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martes, 16 de abril de 2013

Alfa Tau! - Francesco De Robertis (1942)


TÍTULO ORIGINAL Alfa Tau!
AÑO 1942
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 90 min.
DIRECTOR Francesco De Robertis
GUIÓN Francesco De Robertis (Historia: Francesco De Robertis)
MÚSICA Edgardo Carducci
FOTOGRAFÍA Giuseppe Caracciolo (B&W)
REPARTO Giuseppe Addobbati, Marina Chierici, Liana Persi, Lilla Pilucolio
PRODUCTORA Centro Cinematografico del Ministero della Marina / Scalera Film S.p.a.
GÉNERO Bélico. Documental | II Guerra Mundial

SINOPSIS Película semi-documental, en la que seguimos a la tripulación del submarino italiano “Enrico Toti”, ya sea en los paréntesis que suponen las pequeñas licencias, como en las peligrosas acciones en las que se ve involucrado, ya sean ataques aéreos o la lucha sin cuartel contra los submarinos ingleses enemigos, en el Mediterráneo. (FILMAFFINITY)


Alfa e Tau sono le due lettere dell'alfabeto greco che indicano l'affondamento di una nave nemica.

Los protagonistas son parte de la tripulacion del submarino Enrico Totti. Un submariono regresa a la base despues de una mision y la tripulacion aprovecha la pausa para una "inmersion" en la vida familiar. En este breve parentesis los protagonistas ponen en evidencia su caracter y temple de hombres. Terminada su licencia se parte para una nueva mision en la cual bajo el fuego de aereos enemigos el " ENRICO TOTTI" logragundir un submarino ingles.
Pelicula filmada con actores no profesionales: se habla de los heridos y los muertos y del hundimiento de un submarino -- el x9--. Los protagonistas --- tripulacion del X3--- zarpara paravengar a sus compañeros caidos.
Tras ilustrar la vida cotidiana de los marineros durante su permiso, la accion de la pelicula se traslada a alta mar donde la tripulacion logra hundir al submarino ingles que acabo con el X9 y trasmite la señal de victoria: alfa-tau.
http://www.forosegundaguerra.com/viewtopic.php?f=42&t=9441
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Il regista pugliese Francesco De Robertis nella sua qualità di direttore del "Centro cinematografico" presso il Ministero della Marina, si specializza in storie marinare e nel 1942 realizza, tra i film della "tetralogia militare", Alfa Tau!, considerato tra le ultime pellicole del Cinema di propaganda fascista. Terzo e ultimo film – dopo "Uomini sul fondo" e "La nave bianca" – prodotto dal Centro Cinematografico della Marina.

Produzione
È il terzo consecutivo di sei film prodotti dalla Scalera.
La locandina mostra in alto le lettere greche "alfa" e "tau"; i nomi in manifesto sono: Giuseppe Addobbati, Marina Chierici, Liana Persi e Lilla Pilucolio. In pratica un cast di attori non professionisti, tranne Giuseppe Addobbati (alias "John Douglas").
La fotografia è affidata per la seconda (e ultima) volta a Giuseppe Caracciolo. La sorella di Nino Baragli aveva seguito al nord suo marito Carlo Bellero, operatore di questo film. Erano rimasti all’epoca del governo repubblichino e si trovavano nei teatri di posa della Scalera, che si era trasferita a Venezia e stava cercando di portare a termine la produzione del film "Marinai senza stelle".
«Nino Baragli raggiunse Venezia e cominciò da aiuto-operatore: caricava e scaricava gli châssis. Le macchine "Arriflex" non erano di primo ordine, ma erano facili da caricare. Ma De Robertis faceva il montaggio da solo, e Baragli dava una mano anche a lui, che stava seduto alla moviola, tagliava, attaccava, proprio come un montatore. C’era una ragazza che faceva la assistente: non si numerava la pellicola, non si trovavano mai i tagli.»[1]
Il film è uscito dopo molti anni anche in versione “dvd” per "Millennium Storm".

Trama
Il sommergibile Enrico Toti rientra alla sua base, al termine di una missione. Dopo una breve licenza, i membri dell'equipaggio, che hanno abbracciato i famigliari, riprendono il mare. Si imbattono in sottomarino inglese, lo speronano e l'affondano. Il principale protagonista del film era realmente un comandante di sommergibile: il Capitano di Corvetta Bruno Zelich che avrebbe trovato la morte poco dopo le riprese al comando del sommergibile Sciré.

Critica
Stile da documentario, semplice, spoglio e privo di retorica patriottica. “Con stile austero e asciutto Francesco De Robertis narra vicende con carattere corale: differenti percorsi individuali trovano unitaria, tragica conclusione”. [2]
Gli attori sono non professionisti, la fotografia è di stile documentario, i titoli di testa del film non riportano né cast, né credits. De Robertis ha cercato di attenersi a «un verismo storico e ambientale», per cui «il ruolo che … ogni personaggio ha nella vicenda corrisponde al ruolo che ognuno di essi ha nella vita» (le frasi sono nei titoli di testa). Il pregio maggiore è la semplicità, la mancanza di retorica. Qualità tanto più meritorie se si tiene conto che Alfa Tau! è stato realizzato in tempo di guerra e, per di più, proprio dal Ministero della Marina. [3]
Tutti gli elementi rispondono ad un verismo storico e ambientale: l’umile marinaio, protagonista, ha vissuto l’episodio che nel racconto rivive. Il ruolo che ogni personaggio ha nella vicenda, corrisponde al ruolo che ha nella realtà della vita. Gli elementi civili hanno offerto la loro opera in segno di dedizione verso i combattenti del mare. Gli elementi militari si sono prodigati nelle pause di riposo tra le missioni di guerra. Egli vuole fare film tutti dal vero, con attori non professionisti, con una fotografia da documentario. Il film ha pezzi stupendi di cinematografo. [4]

Nulla osta e censura
L’Onorevole Giulio Andreotti, Sottosegretario per lo Spettacolo alla Presidenza del Consiglio dei ministri durante la legislatura 1947 - 1953 ha fornito documenti dell’Ufficio di revisione cinematografica: in relazione alla pellicola, che aveva il nulla osta n°11 del P.W.B., psycological war branch, nell'appunto a lui destinato in data 4 maggio 1945, il funzionario addetto annota che: "Ritiene inopportuna la revoca del divieto di circolazione" e l'Ufficio dello Spettacolo già il 29 maggio scrive alla Scalera Film: "Questo Sottosegretariato, esaminato il film, di cui venne vietata la circolazione dal P.W.B., conferma il divieto di circolazione."
Ma la "Scalera Film" insiste e richiede il nulla osta di esportazione per i film realizzato da De Robertis nel 1942, del quale è ancora vietata la circolazione in Italia. Il funzionario (Calvino) appunta allora il 16 maggio 1946 che: "In vista dello specifico carattere del film ed in considerazione della particolare situazione politica, è opportuno confermare il divieto di circolazione."
Ed ancora un altro appunto, redatto dallo stesso funzionario il 5 luglio 1947: “Il film descrive la vita dei sommergibilisti di una base navale ed il combattimento vittorioso di un nostro sommergibile contro un sommergibile alleato. La pellicola, realizzata da regista di valore, presenta, sul piano tecnico artistico, notevoli pregi. Le parti descrittive, relative alle azioni di guerra, hanno un tono moderato e non assumono accenti di polemica contro gli Alleati. Si ritiene di poter concedere il nulla osta di esportazione, lasciando alla censura dei singoli Stati, ogni decisione circa l'opportunità di ammetterne la programmazione."
Poi, alla domanda di revisione del 27 gennaio 1948, finalmente “Esprime parere favorevole a condizione che vengano eliminate le scene ove appaiono distintivi e fasci littori o si effettuano saluti fascisti. Eliminare il grido "Viva il Re" e attenuare le scene ove sulla bandiera è visibile lo stemma sabaudo. La vicenda si conclude con una lettera della Scalera Film, datata 23 febbraio 1949 che conferma: "Questa Casa cinematografica, presa conoscenza di quanto stabilito per la presentazione al pubblico del film "Alfa Tau", dà assicurazione che nelle nuove copie del film, che saranno messe in circolazione è stato provveduto a eliminare: scene ove appaiono distintivi e fasci littori, scene ove si effettuano saluti fascisti, il grido di "Viva il Re" e le scene dove appare la bandiera italiana con lo stemma sabaudo."

Premi e riconoscimenti
*Presentato alla Mostra di Venezia del 1942, il film ottenne il Premio del Presidente della CIF - Camera Internazionale del Film, per la forma di realizzazione.
*Inoltre a La Spezia, per la Festa della Marineria, dall’11 al 16 giugno 2007, la pellicola ha concluso la serata inaugurale della rassegna cinematografica.

Note
1. Da un'intervista a Nino Baragli, tratta da: Stefano Masi, Nel Buio della Moviola, editore Accademia dell’immagine L'Aquila.
2. Intervento di Giuseppe Rausa.
3. Francesco Passinetti, I film della Mostra di Venezia, in «Cinema», 10 settembre 1942
4. Archivio nazionale cinematografico della resistenza
http://it.wikipedia.org/wiki/Alfa_Tau!


FRANCESCO DE ROBERTIS

Nacque a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, il 16 ott. 1902 da Nicola e Carolina Tardio. Entrato nel 1917 all'Accademia navale di Livorno, il D. iniziò giovanissimo quella esperienza di vita marinara che fornirà l'ispirazione e la materia della sua matura produzione cinematografica. Dopo aver partecipato a bordo della "Amerigo Vespucci" alle ultime fasi della prima guerra mondiale, seguì la consueta carriera degli ufficiali di marina: guardiamarina nel 1923, sottotenente di vascello nel 1928; in quello stesso anno venne distaccato all'aeronautica come "osservatore". Dopo il suo debutto come autore teatrale nel 1932, con La luce sulfondo, rappresentato a Milano al teatro Manzoni dalla compagnia Calò, il D. decise di congedarsi dalla marina militare, affascinato dalla prospettiva di dedicarsi prima al teatro (con due commedie rappresentate rispettivamente nel 1934 e nel 1936: Civiltà, al teatro Goldoni di Venezia, dalla compagnia Pavlova, e Hàtama al teatro Manzoni di Milano, dalla compagnia E. Gramatica) e quindi al cinema. Ma il fallimento di una sua prima sceneggiatura dedicata alla vita sul mare, Il nastro azzurro, un dattiloscritto di ottocento pagine corredato di dettagliate indicazioni tecniche e proposto con scarso successo a Luigi Freddi nel 1937, lo indusse a chiedere il richiamo in servizio. Destinato all'ufficio stampa del ministero della Marina a Roma, partecipò alla progettazione di numerosi documentari di propaganda e nel 1940 diresse le riprese del documentario Mine in vista, dedicato all'azione della marina italiana nei primi mesi di guerra. Sempre nel 1940 venne nominato tenente di vascello e, l'anno successivo, capitano di corvetta in ausiliaria con il compito di coordinare le attività del Centro cinematografico istituito presso il ministero della Marina; del 1941 è anche il suo primo film, Uomini sul fondo, giudicato il suo capolavoro, del quale curò, oltre alla regia, il soggetto e la sceneggiatura.
Il film che si inserisce, come scriveva un critico del periodo, in "una produzione permeata dall'austerità del momento, a carattere essenzialmente educativo" (Il cinema italiano nei primi dieci mesi di guerra, in Primi piani, I [1941], 1, p. 11) presenta l'impianto sobrio e rigoroso della descrizione d'ambiente che tenta strade espressive ancora inesplorate, ai confini tra l'invenzione cinematografica e il documentario, e opera una decisa rottura con il gusto dei "telefoni bianchi" e con le mode divistiche del cinema di regime. Girato quasi interamente a bordo di un sommergibile, il film narra la vicenda di un gruppo di marinai costretti dall'avaria del mezzo sul quale sono imbarcati a rimanere per settantadue ore sul fondo del mare, che vengono infine salvati dal sacrificio di uno di loro e dall'azione di recupero di alcuni sommozzatori.
Realizzando questo soggetto con degli attori dilettanti, marinai di professione, e con la collaborazione tecnica di Giorgio Bianchi per la "direzione artistica" e di Ivo Perilli per le riprese in esterni, il D. si proponeva - come afferma in uno scritto del 1949, Libertas, Unitas, Caritas (in Cinema, n. s., II [1949], 7, p. 212) - di svolgere in primo luogo una azione informativa sui mezzi di salvataggio adottati dalla marina militare. In realtà con questa sua regia il D. realizzava una commistione originale tra indirizzi diversi e riusciva a far tesoro delle esperienze più significative della cinematografia europea, dai documentari inglesi del General Post Office Film Unit, realizzati negli anni '30, alla produzione sovietica, come testimonia l'espressività del montaggio, l'impiego dei tipi e delle alternanze iconografiche, e ad adattarle alle linee di politica culturale del regime. Le tendenze centrifughe rispetto al conflitto, che caratterizzano gli spettacoli di questi anni e la volontà di cogliere, anche nella propaganda, i motivi privati dei personaggi rappresentano infatti il fulcro tematico dell'opera del D., che narra la vicenda, apparentemente fuori dalla storia, della lotta fra l'uomo e la macchina, secondo un criterio rigorosamente antropocentrico che presta maggiore attenzione alle dinamiche psicologiche, piuttosto che alla realtà del conflitto.
Accolto con calore dalla critica ufficiale, che lo definì "capolavoro di arte cinematografica" e lo pose insieme a L'assedio dell'Alcázar di A. Genina, sulle vette della produzione italiana del 1940, il film venne "scoperto" da un critico belga, C. Vincent, che in un saggio sul cinema italiano (Lettre de Rome, in Cinema belgique, aprile 1942, pp. 38-46) mise in evidenza gli aspetti rivoluzionari dello stile antiretorico e realistico del De Robertis.
Il successivo film del D., La nave bianca, di discussa attribuzione (regista dell'opera figura infatti R. Rossellini, ma, secondo la testimonianza di Mario Bava, esso venne completamente rifatto dal D., autore tra l'altro del soggetto e della sceneggiatura), segnava secondo lo stesso Rossellini l'inizio del neorealismo italiano per il gusto dimesso della narrazione e l'attenzione alla riproduzione d'ambiente (cfr. M. Verdone, Intervista a R. Rossellini, in Bianco e nero, XIII [1952], 2, p. 8). Particolarmente felici le sequenze della battaglia navale che, riprese dal vero, interrompono il ritmo lento della descrizione di una nave ospedale. Nella seconda opera attribuita interamente al D., Alpha Tau, un film a soggetto del 1942 che narra le vicende di un gruppo di marinai in licenza, si notano i primi segni di stanchezza nella vena del regista e che si faranno sempre più evidenti nella produzione successiva: pur senza discostarsi sostanzialmente dal genere del suo capolavoro (anche qui protagonista è un vero equipaggio, seguito quasi di nascosto dalla macchina da presa e l'intento è essenzialmente documentaristico) e malgrado l'efficacia di alcune scene, come quella del ritorno del capitano nella città bombardata, l'opera perde di compattezza e di rigore formale, tanto da venir giudicata "un film quasi senza regia" (Cinema, VII [1942], p. 590).
Il confronto tra Uomini sul fondo e la successiva produzione del D. suscita non poche perplessità nei critici che tentano di liquidare il portato storico di quella prima opera e la sua influenza sul cinema del dopoguerra, giudicandolo "un caso, un incontro fortunato tra l'istinto genuino di chi lo realizzò e la materia semplice, sintetica, uniana" (ibid.) e attribuendo il valore di La nave bianca al solo intervento di Rossellini. Si giunge infine ad una completa sottovalutazione dell'importanza del D., dovuta forse anche all'abitudine di considerare il neorealismo come prodotto del rinnovamento politico e morale del paese. La critica di Aristarco del 1948 esplicita con chiarezza questa diffidenza: "Di fronte alla disfatta morale e materiale - sottolinea a proposito di Marinai senza stelle, un film edito nel 1945, ma girato nel 1943 - De Robertis non ha saputo o voluto guardare, più o meno obiettivamente, alle cause che determinarono e l'una e l'altra... Per queste ragioni Francesco De Robertis ha la "rettorica ufficiale" di un tempo". Scarso valore viene invece assegnato al dato tecnico della collaborazione tra il D. e due professionisti di grande valore come G. Bianchi e I. Perilli, che era probabilmente, come sottolinea F. Venturini, alla base della riuscita di Uomini sul fondo, per la loro capacità di garantire quella coerenza di ritmi e di forma che venne invece a mancare nelle regie successive.
Dopo aver aderito alla Repubblica sociale italiana, nel dopoguerra il D. fece apparire (1947) Uomini e cieli, iniziato nel 1943, dedicato all'ambiente dell'aeronautica e a quel rapporto tra marina e aviazione sperimentato personalmente dall'autore in anni giovanili; ma l'adattamento del dialogo alla nuova situazione politica e l'alterazione delle stesse motivazioni che sostenevano il lavoro rendono l'opera oscura e insincera e vanificano la testimonianza autobiografica del regista. Mal riuscito anche Fantasmi del mare del 1948, un film a tesi sul senso del dovere dei marinai italiani durante il conflitto, che narra la vicenda di un'unità navale che dopo l'8 settembre, invece di arrendersi ai Tedeschi, preferisce allontanarsi dalle acque di Pola nel tentativo di raggiungere il Comando italiano in Puglia. Lasciata la marina militare nel 1949, con il grado di capitano di fregata, il D. si dedicò al cinema esclusivamente, alternando alle consuete tematiche del mare e della guerra (Carica eroica, 1952; Mizar, 1954; Uomini ombra, 1955) soggetti che ricalcano i modelli della commedia o del film avventuroso hollywoodiano (Ilmulatto, 1949; Gliamanti di Ravello e La donna che venne dal mare, 1956; Ragazzi della Marina 1958), senza riuscire a ritrovare lo smalto di un tempo.
Il D. morì a Roma il 3 febbr. 1959.
Roberta Ascarelli
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-de-robertis_(Dizionario-Biografico)/

MAS>> >>>>>>>

1 comentario:

  1. ¡Gracias a vos por esta perla más! ¡Sos un capo! ;o)

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