TITULO ORIGINAL Luce dei miei occhi
AÑO 2001
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACION 112 min.
DIRECCION Giuseppe Piccioni
GUION Giuseppe Piccioni, Umberto Contarello, Linda Ferro (Historia: Giuseppe Piccioni, Umberto Contarello)
MUSICA Ludovico Einaudi
FOTOGRAFIA Arnaldo Catinari
REPARTO Luigi Lo Cascio, Silvio Orlando, Sandra Ceccarelli, Barbara Valente, Toni Bertorelli, Mauro Marino, Maya Sansa
PREMIOS
2001: Festival de Venecia: Mejor actor (Luigi Lo Cascio) & Actriz (Sandra Ceccarelli)
2001: Premios David di Donatello: Mejor sonido. 8 nominaciones
GENERO Drama. Romance
SINOPSIS Antonio, un tipo solitario, es chófer de coches de lujo y muy aficionado a las novelas de ciencia-ficción. Tiene un amigo imaginario llamado Morgan. Para él cada lugar al que viaja es una nueva aventura. En Roma conoce a María y se enamora de ella. Estambién una mujer solitaria que tiene dudas incluso cuando hace la compra; pero lo que verdaderamente le preocupa es perder la custodia de su hija. (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
Subtítulos (Inglés)
El corazón bajo cero o cómo el hielo quema
Historia de amor (o algo así) entre un chófer y la dependienta de una tienda de congelados. Como mi alimentación en distintos momentos de mi vida ha dependido de estos comercios, he visto con mucha simpatía esta película sobre corazones solitarios, inmigración, precariedad laboral y lo difícil que es llegar a fin de mes (porque en el fondo, más allá de los sentimientos y frustraciones, se trata de una película social, como si Ken Loach se hubiera comprado un piso en Roma y hubiera decidido rodar una película elegante y casi -pese a sus escenarios proletarios y suburbiales- suntuosa). El personaje de Sandra Ceccarelli (la de los congelados) se merece todos los problemas que tiene porque trata al chófer (Luigi Lo Cascio) con una frialdad de cámara frigorífica. Lo Cascio, cuyo personaje tiene una personalidad a medio descongelar (por seguir con estas comparaciones tan facilonas), es un gran actor y nunca sale más guapo que en las películas de Piccioni; eso sí, cualquier parecido de su personaje con un conductor medio (sea profesional o no) es pura ciencia ficción (al menos, si lo comparo con los taxistas, repartidores, autobuseros o conductores en general que yo me encuentro sueltos por las calles, que poseen un temple muy distinto al de Lo Cascio y suelen ser más feos, claro). También es posible que este chófer sea un extraterrestre y que la película realmente pertenezca al género de la ciencia ficción (entonces, todo lo sentimental y social sería para despistar). Si los marcianos son como Luigi Lo Cascio sólo queda desear que nos invadan pronto, por favor, que los necesitamos mucho.
Macarrones
TRAMA:
Antonio fa l'autista a Roma ed è così appassionato di fantascienza che vive in un mondo tutto suo. Ciò nonostante è una persona responsabile e capace, su cui si può contare. E' anche un bel ragazzo che piace alle donne ma va ad innamorarsi proprio di Maria, una ragazza con una figlia di dieci anni, un passato difficile e un carattere instabile. Lei ha comprato un negozio di surgelati che non va tanto bene, ha perso la testa per un altro uomo e corre il rischio che il tribunale le tolga la figlia. Antonio la aiuta in mille modi e prende anche il suo posto in negozio quando Maria ottiene un appuntamento fugace con il suo uomo durante le ore di lavoro. Un giorno Antonio conosce Saverio con il quale Maria ha contratto un ingente debito per l'acquisto del negozio. Per aiutarla a pagare le rate, senza dire nulla a Maria, Antonio offre le sue prestazioni a Saverio, un cattivo maestro che gli farà conoscere la realtà del mondo, ben diversa dall'idea che ne aveva Antonio. E intanto Maria è ignara di tutto...TRAMA LUNGAIn Italia, oggi. Antonio fa l'autista, ed è appassionato di fantascienza: la sua giornata è scandita dalle pagine di un libro dove si parla di un certo Morgan, arrivato in missione sulla Terra e incapace di orientarsi. Maria ha comprato un negozio di surgelati dove lavora, ma si è indebitata molto e corre il grosso rischio di perdere la figlia adolescente Lisa, di cui i nonni paterni hanno chiesto l'affidamento. Antonio incontra Maria, se ne innamora e vuole aiutarla a risolvere i suoi problemi. Quando scopre che ogni mese la donna deve versare la rata del forte debito contratto ad un certo Saverio, Antonio avvicina quest'ultimo e si mette al suo servizio in cambio dell'annullamento del debito. Tra le sue tante attività illegali, Saverio si occupa anche del traffico clandestino di immigrati cui offre a pagamento alloggio e passaporti falsi. Antonio per un po' si adatta, ma dopo aver assistito ad un regolamento di conti si ribella: restituisce i soldi agli immigrati e denuncia Saverio. Intanto il Tribunale dei minori ha deciso di togliere Lisa alla madre e di affidarla ai nonni. Antonio viene licenziato dal posto di lavoro. Un giorno Maria e Antonio vanno insieme a trovare Lisa. Quando tornano verso la città, in macchina con loro c'è anche Lisa.
CRITICA:
"Spesso i critici, a rischio di apparire sussiegosi, si lamentano per la sciattezza con cui un film è stato prodotto. E allora perché un film come quello di Piccioni, tutto fuorché sciatto, ci fa arrabbiare? E' ben diretto, ben fotografato, interpretato con dedizione e bravura: eppure non convince. (...) I 'caratteri' dei protagonisti stavolta, sono scritti in modo troppo programmatico, così com'è tutta di testa l'esibita mestizia del film, piccola epopea di vinti decisa a risultare struggente costi quel che costi". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 5 settembre 2001)
"Melodramma insistito sì, ma anche insolita ed originale storia di anime marginali votate allo scontro delle rispettive solitudini. Come ha nobilmente chiesto il suo regista Giuseppe Piccioni, potete non amarle, ma tentate di capirle". (Alessio Guzzano, 'City', 18 settembre 2002)
"Come in 'Fuori dal mondo', Piccioni definisce ogni figura per piccoli tocchi progressivi, aggirandosi in una Roma che non sembra Roma e inseguendo sui bei volti dei due protagonisti emozioni contraddittorie. Ma quello sguardo caldo e profondo che scavava nei sogni di tutti i personaggi, anche minori, come un Frank Capra italiano e malinconico, qui risulta astratto, volontaristico". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 settembre 2001)
"Passando di sfumatura in sfumatura Piccioni giunge a descrivere un fenomeno che, affrontato a colpi d'accetta, si banalizza: l'espandersi delle connivenze e delle prepotenze che accompagnano l'emigrazione clandestina e l'incapacità a capirla di coloro che, presi dalle cento e cento difficoltà quotidiane, non sanno bene dove appoggiare i piedi. Come fai a capire il 'diverso' se non sai chi sei tu? Alla definizione dei personaggi Piccioni giunge con una continua operazione di aggiunte e di sottrazioni psicologiche. Soluzione, questa, dovuta a una scelta narrativa più che a un difetto di regia e che rende affascinante e insieme sfuggente 'Luce dei miei occhi'". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 5 settembre 2001)
"Se questi confusi personaggi riusciranno a toccare il cuore del pubblico, lo si desumerà dagli incassi del weekend. Per ora 'Luce dei miei occhi', pur non privo di saltuarie illuminazioni, ci sembra un prodotto che dovrebbe tornare in moviola". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 5 settembre 2001)
"'Luce dei miei occhi' prende l'infelicità media del vivere comune e ce le sbatte in faccia per 114 minuti. Esperienza dolorosa e deprimente, non priva di umorismo quando i due protagonisti, in fondo, si sfidano (...) E se ripartissimo dal donare senza contropartita, non solo senza interessi maggiorati?". (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 5 settembre 2001)"Regista aggraziato, Giuseppe Piccioni sbaglia il copione, eccede in metafore e naufraga con gli inerti protagonisti (Lo Cascio e Ceccarelli), per altro premiati entrambi. Dopo il dibattito e le coppe (Volpi), anche gli incassi stanno andando bene. Le opinioni, insomma, divergono. E allora, dov'è il vile assalto, cos'è questa strana voglia di consenso collettivo?". (Claudio Carabba, 'Sette', 20 settembre 2001)
NOTE:
COPPA VOLPI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE" A LUIGI LO CASCIO E SANDRA CECCARELLI ALLA 58MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2001).
PREMIO "SERGIO TRASATTI - LA NAVICELLA" DELL'ENTE DELLO SPETTACOLO - VENEZIA 2001.
DAVID DI DONATELLO 2002 A REMO UGOLINELLI COME MIGLIOR FONICO IN PRESA DIRETTA.
CANDIDATO AI NASTRI D'ARGENTO 2002 PER IL MIGLIOR REGISTA.
COSA MI E' PIACIUTO: prima di tutto la realizzazione tecnica, che secondo me è superlativa. Siccome una delle accuse che si muovono comunemente al cinema italiano di oggi è la mancanza di professionalità, questo film, sono lieto di poterlo sottolineare, è la dimostrazione che la conoscenza del mestiere è in certi casi profonda. Fotografia, riprese, montaggio, suono, ognuno di questi elementi concorre in modo ideale a far funzionare una regia molto efficace, ricca di spunti emozionanti. Io ho apprezzato molto anche la scrittura, criticata da molti, per l'uso costante dei mezzi toni in luogo dei contrasti, a prescindere dalle situazioni, senza mai generare indifferenza o peggio noia. Ricorrono le immagini attraverso i vetri: porte, finestre, finestrini delle auto. Indipendentemente dal desiderio di sottolineare la solitudine di ogni personaggio, sono immagini belle da vedere. Applaudo vigorosamente i due protagonisti, Lo Cascio e Ceccarelli. Il finale, fatto di nulla eppure commovente, poteva funzionare solo con due grandi interpreti. E unisco al mio elogio Silvio Orlando, in vesti inusuali per lui alle quali sa adattarsi senza fatica. Infine, buona parte della suggestione quasi ipnotica del film si deve alle belle musiche di Ludovico Einaudi. Musiche elementari nel senso migliore del termine. In un paio di sequenze è palesemente il film a vestire la musica, e non viceversa. Il motivo principale, che accompagna i titoli di coda, mi piace moltissimo.
COSA NON MI HA CONVINTO: gli attori di contorno sono qualche volta un po' approssimativi. Ne tiro fuori, però, Toni Bertorelli (il Conte Bulla de L'ora di religione), che ha uno stile di recitazione teatrale che purtuttavia si adatta benissimo al cinema.
CURIOSITA': Luce dei miei occhi è stato massacrato da buona parte dei critici italiani, con motivazioni spesso nebulose, ma con una compattezza che fa sospettare una presa di posizione della categoria nei confronti di Piccioni.
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