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miércoles, 24 de febrero de 2021

A che servono questi quattrini? - Esodo Pratelli (1942)

TÍTULO ORIGINAL
A che servono questi quattrini?
AÑO
1942
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Italiano (Separados)
DURACIÓN
85 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Esodo Pratelli
GUIÓN
Mario Massa, Esodo Pratelli (Obra: Armando Curcio )
MÚSICA
Franco Casavola
FOTOGRAFÍA
Domenico Scala (B&W)
REPARTO
Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Clelia Matania, Paolo Stoppa, Nerio Bernardi, Augusto Di Giovanni, Edwige Maul, Italia Marchesini, Nino Marchesini, Margherita Pezzullo
PRODUCTORA
Juventus Film
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
El marqués Eduardo Parascandolo, tras haber dilapidado toda su fortuna pasa el tiempo aleccionando a los jóvenes (a quienes se dirige como discípulos, citando a su manera a Sócrates, Platón y Diógenes) su filosofía de vida, según la cual el dinero es inútil, una especie de enfermedad que aflige a la humanidad y que los seres humanos no deberían trabajar para dedicarse plenamente a la contemplación y al descanso. (FILMAFFINITY)
 
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Su tutt’altro versante si dispone A che servono questi quattrini? (aprile 1942; 84 min.), pellicola di Esodo Pratelli, anch’essa tratta da un lavoro teatrale. Il regista, originario di Lugo di Romagna (n. 1892) firma pochi lungometraggi nel perdiodo 1939-43, mentre nel dopoguerra tace. Il film in questione è ricavato dall’omonima commedia di Armando Curcio (1940), sceneggiata da Pratelli e da Mario Massa ed affidata alla vincente comicità di Eduardo e Peppino De Filippo (i quali, si dice, abbiano aiutato lo scrittore in fase di redazione). La vicenda, assai flebile, dipinge le peripezie dello squattrinato marchese Edoardo Parascandalo il quale va filosofeggiando intorno alla inutilità del denaro, alla morte incombente e alla ignoranza dell’umanità intorno alle domande fondamentali sull’Essere. Eduardo insomma ci regala una versione popolaresca e godibile del pensiero socratico (il pensatore greco è ripetutamente citato) il cui disincantato e indolente scetticismo suona assai insolito quando non apertamente  provocatorio nell’ambito del cinema dell’era bellica. De Filippo è insomma l’antiNazzari (in riferimento a Mariti di Mastrocinque), è svogliato e sornione, ironico e distaccato da ogni pensiero ideologico forte.
La commedia di Pratelli va insomma inquadrata in quel cinema silenziosamente afascista che andava sviluppandosi in quegli anni turbolenti, facendo leva sul tradizionale lassismo meridionalista, condito da un poco di filosofia pirandelliana.
A proposito di ques’ultima e dell’eterno conflitto tra essere e apparire, si sviluppa al centro del racconto la vicenda di Vincenzino Esposito (Peppino De Filippo), discepolo del “maestro”, il quale riceve un’enorme, inattesa (e fasulla) eredità: di colpo tutte le porte si aprono al poveraccio, finora considerato una figura marginale da tutti; non conta dunque avere realmente i quattrini, basta far credere al prossimo di possederne in quantità per ottenere ogni cosa.
Il disprezzo del denaro, asse centrale del film, porta con sé il disprezzo per le beghe della realtà materiale, intrisa di avidità sciocca e immemore del destino mortale dell’individuo; tale disprezzo innerva i discorsi del protagonista e tacitamente implica il disprezzo per l’accanimento fascista a volere conquistare, imporre e guerreggiare. Insomma mentre i futuri soloni del neorealismo, per ora, firmano pellicole patriottiche (Rossellini, Vergano), in questo modesto lavoro di Pratelli invece si possono cogliere reali istanze antifasciste.
http://www.giusepperausa.it/i_mariti_e_a_che_servono_quest.html

A che servono questi quattrini! (1942) [4 errori]

Continuità: [N° 92898] A circa 8 minuti dall'inizio ... Vincenzino/Peppino De Filippo quando esce di casa con la cassettina sotto braccio indossa un soprabito/camice abbastanza e vistosamente sporchetto. Un minuto dopo quando si ferma ad ascoltare la lezione del marchese Parascandolo/Eduardo De Filippo di macchie se ne vedono poco e niente. Un'altro minuto dopo, quando rientra a casa, il soprabito ritorna abbastanza e vistosamente sporchetto.

ND: [N° 98094] In tre sequenze diverse,Eduardo controlla per tre volte l'ora sul suo orologio da tasca. A 6'35'' sono le 10 e 1 minuto; a 6'43'' sono le 11; a 6'51'' sono le 12 e 17. Tutt'e tre le volte la lancetta dei secondi è immobile.

Continuità: [N° 98095] Osteria. Paolo Stoppa (destra schermo,profilo sinistro) afferra per il bavero Peppino de Filippo -seduto- e lo tira su in piedi. Tra i due si vede un uomo (frontale) che armeggia con un metro a nastro chiuso tra le mani. Nuovo ciak,un fotogramma dopo,ripresa da altra angolazione: perfetta continuità dei due attori principali,ma il sarto tiene il metro a nastro allungato tra le due mani.

FraseFamosa: [N° 111353] Le due battute finali del film (in due scene diverse), una detta dal marchese Eduardo Parascandolo/Eduardo De Filippo e l'altra da Vincenzino Esposito/Peppino De Filippo "Ma il denaro ricordalo bene non serve a niente e non ha dato mai la felicità a nessuno" "A nessuno specialmente quando è poco"
http://www.bloopers.it/testo/index.php?id_film=12040&Lettera=A

***

“ …Certo è che questo benedetto cinematografo è un grande enigma e chi si raccapezza è bravo. Vi indico tuttavia gli aspetti piacevoli del film in questione: la scena all’osteria quando il vino viene versato nella bocca di Peppino attraverso un imbuto e quando il sarto prende le misure, la recitazione impeccabile dei due meravigliosi fratelli e le ombre di Socrate e di Diogene che vagano su tanto parapiglia, in una amenità ingenua e popolare:” ( Diego Calcagno, in Film, 30 maggio 1943)
http://cortoin.screenweek.it/archivio/cronologico/2010/07/a-che-servono-questi-quattrini_1942.php 

Esodo Pratelli (Lugo di Romagna, 8 febbraio 1892 – Milano, 4 gennaio 1983) è stato un pittore e regista italiano.

Dopo aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Roma si trasferì a Milano, dove nel 1922, fece la sua prima mostra di pittura e dal 1924 fu direttore della Scuola superiore d'Arte applicata all'Industria del Castello Sforzesco.[1]

Durante il fascismo partecipò alle più importanti esposizioni dell'epoca tra cui la prima Quadriennale d’Arte di Roma e la Biennale di Venezia.

Alla fine degli anni '30, debutta nel mondo del cinema come sceneggiatore e regista realizzando tra l'altro Pia de' Tolomei, Se non son matti non li vogliamo e A che servono questi quattrini? con Eduardo e Peppino De Filippo.

Sarà Dirigente a Cinecittà dal momento della fondazione, al Centro Sperimentale e alla Commissione di censura cinematografica. Durante la guerra inizia a lavorare a un film, abbandonandone poi la lavorazione; sarà Vittorio De Sica a riprendere il progetto e portarlo a termine col titolo La porta del cielo.

Nel dopoguerra gira alcuni documentari sulle arti figurative. Dall'inizio degli anni '50 di Pratelli si perdono le tracce, non si conoscono notizie esatte sulle sue attività, almeno quelle inerenti al cinema.
https://www.capitoliumart.it/artista/pratelli-esodo-1892-1983/8019

 

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