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domingo, 24 de julio de 2011

Roma - Federico Fellini (1972)


TÍTULO Roma
AÑO 1972
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 128 min.
DIRECTOR Federico Fellini
GUIÓN Federico Fellini, Bernardino Zapponi
MÚSICA Nino Rota
FOTOGRAFÍA Giuseppe Rotunno
REPARTO Federico Fellini, Alberto Sordi, Gore Vidal, Alvaro Vitali, Peter Gonzales Falcon
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Ultra Film / Les Productions Artistes Associés
GÉNERO Drama. Comedia

SINOPSIS Con motivo de la construcción del metro en Roma, las máquinas descubren una vieja casa enterrada, en cuyas paredes cuelgan unos frescos. Una de las pinturas representa a una vieja dama, perteneciente a la rancia aristocracia romana, que organiza en su casa unos desfiles de moda muy originales: es la moda de la iglesia. La película recorre las casas de tolerancia de la época y los espectáculos de la noche romana. Poco después, es Fellini quien recuerda sus años de escolar, entre latines que evocaban a Julio César y Nerón. (FILMAFFINITY)


Quiero evocar la historia de una ciudad. Intentaré explicar lo que Roma significa a los ojos tanto de sus habitantes como de los extranjeros que la visitan, al margen del atractivo que puedan ejercer sobre estos últimos sus monumentos, su antiguedad y el peso de su historia. Entre los que, procediendo de todas partes, se dirigen a Roma, ¿cuántos, después de un primer contacto fugitivo, se ven gradualmente prendidos en su encanto, atrapados por esta ciudad de un modo de vida singularmente único e indefinible, caluroso y absorbente? La mayor parte de esos visitantes ocasionales prolongan su estancia sin motivos aparentes, fascinados por el enigma de la ciudad. ¿Qué es, en realidad, Roma? Mi film no aportará, ciertamente, una respuesta concreta a esta cuestión, que se mantiene, en verdad, insoluble y que tan sólo puede servir de pretexto a una serie de secuencias que oscilen entre el ensueño y la realidad, el recuerdo y la imaginación. Roma intentará mostrar, del modo más evidente posible, los múltiples e inaprenhensibles aspectos de esta capital repleta de paradojas, tan amable, tan rápidamente aborrecida como inmediatamente añorada.
...
Federico Fellini
ROMA de Federico Fellini, Aymá S.A. Editora, 1972 (España), Pág. 7



La prima immagine di Roma che Fellini conserva nella sua memoria è quella di un cippo miliare che sorgeva fuori dal suo paese, in mezzo ai campi. Ma ai tempi della scuola elementare, nel collegio dei preti, egli ha potuto accumulare su Roma altre informazioni. Così, citando le fatali parole di Giulio Cesare, “alea iacta est”, da scolaro ha potuto attraversare il Rubicone anche lui e vedere in diapositiva i principali monumenti della capitale: Santa Maria Maggiore, la tomba di Cecilia Metella, l’arco di Costantino, l’Altare della Patria, San Pietro … e qualche altro bel monumento, che si era proditoriamente infilato nella proiezione, essendo in genere ad esclusivo uso e consumo di qualche prete. Roma rappresentava da bambino la benedizione domenicale del papa trasmessa alla radio, che faceva imbestialire suo padre, uomo laico e di idee socialiste. Ma Roma erano anche i films interpretati da Greta Garbo ed ambientati al tempo dell’Impero dei Cesari.
Ben diversa appare la realtà della Roma che Fellini incontra al suo arrivo a stazione Termini, quando verrà a intraprendervi la carriera di giornalista. E’ una Roma caciarona e popolana, alle prese con le necessità del vivere quotidiano e coi problemi dell’inflazione. In questo “ritratto dell’artista da giovane” attraversiamo così la città. Da stazione Termini veniamo sospinti verso piazza Esedra ( oggi Piazza della Repubblica), incrociando sul nostro cammino santa Maria Maggiore e uno scorcio, al di là delle mura medievali, di san Giovanni in Laterano. La meta è l’appartamento di un palazzo che la padrona di casa e suo figlio condividono con una decina di inquilini, tra i quali ci sono degli attori di secondo piano che cercano di darsi un po’ di tono, facendo magari la parodia del Duce: “ Mi rifiuto di credere che l’autentico popolo di Gran Bretagna che non ha mai avuto dissidio con l’Italia debba gettare l’Europa in una catastrofe per difendere un paese africano universalmente bollato senza ombra di civiltà, contro questo popolo di eroi, di artisti, di poeti, di santi, navigatori … di pelati …”
A sera si vedono le strade del quartiere animarsi di gente che pranza fuori dalle trattorie, mentre ogni sorta di musicisti, accattoni e frati passano per fare colletta, e le voci, le musiche, i canti e le liti si sovrappongono in un unico chiasso, come se il quartiere fosse una sola grande famiglia. A notte fonda, quando tutto tace e per le strade scorrazzano dei cani randagi di cui si ode il latrare, gli operai del filobus eseguono le loro riparazioni e nella zona dei Fori romani o la via Appia si vedono spuntare i fari di qualche macchina con a bordo una prostituta che sembra riemergere dall’oscurità dei secoli passati, come l’antica Lupa che è simbolo della città.
Questa era la Roma del Fellini della fine degli anni trenta. Ma Roma, oggi, com’è? Per descrivere la Roma della prima metà degli anni settanta, Fellini parte con la sua troupe cinematografica dal raccordo anulare che porta gli automobilisti in città. Qui s’incontrano solo macchine e l’unica presenza umana sono le prostitute e gli omosessuali che si offrono ai bordi della carreggiata. Oggi il rumore del traffico metropolitano sovrasta e sommerge ogni altro rumore, mentre per le strade si crea un solo e unico ingorgo ed i suoni dei clacsons si sommano orchestralmente.
Fellini filma per le strade un corteo. Si tratta di un gruppo di manifestanti di estrema sinistra, con degli striscioni dove si dice: NO AL POTERE DELLA BORGHESIA. Con sottile ironia, il regista si sposta quindi a fare le riprese della città al parco di Villa Borghese.
Qui incontra degli studenti che gli chiedono di fare un film di denuncia sociale, mentre un altro interlocutore lo apostrofa con queste parole: “Ma che è Roma questa? Tutti matti, tutti corrono, tutti c’hanno fretta, la gente s’è fatta cattiva: è perché sono scomparsi i romani. E guardetè attorno: tutti capelloni puzzolenti, studenti che non vonno studià, travestiti, drogati de tutte le razze, perché adesso tu non pensi che sto’ film va pure all’estero e se tu ce metti i soliti invertiti, le donnacce da strada, le solite sozzerie, che figura fai fa a sta rometta nostra?” Ma Fellini è convinto che si deve parlare soltanto di ciò che ci è congeniale. E ciò che gli piace raccontare è, ad esempio, com’era trent’anni fa il teatro della Baraconda, dove non si riusciva a capire se l’esibizione la facevano gli artisti sul palcoscenico o avveniva invece in platea, tra gli spettatori. Fellini del resto sembra ribadire per tutto il film che la realtà è molto spesso più teatrale dello spettacolo. E questo è vero soprattutto nell’italietta fascista, dove i cinegiornali paiono un’appendice alla recita cinematografica. Anche nella disfatta, si continua così a recitare. Nel rifugio antiaereo, dove un vecchio protesta (“ me ne stavo così bene a dormì, mo’ per colpa di quello là …”), mentre il vicino lo rimprovera duramente: “ … è intollerabile, certa gente dovrebbe vergognarsi: nel momento in cui la patria è tutta unita nella certezza della vittoria, si devono ancora sentire certi discorsi disfattisti. Vergognatevi! L’Italia è fascista. Il Duce! ecco l’unica nostra fede: dobbiamo vincere, e vinceremo!”
Ritornando alla Roma attuale ed ai suoi problemi di viabilità, Fellini visita con la sua troupe i cantieri della metropolitana ed intervista il direttore dei lavori: “Il sottosuolo di Roma è imprevedibile, ogni cento metri ci sono importanti vestigia e il lavoro naturalmente ne risente: è un appalto molto difficile. Volevamo semplicemente risolvere una questione di traffico urbano, una metropolitana a scudo, come a Monaco, a Dublino, ma qui il sottosuolo ha otto strati dobbiamo trasformarci in archeologi, in speleologi. La prima volta che si è parlato della necessità di fare il metrò a Roma è stato nel 1871, esattamente cento anni fa. La burocrazia è ancora più imprevedibile del sottosuolo, il carteggio intercorso tra noi e il Comune di Roma riempie l’intero percorso della metropolitana …” Un vuoto d’aria rilevato dalle macchine indica che oltre la parete dove si sta scavando il tunnel c’è qualcosa. Si procede praticando un foro da cui si calano alcuni lavoratori con la troupe cinematografica. Ai loro occhi appaiono i resti di una splendida dimora romana con pavimenti a mosaico ed affreschi che a contatto con l’aria esterna lasciano cadere il colore, polverizzandosi letteralmente.
A questo punto sono di scena gli hippy che nei primi anni settanta avevano come luogo di ritrovo Trinità dei Monti in Piazza di Spagna. Commenta il regista con tono assolutorio nei loro confronti: “Per questi ragazzi disincantati, che si stringono l’un l’altro come cuccioli,come pulcini, l’amore non è un problema, forse lo fanno o forse no, comunque non è più un dilemma di difficile soluzione come per noi, quando le nostre pene amorose ci costringevano a frequentare le case di tolleranza. Vi ricordate?” Dei soldati imboccano via Dei Tre Archi e si avvicinano ad un portone di color rosso: è una casa di tolleranza, una delle più squallide; ma accanto a case come questa ce n’erano anche di lusso. E il regista racconta la sua prima esperienza in questo campo …
Ma Roma è anche la ristretta cerchia dell’aristocrazia nera, che rimpiange il potere temporale dei Papi. E Fellini per parlare di questa Roma s’inventa l’episodio della principessa Domitilla. Qui la vena fantasmagorica e claunesca del regista si sbizzarrisce nell’invenzione della “rassegna di moda ecclesiastica”, dove il modello più ricercato e ambito è quello in stile Pio XII.
Alla Roma cupa e restauratrice di Domitilla (che parla comunque in romanesco), si contrappone subito dopo la Roma dei vicoli di Trastevere, della “FESTA DE NOANTRI” , che campeggia nella scritta luminosa sul lungotevere, dove in lontananza si nota nella luce soffusa del tramonto da una parte la cupola di san Pietro e dall’altra quella della Sinagoga nuova. Il contesto della Roma attuale riprende quindi dai giovani hippy che si riuniscono la sera davanti alla chiesa di santa Maria in Trastevere e che vengono sgombrati dalle forze di polizia. Per le vie del quartiere, la gente si riunisce fuori dalle trattorie a mangiare, a cantare, ad assistere in Piazza de Renzi ad un incontro di box. Quando ormai è notte fonda, il regista insegue per un’ultima intervista davanti casa sua una donna, è Anna Magnani, simbolo secondo lui di “una Roma vista come Lupa e Vestale, aristocratica e stracciona, tetra e buffonesca”. Ma la Magnani non rilascia dichiarazioni!
A questo punto la troupe del regista improvvisa una scorribanda notturna in motocicletta per le strade deserte di Roma. Davanti ai nostri occhi vediamo così sfilare Castel sant’Angelo, la chiesa di sant’Andrea della Valle, sant’Agnese in Agone in Piazza Navona, un rapidissimo scorcio della Fontana dei Fiumi, la Fontana del Moro, e poi Piazza di Spagna la Barcaccia e Trinità dei Monti, quindi in Piazza del Popolo la Fontana dell’obelisco Flaminio, intorno alla quale i motociclisti girano vorticosamente, mostrandoci la soggettiva di santa Maria dei Miracoli e santa Maria in Montesanto, la Fontana del Valadier con lo sfondo del Pincio, santa Maria del Popolo ed infine Porta del Popolo, all’uscita della quale arriviamo su Piazza del Quirinale e poi in Campidoglio dove si vedono la Cordata, l’Ara Coeli, i Dioscuri, la statua di Marco Aurelio, e poi ancora verso via del Velabro, dove notiamo l’Arco di Giano, il tempio di Ercole Vincitore ed il Tempio della Fortuna Virile in Piazza della Bocca della Verità, ed infine il Colosseo.
E’ la rassegna di un contesto scenografico monumentale allestito per quello spettacolo tragicomico che è la vita e che è Roma; non a caso, la corsa delle motociclette culmina sul Colosseo che un tempo ha costituito un tragico luogo di spettacolo e che oggi rappresenta l’immagine stessa di Roma, il cui acronimo SPQR viene rovesciato almeno per una volta a vantaggio del Populus e non del Senatus, come ci dimostrano numerosi episodi del film ed i centauri in motocicletta del finale, che nella loro corsa indugiano maggiormente su Piazza del Popolo_ Roma home >

8 comentarios:

  1. GRAZIE,GRAZIE,GRAZIE,GRAZIE


    Eddelon

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  2. El ultimo link del film ha sido borrado. Lo podrían volver a subir? Muchas Gracias. Me encanta este sitio! Grazie per i film!

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  3. Trataré de solucionarlo a la brevedad.

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  4. Colocados nuevos enlaces en Megaupload.

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  5. dimarcomartin@hotmail.com24 de enero de 2012, 23:11

    Ahora con el temilla de Megaupload, no se puede bajar esta peli. El enlace de mediafire nº 10 está fallido. Igual el blog está buenísimo. Un saludo.

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