TITULO ORIGINAL Il vento m'ha cantato una canzone
AÑO 1947
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 95 min.
DIRECCION Camillo Mastrocinque
GUION Vittorio Nino Novarese, Anton Giulio Majano, Ennio Flaiano
REPARTO Laura Solari, Virgilio Riento, Alberto Sordi, Lia Orlandini, Pietro Bigerna, Aldo Fabrizi, Galeazzo Benti, Carlo Mazzarella, Gorella Gori, Loris Gizzi, Laura Gore, Miriam Glori, Mario Siletti, Amrio Siletti, Maria Pia Spini, Adriana Serra, Attilio Torelli
FOTOGRAFIA Arturo Gallea
MONTAJE Giuseppe Vari
MUSICA Vallardi, Ulisse Siciliani
PRODUCCION Luigi Bigerna para Audax Film
GENERO Comedia
SINOPSIS Radio Sibilla è in difficoltà: lo sponsor, il commendator Torelli, è insoddisfatto delle trasmissioni e minaccia di ritirare i fondi. Per cercare di salvarla e di sfondare nel mondo dello spettacolo, i dipendenti e i loro amici le pensano tutte. Laura si fa passare per baronessa e aggancia Torelli; Renato, Paolo e Scipione si intrufolano in una festa dove Paolo, innamorato di Laura, viene preso in simpatia dalla moglie di Torelli, finendo per litigare con Laura. Ma tutto verrà risolto al suono de "Il vento m'ha cantato una canzone" da un congresso di... filosofia.(IMDB)
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TRAMA
Un commendatore, proprietario di una fabbrica di cosmetici, ha fatto un contratto con Radio Sibilla per la trasmissione di un programma serale in cui vengano reclamizzati i prodotti della sua ditta. Il programma però non ha successo e il commendatore, arrabbiatissimo, telefona al direttore della radio per discutere della situazione. Risponde al telefono Paolo, il segretario, che non solo dà ragione al commendatore, ma esprime apprezzamenti offensivi nei riguardi del suo direttore, che nel frattempo è sopraggiunto alle sue spalle e dopo aver udito le sue parole, lo licenzia. Paolo in realtà è un musicista e sogna di sfondare. Dopo aver perso l'impiego, va a raccontare i suoi problemi a Laura, la proprietaria di un bar, cantante e ballerina a tempo perso: insieme ad altri amici, cantanti e suonatori, ideano un piano per raggirare il commendatore e farsi assumere in blocco per la trasmissione radio. Mentre il commendatore fa la corte a Laura, che si spaccia per una baronessa straniera, Paolo ed un suo amico cercano di catturare l'interesse della moglie dell'industriale e di una sua amica. Dopo una scenata in un locale notturno, in cui Paolo, in preda alla gelosia, ha schiaffeggiato il commendatore, lui e Laura si ritrovano al bar con gli amici. Sono comunque riusciti ad entrare in un circuito radio e trasmettono un programma di canzoni e musica jazz che sta riscuotendo grande successo. Il commendatore, entusiasta, diventa socio di Radio Sibilla e scrittura tutta la compagnia.
Un commendatore, proprietario di una fabbrica di cosmetici, ha fatto un contratto con Radio Sibilla per la trasmissione di un programma serale in cui vengano reclamizzati i prodotti della sua ditta. Il programma però non ha successo e il commendatore, arrabbiatissimo, telefona al direttore della radio per discutere della situazione. Risponde al telefono Paolo, il segretario, che non solo dà ragione al commendatore, ma esprime apprezzamenti offensivi nei riguardi del suo direttore, che nel frattempo è sopraggiunto alle sue spalle e dopo aver udito le sue parole, lo licenzia. Paolo in realtà è un musicista e sogna di sfondare. Dopo aver perso l'impiego, va a raccontare i suoi problemi a Laura, la proprietaria di un bar, cantante e ballerina a tempo perso: insieme ad altri amici, cantanti e suonatori, ideano un piano per raggirare il commendatore e farsi assumere in blocco per la trasmissione radio. Mentre il commendatore fa la corte a Laura, che si spaccia per una baronessa straniera, Paolo ed un suo amico cercano di catturare l'interesse della moglie dell'industriale e di una sua amica. Dopo una scenata in un locale notturno, in cui Paolo, in preda alla gelosia, ha schiaffeggiato il commendatore, lui e Laura si ritrovano al bar con gli amici. Sono comunque riusciti ad entrare in un circuito radio e trasmettono un programma di canzoni e musica jazz che sta riscuotendo grande successo. Il commendatore, entusiasta, diventa socio di Radio Sibilla e scrittura tutta la compagnia.
CRITICA
"Il film (...) puzza di copiatura americana lontano un miglio. E neppure (...) è divertente (...) l'umorismo c'è, ma (...) è di bassa lega. Merito (o demerito) di ciò va ad Ennio Flaiano (...). La regia a volte è vigile a volte lascia correre.Il film risente di questi squilibri". (E. Puccioni, "Hollywood", n. 32 del 1947).
"Il film (...) puzza di copiatura americana lontano un miglio. E neppure (...) è divertente (...) l'umorismo c'è, ma (...) è di bassa lega. Merito (o demerito) di ciò va ad Ennio Flaiano (...). La regia a volte è vigile a volte lascia correre.Il film risente di questi squilibri". (E. Puccioni, "Hollywood", n. 32 del 1947).
"Si tratta di un mediocre film-rivista. Bella la canzone, dalla quale s'intitola il lavoro." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 33, 1953)
...
Nel dopoguerra Camillo Mastrocinque riprende la propria attività di regista con il mediocre Il vento m’ha cantato una canzone (aprile 1947; 95 min.), goffo musical il quale cerca di imitare i modelli hollywoodiani e si pone in una logica cinematografica e musicale di evidente e penoso servilismo. Sono corresponsabili dell’operazione gli sceneggiatori Vittorio Novarese, Anton Giulio Majano e Ennio Flaiano. Mentre Bragaglia (con maggiore coscienza della propria tradizione filmica) cerca di ispirarsi al noir americano, Mastrocinque mette in scena una volgare esaltazione dello swing delle bigband d’oltre Atlantico a danno della cultura europea (rappresentata da un’esecuzione dell’aria Casta Diva da Norma, Bellini, 1831), sbeffeggiata come noiosa e vacua.
La vicenda è esemplare: una ditta di prodotti di bellezza per donne è scontenta dei vecchi programmi radiofonici “europei” entro i quali vengono inseriti i suoi annunci pubblcitari. Saputa la cosa un impresario (Alberto Sordi) e una cantante (Laura Solari) mettono in piedi una “jazzband” e si introducono furtivamente alla radio dove riescono a trasmettere la propria musica dalle ritmiche scatenate. Il direttore dell’azienda è felice e assume i volenterosi “imitatori” al posto dei vecchi attori e musicisti.
Al di là della realizzazione piuttosto tediosa della vicenda (il film fu un totale fiasco commerciale), il film è un interessante documento d’epoca nel quale si anticipano i futuri destini della cultura italiana, presto cancellata dalla “American Invasion” di prodotti filmici e musicali di valore diseguale e nella quale, per sopravivere, agli artisti locali non restava che imitare il discorso narrativo e sonoro di Hollywood. Altrettanto significativo è il fatto che nella pellicola di Mastrocinque l’intera questione verta intorno a un prodotto musicale non autonomo, bensì finalizzato a veicolare spot pubblcitari: tutto si fa merce nel capitalismo trionfante ormai alle
Nel dopoguerra Camillo Mastrocinque riprende la propria attività di regista con il mediocre Il vento m’ha cantato una canzone (aprile 1947; 95 min.), goffo musical il quale cerca di imitare i modelli hollywoodiani e si pone in una logica cinematografica e musicale di evidente e penoso servilismo. Sono corresponsabili dell’operazione gli sceneggiatori Vittorio Novarese, Anton Giulio Majano e Ennio Flaiano. Mentre Bragaglia (con maggiore coscienza della propria tradizione filmica) cerca di ispirarsi al noir americano, Mastrocinque mette in scena una volgare esaltazione dello swing delle bigband d’oltre Atlantico a danno della cultura europea (rappresentata da un’esecuzione dell’aria Casta Diva da Norma, Bellini, 1831), sbeffeggiata come noiosa e vacua.
La vicenda è esemplare: una ditta di prodotti di bellezza per donne è scontenta dei vecchi programmi radiofonici “europei” entro i quali vengono inseriti i suoi annunci pubblcitari. Saputa la cosa un impresario (Alberto Sordi) e una cantante (Laura Solari) mettono in piedi una “jazzband” e si introducono furtivamente alla radio dove riescono a trasmettere la propria musica dalle ritmiche scatenate. Il direttore dell’azienda è felice e assume i volenterosi “imitatori” al posto dei vecchi attori e musicisti.
Al di là della realizzazione piuttosto tediosa della vicenda (il film fu un totale fiasco commerciale), il film è un interessante documento d’epoca nel quale si anticipano i futuri destini della cultura italiana, presto cancellata dalla “American Invasion” di prodotti filmici e musicali di valore diseguale e nella quale, per sopravivere, agli artisti locali non restava che imitare il discorso narrativo e sonoro di Hollywood. Altrettanto significativo è il fatto che nella pellicola di Mastrocinque l’intera questione verta intorno a un prodotto musicale non autonomo, bensì finalizzato a veicolare spot pubblcitari: tutto si fa merce nel capitalismo trionfante ormai alle
porte (lo si era visto anche per i giornalisti de La primula Bianca a caccia di false notizie pur di vendere la loro carta stampata) e le arcaico-statiche inflessioni contemplative di Norma devono lasciare il posto ai ritmi indiavolati della società metropolitana, organizzata intorno alle concrete problematiche della produzione di massa. Una nuova “schiavitù” incombe.
...
http://www.giusepperausa.it/la_primula_bianca__l_altra__il.html
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http://www.giusepperausa.it/la_primula_bianca__l_altra__il.html
Hola Ammarcord, gracias como siempre por seguir con tu blog. Siempre me rio mucho con Sordi y casi todo lo que he visto de él (salvo I Mostri e I Viteloni) te lo debo. Sos un capo!!!!
ResponderEliminarcould you re-up this?
ResponderEliminarmuchas gracias