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domingo, 18 de septiembre de 2011

Porte Aperte - Gianni Amelio (1990)


TÍTULO Porte aperte
AÑO 1990
IDIOMA Italiano 
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 108 min.
DIRECTOR Gianni Amelio
GUIÓN Gianni Amelio, Vincenzo Cerami, Alessandro Sermoneta (Novela: Leonardo Sciascia)
MÚSICA Franco Piersanti
FOTOGRAFÍA Tonino Nardi
REPARTO Gian Maria Volonté, Ennio Fantastichini, Renzo Giovampietro, Renato Carpentieri, Tuccio Musumeci, Silverio Blasi
PRODUCTORA Erre Produzioni / Istituto Luce / Urania Film / Raidue
PREMIOS 1990: Nominada al Oscar: Mejor película de habla no inglesa
GÉNERO Drama

SINOPSIS Palermo 1936. El empleado fascista Tommaso Scalia ha cometido 3 asesinatos y se espera que la sentencia sea la de pena de muerte. El juez Vito Di Francesco, contra la oposición de todos, lucha para impedir la pena capital porque considera más justo la cadena perpetua. (FILMAFFINITY)


Palermo, 1937, gli anni ruggenti: un uomo entra negli in nel suo ex ufficio e uccide con una baionetta il suo superiore (l'avvocato Spadafora) e un ex collega, che ne aveva preso il posto. Esce, torna alla sua auto dove l'aspetta la moglie e partono: in aperta campagna la violenta e uccide anche lei.
Inizia così, a pieno ritmo questo film tratto dal libro di Leonardo Sciascia: tre morti senza un perchè e l'omicida Tommaso Scalia (Ennio Fantastichini), subito catturato e messo in carcere, che sembra voglia finire dritto davanti al plotone di esecuzione.
Ma, c'è un ma, il giudice a latere Vito De Francesco (Gian Maria Volontè) vuole approfondire la storia: tutto troppo semplice, l'assassino reo confesso, il plotone che aspetta, la gente che urla nell'auta del tribunale che pure lei aspetta che giustizia venga fatta.
Anche Scalia, alla prima udienza urla, strane parole sulla rivoluzione fascista tradita, rivoluzione da cui è stato tradito anche lui ..
Un processo che sembra fin troppo semplice, se non ci fossero gli scrupoli e i dubbi del giudice De Francesco che confida al presidente della corte Sanna, che gli risponde “i suoi sono pensieri pericolosi ..”.
De Francesco fa interrogare i colleghi di Scalia e la moglie del primo morto, l'avvocato Spadafora.
Si scopre così che l'assassino aveva falsificato i bilanci da almeno 5 anni, ma era stato licenziato solo da poco. Come mai?
Sempre nel processo viene fuori che il luogo del delitto era la Confederazione degli artisti: sempre il giudice scopre che l'economo della confederazione (che rispondeva a Spadafora) aveva trasferito dei fondi verso l'ospedale. Come mai? “Un pasticcio” risponde l'economo che aveva un posto anche all'ospedale.
In aula viene chiamata anche la moglie di Spadafora, tra le proteste della folla che vorrebbe una condanna e basta (“ma a chi si fa il processo” .. “la giustizia ce la faremo noi, quando vogliamo noi e dove vogliamo noi”).



De Francesco riceve le confidenze del superiore, dei consigli ad assumere un tono meno zelante, più prudente: in realtà teme che tutte le domande al processo facciano emergere una realtà che è bene stia nascosta. Seduto sulla sua poltrona spiega “non vorrei che venissero i facchini a portarsi via i mobili”.
In aula l'autista di Spadafora parla della relazione tra quest'ultimo e la moglie di Scalia (che spiegherebbe l'ultima morte): relazione che si consumava nella casa del secondo morto (il ragioniere Speciale) e che anche Scalia stesso sapeva dei due.
De Francesco subisce le pressioni di un altro giudice, durante un pranzo, voce di interessi superiori, che premono per la condanna a morte.
“Processo dopo processo dobbiamo fare in modo che la gente possa andare a dormire lasciando aperta la porta di casa”. Senza preoccupazioni per ladri, deviati … Ma il giudice risponde che “io le porte di casa mia, le chiudo sempre”.
Nell'ultima camera di consiglio, mentre il plotone è gia pronto a fucilare Scalia, De Francesco trova nel giudice popolare Consolo un alleato per opporsi alla pena di morte. Questo si oppone ad una decisione rapida: “non è vero che abbiamo poco da discutere .. dobbiamo ancora cominciare”.
Perchè non se la sente di condannare alla morte: anche se non sarà lui a sparare, in ogni caso si sentirebbe corresponsabile della fucilazione.
Alla fine Scalia riceva l'ergastolo: il film si chiude con l'ultimo incontro tra Consolo e De Francesco, ad un matrimonio.
De Francesco è stato trasferito presso un tribunale di montagna: meglio così, non riusciva più a continuare a stare in quel tribunale dove, i sotterranei sono pieni di fascicoli di morti giudicati da altri morti.
Ma Consolo lo rassicura, il suo lavoro non è stato inutile: “la vite sradicata lascia sempre una radice”.
Nel finale la didascalia spiega che in appello Scalia è stato condannato a morte e fucilato nel 1938.
http://unoenessuno.blogspot.com/2009/01/porte-aperte-di-gianni-amelio.html

7 comentarios:

  1. Oh, qué pena, ya non sirven los enlaces de esta estupenda película

    Igual felicitaciones por el sitio y gracias por todas las obras maestras (y otras no tanto, pero italianas al fin) de este gran cine que he podido bajar en los últimos días. Recién he llegado al sitio y no puedo despegarme

    Abrazos y suerte!

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  2. Muchas gracias y cuando te sea posible nomás.

    Es heroico el trabajo que haces, Amarcord.

    Descubrí la página hace menos de una semana y desde entonces no me puedo despegar. No solo las películas, también las notas están muy bien: informativas, pero con buena opinión. Es que este material, la tradición cinematográfica más importante después de la norteamericana, es muy difícil de conseguir fuera de Italia. Y con subtítulos en español, menos todavía (aunque cuando vienen en italiano o inglés, ayudan). Sin ir muy lejos, y a manera de ejemplo, de Gianni Amelio es muy poco lo que circula, a excepción de su obra más reciente

    En fin, un privilegio y una suerte haber llegado aquí. Felicitacione y otra vez gracias

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  3. Excelente!

    Gratitud y gran abrazo para usted, maestro

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  4. Todos los enlaces han caducado! Puede volver a cargar?
    gracias
    Manuel

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  5. Gracias Amarcord , saludos

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  6. Nuevamente se cayeron los enlaces, ¿podrías reponerlos?
    Muchas gracias por tu trabajo.

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