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miércoles, 17 de octubre de 2012

In nome del popolo sovrano - Luigi Magni (1990)


TÍTULO ORIGINAL In nome del popolo sovrano
AÑO 1990
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 110 min. 
DIRECTOR Luigi Magni
GUIÓN Luigi Magni, Arrigo Petacco
MÚSICA Nicola Piovani
FOTOGRAFÍA Roberto D'Ettorre Piazzoli, Giuseppe Lanci
REPARTO Luca Barbareschi, Nino Manfredi, Jacques Perrin, Elena Sofia Ricci, Alberto Sordi, Massimo Wertmüller, Carlo Croccolo, Luigi De Filippo, Gianni Bonagura, Serena Grandi, Elena Berera, Roberto Herlitzka, Gianni Garko, Costantino Meloni, Pascal Druant, Klaus Tange
PRODUCTORA Erre Produzioni / Radiotelevisione Italiana
PREMIOS 1990: Premios David di Donatello: Mejor vestuario. 2 nominaciones
GÉNERO Drama 

SINOPSIS Unificación de Italia, siglo XIX. Cristina, la esposa del marqués Eufemio, está enamorada de Giovanni Livraghi, un milanés de noble cuna que lucha contra el ejército francés que intenta proteger al Papa Pío IX y evitar la unificación de Italia. Durante una batalla crucial, Livraghi resulta herido, pero Eufemio lo salva. Cuando los franceses toman Roma, los revolucionarios se ven obligados a huir para llegar a Venecia. Cristina decide seguir a Livraghi en la huida. Sin embargo, muchos republicanos, entre ellos Livraghi, son detenidos por tropas austríacas y condenados a muerte. Cristina y su marido buscan refugio en el Piamonte para seguir luchando contra los austriacos. (FILMAFFINITY)


Trama
Nel 1849, da Roma il Papa Pio IX è costretto a recarsi esule a Gaeta per l'avvento della Repubblica Romana. Pochi mesi dopo le truppe francesi del generale Oudinot e quelle austriache tentano di riprendere Roma, per imporre con la forza la restaurazione del potere temporale, che anche una parte dei cittadini, specie i nobili, vogliono vedere ripristinato. In casa del marchese Arquati, nobile papalino, vivono il figlio Eufemio, debole e timido, con la moglie Cristina, (che l'ha sposato costretta dalla famiglia), la figlia Giacinta e la serva-padrona Rosetta. Cristina, sostenitrice della repubblica, è diventata l'amante del capitano Giovanni Livraghi, rivoluzionario milanese, accorso in aiuto dei repubblicani, e grande amico del frate barnabita Ugo Bassi, contrario al potere temporale e sostenitore dei diritti del popolo, ma sempre fedele alla sua missione di sacerdote. Fra i popolani insorti spicca Ciceruacchio (Angelo Brunetti), accompagnato dal figlio adolescente, Lorenzo. Frattanto il marchesino Eufemio, innamoratosi improvvisamente della propria moglie, che vede trasfigurata dalla passione politica e da quella per Livraghi, è deciso ad uccidere il rivale, e a tale scopo lo raggiunge, mentre combatte sul Gianicolo, dove invece lo salva, uccidendo un francese, che stava per colpirlo a morte. Dopo molti scontri i patrioti repubblicani superstiti, sconfitti dalle truppe straniere, abbandonano Roma e si dirigono disordinatamente verso il nord. Cristina cerca di raggiungere Giovanni, il quale è partito con Bassi per congiungersi a Garibaldi. Ma Bassi e Livraghi vengono arrestati e condannati a morte, mentre la donna tenta invano di salvare l'amante, implorando la grazia da un potente prelato suo amico. Prima dell'esecuzione, a Ugo vengono negati i sacramenti, mentre Giovanni sceglie di confessarsi a lui. Intanto Eufemio cerca sempre la moglie, che vuol uccidere per vendicarsi, ma quando, dopo la morte di Livraghi, la rivede, tutto è cambiato fra loro: Cristina ora lo stima per il suo gesto generoso sul Gianicolo, gesto che gli ha fatto rischiare la vita. I due sposi si riuniscono, e lei segue il marito quando questi decide di combattere coi piemontesi per l'unità d'Italia. Frattanto anche Ciceruacchio e suo figlio vengono fucilati, mentre a Roma il Papa Pio IX torna a regnare.

Critica
"La veemenza anticlericale non esclude tuttavia un momento di commovente spiritualità."
(Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera')

"Magni è un romano di tendenza antipapalina. Ma ha il buon senso di non infierire su nessuno, di canzonare bonariamente anche chi stima."
(Francesco Bolzoni, 'La Rivista del Cinematografo')

"Il romanzo privato-politico si inserisce nel quadro di un periodo storico e dei temi risorgimental anticlericali cari al regista Luigi Magni, illustrati alla maniera d'una narrazione divertente, tradizionalmente e facilmente popolare."
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa').

'Anche se Magni non sta dalla sua parte, quel Papa Re in fuga più vincitore che vinto è uno dei segnali della vitalità del suo film. Nel rispetto onesto delle ragioni degli altri."
(Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo')

"Deve essere guardato da vicino mettendo a fuoco i gruppi di personaggi e riducendo la prospettiva, se ci si allontana si ha la sensazione che l'autore non sia riuscito a trovare un giusto tono d'insieme."
(Gabriella Giannice, 'Il Giorno')

"Un affresco, molto mosso, magari troppo diluito nella seconda metà, con qualche stecca e un disuguale approfondimento dei personaggi."
(Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero?)

Note
- DAVID DI DONATELLO 1991 PER I COSTUMI A LUCIA MIRISOLA.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=26608
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In nome del popolo sovrano (1990) [8 errori]

Trucco: [N°26731] Giovanni Livraghi (Barbareschi) ha dei ridicoli stivali di plasticaccia similpelle fuoriepoca, che assomigliano a quelle sovrascarpe che indossano a carnevale i bambini che si vestono da Zorro o da moschettiere.

ND: [N°27226] Quando, fu ggiti da Roma, i combattenti per la Repubblica si dividono nella zona delle foci del Po, Ciceruacchio invita Ugo Bassi alla prudenza. Quest'ultimo risponde così: "E' l'unica virtù teologale che mi manca". Strano per un sacerdote non sapere che la Prudenza non è una virtù Teologale (Fede, Speranza, Carità) ma bensì Cardinale (PRUDENZA, Giustizia, Fortezza, Temperanza).

FinaleSvelato: [N°27515] Alla fine Livraghi, Bassi, Ciceruacchio e suo figlio verranno fucilati. L'unica nota positiva è che la nobildonna romana sarà riconquistata dal marito cambiato.

Anacronismo: [N°37052] Nelle scene in cui Sordi è in terrazza, si vedono dietro palazzi con antenne televisive e con altri accessori architettonici attuali.

Storico: [N°65848] Non è possibile che Livraghi e Bassi vengono a sapere della fucilazione di Ciceruacchio ed il figlio. Erano stato fucilati 2 giorni prima. Infatti Bassi e Livraghi furono fucilati l'8 agosto. Ciceruacchio ed il figlio il 10

Storico: [N°65849] Cristina di Belgioioso (Elena Sofia Ricci) non lasciò Roma insieme al marito, ma alla figlia. Fece con lei il giro del mondo e ritornò solo nel 1871 per vederla capitale d'Italia.

Storico: [N°65892] Mentre Livraghi e Bassi sono in prigione, vengono a sapere da un carceriere che Ciceruacchio ed il figlio sono stati fucilati. Errore! Ciceruacchio ed il figlio furono fucilati il 10 agosto Bassi e Livraghi 2 giorni prima.

Storico: [N°72642] Nel film, Luigi Bonaparte (Carlo Croccolo) afferma che la Repubblica Romana è il primo stato al mondo ad aver abolito la pena di morte. Falso. Fu il Granducato di Toscana, che, per volere del granduca Leopoldo, la abolì nella II metà del XVIII secolo, (ancora oggi in Toscana si festeggia, a fine novembre, questa data)
http://www.bloopers.it/testo/index.php?id_film=3899&Lettera=I

Luoghi comuni: Luigi Magni fa sempre lo stesso film. Nei luoghi comuni c’è sempre un fondo di verità. La Roma papalina non troverà più un cantore appassionato e competente come Magni che, alla fine della fiera, ha immortalato con interessante scrupolosità un periodo di cui sappiamo poco e male (il centocinquantennario, da questo punto di vista, ci ha riempito la testa di molta retorica e di poca sostanza), permettendoci una visione almeno fruibile di un momento storico cruciale per la Capitale. In questo caso siamo ai tempi della fuga di Pio IX, ultimo Papa Re, e della proclamazione della Repubblica Romana: l’atmosfera decadente è palpabile, i fermenti rivoluzionari si stanno istituzionalizzando e il popolo è ancora poco sovrano. Magni contamina la Storia ufficiale con personaggi di fantasia, facendo così interagire il frate barnabita Ugo Bassi e il patriota Giovanni Livraghi con una certa marchesina Arquati e il di lei, debole marito, a sua volta succube del clericale padre. Sfilano anche Ciceruacchio (inteso da Magni come una sostanziale variante di Pasquino) e Carlo Bonaparte e c’è pure spazio Giuseppe Gioacchino Belli. Celebrazione affettuosa della fierezza ma anche della cialtroneria romana, il film ha ritmo e brio nonostante sia vagamente prevedibile e monotono a chi ha visto almeno due o tre film del regista (che in sede di sceneggiatura si è affidato all’aiuto di Arrigo Petacco). In ogni caso il reparto tecnico è impeccabile (costumi e scenografie di Lucia Mirisola, fotografia di Giuseppe Lanci, montaggio di Ruggero Mastroianni, musiche di Nicola Piovani) e il cast è quello delle grandi occasioni, malgrado non al meglio. Serena Grandi ripropone il ruolo di Giovanna Ralli in Arrivano i bersaglieri, Jacques Perrin e i napoletani Carlo Croccolo e Luigi De Filippo giocano col mestiere, i giovani Luca Barbareschi e Massimo Wertmuller non sempre sono all’altezza, Elena Sofia Ricci non ci crede molto, Roberto Herlitzka non ha lo spazio che meriterebbe. E i due mostri sacri? Nino Manfredi sguazza allegramente nell’universo di Magni con un epigono di Pasquino (e una canzone sincera e struggente) e Alberto Sordi gigioneggia fin troppo in un ruolo che gli è congegnale.
LorCio
http://www.filmtv.it/film/3498/in-nome-del-popolo-sovrano/

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