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lunes, 3 de diciembre de 2012

Bianco e nero - Cristina Comencini (2008)


TÍTULO ORIGINAL Bianco e nero
AÑO 2008 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN  100 min. 
DIRECTOR Cristina Comencini
GUIÓN Cristina Comencini, Giulia Calenda, Maddalena Ravagli
FOTOGRAFÍA Fabio Cianchetti
REPARTO Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aïssa Maïga, Eriq Ebouaney, Katia Ricciarelli, Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli, Teresa Saponangelo, Billo Thiernothian, Awa Ly, Bob Messini, Letizia Sedrick, Thierno Thiam
PRODUCTORA Cattleya / Rai Cinema / Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)
PREMIOS 2007: Premios David di Donatello: Nominada a Mejor director y sonido
GÉNERO Comedia. Drama. Romance 

SINOPSIS Narra las vicisitudes de un joven informático, que a pesar de estar casado con una cooperante de una organización de ayuda en África, se enamora de una senegalesa guapa y rebelde. (FILMAFFINITY)

 Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
http://www57.zippyshare.com/v/30551605/file.html

Dopo La bestia nel cuore, Cristina Comencini torna alla commedia con Bianco e nero - prodotto da Cattleya e in sala dall’11 gennaio con 01, storia d’amore e d’integrazione razziale che mette a confronto una coppia italiana (Fabio Volo e Ambra Angiolini) e una senegalese (Aissa Maiga e Eric Ebouaney), alle prese con un tradimento ma soprattutto pregiudizi e luoghi comuni da sfatare. «Ho scelto di affrontare questo tema con leggerezza, semplicemente ridendo dell’Italia e dei suoi clichè, tra la paura e l’attrazione del diverso», racconta la Comencini. Un’idea nata dopo il suo viaggio in Rwanda, dov’era stato girato il documentario presentato quest’anno alla Festa di Roma: «Tornata dall’Africa, ho cominciato a frequentare amici di colore e coppie miste, ascoltando tante gag sulla loro nuova vita nel nostro paese e sulle difficoltà quotidiane. E confesso che mi si è aperto un mondo. Così ho deciso di parlare di cose che altrimenti nessuno saprebbe». Per lo spunto del film (scritto insieme a Giulia Calenda e Maddalena Ravagli e interpretato anche da Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli e Katia Ricciarelli) la regista è partita da una domanda apparentemente banale: «Come mai un bianco non ha tra gli amici un nero, e viceversa?», questione che si pone anche il protagonista maschile del film, un tecnico dei computer sposato con una mediatrice culturale impegnata nel sostegno alle politiche antirazziali, da sempre vicina all’Africa, alla beneficenza e alle cause umanitarie. Ad incrinare il loro matrimonio è l’incontro con Nadine, affascinante senegalese con cui lui inizierà una relazione, rompendo equilibri familiari e sociali, scatenando gelosie e curiosità e facendo cadere la maschera di apparente tolleranza. Il film, come ha spiegato la Comencini, «prende ispirazione da Indovina chi viene a cena, unico e bellissimo riferimento, non esistendo altre commedie sull’argomento. Ho immaginato che la vicenda accadesse negli anni ’70, quando persone di ambienti diversi si incontravano e potevano restare insieme. Grazie al cinema è possibile sognare un po’ e c’è speranza per il futuro, mentre nella realtà di oggi purtroppo domina la paura di infrangere gli schemi». Trattare un simile tema non è però stato semplice: «Ho esitato spesso e, ad esempio, ho cambiato il finale tantissime volte», ha svelato la regista. «Il tarlo più insistente è stato se mantenere il ‘politically correct’, per fortuna Amref Italia, importante partner nella produzione, la pensava come noi: bisogna giocare coi pregiudizi, anche ironizzando su ciò che non conosciamo». Quanto gli attori, per Ambra Angiolini è il secondo film dopo la pioggia di premi con l’esordio in Saturno Contro di Ozpetek: «Sono state due sorprese fantastiche. Ferzan è partito da zero e Cristina ci ha creduto ancora, mi sono sentita amata e guidata. I ruoli sono molto diversi, ma in comune c’è la maschera che questi personaggi assumono per sopravvivere, rinunciando ad essere se stessi pur di esistere e di superare manie che in fondo abbiamo tutti». Se Ambra è nel film una donna «priva di ironia, che rincorre la perfezione ed è chiusa nel perbenismo della sua famiglia», Fabio Volo rappresenta invece un uomo comune, che vive più liberamente e non sapeva nulla dell’Africa prima di quel momento: «E’ vero, rappresenta un italiano medio», ha sottolineato la regista. «Ma proprio mio padre in Tutti a casa, attraverso il sottotenente Alberto Sordi, sosteneva che con la storia di un personaggio ‘normale’ si racconta qualcosa che appartiene a tutti, anche di inedito. Proprio come Billy Wilder quando diceva che sullo schermo solo la commedia mette la gente comune in situazioni eccezionali».
http://www.cinegiornalisti.com/magazineonlinevisualizza_new.asp?id=759
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Appena rientrata dal viaggio di lavoro in Africa, dove ho girato il documentario Il nostro Rwanda, sono andata a intervistare Jean Leonard Touadi, storico e giornalista. Jean Leonard è sposato con una donna italiana e hanno tre bambini. Mentre l’intervistavo sul Rwanda, vedevo i bambini e la moglie passare nel corridoio, su un comò c’era la fotografia del loro matrimonio, la casa non aveva niente di etnico o del nostro modo di intenderlo. Ridendo mi hanno raccontato i luoghi comuni che gli italiani dicono sulle coppie miste. La stessa cosa mi è capitata a cena della mia amica Jeanne, rwandese e anche lei nel gruppo del viaggio. Jeanne è sposata con un italiano, hanno anche loro due bambini. Durante la cena abbiamo chiacchierato di figli, di scuole, di matrimoni. Ho pensato che era la prima volta che avevo degli amici neri e che sarebbe stato bello raccontarli in una storia d’amore, fuori dal pietismo umanitario, dall’idea di una nostra silenziosa superiorità, di una loro dipendenza. Il rapporto con miei due nuovi amici era molto più interessante, misterioso, ambiguo e caldo delle idee astratte su di loro. Così è nato Bianco e Nero, una storia d’amore tra un giovane uomo italiano piuttosto normale senza grandi idee sul tema dell’Africa e una donna senegalese che vive in Italia da dieci anni. È una passione d’amore che però fa soffrire altre persone, dato che i due sono sposati, e scuote i nuclei familiari, sia quello senegalese che quello italiano, facendo emergere molte idee preconcette sulle differenze. Alla base del film c’è la domanda che ho messo in bocca al personaggio interpretato da Fabio Volo: «Perché non abbiamo nessun amico nero?». Volo lo chiede alla moglie, Ambra Angiolini, dopo aver letto di nascosto il diario della donna africana di cui si sta innamorando. Nel diario, Nadine si chiede la stessa cosa: «Perché non abbiamo nessun amico bianco?». Da queste due domande incrociate nasce l’idea del soggetto che ho scritto con Giulia Calenda e Maddalena Ravagli: toccarsi, entrare in un contatto profondo, affascinante e difficile. Io credo che la mancanza d’amore e di conoscenza, il non mischiarsi, vivendo vicini e lontani nelle città in cui non ci incontriamo, sia proprio uno degli aspetti più preoccupanti del razzismo della nostra epoca. Le relazioni e i matrimoni misti, che sono le grandi e nuove occasioni del genere umano, fanno paura: persino in un paese  così misto come l’America, non si è mai visto in un film una donna nera (veramente nera e non stinta) fare l’amore con un bianco. Bianco e Nero è una commedia e anche la storia di un amore appassionato. I due mondi distanti - italiano e senegalese - si difendono dalla passione dei due, pensano che siano attirati dalla novità. Prevedono che non potrà funzionare e non si accorgono - anche i due innamorati a tratti non riescono vederlo - che sono solo un uomo e una donna in amore. La commedia permette di parlare di cose contraddittorie, sfuggenti e rimosse, senza indicare subito i buoni e i cattivi. Così i genitori di Ambra Angiolini nel film, interpretati da due magnifici attori come Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, o la madre di Volo, una Katia Ricciarelli irresistibile, sono gli italiani che vogliono essere buoni e pensano in verità cose che non osano dire. La commedia permette di tirare fuori questi sentimenti senza spaccare il mondo in due, ma facendo anzi sentire che ognuno di noi potrebbe innamorarsi di qualcuno completamente diverso da sé e, messo in un’altra posizione, averne paura. 
http://fuorischermo.net/Comenciniparoladi.html
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L'integrazione razziale secondo Cristina Comencini: inattuale nei presupposti e paradossale nello svolgimento

L'integrazione? Possibile, sotto le lenzuola. Sai che novità. Tesi già avanzata quarant'anni fa dall'impertinente Indovina chi viene a cena? di Stanley Kramer, in cui la figlia wasp di una coppia molto liberal s'invaghisce e sposa un aitante giovanotto di colore, causando lo scandalo di genitori all'occorrenza non proprio democratici. Un'altra epoca. Anni di disordini razziali, quartieri sfasciati, coscienze sfasciate, di neri che "fanno posto" ai bianchi (sugli autobus), di bianchi che fanno violenza ai neri (il Ku Klux Klan), di mine e pallottole vaganti e di predicatori sacrificati sull'altare dei tempi che cambiano. Il film di Kramer, pur se leggero, era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere sui contrafforti del razzismo puritano. Per questo significativo, epocale. Mutatis mutandis, che giudizio dare di una commedia sul tema interrazziale girata nel nostro Paese e ambientata al giorno d'oggi? E' il caso di Bianco e Nero di Cristina Comencini, dove tra l'uomo bianco e la donna nera scocca l'amore che metterà in crisi, sociale e ideologica, le rispettive e "perbene" famiglie (la moglie di lui e il marito di lei condividono passione e lavoro in un'associazione pro-Africa!). Sarebbe bastato sfogliare i giornali per accorgersi di quanto inattuali fossero i presupposti della regista de La bestia nel cuore. Che senso può avere in tempi di classi miste, coppie miste, di meticciato de facto rispolverare questioni di pelle e pregiudizi antiquati? E che pertinenza può vantare il caso di due famiglie che, a parte il colore, sono poi identiche per principi, cultura e classe sociale (medio-alta borghesia)? Equiparazione scambiata per integrazione. Multirazziale con multiculturale (quando invece un intreccio italo-arabo sarebbe stato più fecondo di suggestioni). Inversione che si fa paradosso quando gioca con gli stereotipi razzisti, che al film non interessa tanto destrutturare quanto trattarli da pre-testi per far (sor)ridere il pubblico. Come se la Comencini non usasse la commedia per rovesciare i cliché, ma utilizzasse quest'ultimi per fare commedia. Un equivoco dal quale non riescono a cavarsi d'impiccio neppure gli attori, incapaci - nonostante la disinvoltura sulla scena di Fabio Volo e l'avvenente generosità di Aissa Maiga - di affrancarsi dal copione liberando ulteriori momenti d'umanità che non siano quelli segnatamente previsti dalla sceneggiatura.
Gianluca Arnone
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=08783

Critica
"Pur avendo le attrattive di un film che intende soprattutto divertire, con interpreti molto efficaci, 'Bianco e nero' non si sbilancia in profezie su come potrebbe concretarsi la tanto auspicata integrazione. Magari la ferita non è insanabile, ma chissà quanto tempo ci vorrà per approdare all'uguaglianza." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 11 gennaio 2008)

"C'è anche molto dolore, con scene furenti, lacrime, accuse, ma, attorno, mentre il problema razziale fa la sua apparizione in modo quasi soltanto allusivo, pur nella sua precisione di cronaca, quell'amore che domina su tutto è rappresentato quasi con levità, smussando gli strappi, pur sempre presenti, e privilegiandovi in mezzo persino l'idea di un sorriso. Grazie anche a una galleria di personaggi solo in apparenza minori, due madri, un padre, amiche di amici, rappresentati ognuno con il suo colore e il suo segno, specie quando è tra questi che si tende a far emergere il problema del razzismo. Svolto, però, da una sceneggiatura e da una regia che sanno restare delicate anche nei passaggi più incisi, riflessi poi da una recitazione che li esprime con meditata esattezza. Carlo, dimesso, sommesso, dolente ma anche appassionato, è Fabio Volo. Elena, non capace di gridare alto ma con misura, è Ambra Angiolini. Nadine è con sensibilità, Aissa Maiga. Non dimentico, però, di sfondo, le due madri, Anna Bonaiuto e Katia Ricciarelli. Tra le chiavi del film." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 gennaio 2008)

"Da persona seria la Comencini non pretende di dare risposte, si limita a imbastire le contraddizioni del cuore e della società con divertimento e finezza senza perdere di vista le implicazioni amare. In un cast indovinato, con belle partecipazioni di Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli, spicca l'interpretazione interiorizzata di Fabio Volo." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 11 gennaio 2008)

"Piacerà a chi segue da anni il cinema di Cristina Comencini. Che dal babbo Luigi ha imparato l'arte di raccontare sorridendo cose molto serie. Qui ci riesce, pur partendo da una premessa abbastanza mediocre. E ci riesce perché ha saputo rovesciare con apprezzabile abilità i termini del problema. Il nero vittima dei pregiudizi non è un povero 'vu cumprà' con le pezze al culo domiciliato alla Caritas, ma un plurilaureato, colto e raffinato, il 'capo' di Elena, intellettualmente ed economicamente superiore al suo rivale Carlo. Il quale Carlo alla fine comunque risulta essere il vero eroe della vicenda. L'unico, fra bianchi e neri che fan fatica a sciogliersi dai pregiudizi, che non ha da fare nessuna fatica. Perché sciolto lo è sempre stato." (Giorgio Carbone, 'Libero', 11 gennaio 2008)

"Non c'è cattiveria nella commedia di costume di papà: le indicazioni di percorso sono sempre medie, affinché azione e psicologie mai scandalizzino, e battute (poche) e misfatti non siano né mostruosi né insostenibili. Cristina Comencini, per riequilibrare finemente lo squilibrio 'd'immaginario' tra sviluppo e sottosviluppo, utilizza due semi-attori per i ruoli di bianchi e due colossi internazionali, Aissa Maiga e Eriq Ebouyaney, per i ruoli di neri. Cioè 'Lumumba' di Raoul Peck e la prediletta di Haneke e Tanner. Certo, la domanda clou del film è interessante. Perché abbiamo pochi amici neri e viceversa? Se restituissimo il titolo di miss Italia alla connazionale cui fu tolto: sbriciolassimo la Bossi-Fini: cancellassimo i debiti; sminassimo la Libia e proiettassimo 'Il leone del deserto' nelle scuole, chiedessimo scusa all'Etiopia per i gas tossici e ai somali per ciò che non abbiamo fatto e avremmo dovuto, ecco che forse potremmo avere più di un amico africano. L'amicizia è tra pari." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 11 gennaio 2008)

"'Bianco e nero' è una commedia di costume che viaggia a cento all'ora: ha un grande ritmo e un grande cast, i cui due neri francesi (Aissa Maiga e Eriq Ebouaney, attori che in Francia vantano filmografie di 30-40 titoli) spiccano per talento, bellezza e credibilità. Fabio Volo e Ambra Angiolini, per essere due 'non attori', se la cavano fin troppo bene. L'unico difetto è nell'ambizione di comporre un catalogo esaustivo dei pregiudizi reciproci tra africani e noi: il copione risulta fin troppo zeppo e qua e là, da film sui luoghi comuni, 'Bianco e nero' diventa un film di luoghi comuni. La speranza è comunque che sia un prototipo: e che ne vengano altri, peggiori e - chissa? - migliori." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 11 gennaio 2008)

"C'era una volta la deliziosa commedia Usa 'Indovina chi viene a cena' e l'impareggiabile duo Hepburn-Tracy nobilmente chino sui problemi della propria bella figlia bionda, decisa a sposare un negro, colto e prestante, però color cioccolata. (...) Oggi c'è 'Bianco e nero', superficiale edufilm di Cristina Comencini, che narra la favoletta romana del tecnico informatico bianco, qualunquista e qualunque (Fabio Volo) maritato all'attivista pro-Africa e scassaballe (Ambra Angiolini) e pronto a mollare la casa ai Parioli, la figlioletta viziata e la moglie impegnata per mettersi con una splendida donna negra, elegante nelle mises Armani e pantera a letto. Dov'è lo scandalo? Dove la lotta agli eventuali tabù razzisti, sbandierati via Amref, l'associazione umanitaria sponsor del film, giudicato culturalmente interessante, va da sé, dal ministero di Rutelli? Oggi che, sotto gli occhi di tutti, ristagnano i veri problemi della nostra Africa, ossia la dolce Partenope morta di ecoballe, ci stucca questa litania sui bimbi del Continente Nero; su quanto sia arduo avere, per compagna, una bonazza di Dakar e su come si debbano chiamare i nostri simili, diversamente colorati. Certo, la regista tendeva alla leggerezza della commedia all'italiana, ma per risultare lievi occorre essere pesantemente attrezzati. Soprattutto di attori in grado di trasmettere un pathos, che non c'è." (Cinzia Romani, 'Il Giornale', 11 gennaio 2008)
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=49329

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