TÍTULO ORIGINAL Ritratto di mio padre
AÑO 2010
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 85 min.
DIRECTOR Maria Sole Tognazzi
GUIÓN Manuela Tempesta, Maria Sole Tognazzi
MÚSICA Sergio Cammariere
FOTOGRAFÍA Marco Montenovi
REPARTO Documentary, Ugo Tognazzi, Pupi Avati, Bernardo Bertolucci, Valeria Golino, Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Laura Morante, Michel Piccoli, Michele Placido, Thomas Robsahm, Ettore Scola, Gianmarco Tognazzi, Ricky Tognazzi, Paolo Villaggio
PRODUCTORA Ascent Film / Blue Film / LA7
PREMIOS 2010: Premios David di Donatello: Nominada Mejor documental
GÉNERO Documental | Documental sobre cine
SINOPSIS La realizadora Maria Sole Tognazzi, con motivo del 20º aniversario de su muerte, presenta este documental sobre la figura de su padre, Ugo Tognazzi, uno de los actores italianos más importantes del siglo XX. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos (Español)
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Trama
L'idea di un documentario su Ugo Tognazzi nasce dal desiderio di raccontare, a vent'anni dalla sua scomparsa, la vita, gli amori, le passioni, i successi e le delusioni del grande attore, ma anche di rivelare, per la prima volta, i lati nascosti e i segreti mai svelati, i lavori meno conosciuti. Il documentario alterna materiali raccolti negli archivi delle televisioni italiane e straniere a film girati (ben centocinquanta come attore e cinque come regista), da foto a filmati inediti conservati dalla famiglia. Per la prima volta la famiglia Tognazzi ha concesso, per la realizzazione del documentario, foto personali e backstage realizzati sul set di alcuni film interpretati da Ugo, ma anche quel materiale familiare che mostra l'attore nel suo mondo personale, o insieme ai suoi amici. Sergio Cammariere ha firmato la colonna sonora originale e i titoli di coda contengono una canzone inedita scritta da Gianmarco per Ugo e suonata dal vivo.
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=48341&film=Ritratto-di-mio-padre
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=48341&film=Ritratto-di-mio-padre
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Dedicare un documentario ad un personaggio come Ugo Tognazzi era compito sicuramente necessario, ma anche complesso. Ancora di più, se a realizzare il film era la figlia del grande attore, Maria Sole. Assemblando una gran quantità di materiale di repertorio della più disparata provenienza (dai filmini familiari ad immagini tratte da programmi televisivi o film che vedevano Tognazzi protagonista), e alternandole con interviste realizzare oggi ai figli, agli amici e ai colleghi di suo padre, Maria Sole si è lanciata nell’impresa che ha sintetizzato in un titolo tanto più azzeccato quanto più esplicito e semplice: Ritratto di mio padre.
Qualcuno ha sostenuto che questo ritratto sia sfocato, imperfetto, incapace di una nitida delineazione di un personaggio. Forse è vero: ed è proprio per questo che il film è così riuscito e convincente. Lungi dal voler entrare nel privato di un rapporto, appare evidente che il grande affetto di una figlia sia stato trasfuso nel documentario, soprattutto nelle parentesi puramente familiari. Ma soprattutto che al centro degli sforzi della regista ci sia stata l’intenzione di restituire tutta la complessità e la molteplicità di un attore, un personaggio, un uomo e un padre.
Nelle parole degli intervistati, la cifra ricorrente per ricordare il carattere e la personalità di Ugo Tognazzi è appunto quella di sottolinearne le sfaccettature, le apparenti contraddizioni, l’incapacità quasi esistenziale e anarchica di aderire ad una qualsiasi forma di chiesa, compresa quella dell’unitarietà del proprio io.
Ed ecco che quello raccontato da Ritratto di mio padre è un Ugo Tognazzi onesto, coerente e trasparente, eppure al tempo stesso enigmatico e imprevedibile. Di un uomo serio eppure serio riguardo a nulla, come ricorda Michel Piccoli, di qualcuno che affermava di se stesso “il mio equilibrio è il mio squilibrio”. Di un artista modesto eppure istrionico e coraggioso, seppur solo per il gusto di trasgredire, di proporre quello che gli altri non si aspettavano, di essere sornionamente controcorrente.
E se il ritratto di Maria Sole ha allora un andamento apparentemente confuso e imprevedibile, non è perché banalmente salta di palo in frasca, ma perché procede per suggestioni, digressioni, per parole chiave. Quasi per link ipertestuali, riuscendo in questo modo a restituire nella struttura del racconto l’unitaria e disordinata molteplicità di suo padre.
Una struttura nella quale lo stesso Ugo appare in prima persona all’inizio, come per presentarsi, defilandosi elegantemente e lasciando che a parlare siano gli altri col procedere del racconto. Per poi tornare, sul finale, con un paio di battute che sembrano invitare a non dargli tutta quell’importanza, quasi a smontare l’icona di se stesso. Per evitare qualsivoglia eccesso agiografico: ma non ce n’era bisogno.
Federico Gironi
http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Recensioni/Page/?Key=3961
Qualcuno ha sostenuto che questo ritratto sia sfocato, imperfetto, incapace di una nitida delineazione di un personaggio. Forse è vero: ed è proprio per questo che il film è così riuscito e convincente. Lungi dal voler entrare nel privato di un rapporto, appare evidente che il grande affetto di una figlia sia stato trasfuso nel documentario, soprattutto nelle parentesi puramente familiari. Ma soprattutto che al centro degli sforzi della regista ci sia stata l’intenzione di restituire tutta la complessità e la molteplicità di un attore, un personaggio, un uomo e un padre.
Nelle parole degli intervistati, la cifra ricorrente per ricordare il carattere e la personalità di Ugo Tognazzi è appunto quella di sottolinearne le sfaccettature, le apparenti contraddizioni, l’incapacità quasi esistenziale e anarchica di aderire ad una qualsiasi forma di chiesa, compresa quella dell’unitarietà del proprio io.
Ed ecco che quello raccontato da Ritratto di mio padre è un Ugo Tognazzi onesto, coerente e trasparente, eppure al tempo stesso enigmatico e imprevedibile. Di un uomo serio eppure serio riguardo a nulla, come ricorda Michel Piccoli, di qualcuno che affermava di se stesso “il mio equilibrio è il mio squilibrio”. Di un artista modesto eppure istrionico e coraggioso, seppur solo per il gusto di trasgredire, di proporre quello che gli altri non si aspettavano, di essere sornionamente controcorrente.
E se il ritratto di Maria Sole ha allora un andamento apparentemente confuso e imprevedibile, non è perché banalmente salta di palo in frasca, ma perché procede per suggestioni, digressioni, per parole chiave. Quasi per link ipertestuali, riuscendo in questo modo a restituire nella struttura del racconto l’unitaria e disordinata molteplicità di suo padre.
Una struttura nella quale lo stesso Ugo appare in prima persona all’inizio, come per presentarsi, defilandosi elegantemente e lasciando che a parlare siano gli altri col procedere del racconto. Per poi tornare, sul finale, con un paio di battute che sembrano invitare a non dargli tutta quell’importanza, quasi a smontare l’icona di se stesso. Per evitare qualsivoglia eccesso agiografico: ma non ce n’era bisogno.
Federico Gironi
http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Recensioni/Page/?Key=3961
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“Un esempio perfetto di tragico e comico, un uomo che viveva un’eterna giovinezza, era serio e per niente serio”, così Michel Piccoli descrive Ugo Tognazzi nel documentario Ritratto di mio padre firmato dalla figlia Maria Sole Tognazzi e presentato al V Festival Internazionale del Film di Roma. “Non era come Sordi o Gassman, Ugo sapeva osare di più”, aggiunge il regista Ettore Scola. Sono trascorsi vent’anni dalla sua scomparsa e la figlia per due anni ha rivisto i 150 film del padre, i numerosi filmati di famiglia e intervistato amici e registi che hanno conosciuto il Tognazzi attore, uomo e cuoco, perché non dimentichiamo la sua passione sfegatata per la cucina.
Gli esordi del grande Ugo - La grande abbuffata di Marco Ferreri con Michel Piccoli vi dice qualcosa? Si parte dal Natale 1989, un video in super 8 lo ritrae a capo tavola nella sua casa di Velletri mentre brinda e scarta i regali insieme ai figli. Da quel momento si percorre la sua carriera cinematografica e teatrale, dagli spettacoli di rivista con Raimondo Vianello alle loro gag televisive (furono i primi esempi di satira in tv), dai film comici di successo che lo stesso Vianello, a posteriori, definiva “proprio brutti”, al ritorno a teatro con Sei personaggi in cerca d’autore e Molière.
Una carriera ricca di successi - La popolarità di attore brillante non catapultò Tognazzi in un labirinto di perdizione, anzi ha sempre sostenuto: “Non ho mai capito molto bene cosa sia il successo”. “La sua grande capacità fu quella di riuscire a equilibrare film di cassetta con film più impegnati”, dichiara il figlio Ricky. Ecco allora La donna scimmia e Ape regina di Ferreri, Amici miei di Monicelli e Il federale di Luciano Salce, La vita agra di Carlo Lizzani, Il vizietto e La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci, grazie al quale vinse la Palma a Cannes nel 1981.
Il passaggio in tv - Anche da regista cercava sempre di realizzare pellicole che gli altri non avrebbero mai fatto, “i suoi film assomigliavano al Tognazzi uomo e non al Tognazzi attore”, dichiara Scola. E poi amava circondarsi di amici, la sua casa a Torvaianica veniva considerata un “mini-paradiso” dove si riuniva la creme della creme del cinema italiano, dove tra una partita di tennis e l’altra si parlava di lavoro e si sfornavano idee che hanno segnato la nostra cinematografia. Oggi quello spirito non esiste più.
Emanuele Bigi
http://spettacoli.tiscali.it/articoli/cinema/roma2010/ritratto-di-mio-padre-tognazzi.html
Emanuele Bigi
http://spettacoli.tiscali.it/articoli/cinema/roma2010/ritratto-di-mio-padre-tognazzi.html
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Anarchico, surreale, malinconico, probabilmente unico. Difficile inquadrare la personalità di Ugo Tognazzi, immenso mattatore di un certo tipo di commedia, scomparso in via prematura esattamente venti anni fa, il 27 ottobre 1990. E forse nessuno meglio della figlia Maria Sole, che ha avuto modo di conoscere “Ugo” sul quel grande set che è la vita di ogni giorno, avrebbe saputo tratteggiare la figura raccontata nel documentario “Ritratto di mio padre”.
Stando alle testimonianze di numerosi protagonisti del mondo del cinema italiano che ebbero l'opportunità di diventarne amici, oltre che colleghi per professione, e di frequentare il “Villaggio Tognazzi” a Torvajanica, una sorta di “Hollywood sul Tirreno”, Tognazzi non divenne mai adulto fino in fondo, come se l'unico modo di approcciarsi alla vita fosse quello ludico e spensierato, una sorta di favola dell'eterno fanciullo terminata negli ultimi anni con una depressione nata forse proprio dal non poter accettare di invecchiare. Ma come l'attore cremonese era capace di compiere gesti improbabili, quali l'acquisto di una “Matra Simca” gialla a tre posti, ricordata da Paolo Villaggio come una delle macchine più inutili della storia, allo stesso tempo era capace di lanciarsi in ruoli sempre diversi e talvolta rischiosi, perchè forse come ammesso da Ettore Scola "Ugo è stato il più problematico degli attori italiani, impossibile da capire fino in fondo".
L'idea di girare un documentario su Tognazzi, nacque anni fa al produttore Matteo Rovere e la regista ammette di aver voluto subito cercare una via diversa e alternativa per raccontare al meglio la figura paterna: "Oltre alle centinaia di ore di film, interviste e sketch di rivista e varietà, mi ritrovavo parecchio materiale audiovisivo di famiglia, dei vecchi super8 girati per la grande maggioranza proprio da mio padre. Ho scelto di partire proprio da questi ed è stato un modo per rientrare in contatto con lui dopo tanto tempo". Nel film si susseguono le testimonianze degli atri tre figli, nati da madri diverse, ma da sempre attaccati al valore della famiglia, punto fermo di “papà Ugo”. E allora i ricordi delle prime pulsioni cinematografiche di un piccolo Ricky, vanno a mescolarsi con i dolori del figlio norvegese Thomas Robsahm, divenute poi gioie quando a otto anni, oltre a riabbracciare il padre, conobbe Gianmarco, che da quel momento divenne suo fratello per sempre.
Oltre alla ricchezza di immagini inedite, “Ritratto di mio padre” gode di una colonna sonora d'autore, firmata dal maestro Sergio Cammariere, che come ricorda la regista fu legato a Tognazzi fin dagli esordi nella musica: "Sergio è molto amico di Gianmarco e stimava molto mio padre, tanto che quando morì, scrisse assieme a mio fratello il brano “Due gocce d'acqua” che però finì in un cassetto. Quando mi venne proposto di girare questo lavoro, pensai subito che quel pezzo sarebbe dovuto entrare a far parte del film e Sergio mi disse di voler addirittura comporre l'intera soundtrack, facendomi un vero e proprio regalo".
Antonio Capellupo
http://www.cinemaitaliano.info/news/06187/ritratto-di-mio-padre-il-grande-ugo-tognazzi.html
Stando alle testimonianze di numerosi protagonisti del mondo del cinema italiano che ebbero l'opportunità di diventarne amici, oltre che colleghi per professione, e di frequentare il “Villaggio Tognazzi” a Torvajanica, una sorta di “Hollywood sul Tirreno”, Tognazzi non divenne mai adulto fino in fondo, come se l'unico modo di approcciarsi alla vita fosse quello ludico e spensierato, una sorta di favola dell'eterno fanciullo terminata negli ultimi anni con una depressione nata forse proprio dal non poter accettare di invecchiare. Ma come l'attore cremonese era capace di compiere gesti improbabili, quali l'acquisto di una “Matra Simca” gialla a tre posti, ricordata da Paolo Villaggio come una delle macchine più inutili della storia, allo stesso tempo era capace di lanciarsi in ruoli sempre diversi e talvolta rischiosi, perchè forse come ammesso da Ettore Scola "Ugo è stato il più problematico degli attori italiani, impossibile da capire fino in fondo".
L'idea di girare un documentario su Tognazzi, nacque anni fa al produttore Matteo Rovere e la regista ammette di aver voluto subito cercare una via diversa e alternativa per raccontare al meglio la figura paterna: "Oltre alle centinaia di ore di film, interviste e sketch di rivista e varietà, mi ritrovavo parecchio materiale audiovisivo di famiglia, dei vecchi super8 girati per la grande maggioranza proprio da mio padre. Ho scelto di partire proprio da questi ed è stato un modo per rientrare in contatto con lui dopo tanto tempo". Nel film si susseguono le testimonianze degli atri tre figli, nati da madri diverse, ma da sempre attaccati al valore della famiglia, punto fermo di “papà Ugo”. E allora i ricordi delle prime pulsioni cinematografiche di un piccolo Ricky, vanno a mescolarsi con i dolori del figlio norvegese Thomas Robsahm, divenute poi gioie quando a otto anni, oltre a riabbracciare il padre, conobbe Gianmarco, che da quel momento divenne suo fratello per sempre.
Oltre alla ricchezza di immagini inedite, “Ritratto di mio padre” gode di una colonna sonora d'autore, firmata dal maestro Sergio Cammariere, che come ricorda la regista fu legato a Tognazzi fin dagli esordi nella musica: "Sergio è molto amico di Gianmarco e stimava molto mio padre, tanto che quando morì, scrisse assieme a mio fratello il brano “Due gocce d'acqua” che però finì in un cassetto. Quando mi venne proposto di girare questo lavoro, pensai subito che quel pezzo sarebbe dovuto entrare a far parte del film e Sergio mi disse di voler addirittura comporre l'intera soundtrack, facendomi un vero e proprio regalo".
Antonio Capellupo
http://www.cinemaitaliano.info/news/06187/ritratto-di-mio-padre-il-grande-ugo-tognazzi.html
Una vita in Super-8
La regista ci restituisce un inedito ritratto del padre costruito attraverso i ricordi, i film, le interviste ai suoi compagni di lavoro (da Monicelli a Scola, da Michel Piccoli a Laura Morante e Valeria Golino), ai figli Ricky, Gianmarco e Thomas, i super8 privati, veri documenti di vita familiare, sociale e professionale sul set.
Da tre anni a questa parte in Italia pare essere tornato di moda il documentario biografico dedicato ad artisti più o meno celebri, in particolar modo a quelli che hanno contribuito a fare grande la cinematografia nostrana. In tal senso, il filone biopic su personalità della Settima Arte ha subito un significativo incremento dal punto di vista dei titoli prodotti nel recente passato, tanto da convincere il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) ad assegnare, a partire dalla scorsa stagione, uno speciale Nastro D'Argento al miglior documentario sul cinema e sui suoi protagonisti. Un filone, quello incentrato sugli attori, i registi e le maestranze, importantissimo per continuare a tramandare alle nuove generazioni le pietre miliari del cinema. Una filmografia che contribuisce in maniera significativa alla costruzione di una "galleria mediatica" di volti che hanno fatto la storia della cinematografia nostrana. Un percorso di scoperta e riscoperta (vedi Vittorio D, Pietro Germi: il bravo, il bello, il cattivo, Una bella vacanza su Dino Risi, ecc...), oppure come accaduto con documentari come Linee d'ombra di Francesco Crispino su Armando Crispino, Florestano Vancini. Cronaca di un autore che i libri di cinema non hanno sufficientemente apprezzato di Fabio Micolano e L'uomo dalla bocca storta della coppa Emanuele Salce-Andrea Pergolari, addirittura di rivalutazione. Ultimo in ordine di tempo ad approdare sullo schermo Ritratto di mio padre, film che Maria Sole Tognazzi ha realizzato per rendere omaggio all'indimenticabile padre, al quale il Festival Internazionale del Film di Roma ha affidato la pre-apertura della quinta edizione.
A vent'anni dalla scomparsa di Ugo Tognazzi arriva un appassionato e appassionante biopic che ne ricorda le gesta dentro e soprattutto fuori dal set. È questo il grande pregio della terza opera firmata dalla Tognazzi dopo i lungometraggi di finzione Passato prossimo e L'uomo che ama, vale a dire quello di aver puntato, come recita il titolo stesso, su un ritratto intimo e privato piuttosto che sul più classico dei documentari biografici. L'uomo prima dell'attore dunque, così come era stato per operazioni analoghe che precedentemente hanno affollato il circuito festivaliero come ad esempio Negli occhi su Vittorio Mezzogiorno. La regista romana scava nella memoria, nei ricordi e nei repertorio casalingo (ore e ore di filmini amatoriali girati dallo stesso Ugo, da familiari ed amici in super8) per comporre un diario nel quale raccontare l'uomo, il padre, il marito, l'amico e il collega, invece di concentrarsi sul solo aspetto professionale che lo ha fatto grande tra i grandi. Il mestiere dell'attore, svolto nell'arco di più di cinquant'anni di straordinaria carriera divisi tra il palcoscenico teatrale e il grande schermo, passa quasi in secondo piano, restando comunque parte integrande di un racconto per immagini (da sottolineare la bellezza stilistica e formale della fotografia di Marco Montenovi) e suoni (splendida la colonna sonora originale di Sergio Cammariere) che la Tognazzi compone orchestrando testimonianze, aneddoti e ricordi dei familiari (particolarmente intensa l'intervista al fratellasto Thomas), degli amici e dei colleghi che gli sono stati accanto davanti, dietro e oltre la macchina da presa. In Ritratto di mio padre, oltre alle interviste, con le quali Maria Sole ricostruisce i momenti significativi della vita di Tognazzi senior in un flusso ininterrotto di parole ed emozioni, dialoga e interagisce in maniera sapiente con il repertorio privato e con l'archivio di pubblico dominio. Il risultato è un'opera sincera e libera, che non ha mai il gusto stucchevole dell'elegia, dalla quale emergono le mille sfaccettature di una personalità complessa e multiforme, unica e allo stesso tempo ricca di contraddizioni.
Francesco Del Grosso
http://www.cineclandestino.it/it/altrocinema/documentari/2010/ritratto-mio-padre.html
A vent'anni dalla scomparsa di Ugo Tognazzi arriva un appassionato e appassionante biopic che ne ricorda le gesta dentro e soprattutto fuori dal set. È questo il grande pregio della terza opera firmata dalla Tognazzi dopo i lungometraggi di finzione Passato prossimo e L'uomo che ama, vale a dire quello di aver puntato, come recita il titolo stesso, su un ritratto intimo e privato piuttosto che sul più classico dei documentari biografici. L'uomo prima dell'attore dunque, così come era stato per operazioni analoghe che precedentemente hanno affollato il circuito festivaliero come ad esempio Negli occhi su Vittorio Mezzogiorno. La regista romana scava nella memoria, nei ricordi e nei repertorio casalingo (ore e ore di filmini amatoriali girati dallo stesso Ugo, da familiari ed amici in super8) per comporre un diario nel quale raccontare l'uomo, il padre, il marito, l'amico e il collega, invece di concentrarsi sul solo aspetto professionale che lo ha fatto grande tra i grandi. Il mestiere dell'attore, svolto nell'arco di più di cinquant'anni di straordinaria carriera divisi tra il palcoscenico teatrale e il grande schermo, passa quasi in secondo piano, restando comunque parte integrande di un racconto per immagini (da sottolineare la bellezza stilistica e formale della fotografia di Marco Montenovi) e suoni (splendida la colonna sonora originale di Sergio Cammariere) che la Tognazzi compone orchestrando testimonianze, aneddoti e ricordi dei familiari (particolarmente intensa l'intervista al fratellasto Thomas), degli amici e dei colleghi che gli sono stati accanto davanti, dietro e oltre la macchina da presa. In Ritratto di mio padre, oltre alle interviste, con le quali Maria Sole ricostruisce i momenti significativi della vita di Tognazzi senior in un flusso ininterrotto di parole ed emozioni, dialoga e interagisce in maniera sapiente con il repertorio privato e con l'archivio di pubblico dominio. Il risultato è un'opera sincera e libera, che non ha mai il gusto stucchevole dell'elegia, dalla quale emergono le mille sfaccettature di una personalità complessa e multiforme, unica e allo stesso tempo ricca di contraddizioni.
Francesco Del Grosso
http://www.cineclandestino.it/it/altrocinema/documentari/2010/ritratto-mio-padre.html
Excelente iniciativa con este documental y el de Gassman, solo en este blog se podía encontrar algo así. Mil gracias!
ResponderEliminarMastroianni, Gassman y ahora Tognazzi, qué lujo Amarcord. ¡Qué estupendo trabajo haces en este blog!
ResponderEliminarSi llega algún documental sobre Sordi, Risi o Monicelli, te comienzo a prender velas cada mañana
Saludos y gracias
Hola Amarcord, gracias por las biografias. Estoy intentando bajar este documental hoy (15/11/2012) a las 14h30 y los 5 primeros enlaces me dan como error, me dice que la pagina no pudo ser cargada. Seguiré intentando, pero podrias por favor revisar los links? Gracias por anticipado.
ResponderEliminarMateo
Mateo
EliminarTeneme al tanto. Si no podés solucionar el problema veré que puedo hacer.
Hola, los links (del 1 al 5) estan caidos.
ResponderEliminarSaludos
Mateo
Gracias Amarcord, hoy por fin pude descargar los links que me faltaban, sos grande che. Un abrazo
ResponderEliminarDiMateo
¡Muchas gracias por este maravilloso material y por tu generosidad al compartirlo!
ResponderEliminarEncontrar estos documentales sobre estos tipos tan geniales es una suerte muy grande.
Hay uno de Marcello Mastroiani que se llama creo: "Mi Ricordo, Io Mi Ricordo" que está excelente.
Si lo subieras sería otro aporte excelente.
Gracias de nuevo y ¡Adelante!
i primi links non si aprono
ResponderEliminarpuoi sistemare? grazie, Max
hola!!! gracias por el aporte, pero... el link 3 esta caido gracias por reponerlo!!!
ResponderEliminarPancho
Lo baje y es genial!!! una vez mas muchas gracias!!! una consulta en la pagina dice que dura 85 min pero de los links solo consigo una version de 48:14 que se corta abruptamente... hay una segunda parte??? gracias nuevamente
ResponderEliminarPancho
Nueva versión. Cambiados todos los enlaces.
Eliminarahora esta completo!!!! +++++ gracias totales!!! esta genial!!! Pancho desde Paraguay
ResponderEliminar