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sábado, 20 de agosto de 2011

Un uomo a meta - Vittorio de Seta (1966)


TÍTULO Un uomo a metà
AÑO 1966 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 88 min.
DIRECTOR Vittorio de Seta
GUIÓN Fabio Carpi, Vittorio De Seta, Vera Gherarducci
MÚSICA Ennio Morricone
FOTOGRAFÍA Dario Di Palma (B&W)
REPARTO Jacques Perrin, Lea Padovani, Gianni Garko, Ilaria Occhini, Rosemary Dexter, Pier Paolo Capponi, Francesca De Seta, Kitty Swan
PRODUCTORA De Laurentiis / Dear Film Produzione
GÉNERO Drama

SINOPSIS Jacques Perrin fue galardonado como mejor actor en el Festival de Cine de Venecia de 1966 por su entregada interpretación de un joven escritor que se vuelve loco. Alienado, neurótico y consumido por la culpa, el personaje interpretado por Perrin reniega de la realidad, de su trabajo y comienza a pensar en el suicidio antes de ser enviado a un manicomio para recibir terapia de shock. Tras escapar de allí, regresa a la casa de su infancia, donde descubre las causas de su estado actual. (FILMAFFINITY)


Girato da Vittorio De Seta nel 1966 senza un copione, il film è dedicato allo psicoanalista junghiano Bernhardt con cui il regista era in analisi dal 1958. Un uomo a metà non mette in scena la realtà materiale del setting, la stanza d’analisi, il divano, nemmeno le parole della terapia, ma cerca di  rappresentarla dall’interno.
Il film è tecnicamente molto complesso: inquadrature eccentriche, un continuo gioco tra fuoco e fuori fuoco, rallentatore, voci che sembrano fuori campo, primissimi piani dei volti, continui stacchi che alterano le posizioni degli elementi delle inquadrature… Tutta questa complessità tecnica riesce a non appesantire più di tanto il film e dargli l’aspetto, più che di un sogno, dell’elaborazione di un sogno. Infatti, Michele, il protagonista, è spesso presente come osservatore all’interno dei suoi ricordi e delle sue fantasie.
Michele rivive più che ricordare: è adulto in mezzo ai personaggi della sua infanzia, ed è sempre interpretato dallo stesso attore. La narrazione procede per salti dall’interno all’esterno e dal passato al presente, o per meglio dire descrive uno spazio tempo che si trova contemporaneamente nel passato e nel presente di Michele, nel suo mondo interno e nel mondo reale. Un uomo a metà trova così una soluzione abbastanza originale per descrivere il processo di elaborazione.
Alcune immagini isolate sono collocate in anticipo rispetto agli altri elementi necessari per comprenderle, riproducendo, più che simboli, i punti di focalizzazione del processo di analisi. Lo spettatore è coinvolto nella loro comprensione allo stesso livello di Michele e la progressione del film viene fatta corrispondere alla progressione del lavoro di introspezione del protagonista.
Con Jung possiamo dire di Un uomo a metà che “questa intera creazione è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l’attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l’attore, il pubblico e il critico”, che tutti i personaggi, le scene, il montaggio, i dialoghi sono parte del mondo interno di Michele. La loro esistenza nel film non è autonoma. La ragazzina che lo tenta e lo deride nella sua infanzia è già una donna, ha la voce di una donna, ed è contemporaneamente Elena che lo ha abbandonato, la madre terribile della sua infanzia e la giovane che Michele cerca di baciare nel parco.
Il film è un invito alla comprensione del profondo, contro il determinismo psicologico che ci vorrebbe fatti di impulsi e funzioni, Un uomo a metà è il documentario di De Seta sul mondo visto dall’interno.
http://anarcosurrealisti.noblogs.org/post/2009/01/28/un-uomo-a-met-met-meta-vittorio-de-seta/



Vittorio De Seta (Biografía)

"Lo sguardo neutrale è una menzogna, specie nel mio lavoro, dove basta spostare la macchina da presa di pochi centimetri perché tutto cambi". Un lavoro, quello del regista, di cui Vittorio De Seta ha personalmente gestito e controllato ogni aspetto, pur essendo fermamente consapevole che un film è sempre il risultato di un lavoro di gruppo.
Nato a Palermo, il 15 ottobre 1923, dopo aver frequentato a Roma la Facoltà di Architettura, interrompe gli studi universitari per dedicarsi al cinema. Nel 1953 è secondo aiuto regista di Mario Chiari per un episodio del film Amori di mezzo secolo, (Dopoguerra 1920), con Alberto Sordi e Silvana Pampanini, e l'anno dopo è aiuto regista di Jean-Paul Le Chanois per Vacanze d'amore (1954), con Lucia Bosè e Walter Chiari. Successivamente produce e realizza numerosi cortometraggi, di cui cura anche la fotografia e il montaggio. Queste opere, prevalentemente ambientate nella sua terra (come Lu tempu de li pisci spata; 1954; Isole di fuoco, 1955 e Pescherecci, 1959), ottengono prestigiosi riconoscimenti in Italia e all'estero (Festival di Cannes e di Mannheim). Dal suo soggiorno in Sardegna nascono altri due importanti documentari, Un giorno in Barbagia (1958) e Pastori di Orgosolo (1959), da cui trarrà ispirazione per il suo primo lungometraggio Banditi a Orgosolo, del 1961, girato con una troupe composta solo da tre persone: lui, la moglie Vera Gherarducci e Luciano Tovoli, direttore della fotografia. Il film, lucida analisi del fenomeno del banditismo sardo, interpretato da autentici pastori sardi, vince il Premio "Opera prima" alla Mostra di Venezia. Un progetto che ha condotto in porto da solo, anche perché, secondo lui, produttori e distributori mostrano regolarmente di possedere un loro "criminale" intuito di morte di fronte alle cose vive. Dopo un periodo di malessere interiore e di ricerca di nuove fonti di ispirazione, per il secondo lungometraggio abbandona gli spazi aperti di un'isola e segue dentro una clinica le tracce di una nevrosi che impedisce ad Un uomo a metà (1966) di amare e di essere felice. Anche se stavolta può contare su un cast composto da attori come Jacques Perrin, Ilaria Occhini e Lea Padovani, il film non viene accolto bene né dal pubblico né dalla critica, pur meritandosi la stima di Alberto Moravia e di Pier Paolo Pasolini.
Nel 1970 si trasferisce in Francia per girare, senza troppa convinzione, L'invitata, storia di una crisi coniugale con Michel Piccoli e Joanna Shimkus. Tornato in Italia realizza per la RAI Diario di un maestro (1972), film televisivo in quattro puntate, tratto dal romanzo autobiografico di Albino Bernardini Un anno a Pietralata. Protagonista Bruno Cirino, nei panni di un maestro elementare che in una scuola della periferia romana porta avanti le sue idee, malgrado la diffidenza dei colleghi e una classe di ragazzini difficili. Girato in presadiretta e con la macchina a mano, Diario di un maestro riscuote un enorme successo di pubblico e segna per De Seta l'inizio di una lunga collaborazione con la RAI.
Trasferitosi in campagna, "a lavorare la terra", dopo dieci anni torna ancora dietro la macchina da presa per offrire un ritratto della gente che vive In Calabria (1998), troppo spesso oggetto di ogni genere di pregiudizi. Negli anni trascorsi lontano dalla città "ho conosciuto meglio i contadini, le raccoglitrici, i pastori, i falegnami, i boscaioli, le tessitrici, i suonatori di chitarra. Ho assunto nella mia mentalità il ritmo della semina e della festa.". Il grande maestro è ritornato al lungometraggio nel 2006 con il film 'Lettere dal Sahara' che sarà presentato a Venezia fuori concorso.
http://trovacinema.repubblica.it/attori-registi/vittorio-de-seta/185707
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Goffredo Fofi, “Conversazione con Vittorio de Seta”, in Vittorio de Seta. Il mondo perduto, a cura di Goffredo Fofi e Gianni Volpi, Lindau, Torino 1999
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13 comentarios:

  1. Hola, Eduardo. En primer lugar, gracias por los cómodos enlaces que ofreces para descargar esta desconocida, ni siquiera infravalorada, película. En segundo lugar, quiero preguntarte si conoces el modo de hacerse con 'L'invitata', de este mismo director y con la bella Joanna Shimkus como protagonista (flanqueada por M. Piccoli y J. Perrin). Subtítulos por supuesto que no los hay, pero quizá fuera posible encontrarle. Te lo pregunto porque observo que exploras a fondo el cine italiano y porque además publicas títulos en VO.

    Saludos y felicitaciones por el blog
    Carlos Crusoe

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  2. Hola Eduardo y Carlos. Referente a La invitada acabo de publicar un comentario en mi blog "El mundo de Segis". La vi en 1971, cuando su estreno en España, dos o tres veces. En su momento me entusiasmó. Me parece que es difícil de encontrar.

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  3. Sagi
    Solo hay un Eduardo en el blog (Yo)
    ¿De dónde sacaste los nombres? Por curiosidad.
    En cuanto a L'invitata trataremos de conseguirla.
    Saludos.

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  4. Hola Eduardo. Carlos Crusoe te cita en su comentario del 4 de setiembre. Pero no te conozco a ti ni a Carlos, era por dirigirme a alguien. Ya que hablamos de Cine Italiano. Vi una película hace años de Pupi Avati: "Una gita scolastica", con música de Ritz Ortolani. Me encantó.
    Saludos cordiales.
    Sagi.

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  5. Sagi Planas
    Me interesaría saber dónde me cita (Pura curiosidad)
    En cuanto a tus pedidos: estamos en eso.
    Un abrazo.

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  6. Te cita aquí mismo un poco más arriba. Es el primer y único comentario que hay de un tal anónimo que al final firma Carlos Crusoe.
    Caramba! Este blog es muy bueno. Lo voy a visitar más veces !
    Sagi.

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  7. Bueno... a veces se me escapan algunas cosas.
    Gracias.
    Un abrazo.

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  8. ¿Se pueden renovarlos vínculos?
    Muchas gracias. Vittorio de Seta es un talento por descubrir.

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  9. Perdón, se me había olvidado asociarme.
    ¿Se pueden renovar ahora los vínculos?
    Gracias y enhorabuena por el blog.

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  10. Hola, Amarcord

    Como siempre, gracias por tu labor. De Seta es un cineasta a recuperar. Ya sólo "Banditi a Orgosolo" es estupenda. He visto que los enlaces de esta peli se han caído. Me preguntaba si no podrías renovarlos (si no es molestia, claro).

    Saludos cordiales

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