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miércoles, 6 de julio de 2011

Dillinger è Morto - Marco Ferreri (1969)


TÍTULO Dillinger è morto
AÑO 1968 
SUBTITULOS Si (Separados)
DURACIÓN 90 min.
DIRECTOR Marco Ferreri
GUIÓN Marco Ferreri, Sergio Bazzini (Historia: Marco Ferreri)
MÚSICA Teo Usuelli
FOTOGRAFÍA Mario Vulpiani
REPARTO Michel Piccoli, Anita Pallenberg, Gino Lavagetto, Carla Petrillo, Mario Jannilli, Annie Girardot
PRODUCTORA Pegaso Film
GÉNERO Drama

SINOPSIS Cuando Glauco regresa del trabajo, encuentra a su mujer enferma. Mientras se prepara la cena, descubre un revólver que pudo haber pertenecido al famoso delincuente Dillinger. Fantasía y realidad se confundirán entonces dramáticamente... (FILMAFFINITY)


Una maschera anti-gas: primissimi fotogrammi di questa pellicola. Tormento, asfissia, claustrofobia… Perché cominciare così questo film? La maschera diviene il simbolo dell’oppressione di una società non a misura d’uomo, metafora di un uomo che soffre proprio per la modernità. Questo film, con apparente semplicità, coglie le mille sfaccettature dell’alienazione dell’uomo moderno, un’alienazione tanto profonda quanto irrimediabile, perché non si sviluppa solo nei confronti degli altri, ma, in primis e soprattutto, verso se stessi. Con questo film il grande Ferreri, autore de “L’Harem” e de “La Grande Abbuffata”, genio del cinema italiano d’essai, grida con forza contro la società del suo tempo ed i suoi feticci.
E’ una critica spietata, feroce, senza via d’uscita, rivolta ad un uomo che rinnega se stesso.  La pellicola è del 1968, ma non ci si stupisca della sorprendente attualità del messaggio.
Glauco è il protagonista di questa pellicola la cui trama si dipana in un arco temporale breve, le ore di una notte d’estate. Questo designer industriale, affermato professionista, modello del borghese fine anni Sessanta, è interpretato da un insuperabile Michel Piccolo che, con titanica bravura, regge il peso di un film che è quasi un monologo ed il confronto con una cinepresa che non lo lascia praticamente mai fuori dall’inquadratura. Il protagonista è proprio il disegnatore di quelle maschere anti-gas che aprono la pellicola, creatore dello strumento, mentre egli non è che vittima di una società che rende respirabile l’irrespirabile. La chiave per comprendere il simbolismo di Ferreri è data dallo stesso regista nel dialogo iniziale tra Glauco ed un suo collega. L’uno recita il suo testo, denso di riferimenti e sferzate, mentre Glauco sfoglia il catalogo delle maschere prodotte dalla ditta: immagini di guerra, di impieghi di quel prodotto in un “uomo contro uomo”, aggiungerei , nel perfetto stile hobbesiano del “homo homini lupus”.
Esterno notte. Scenari tutti uguali, palazzi, grandi strade, la città moderna che si ripete sempre uguale a se stessa: Glauco sta tornando a casa, lo aspetta la cena, fredda ed immobile sul tavolo. Sua moglie ha mal di testa, vuole solo dormire e prende dei sonniferi per raggiungere lo scopo, eppure questa donna sembra essere già sedata dall’insussistenza dei suoi discorsi, dal modo di esprimersi, come i pesci rossi nella boccia sul comodino. Il vuoto per una società vuota.



Ed è stando a casa che il protagonista matura il desiderio di evadere, non dalla prigionia delle sue mura domestiche, bensì dalla gabbia dell’alienazione che lo opprime. La scintilla della rivolta è sul tavolo, quella cena fredda e asettica; ecco che Glauco decide di cucinare un piatto che gli dia soddisfazione. Inizia una preparazione meticolosa, la ricerca degli ingredienti, la lettura del libro di ricette, il tutto accompagnato dall’onnipresenza delle voci di radio e televisione. Ferreri vuole sottolineare con forza l’incapacità dell’uomo moderno a rimanerne sprovvisto, l’inabilità di fermarsi a pensare, di dedicarsi alla dimensione dell’introspezione, l’impossibilità di vivere lontano da questi strumenti che l’uomo moderno vive come prolungamento di sé. Sensazione legata a tutti gli strumenti meccanici, elettrici ed elettronici, nell’arco dell’intera pellicola; in fondo il mondo oggi non è che l’estrema applicazione di questo principio.
Durante i preparativi Glauco trova un pacchetto avvolto nel giornale, la data è il 1934, il titolo in prima pagina è “Dillinger è morto” e l’articolo narra della morte del bandito. Di nuovo i gesti si fanno meticolosi, lenti, precisi; il pacchetto è aperto con cura, al’interno una pistola che viene smontata, pulita, oliata, i proiettili messi in fila. L’uomo compie le azioni senza apparentemente una ragione, con la stessa cura cucina e pulisce una pistola.
http://www.dillinger.it/dillinger-e-morto-marco-ferreri-12321.html

9 comentarios:

  1. Muy buenas, los links corresponden a La donna del fiume, ya posteada. En cualquier caso, reitero felicidades por el blog, es sencillamente insuperable.

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  2. Muchas gracias por avisar.
    Corregidos los enlaces (A veces ocirren cosas llamativas en este planeta)
    Un abrazo.

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  3. Gracias por corregir los links y felicitarte por
    tus extraordinarios aportes Amarcord.

    Un cordial saludo.

    Eddelon

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  4. hi, the file http://www.mediafire.com/?775w83av55k7mko has been deleted!! could you please update this file? thank you

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  5. Trataré de solucionarlo a la brevedad.

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  6. amarcord la parte num 6 non si vede!CIAO GRANDE!

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  7. Colocados nuevos enlaces en Megaupload.

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  8. The last mediafire link is out of order and megaupload is fired. Please, new link on mediafire.

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