quali alla maschera bonaria si sovrappone un ghigno risoluto, che vuole essere cinico e spietato, senza mai riuscirvi.
In un film di sapore molto provinciale, dove però nessuno (tranne un po' il barbiere) parla il dialetto pugliese, interpretato da un improbabile, anche se bravo, ma romanissimo Memmo Carotenuto, de Curtis riesce a tratteggiare un carattere, quello del barone Fontana, commerciante di vini, da tutti temuto, con una recitazione sobria, tutta mirata a delineare il "tipo", ma anche e insieme attenta a caricare il personaggio di innumerevoli dettagli realistici e intimi, che fanno cancellare gli opposti, dando luogo a un tipo che è gustosamente simpatico e antipatico, burbero e tenero, inflessibile e cedevole, ingenuo e furbo, cinico e generoso.
Nel fare il duro con la moglie (EIsa Merlini), con la figlia (Rossella Corno), col futuro genero (Paolo Ferrari), con l'amico allenatore e con i suoi operai, Totò rivela quell'animo candido che si sforza di tenere nascosto.
Inserito in un film dolciastro, che vinse tra l'altro l'Ulivo d'oro al festival comico e umoristico di Bordighera, ispirato vagamente a certo cinema americano di ambiente sportivo, caratterizzato da un timbro sentimentalistico e da una psicologia di maniera, Totò riesce a sollevare il livello della storia ogni volta che entra in scena, sicchè il film, alla fine, senza nulla togliere all'onesto Vasile, vale solo per quelle scene, senza le quali si ridurrebbe ad una stucchevole storiellina da fotoromanzo, con il solito amore prima contrastato e poi trionfante.
Vasile tuttavia, grande osservatore della realtà e sempre attento ai singoli dettagli, sa cogliere bene l'ambiente generale e sa caratterizzare talora anche con poesia certe situazioni, tra le quali spicca quella in cui Franco (Rosario Borelli), dondolandosi su una corda, rivela all'allenatore che gli è nato un bambino.
È in questi ruoli che si rivela la grandezza recitativa di Totò, che anche quando è schiacciato dentro un ruolo a macchietta, dentro un carattere o un "tipo", come in questo caso, riesce sempre e comunque a costruire un personaggio vero, reale, che fuoriesce dai limiti impostigli dal copione, attraverso un assoluto controllo che gli impedisce qualunque esagerazione, nella quale cadevano molti comici del suo tempo.
Il culmine del sentimentalismo dolciastro e di derivazione americana è raggiunto nella scena in cui tutta la squadra del Cerignola irrompe nella modesta camera della puerpera Gianna Savelli (Scilla Gabel), coprendo il letto di regali.
Non mancano comunque i soliti piacevoli giochi linguistici, quali una volta tandem, cerea, audax fortuna juventus, in manos tuas, fiat autobus, se lo sapevo mi mettevo le galoscies, porpora per puerpera, ecc.
Al finale del film si è ispirato nel 1970 Luigi Filippo D' Amico nel suo "Il presidente del Borgorosso Football Club", che molto deve, nella sua struttura, a questo "Gambe d'oro" di Turi Vasile.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/

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