TÍTULO ORIGINAL Per grazia ricevuta
AÑO 1971
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 122 min.
DIRECTOR Nino Manfredi
GUIÓN Nino Manfredi
MÚSICA Guido De Angelis
FOTOGRAFÍA Armando Nannuzzi
REPARTO Nino Manfredi, Lionel Stander, Delia Boccardo, Paola Borboni, Mario Scaccia, Fausto Tozzi, Mariangela Melato, Tano Cimarosa, Gastone Pescucci
PRODUCTORA Rizzoli Film
GÉNERO Comedia
SINOPSIS Tras un peligroso accidente, Benedetto es trasladado a una clínica donde debe ser sometido a una operación de urgencia. Durante la larga y complicada intervención Benedetto comienza a recordar su vida desde que era un pequeño huérfano encomendado a la tutela de su tía, una pueblerina de no muy limpias costumbres. Una salvación milagrosa el día de su primera comunión condiciona la existencia del protagonista que vivirá obsesionado por la búsqueda de Dios, hasta que conoce a un farmacéutico libre pensador que le ofrece la mano de su hija. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos (Español)
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Ragazzo miracolato si chiude in convento in attesa di un sogno che confermi la sua vocazione. Quando il sesso lo tenta, va in tilt. Cerca di uccidersi. Lo salvano. È un nuovo miracolo? 1° film lungo di Manfredi regista: insolito, intelligente, bene accolto dappertutto. Il tema dei tabù religiosi (o superstiziosi?) è svolto con pittoresca abilità. Dialogo arguto, caratteristi calibrati, ritmo. Premio Opera Prima a Cannes 1971.
(Il Morandini)
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Scritto, diretto ed interpretato da Nino Manfredi (anche le musiche sono sue), Per Grazia Ricevuta è un film da vedere, rivedere e tenere in cineteca.
Con grande delicatezza, quasi poesia, attraverso la storia di Benedetto, Manfredi analizza con lucidità gli eterni dualismi che tormentano la nostra esistenza, il nostro essere : ragione-fede(superstizione), coerenza- follia, spirito-carne.
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Scritto, diretto ed interpretato da Nino Manfredi (anche le musiche sono sue), Per Grazia Ricevuta è un film da vedere, rivedere e tenere in cineteca.
Con grande delicatezza, quasi poesia, attraverso la storia di Benedetto, Manfredi analizza con lucidità gli eterni dualismi che tormentano la nostra esistenza, il nostro essere : ragione-fede(superstizione), coerenza- follia, spirito-carne.
“A volte mi sento diviso in due: loro due litigano, ed io mi stanco..” è la frase con cui Benedetto, in sostanza, sintetizza tutto ciò.
Benedetto è uno di noi, siamo noi. Già pregni dalla nascita di tutti i dogmi religiosi tramandati nei secoli. E che restano pervicacemente incollati dentro di noi per renderci la vita difficile o impossibile. Sempre attanagliati dai sensi di colpa (peccati e corpo fonte di peccaminosità) e dalle derive nell’idolatria e nella superstizione ( santini, immaginette, voti, fioretti) soprattutto nei momenti di difficoltà. E la ragione, la razionalità, la cultura fanno gran fatica a farsi largo. Creandoci conflitti, dubbi, smarrimenti, sofferenze.
Benedetto, già in conflitto sin da piccolo, si reclude per un certo periodo in un monastero, al sicuro, tranquillo e al riparo dalle tentazioni e dalla vita. Sant’Eusebio è il suo santo protettore a cui si rivolge quando la sua mente vacilla trascinata verso pensieri “immondi” , attratta dall’universo femminile.
Un intelligente priore(un sempre grande Mario Scaccia) lo obbliga a lasciare il monastero, intuendo che la sua strada non è la vocazione.
L’incontro con un farmacista anti-conformista e anti-clericale (un eccezionale Lionel Stander), gli infonde coraggio e si attacca a quell’uomo come a un padre. Facendo appello a tutta a sua intelligenza, tenta di affrancarsi dai legacci di credenze assurde e castranti.
Il mondo, però, gli crolla addosso quando, in punto di morte, vede il suo mentore baciare la croce. Così decide di porre fine alla sua tormentata esistenza e si lancia da una scogliera. Ma si salverà. Bellissima la scena finale quando il chirurgo, lasciando la stanza dove il ferito giace semi-addormentato, si rivolge alla compagna (e figlia del farmacista) di Benedetto dicendo: “Penso ce la farà….ma è stato un vero miracolo !”. Gli occhi del miracolato si spalancano atterriti, tutto riprende come prima.
http://giampierofichera.wordpress.com/2010/10/18/per-grazia-ricevuta-1971-di-nino-manfredi/
Benedetto, già in conflitto sin da piccolo, si reclude per un certo periodo in un monastero, al sicuro, tranquillo e al riparo dalle tentazioni e dalla vita. Sant’Eusebio è il suo santo protettore a cui si rivolge quando la sua mente vacilla trascinata verso pensieri “immondi” , attratta dall’universo femminile.
Un intelligente priore(un sempre grande Mario Scaccia) lo obbliga a lasciare il monastero, intuendo che la sua strada non è la vocazione.
L’incontro con un farmacista anti-conformista e anti-clericale (un eccezionale Lionel Stander), gli infonde coraggio e si attacca a quell’uomo come a un padre. Facendo appello a tutta a sua intelligenza, tenta di affrancarsi dai legacci di credenze assurde e castranti.
Il mondo, però, gli crolla addosso quando, in punto di morte, vede il suo mentore baciare la croce. Così decide di porre fine alla sua tormentata esistenza e si lancia da una scogliera. Ma si salverà. Bellissima la scena finale quando il chirurgo, lasciando la stanza dove il ferito giace semi-addormentato, si rivolge alla compagna (e figlia del farmacista) di Benedetto dicendo: “Penso ce la farà….ma è stato un vero miracolo !”. Gli occhi del miracolato si spalancano atterriti, tutto riprende come prima.
http://giampierofichera.wordpress.com/2010/10/18/per-grazia-ricevuta-1971-di-nino-manfredi/
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E' un Nino Manfredi già ai vertici della popolarità in campo nazionale quello che, nel 1971, scrive, dirige ed interpreta 'Per grazia ricevuta'. Vi si racconta la vita di Benedetto, un uomo ricoverato in una clinica in fin di vita dopo un tentativo di suicidio, assistito da una donna che si scoprirà essere la sua compagna, dalla di lei madre che si augura volentieri la morte di Benedetto, e da un amico di famiglia pronto a subentrare nel cuore della giovane donna e a riconoscere come suo il figlio che lei porta ancora in grembo.
Prima parte: Benedetto è un bambino prossimo alla prima comunione, orfano, vive in un piccolo borgo della Ciociaria insieme ad una zia che più che amarlo lo sopporta. Insieme ad una banda di suoi coetanei, Benedetto prova i primi interessi per il sesso, ma l'educazione religiosa estremamente rigida ne reprime ogni possibile curiosità, e quando gli capita di assistere per caso alla visione del corpo nudo della zia, la paura della reazione del prete sarà tale che il piccolo decide di prendere la prima Comunione senza praticare il sacramento della Confessione. Ma nel giorno della Eucaristia Benedetto, fuggito dalla chiesa perché vittima di un principio di soffocamento, cade da un muretto e si salva senza farsi neppure un graffio.
Seconda parte: Benedetto vive da anni in un convento, è stato consacrato a Sant'Eusebio, suo santo protettore, dopo il miracolo avuto da bambino, ma ancora non si decide a prendere i voti. Il giovane da una parte è affascinato dalla vita monacale tutta dedita alla preghiera e alla natura, dall'altra parte si accorge, nelle rare occasioni in cui viene a contatto con una donna, di essere attratto dal gentil sesso.
Terza parte: Benedetto ha ormai abbandonato il convento e vive facendo il venditore ambulante. Uomo fatto, ma ancora vergine, non riesce ad approfittare di un'occasione che gli concede una bella giovane interessata all'acquisto di un pagliaccetto sexy; nel girovagare con il suo campionario conosce un anziano farmacista ateo che lo convince a staccare definitivamente ogni legame con la religione e con Dio. Il farmacista ha anche una bella figlia che si innamora di lui e con la quale Benedetto, finalmente, consuma il suo primo rapporto. I due giovani si amano e arrivano ad un passo dall'altare, ma, proprio nel giorno delle nozze, Benedetto preferisce seguire i consigli del farmacista, e, con la compiacenza della dolce sposa, non riesce a pronunciare il fatidico sì.
Quarta parte: il mondo crolla addosso a Benedetto quando il farmacista muore. Al suo capezzale c'è un prete che gli impartisce il sacramento dell'estrema unzione, e il suocero, un attimo prima di spirare, bacia il crocifisso. Triste e confuso, Benedetto non trova altra strada che quella del suicidio. Ma, per la seconda volta nella sua vita, un miracolo lo salverà.
Tutto basato, come si evince dalla trama, sul difficilissimo equilibrio tra vita, sesso e religione. 'Per grazia ricevuta' è un film che ha molte frecce al suo arco: esaltante in quella che ho descritto come prima parte, un esempio di post neorealismo popolare che ha sicuramente ispirato più d'un regista contemporaneo (un nome sui tutti: Kusturica). Altrettanto bello nella seconda parte, quando i dubbi si affacciano nella mente dell'ingenuo ragazzo, costretto a succhiare il sangue di un serpente dalla gamba di una giovane insegnante (un'inedita Mariangela Melato) e a provare per la prima volta il contatto della sua bocca con il corpo di una donna. Delicato, ma anche crudo nella terza parte, quando i dialoghi anti religiosi con il farmacista la fanno da padrone e sono alternati ai rari momenti di intimità con la bella Delia Boccardo. Disperato nella parte finale, nel momento in cui le convinzioni ormai fissate nella mente di Benedetto vengono a crollare, quasi grottesco all'atto del suicidio, quando un primo tentativo viene interrotto dal transito di un'automobile.
E' un Manfredi che sa comunicare quello di 'Per grazia ricevuta' e che unisce alle sue straordinarie doti interpretative, un insieme di tracce che procurano dibattiti e anche interventi non sempre compiacenti. Occorre ricordare che siamo nel 1971 e che se la libertà sessuale sta facendo le sue prime mosse, i discorsi anti clericali di Manfredi e del farmacista (un eccezionale Lionel Stander) non possono essere accolti con benevolenza dalla chiesa del tempo, cui peraltro il finale del film fa gioco più d'ogni dialogo precedente, perché si sofferma sulla conversione di Stander e suggerisce la possibile esistenza del miracolo. Manfredi si schiera molto meno di quel che si può pensare, si limita a descrivere situazioni e caratteri, a raccontare una storia per nulla assurda, e lascia giudizi ed interpretazioni allo spettatore. Oltre ai già citati interpreti, occorre ricordare le brevi ma fulminanti apparizioni di Enzo Cannavale (e' un malato, forse immaginario, della clinica in cui Benedetto viene ricoverato dopo il tentativo di suicidio), di Paola Borboni (l'odiosa suocera di Benedetto, forse un po' vecchia per il ruolo ma sempre tagliente al punto giusto) e di Mario Scaccia (il frate che cerca di spingere il giovane Benedetto verso una decisione).
Giovane ed attuale nei temi trattati, fresco nelle sue battute, moderno nel ritmo, 'Per grazia ricevuta' rappresenta uno dei migliori prodotti degli anni settanta del cinema italiano.
http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=395
Prima parte: Benedetto è un bambino prossimo alla prima comunione, orfano, vive in un piccolo borgo della Ciociaria insieme ad una zia che più che amarlo lo sopporta. Insieme ad una banda di suoi coetanei, Benedetto prova i primi interessi per il sesso, ma l'educazione religiosa estremamente rigida ne reprime ogni possibile curiosità, e quando gli capita di assistere per caso alla visione del corpo nudo della zia, la paura della reazione del prete sarà tale che il piccolo decide di prendere la prima Comunione senza praticare il sacramento della Confessione. Ma nel giorno della Eucaristia Benedetto, fuggito dalla chiesa perché vittima di un principio di soffocamento, cade da un muretto e si salva senza farsi neppure un graffio.
Seconda parte: Benedetto vive da anni in un convento, è stato consacrato a Sant'Eusebio, suo santo protettore, dopo il miracolo avuto da bambino, ma ancora non si decide a prendere i voti. Il giovane da una parte è affascinato dalla vita monacale tutta dedita alla preghiera e alla natura, dall'altra parte si accorge, nelle rare occasioni in cui viene a contatto con una donna, di essere attratto dal gentil sesso.
Terza parte: Benedetto ha ormai abbandonato il convento e vive facendo il venditore ambulante. Uomo fatto, ma ancora vergine, non riesce ad approfittare di un'occasione che gli concede una bella giovane interessata all'acquisto di un pagliaccetto sexy; nel girovagare con il suo campionario conosce un anziano farmacista ateo che lo convince a staccare definitivamente ogni legame con la religione e con Dio. Il farmacista ha anche una bella figlia che si innamora di lui e con la quale Benedetto, finalmente, consuma il suo primo rapporto. I due giovani si amano e arrivano ad un passo dall'altare, ma, proprio nel giorno delle nozze, Benedetto preferisce seguire i consigli del farmacista, e, con la compiacenza della dolce sposa, non riesce a pronunciare il fatidico sì.
Quarta parte: il mondo crolla addosso a Benedetto quando il farmacista muore. Al suo capezzale c'è un prete che gli impartisce il sacramento dell'estrema unzione, e il suocero, un attimo prima di spirare, bacia il crocifisso. Triste e confuso, Benedetto non trova altra strada che quella del suicidio. Ma, per la seconda volta nella sua vita, un miracolo lo salverà.
Tutto basato, come si evince dalla trama, sul difficilissimo equilibrio tra vita, sesso e religione. 'Per grazia ricevuta' è un film che ha molte frecce al suo arco: esaltante in quella che ho descritto come prima parte, un esempio di post neorealismo popolare che ha sicuramente ispirato più d'un regista contemporaneo (un nome sui tutti: Kusturica). Altrettanto bello nella seconda parte, quando i dubbi si affacciano nella mente dell'ingenuo ragazzo, costretto a succhiare il sangue di un serpente dalla gamba di una giovane insegnante (un'inedita Mariangela Melato) e a provare per la prima volta il contatto della sua bocca con il corpo di una donna. Delicato, ma anche crudo nella terza parte, quando i dialoghi anti religiosi con il farmacista la fanno da padrone e sono alternati ai rari momenti di intimità con la bella Delia Boccardo. Disperato nella parte finale, nel momento in cui le convinzioni ormai fissate nella mente di Benedetto vengono a crollare, quasi grottesco all'atto del suicidio, quando un primo tentativo viene interrotto dal transito di un'automobile.
E' un Manfredi che sa comunicare quello di 'Per grazia ricevuta' e che unisce alle sue straordinarie doti interpretative, un insieme di tracce che procurano dibattiti e anche interventi non sempre compiacenti. Occorre ricordare che siamo nel 1971 e che se la libertà sessuale sta facendo le sue prime mosse, i discorsi anti clericali di Manfredi e del farmacista (un eccezionale Lionel Stander) non possono essere accolti con benevolenza dalla chiesa del tempo, cui peraltro il finale del film fa gioco più d'ogni dialogo precedente, perché si sofferma sulla conversione di Stander e suggerisce la possibile esistenza del miracolo. Manfredi si schiera molto meno di quel che si può pensare, si limita a descrivere situazioni e caratteri, a raccontare una storia per nulla assurda, e lascia giudizi ed interpretazioni allo spettatore. Oltre ai già citati interpreti, occorre ricordare le brevi ma fulminanti apparizioni di Enzo Cannavale (e' un malato, forse immaginario, della clinica in cui Benedetto viene ricoverato dopo il tentativo di suicidio), di Paola Borboni (l'odiosa suocera di Benedetto, forse un po' vecchia per il ruolo ma sempre tagliente al punto giusto) e di Mario Scaccia (il frate che cerca di spingere il giovane Benedetto verso una decisione).
Giovane ed attuale nei temi trattati, fresco nelle sue battute, moderno nel ritmo, 'Per grazia ricevuta' rappresenta uno dei migliori prodotti degli anni settanta del cinema italiano.
http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=395
Benedetto Parisi (Nino Manfredi) è ricoverato in ospedale in seguito di una caduta nel vuoto. Deve essere operato d’urgenza e le sue condizioni sono molto gravi. Flashback. Senza padre e madre, Benedetto vive con la zia ma è un piccolo ribelle, tormentato dai primi turbamenti sessuali. Don Quirino, il parroco del paese, istruisce i bambini ai precetti cattolici e regala ad ognuno di loro l’effige di santo che funge da loro angelo custode. A Benedetto tocca Sant’Eusebio, un martire bruciato dai Turchi, con lo sguardo truce e con tanto di barba. Una domenica Benedetto prende la comunione senza essersi confessato e, roso dai sensi di colpa, si sente soffocare ed allontanatosi di corsa dalla chiesa finisce, accidentalmente, in un dirupo ma non riporta neanche un graffio. In paese si grida al miracolo e Don Quirino organizza una processione per ringraziare Santo Eusebio. In attesa di un segno divino Benedetto cresce con i frati aiutandoli nella gestione del piccolo convento. Ma un’insegnante (Mariangela Melato) di una colonia estiva riattiva le sue antiche voglie e Benedetto compreso di non essere tagliato per la vita monastica si rituffa nel mondo ed incontra Oreste (Lionel Stander) un farmacista anticlericale che lo convince ad assaporare i piaceri della vita. S’innamora di sua figlia Giovanna (Delia Boccardo) e va a convivere con lei. Ma quando scopre che Oreste, in punto di morte, ha accettato l’estrema unzione, Benedetto, smarrito, prova togliersi nuovamente la vita ma anche questa volta è miracolato.
Pellicola che sbancò al botteghino per la simpatia di Manfredi e per un paio di canzoni orecchiabili che fanno da sottofondo musicale alla vicenda. Il film è godibile, soprattutto nella prima parte quando è in scena il piccolo Benedetto descritto come il classico bambino oppresso da un educazione cattolica sessuofobica e castrante, costretto, dopo il presunto miracolo a ripagare il santo rinunciando alla vita, al sesso ed all’amore. In bilico tra il frenare o il dare via libera alla propria sessualità, ad Oreste confessa: “Io mi sento sempre due, due che stanno sempre a litigare, a fa a cazzotti e mentre loro si menano, io mi stanco ed allora non gliela faccio più.“ Il finale, ironico e pungente, lo condanna nuovamente, a dover convivere con gli stessi fantasmi di sempre. David di Donatello 1971 per la migliore regia e David Speciale a Nino Manfredi
http://www.cinemaepsicoanalisi.com/per_grazia_ricevuta.htm
Pellicola che sbancò al botteghino per la simpatia di Manfredi e per un paio di canzoni orecchiabili che fanno da sottofondo musicale alla vicenda. Il film è godibile, soprattutto nella prima parte quando è in scena il piccolo Benedetto descritto come il classico bambino oppresso da un educazione cattolica sessuofobica e castrante, costretto, dopo il presunto miracolo a ripagare il santo rinunciando alla vita, al sesso ed all’amore. In bilico tra il frenare o il dare via libera alla propria sessualità, ad Oreste confessa: “Io mi sento sempre due, due che stanno sempre a litigare, a fa a cazzotti e mentre loro si menano, io mi stanco ed allora non gliela faccio più.“ Il finale, ironico e pungente, lo condanna nuovamente, a dover convivere con gli stessi fantasmi di sempre. David di Donatello 1971 per la migliore regia e David Speciale a Nino Manfredi
http://www.cinemaepsicoanalisi.com/per_grazia_ricevuta.htm
Uno de los mejores films que he visto en mi vida, ENORME Manfredi como director, actor y compositor, un auténtico fuera de serie. Mil gracias, me viene bárbaro tener otro ripeo de esta joya.
ResponderEliminarHombreeeee! esto hay que agradecerlo con MAYÚSCULAS! mil gracias, amigo Amarcord.
ResponderEliminarUn abrazo grande! grande come te
En España llevó este título: ''Las tentaciones de Benedetto''.
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