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martes, 13 de agosto de 2013

Ritratti: Alberto Sordi, un italiano come noi (2004)


TITULO ORIGINAL 
Sordi: un italiano come noi 
CICLO 
Ritratti - Quando la vita è uno spettacolo
AÑO  
2004
IDIOMA 
 Italiano
SUBTITULOS  
No
DIRECCION  
Silvio Governi
ESCRITO POR 
Giancarlo Governi e Leoncarlo Settimelli
BUSQUEDAS  
Claudia Salinetti 
PRODUCCION  
Birdy
GENERO  
Documental

Sinópsis
Per la serie “Ritratti - Quando la vita è uno spettacolo”, il programma ideato e presentato da Giancarlo Governi, RAITRE manda in onda... due nuove puntate dedicate ad Alberto Sordi. Dalle prime recite parrocchiali, all'attività di doppiatore di Ollio, ai successi radiofonici con il Compagnuccio della parrocchietta fino alle grandi interpretazioni sullo schermo, la vita e la carriera dell'Albertone nazionale vengono rievocate attraverso una ricostruzione che si avvale di documenti inediti, di spezzoni cinematografici e di interviste a sceneggiatori, registi e attori che ne hanno condiviso il cammino

Protagonisti di "Ritratti" sono i grandi personaggi della cultura e dello spettacolo italiano. Attori, intellettuali e cantanti che hanno scritto la storia del nostro paese, interpretando pregi e difetti dell'identità italiana. Il programma è un omaggio a uomini e donne che hanno regalato al pubblico di tutto il mondo la loro sensibilità e il loro genio.
 
 

Alberto Sordi
Eroe dei difetti di tutti gli italiani

L'Albertone nazionale, uno dei più popolari attori del cinema italiano, è nato a Roma il 15 giugno 1920, nel cuore di Trastevere, da Pietro Sordi direttore d'orchestra e concertista presso il teatro dell'opera di Roma, e Maria Righetti, insegnante. Nel corso della sua carriera ultracinquantennale ha recitato in circa 150 film. La sua avventura artistica è cominciata con alcuni programmi radiofonici popolari e lavorando come doppiatore.
Sin dal 1936 affronta diversi campi dello spettacolo: fantasista, comparsa in alcuni film, imitatore da avanspettacolo, boy di rivista e appunto doppiatore. In quegli anni vince il concorso della MGM come doppiatore dell'allora sconosciuto "Ollio" americano, caratterizzandolo in modo inconfondibile con la sua originalissima voce e cadenza.
Nel 1942 è il protagonista de "I tre aquilotti", di Mario Mattoli e nel frattempo si afferma sempre più nel mondo della rivista di varietà, di gran lunga lo spettacolo teatrale più seguito dagli italiani anche negli anni drammatici e tristi della guerra. Nel 1943 è al "Quirino" di Roma con "Ritorna Za-Bum", scritto da Marcello Marchesi con la regia di Mattoli. L'anno dopo segue il debutto al "Quattro Fontane" con "Sai che ti dico?", sempre di Marchesi con regia di Mattoli. Successivamente prende parte alla rivista "ImputatiSalziamoci!" di Michele Galdieri ed il suo nome appare per la prima volta in grande nei manifesti dello spettacolo.
Il suo debutto nel mondo della televisione risale al 1948, quando, presentato alla neonata Rai dalla scrittrice Alba de Cespedes, conduce un programma di cui è anche autore, "Vi parla Alberto Sordi". Con l'occasione incide anche per la Fonit alcune canzonette da lui scritte, tra cui "Nonnetta", "Il carcerato", "Il gatto" e "Il milionario".
Grazie a queste esperienze ha dato vita a personaggi come il signor Coso, Mario Pio ed il conte Claro (o i celebri "compagnucci della parrocchietta"), personaggi che sono la base primaria della sua grande popolarità e che gli permettono d'interpretare (grazie a De Sica e Zavattini) "Mamma mia, che impressione!" (1951) di Roberto Savarese.
Il 1951 è anche l'anno della grande occasione, del salto di qualità. Passa dalla dimensione delle riviste e dei film leggeri a caratterizzazioni più importanti, soprattutto considerando quelle a fianco di un grande maestro quale Fellini (e Fellini a quel tempo era già "Fellini"). Quest'ultimo, infatti, lo sceglie per la parte del divo dei fotoromanzi ne "Lo sceicco bianco", un gran successo di pubblico. Malgrado ciò, l'attenzione per il palcoscenico dal vivo non viene meno e continua i suoi spettacoli a fianco di mostri sacri come Wanda Osiris o Garinei e Giovannini (grandi autori di commedie).
Vista l'ottima prova offerta ne "Lo sceicco bianco", Fellini lo richiama per un altro film. Questa volta, però, al di là del prestigio del regista e del richiamo dell'ormai popolare comico, nessuno dei due può immaginarsi che la pellicola che stanno preparando li proietterà direttamente nella storia del cinema, quella con la "S" maiuscola. Nel '53 esce infatti "I vitelloni", un caposaldo del cinema di ogni tempo, acclamato da subito da critica e pubblico all'unisono. Qui l'attore inventa una caratterizzazione che diverrà protagonista di molti suoi film: un tipo petulante, malizioso ed ingenuo allo stesso tempo.
Sordi è ormai una star, un vero e proprio mattatore del box-office: solo nel '54 escono tredici film da lui interpretati, fra cui "Un americano a Roma" di Steno, nel quale reinterpreta Nando Moriconi, lo spaccone romano con il mito degli States (l'anno successivo, negli Stati Uniti, a Kansas City, riceverà le chiavi della città e la carica di Governatore onorario come "premio" per la propaganda favorevole all'America promossa dal suo personaggio). Sempre nel '54 vince il "Nastro d'argento" come miglior attore non protagonista per "I vitelloni".
Successivamente, Sordi darà vita ad una galleria di ritratti quasi tutti negativi, con l'intento di tratteggiare di volta in volta i difetti più tipici ed evidenti degli italiani, a volte sottolineati con fare benevolo altre volte invece sviluppati attraverso una satira feroce.
L'escalation di Sordi continua inarrestabile e avrà il suo apogeo negli anni Sessanta, il periodo d'oro della commedia all'italiana. Fra i riconoscimenti vanno segnalati il "Nastro d'argento" come miglior attore protagonista per "La grande guerra" di Monicelli, il "David di Donatello" per "I magliari" e "Tutti a casa" di Comencini (per cui riceve anche una "Grolla d'oro"), "Globo d'oro" negli Stati Uniti ed "Orso d'oro" a Berlino per "Il diavolo" di Polidoro, senza contare le innumerevoli e magistrali interpretazioni in tantissimi altri film che, nel bene o nel male, hanno segnato il cinema italiano. In un'ipotetica scorsa riassuntiva di tutto questo materiale, quello che ne uscirebbe sarebbe una galleria inesauribile di ritratti, indispensabile per avere un quadro realistico dell'Italia dell'epoca.
Nel '66 Sordi si cimenta anche come regista. Ne scaturisce il film "Fumo di Londra", che si aggiudica il "David di Donatello", mentre, due anni dopo, torna a farsi dirigere da altri due maestri della commedia come Zampa e Nanni Loy, rispettivamente nel grottesco "Il medico della mutua" (una satira che metteva all'indice il sistema sanitario nazionale e le sue tare), e nel "Detenuto in attesa di giudizio".
Ma Sordi è stato un grande e ha potuto esprimere il suo poliedrico talento anche nell'ambito del cinema drammatico. Una prova famosa per intensità è quella di "Un borghese piccolo piccolo", sempre di Monicelli, che gli valse l'ennesimo "David di Donatello" per l'interpretazione.
Ormai le situazioni e i personaggi rappresentati dall'attore sono talmente ampi e vari che egli può legittimamente affermare di aver contribuito fattivamente alla conoscenza storica dell'Italia.
Proprio di recente, "Storia di un italiano", videocassette che mescolano brani dei film di Sordi a filmati d'archivio (riproposizione di una serie che andava in onda nel '79 su Rai due), verranno distribuiti nelle scuole italiane, come complemento dei libri di testo. Sordi, a proposito ha affermato che "Senza volermi sostituire ai manuali didattici, vorrei dare un contributo alla conoscenza della storia di questo Paese. Non foss'altro perchè, in duecento film, con i miei personaggi ho raccontato tutti i momenti del Novecento".
Nel 1994 dirige, interpreta e sceneggia, insieme al fedele Sonego, "Nestore - L'ultima corsa". Grazie alla rilevanza delle tematiche affrontate il film è scelto dal Ministero della Pubblica Istruzione per promuovere nelle scuole una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche degli anziani e del rispetto degli animali. L'anno successivo al Festival del Cinema di Venezia, dove viene presentato "Romanzo di un giovane povero" di Ettore Scola, riceve il "Leone d'oro" alla carriera.
Nel 1997 Los Angeles e San Francisco gli dedicano una rassegna di 24 film che riscuote un grandissimo successo di pubblico. Due anni dopo altro "David di Donatello" per "i sessant'anni di straordinaria" carriera. Il 15 giugno del 2000, in occasione dei suoi 80 anni, il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, gli cede per un giorno lo "scettro" della città.
Altri significativi riconoscimenti gli sono stati assegnati anche da istituzioni accademiche, attraverso l'assegnazione di lauree "honoris causa" in Scienze della Comunicazione (rispettivamente dallo Iulm di Milano e dall'Università di Salerno). La motivazione della laurea milanese recita: "la laurea viene assegnata ad Alberto Sordi per la coerenza di un lavoro che non ha eguali e per l'eccezionale capacità di usare il cinema per comunicare e trasmettere l'ideale storia di valori e costumi dell'Italia moderna dall'inizio del Novecento a oggi".
Scompare all'età di 82 anni il 25 febbraio 2003 nella sua villa di Roma, dopo una grave malattia durata sei mesi.

Alberto Sordi

(Roma, 1920 - 2003) Actor italiano. Alberto Sordi nació el 15 de junio de 1920 en el popular barrio del Trastevere de Roma. Fue el último de los cuatro hijos del profesor de música Pietro Sordi y la maestra Maria Righetti, romanos ilustrados y trabajadores que pasaron la vida en las aulas, por lo que durante sus primeros años quedaba al cuidado de sus hermanos, Savina, Aurelia y Giuseppe.

Ya desde muy pequeño Albertino demostró tales dotes vocales que su padre, a la sazón director de orquesta ocasional en el Teatro de la Ópera de Roma, encauzó sus pasos hacia el canto. A los diez años y hasta la prematura transformación de su voz cantó como soprano en el coro de la capilla Sixtina, y poco después comenzó a participar en las giras por Italia de la Piccola Compagnia del Teatrino delle Marionette.
En 1931 ingresó en el Istituto d’Avviamento Commerciale Giulio Romano, pero intuía ya entonces que su vocación era el teatro y, a punto de terminar sus estudios, los abandonó para dedicarse al espectáculo. Luego, tras una primera experiencia en 1936 con la discográfica Fonit, en la que grabó un disco con cuentos infantiles, acudió a una academia comercial privada y, más para contento de sus padres que para el suyo propio, consiguió su diploma. Tras este acto de buena voluntad, se fue a Milán e ingresó en la Accademia dei Filodrammatici, pero su «mala dicción» -el fuerte acento romano- le supuso una pronta expulsión.
La afamada Accademia lamentaría este episodio, y casi setenta años después, en 1999, quiso resarcir su error otorgándole un doctorado honoris causa. Aquel primer fracaso, lejos de desalentarlo, lo impulsó a hacer del supuesto «defecto» una virtud, y convirtió esa manera de hablar en el eje de su comicidad.

Doblador, figurante, cómico y radiofonista

De nuevo en Roma ganó un concurso de la Metro Goldwyn Mayer como doblador de Oliver Hardy y el doblaje fue una de sus salidas económicas más recurrentes durante la siguiente década, en que puso voz a otros actores -Robert Mitchum, Victor Mature, Anthony Quinn-, incluso italianos, como la de un primerizo Marcello Mastroianni, aparte de muchos «característicos» en un sinfín de películas rodadas en Cinecittà. Todavía en 1937, debutó como imitador de Ollio (el nombre italiano de Oliver Hardy) con el seudónimo de Albert Odisor y obtuvo sus primeros contratos en el cine como figurante en las películas Escipión el africano (1937), de Carmine Gallone, e Il feroce Saladino (1937), de Mario Bonnard. Y al año siguiente «matizó» su actividad como boy de revista en la compañía Riccioli Primavera.
Fue el teatro de revista, ya como presentador y actor cómico, el que le daría por aquellos años las mayores satisfacciones y no el cine, ya con breves papeles en una serie de películas (La principessa Tarakanova, 1938; La notte delle beffe, 1940; Cuori nella tormenta, 1941; Le signorine della villa accanto, 1942), ya como coprotagonista en I tre acquilotti (1942), de Mario Mattoli.
En esos años tan convulsos y de tantos cambios -el servicio militar, la muerte de su padre en 1941, el traslado de la familia al centro histórico de la ciudad, la guerra...-, el teatro ligero constituyó su gran salida, y más aún tras la liberación de Roma, en que dio un giro hacia la sátira política con Imputati… alziamoci!, de Michele Galdieri, y su nombre apareció por primera vez en letras grandes en los carteles del espectáculo.
En 1947 debutó en la radio en programas de variedades como Rosso e nero y Oplà y con su primer personaje, «Il Signor dice», un prototipo perfecto del italiano visto desde la ironía que puso de manifiesto su agudísima capacidad de percepción, obtuvo unos altos índices de audiencia que aumentaron con nuevas creaciones durante los años siguientes -«Mario Pio», «Il compagnuccio della parocchietta», «Il conte Claro»-, que le valieron la Maschera d’Argento al mejor actor radiofónico en 1949 y 1950, y un programa propio, Il teatrino di Alberto Sordi (1951), amén de una popularidad tal que convirtió también en éxitos de venta una serie de discos con canciones escritas y cantadas por él como Nonnetta, Il carcerato, Il gatto, Il milionario, entre otras.

Un descubrimiento tardío: el cine

Cuando el cine por fin le abrió su puerta grande, dirigido por Fellini, De Sica, Franco Rossi, Luigi Zampa, Dino Risi, Mario Monicelli, Antonio Pietrangeli, Nanni Loy, Francesco Rossi, Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Mauro Bolognini o Ettore Scola, sus trabajos gozaron del favor de la crítica más seria. Películas como Un héroe de nuestro tiempo (1955), La Gran Guerra (1959), El juicio universal (1961), Todos a casa (1962), Vida difícil (1962), El especulador (1963), Las brujas (1966), Un italiano en América (1967), El poder no perdona (1969), Lo scopone scientifico (1972), Polvere di stelle (1973) o Un burgués pequeño, muy pequeño (1976) renovaron una y otra vez su éxito como actor y su aportación a la comedia italiana.
Desde 1966, además, amplió su labor cinematográfica a la realización. Tras la buena acogida de su ópera prima, Un italiano en Londres (1966), Sordi dirigió dieciocho filmes, todos protagonizados por él, entre otros algunos de gran calado en la crítica o el público como Io so che tu sai che io so (1982), Il tassinaro (1983), Nestore. L’ultima corsa (1994) y Encuentros prohibidos (1998), una comedia de enredo sentimental entre un octogenario y una treintañera (Valeria Marini) que presentó en el Festival de San Sebastián de 1999, donde fue homenajeado, y que sería su última película.

El personaje privado

Sordi nunca dejó traslucir nada de su vida privada. Nunca se casó. Nunca se le conoció una relación sentimental. El apego a su madre le valió el apelativo de Mamone, pero los años lo convirtieron en un símbolo y a la larga pesó más el cariñoso Albertone con que lo obsequiaron sus compatriotas que las habladurías inconducentes. Tras la muerte de su madre en 1951, la afición a la familia continuó como siempre, y sus hermanos pasaron toda la vida a su lado.
Los últimos meses, enfermo, los pasó al cuidado de su hermana Aurelia, prácticamente postrado en su residencia de la Piazza Numa Pompilio, junto a la Via Appia, donde murió aquejado de una enfermedad broncopulmonar. La capilla ardiente, instalada en la sala Giulio Cesare del Campidoglio, sede del ayuntamiento romano, por la que pasaron unas sesenta mil personas, y el funeral en la basílica de San Juan de Letrán, transmitido en directo por la RAI, confirieron la pompa adecuada a los grandes personajes. Sordi lo fue sin duda alguna, como Fellini, Mastroianni o Gassman, que lo precedieron en su partida.

El arquetipo del italiano medio

Creador de un insuperable arquetipo del italiano medio a lo largo de una filmografía que suma cerca de doscientas películas, guionista de algunos de sus títulos y director de una veintena de ellos, Alberto Sordi era el Actor en mayúsculas, que tocó todos los registros a lo largo de una trayectoria profesional que abarca más de seis décadas.
Sordi se las arregló para hacerse popular desde muy joven, y nunca perdió ese privilegio, pero hubo un tiempo, entre mediados de la década de los cincuenta y fines de la siguiente, en que tocó el cielo con las manos. Su tardío descubrimiento para el cine -lo merodeaba desde hacía una eternidad y ya había entrado en la treintena- se produjo después de haber incursionado en casi todas las facetas del oficio y gracias a su amistad con Vittorio de Sica, con quien en 1950 fundó la productora PFC (Produzione Film Comici) con el primer cometido de trasladar a la pantalla un exitoso personaje radiofónico creado por él.
La película (Mamma mia, che impressione!, 1950), sin embargo, no cubrió las expectativas, pero ahí estaba un joven Federico Fellini para darle el espaldarazo necesario con dos títulos consecutivos El jeque blanco (1952) y Los inútiles (1953), que para el actor se tradujeron en una inmediata popularidad y una actividad intensísima.
En 1954, por ejemplo, se estrenaron trece películas protagonizadas por él, y al año siguiente otras ocho. Entre ellas Un americano en Roma (1954), de Steno, que amplió su fama al extranjero y propició que el presidente Harry Truman, en agradecimiento por la buena propaganda que hacía de Estados Unidos en el filme, lo invitara a Kansas City, le hiciera entrega de las llaves de la ciudad y lo nombrara gobernador a título honorífico.
Desde entonces hasta que fue alcalde honorario de Roma por un día, el de su ochenta cumpleaños en junio de 2000, obtuvo numerosos reconocimientos -cuatro Nastro d’Argento, un Globo de Oro, un Oso de Plata, siete David di Donatello, la Legión de Honor en Cannes, el León de Oro de Venecia por toda su carrera...- y otros tantos homenajes, pero fue dos años después, en 2002, cuando el actor aseguró haber recibido el mejor regalo de su vida al saber que había entrado en las escuelas y los institutos de su país la serie de 36 episodios sobre los vicios y defectos de los italianos que realizó entre 1980 y 1987 para la RAI, Storia di un italiano: el collage de secuencias extraídas de sus propias películas constituye una crónica fidelísima de los valores y las costumbres del italiano medio a lo largo del siglo XX.

4 comentarios:

  1. Al picar en los enlaces, da error 404.
    ¿Puede arreglarlo, Amarcord?
    Gracias.
    monzi.

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  2. Los links dan error caro Amarcord!!!

    Peddilon

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  3. ¡Gracias, Amarcord!
    El truco de copiar el archivo, abrir una nueva ventana y pegarlo, ha funcionado.
    Saludos,
    monzi.

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  4. Hola

    Los enlaces están vencidos...

    ¿Podrias volver a subirlos?

    Mil gracias

    Clau

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