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viernes, 28 de diciembre de 2012

Non aver paura - Angelo Longoni (2005)


TÍTULO ORIGINAL Non aver paura
AÑO 2005
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACIÓN 104 min.
DIRECTOR Angelo Longoni
GUIÓN Angelo Longoni, Massimo Sgorbani
MÚSICA Andrea Moser
FOTOGRAFÍA Patrizio Patrizi
VESTUARIO Agata  Cannizzaro
REPARTO Alessio Boni, Laura Morante, Andrea Ragno, Marco Ragno, Eleonora Ivone, Valeria Milillo
PRODUCTORA Fulvio Lucisano y Gianfranco Piccioli para I.I.F. ITALIAN INTERNATIONAL FILM, SETTIMA LUNA
GÉNERO Thriller. Drama

SINOPSIS Laura y Franco se han separado porque ella lo ha traicionado y él no ha logrado perdonarla. El dinero mensual que le pasa a su ex, apenas le alcanza para cubrir los gastos diarios y por esta razón, la mujer acuerda trabajar en una línea telefónica erótica. Mientras tanto, él ha comenzado una relación con otra mujer. No advierten que el pequeño Lucas se ha inventado un amigo imaginario. (FILMAFFINITY)



Stereotipìa ed emozioni di cartapesta. Ecco le due pecche che gambizzano il film di Longoni, smarrito in un inusuale (quanto mancato) tentativo di miscelare dramma e thriller.

In un limbo tra il Muccino di Ricordati di me e lo Spike Lee di Girl 6 - Sesso in linea. Ecco la fossa nella quale affonda questa pellicola, infiacchita nell'indecisione di raccontarci la storia di Laura, madre separata che "clandestinamente" arrotonda gli alimenti prestando la sua voce ad un hot-line, di Franco, marito che tenta di rifarsi una vita ma il cui odio verso la ex-moglie tradisce non solo la sofferenza per il fatto che la legge affidi sempre e comunque la custodia dei figli alla madre ma anche la permanenza di qualche briciola d'amore per lei e di Luca, figlio sballottato tra le rintronanti litigate dei genitori e le loro bugie "protettive", che si rifugia in un problematico dialogo col clone cattivo di sé stesso, inscenando una mini-piéce interna che ha lo spessore fumettistico dei ben più deliziosi angelo e diavoletto disegnati da Guareschi per illustrare alcuni bivi morali dei personaggi del ciclo di Don Camillo. E in questo barcollamento registico e scritturale (oltre a cedimenti degni della peggior approssimazione tv, come la scena in cui Franco minaccia vie legali senza lasciare minimamente a Laura la possibilità di rassicurarlo su dove si trovi il figlio e se stia bene) Longoni finisce per stringere un pugno di mosche: stereotipìa ed emozioni di cartapesta, finiscono così per essere le due pecche che gambizzano il suo film, smarrito in un inusuale (quanto mancato) tentativo di miscelare dramma e thriller. Al risultato piuttosto desolante certo contribuiscono le anti-performance di una Morante tremante ma non vibrante, alla quale non reca nessun aiuto l'autobiografismo del personaggio, come pure Stanislavskij o Strasberg, o di Alessio Boni, tanto a disagio nel ruolo quanto magnificamente era dentro il Matteo de La meglio gioventù. C'è, insomma, di che aver paura di un cinema così televisivamente non-cinema che si stampiglia sul grande schermo con incosciente sfacciataggine.
http://www.sentieriselvaggi.it/130/10498/Non_aver_paura,_di_Angelo_Longoni.htm
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Dopo essersi separata dal marito, Laura vive con il figlio di nove anni, ma per tirare avanti è costretta a lavorare in un telefono erotico. E mentre il figlio inizia ad avere un rapporto molto stretto con un amico immaginario, uno squilibrato cliente di Laura inizia a minacciarla e a seguirla giorno e notte…

Il tema della dolorosa e talvolta rabbiosa separazione dei genitori che si riflette sui figli è il tema principale di questo Non aver paura, diretto dal regista e sceneggiatore Angelo Longoni, pluripremiato autore teatrale, autore di fiction e film-Tv per la Rai e noto nel panorama cinematografico per una lunga collaborazione con Gianmarco Tognazzi e Alessandro Gassman nata in occasione della coproduzione teatrale datata 1993 dello spettacolo Uomini senza donne, che divenne nel 1995 un film per il grande schermo diretto dallo stesso regista e con i due attori di nuovo protagonisti.
Non aver paura può essere classificato come un intrigante giallo, ben orchestrato ma con il piede un po’ troppo sul freno, incapace di osare totalmente e condurre lo spettatore con la giusta suspense verso il finale. Insomma il tipico film concepito visivamente per la Tv – ed effettivamente sarebbe stato più opportuno indirizzarlo proprio su quella strada – che è stato portato sul grande schermo in una maniera troppo sobria.
Sarà anche perché gli attori protagonisti, la solita nevrotica Laura Morante e il talentoso Alessio Boni, sono apparsi nella storia un po’ troppo male assortiti, poco convincenti sia come coppia sia come genitori. Molto bravi i giovanissimi gemelli Marco e Andrea Ragno, impiegati entrambi nei ruoli di Luca e Tommy, la cui differenza di altezza non ha impedito al regista di usare l’uno come alter ego dell’altro.
Qualche disattenzione nei particolari e qualche buco di sceneggiatura di troppo fanno maturare per questo Non aver paura solo una stentata sufficienza, ma anche la speranza che la prossima volta la vena thriller di Longoni possa riuscire ad esprimersi al meglio.
Luciana Morelli
http://www.cinefile.biz/non-aver-paura-di-angelo-longoni
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Per un’avventura extraconiugale con un professore universitario, Laura (Laura Morante) ha mandato a monte il suo matrimonio. Sola e senza legami affettivi, spende la sua vita al fianco di Luca (Marco Ragno) il suo inquieto bambino di nove anni che, quando è in difficoltà, si rifugia in Tommy, il suo alter-ego normativo e punitivo. Franco (Alessio Boni)  suo marito, è ancora segretamente innamorato di lei, ma cova dentro vagoni di rabbia ed una gran voglia di vendicarsi per la delusione subita. Laura non ha una propria indipendenza economica ed accetta di diventare una telefonista in una “hot line”. In una giornata come tante, Laura si imbatte in Angelo, un soggetto disturbato mentalmente, che, con voce calda e vellutata, inizia a rivelarle le proprie tendenze perverse e pedofiliche. Il gioco va avanti per un po’ e Laura, sempre più impaurita, percepisce che il suo persecutore conosce molti particolari della sua vita privata e sa che lei è madre di un bambino. La tensione cresce quando il perfido telefonista le sussurra al telefono: “Per diventare una brava mamma, devi aver paura”. Un confuso epilogo finale lascerà aperti mille interrogativi.Angelo Longoni, alla sua terza regia cinematografica, compone un film discutibile, che tiene bene nella prima ora ma che poi, nel finale, lascia con la bocca asciutta lo spettatore. Longoni ha però un merito innegabile che è quello di non aver proposto il solito filmetto italiano velleitario e dal sapore autoriale, ma di aver tentato un’incursione in un genere (il giallo) poco frequentato dalla cinematografia nazionale. Il regista non è Altman e la sua Laura non regge al confronto con la centralinista della hot-line comparsa in “America oggi”.Ciononostante, l’affascinante e bellissima Laura Morante regge da sola tutto il film, non solo perché è riuscita a calarsi, perfettamente, nel ruolo della madre impauirita e sgomenta, ma anche perché ha limato di quei suoi scatti “nervosi”, la sua intensa recitazione. Convincenti Alessio Boni ed i giovanissimi gemelli Marco ed Andrea Ragno, rispettivamente, nelle parti del timido ed impacciato Luca e del luciferino Tommy.
Recensione pubblicata su  L'Articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 15-05-2005
http://www.cinemaepsicoanalisi.com/non_aver_paura_angelo_longoni.htm

"'Non aver paura' di Angelo Longoni è un giallo psicologico sull'amore, che non riesce più a sconfiggere la paura e una storia a favore dell'infanzia. Un progetto pieno di buone intenzioni. Ma, se gli attori hanno fatto un buon lavoro rendendo credibili i personaggi, il film finisce con il mettere un po' troppa carne al fuoco: i pedofili, le hot-line, i divorzi devastanti, i bambini vittime dei giochi degli adulti... Mette a fuoco bene, però, i rischi che si corrono quando si è disperatamente alla ricerca di una rivincita e quanto la paura possa rendere manipolabili e fragili." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 6 maggio 2005)
"Il film dissimula sotto il thriller un'intenzione morale: quella di condannare una società senza amore, popolata da mille paure, e violenta sui più deboli: i bambini. (...) L'intento del regista Longoni ha una sua consistenza, ed è sempre notevole ancorché raro vedere il cinema italiano cimentarsi con le regole di 'genere', ma la costruzione non funziona bene e nessuno dei due protagonisti dà il meglio di sé." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 6 maggio 2005)
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Alessio Boni e Laura Morante in un giallo/thriller sullo sfascio della famiglia. Un film pretenzioso e pasticciato diretto da Alessio Longoni

Separati da poco tempo, Laura (Laura Morante) e Franco (Alessio Boni) sono sempre in conflitto. Lui vorrebbe farsi affidare il figlio di nove anni, Luca (Marco Ragno) - che interagisce con un doppio immaginario (Andrea Ragno) caratterialmente opposto a lui -puntando sulla precedente relazione extramatrimoniale della moglie. Lei, ufficialmente disoccupata, lavora segretamente in una Hot Line per far fronte alle spese quotidiane. E proprio un misterioso cliente (Cesare Adolfo Bocci) inizierà a tormentarla, dimostrando di conoscere molte cose della sua vita privata e manifestando un insano interesse verso i bambini.
Con l’intento di descrivere le conseguenze che possono scaturire da odio e paura, da conflitti ed egoismo, Angelo Longoni - che si assicura un’apparizione come psicologo (?) ad inizio e fine racconto - scrive (con Massimo Sgorbani) e dirige questo pasticciato giallo/thriller soffermandosi su un microcosmo in disgregazione, quello della famiglia sfasciata, per dimostrare come - nella società odierna - le nostre fobie possono distorcere il senso reale delle cose. Non aver paura, questo il titolo della pellicola, fallisce però nei suoi intenti: caricato oltremisura nel tratteggio dei personaggi - i duetti dei piccoli gemelli Ragno ricordano, senza volerlo, la psicopatia dei "fratelli Riccio" nel Dorme di Eros Puglielli, Laura Morante non riesce a levarsi di dosso il "Muccino imprinting", Alessio Boni  è visibilmente fuori parte - e sovrabbondante nell’inserimento di sottosviluppi narrativi (il colpo di scena finale, per esempio, è a dir poco dozzinale), il film si fa schiacciare dalle sue stesse pretese. Qualche interessante atmosfera, ma onestamente se ne può davvero fare a meno.
Valerio Sammarco
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=02738

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