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domingo, 6 de noviembre de 2011

Il Sangue Dei Vinti - Michele Soavi (2008)


TÍTULO Il sangue dei vinti
AÑO 2008 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 108 min.
DIRECTOR Michele Soavi
GUIÓN Massimo Sebastiani, Dardano Sacchetti, Michele Soavi (Historia: Giampaolo Pansa, Massimo Sebastiani, Dardano Sacchetti. Libro: Giampaolo Pansa)
MÚSICA Carlo Siliotto
FOTOGRAFÍA Giovanni Mammolotti
REPARTO Michele Placido, Barbora Bobulova, Alina Nadelea, Alessandro Preziosi, Philippe Leroy, Giovanna Ralli, Stefano Dionisi, Daniela Giordano, Valerio Binasco, Massimo Poggio, Ana Caterina Morariu, Luigi Maria Burruano, Tony Sperandeo, Raffaele Vannoli
PRODUCTORA Media One Entertainment / Rai Fiction
GÉNERO Drama | Histórico

SINOPSIS Ritratto di una famiglia lacerata dalle divisioni politiche verso la fine della II Guerra Mondiale. Il poliziotto Francesco Dogliani, confidente nello Stato e nella giustizia, cerca di risolvere un caso di omicidio, avvenuto durante il bombardamento dello scalo di San Lorenzo, in cui ha trovato la morte una giovane prostituta, madre di una bambina.


Presentato come “Evento Speciale” alla III edizione del Festival Internazionale del Film di Roma dopo essere stato rifiutato dal Festival di Venezia, il film (prodotto da RaiFiction) ha suscitato naturalmente polemiche e discussioni a non finire (alla première romana urla, fischi, applausi, contestazioni…).

Generali stroncature da parte della critica:
“Ci si chiede davvero come sia pensabile proporre al pubblico cinematografico, profondamente diverso da quello più acquietato e poco pretenzioso della televisione, un prodotto così scadente, tempestato di buchi di trama, incongruenze di montaggio e leggerezze di recitazione” (MyMovies).

“…appartiene al terribile cattivo gusto omologato delle biografie tele romanzate, tutte uguali” (Corriere della Sera).

“Il lavoro… non è riuscito. Ogni indignazione pro o contro i partigiani, ogni aspirazione alla revisione storica o al cinema-verità… affoga in un oceano di mélo…” (La Stampa).

Peccato, un’occasione sprecata di fare un film coraggioso e anticonformista sulle ragioni dei “vinti”, mostrandone gli errori ma senza demonizzarli (demonizzare i vinti… è il loro destino in qualsiasi latitudine, in qualsiasi epoca; opportuna nel film la citazione della famosa frase di Sofocle “Non ci sarà nessuna pietà per i vinti, nessuna, è sempre stato così…”). Fallita anche l’intenzione dichiarata dal regista Michele Soavi: “Questo film vuole essere una sorta di pacificazione, un tentativo di riportare i valori anche più umani di una guerra”.
Abbiamo uno spettacolo che dà l’impressione di essere lunghissimo e non finire mai, con due storie che sceneggiatura e regia non riescono minimamente ad amalgamare: il ritratto di una famiglia divisa al proprio interno su fascismo e antifascismo (specchio dell’Italia di allora), l’indagine di un omicidio con tanto di colpo di scena. Due storie che contrastano tra loro, ambedue approfondite al massimo e che si disturbano l’un l’altra: si aggiunga che quando il film sembra che si stia concludendo subentra una terza storia (la ricerca della sorella del protagonista)… L’impressione finale è di aver assistito a tre film malamente montati tra loro, il che naturalmente disorienta il pubblico e toglie mordente al tutto.
Due ore che, nonostante gli argomenti trattati, non destano alcun interesse, alcuna partecipazione nello spettatore: si assiste al multiforme dramma senza alcuna emozione, senza alcun coinvolgimento. La ricostruzione storica e il thriller politico appaiono lacunosi, narrativamente incongruenti, incerti ed eccessivamente didascalici al contempo: tutto sa di teatrale, di costruito, di retorico e falso (non migliorano le cose i dialoghi poco verosimili e le varie psicologie poco approfondite).
Le scene di massa sono dirette abbastanza bene ma i singoli attori lasciano a desiderare: non convincono, monocordi o eccessivi, sembrano poco persuasi dei ruoli che interpretano (si salva forse Alina Nedelea, intensa e plausibile come eroina della Rsi).
I primi dieci minuti (i più riusciti del film) lasciavano ben sperare con l’ottimo incastro e montaggio tra fiction e riprese dal vero del bombardamento americano a San Lorenzo in Roma (c’è voluto più di mezzo secolo perché qualcuno ce lo mostrasse e ci facesse vedere quale cosa terribile sia stato!). Ma ben presto Il Sangue dei Vinti ripiega interamente verso la ricostruzione cinematografica con tutti i difetti già detti.
Il film, si sa, è tratto dall’omonimo romanzo di Giampaolo Pansa che fin dal suo apparire ha dato il via a molteplici polemiche con il suo parlare –per la prima volta- degli orrori commessi dai partigiani (e da parte di un esponente della sinistra!). Da sottolineare che del libro rimane forse l’intento (ricordare i vinti contro una certa retorica resistenziale) ma trama personaggi racconto… sono completamente diversi.
Alla prima presentazione dell‘opera di Michele Soavi, lo scrittore ha dichiarato: “Spero che il film riesca a rompere il muro di idee vecchie e incrostate su quel che è accaduto in Italia in quegli anni”. Visti i risultati, la speranza appare quanto mai lontana ad avverarsi.
http://cineocchio.altervista.org/wordpress/2009/05/09/il-sangue-dei-vinti-2008-di-michele-soavi/



Tutti gli orrori dei partigiani nel film più discusso del Festival
Giampaolo Pansa, autore del romanzo da cui la pellicola è tratta, attacca "L'Italia non è pacificata perché il muro d'omertà dei vincitori non è mai caduto"
di CLAUDIA MORGOGLIONE

ROMA - Come il libro (omonimo) da cui è stato tratto, Il sangue dei vinti versione grande schermo - di scena oggi, come evento speciale con dibattito pubblico, qui al Festival - è destinato a dividere, a suscitare polemiche. Con la sua tesi sulla Resistenza come guerra civile e non di liberazione, con la sua storia dello scontro mortale tra due ragazzi della medesima famiglia schierati su fronti opposti, e col suo insistere sugli orrori e le ingiustizie dei vincitori, molto più che su quelli nazifascisti. Un esempio per tutti: il fratello partigiano massacra senza pensarci due volte un gruppo di tedeschi che si arrende, la sorella repubblichina è più buona e salva la bambina protagonista da morte certa.

LA SCHEDA DEL FILM
La pellicola comunque viene accolta con freddezza (molto silenzio, qualche applauso e qualche buuu) alla proiezione stampa di questa mattina. E poco più tardi, in conferenza stampa, l'autore del libro, Giampaolo Pansa parla del tema senza diplomazia: "L'Italia non è ancora un Paese pacificato - attacca - perché chi allora vinse non ha raccontato fino in fondo cosa accadde durante e dopo la guerra civile. Il muro d'omertà dei vincitori non è stato mai rotto. E dunque la guerra civile, nel dolore delle famiglie, non è mai finita".
Affermazioni forti, le sue. Che contrastano con quelle del regista del film, Michele Soavi: "Io so di cosa parla questa storia - racconta - mio padre aderì a Salò, mia madre era ebrea. Ma se ho scelto di girare la pellicola è proprio nell'intento di pacificare: mettendo al centro dell'attenzione i valori umani. A partire dalla necessità di seppellire tutti i morti".
Ed è proprio su questo che è centrato Il sangue dei vinti versione cinematografica, che uscirà nelle sale nei primi mesi del 2009, e che nel dicembre del prossimo anno sarà proposto in versione estesa, da fiction tv, su RaiUno. La storia è quella del poliziotto Franco (Michele Placido), che a Roma, a guerra quasi persa per il fascismo, indaga sulla morte di una prostituta (Barbora Bobulova). E che per una serie di circostanze si ritrova a salvare la figlia di lei, dopo che la mamma, "postina" per conto dei partigiani, viene fatta prigioniera dai tedeschi. Una storia, questa, che si intreccia con quella dei due fratelli di Placido: uno, Ettore, è partigiano; l'altra, Lucia (Alina Nedelea), una fanatica di Salò. Ma è proprio lei ad aiutare Franco a salvare la bimba.
Intanto, nel paese, gli eventi precipitano, tra orrori sempre più terribili commessi quasi esclusivamente dai partigiani: vedi l'assalto alla casa dei genitori dei protagonisti, due vecchi inermi che fanno unaa brutta fine. E trent'anni dopo, aiutato da quella bimba che si era salvata e che è diventata una docente di storia, il nostro eroe ex poliziotto riuscirà finalmente a ritrovare la memoria, e le spoglie, dei vinti...
Insomma, una storia controversa per definizione, per un film su cui ci sono state molte polemiche preventive (e altrettante ce ne sono state per il libro da cui è tratto). Artisticamente più fiction che film da grande schermo, e in cui l'eroe, tra i due fratelli schierati su fronti opposti, resta il personaggio di Placido, ovvero l'italiano buono e con senso del dovere, uno che rifiuta fino alla fine di schierarsi, un po' Don Abbondio un po' poliziotto esemplare. Il tutto in una pellicola rifiutata da Venezia, inizialmente anche dal Festival di Roma, e che poi qui è stata "ripescata" come evento speciale, accompagnata da dibattito pubblico.
Una collocazione, questa, che a Pansa non piace affatto: "Avrei preferito che fosse inserito in concorso - ammette - ma viste le premesse, considero comunque un bel risultato essere qui. Credo che il produttore, Alessandro Fracassi, sia stato un eroe a fare questo film. Ma lo status di evento speciale non mi è piaciuto: diciamo che l'ho solo accettato, come tante cose italiane che non mi piacciono. Al contrario di questo film: che non solo mi piace, ma mi basta e mi avanza. Aggiunge una pietra sulla strada della verità".
Una tesi condivisa da Fracassi. "Voi dite che fa scandalo mostrare l'efferatezza dei partigiani - conclude - ma il nostro intento primario non era quello. Ma invece mostrare una parte di storia d'Italia mai raccontata, sempre negata. Se poi ci si aspetta, per una sorta di maldipancismo della destra estrema, che questo film possa dare una qualche soddisfazione, ci si sbaglia di grosso".
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/cinema/roma/sanguevinti/sanguevinti/sanguevinti.html


2 comentarios:

  1. Me gusta mucho el cine italiano, y esta peli parece que está bárbara. Mi problema es que no se italiano; ¿qué posibilidades tenemos de obtener una traducción al español?

    Muchas gracias por todo el cine italiano que posteás. Muchas gracias, Sergio de Montevideo

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