TÍTULO ORIGINAL
Adulterio all'italiana
AÑO
1966
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (SEparados)
DURACIÓN
98 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Pasquale Festa Campanile
GUIÓN
Ottavio Alessi, Pasquale Festa Campanile, Luigi Malerba
MÚSICA
Armando Trovajoli
FOTOGRAFÍA
Roberto Gerardi
REPARTO
Catherine Spaak, Nino Manfredi, Akim Tamiroff, Vittorio Caprioli, Maria Grazia Buccella, Mario Pisu
PRODUCTORA
Fair Film
GÉNERO
Comedia | Celos
Marta ha scoperto che Franco, suo marito, la tradisce con Gloria. la sua migliore amica. Decide così di rendere pan per focaccia cercandosi un uomo con cui tradirlo e glielo dice pure: è la condizio sine qua non per evitare di lasciarlo.
Franco sulle prime accetta il compromesso ma poi scopre di essere geloso e del tutto incapace di restare nell'attesa si mette a caccia di indizi per scoprire il rivale senza accorgersi che Marta sta fingendo e che tutte le tracce sono finte, come quelle iniziali "AL..." di chissà quale nome accanto ad un numero di telefono.
Ed è questo il divertente tormentone del film: Franco ce chiede sempre alla stessa casa, se c'è ALessandro, ALberto, ALfredo, ALdo, ALfonso... dai nomi più comuni a quelli più impegnativi: ALighiero, ALibrado, ALfio...fino a quelli perfino letterari: ALceste, ALboino....
Claudio G. Fava ebbe a dire " Festa Campanile, ha cercato qui di districarsi dalla strada senza uscita in cui si era andato gettando da qualche anno, ed ha trovato maggior rispondenza nella Spaak che in Manfredi, nonostante questi sia un attore comico di un certo maggior talento e di più saporosa apprezzabile vena. Ma pur sempre confinato all'interno di una tipologia romanesca e piccolo borghese, mentre la Spaak, con la sua aguzza indifferenza e la sua disponibile scioltezza di atteggiamenti e di espressioni, non più francese e non ancora italiana, meglio si presta alla genericità senza frontiere del copione e della stesura. La sontuosità professionale della buccia figurativa del racconto è fuori di discussione. Sotto la buccia c'è pochino, seppure qua e là si trovi qualche unghiatina meno esigua.."
Interessanti i luoghi del film. Sia la villa di Franco e Marta sia l'ufficio di Franco si trovano all'Eur, giusta ambientazione per una coppia borghese e per una borghese commedia. Storica la scena dove vanno a colazione le due amiche: il mitico "fungo" panoramico da cui si godeva un panorama a 360°.
Altrettanto giusta la location n contrapposizione per la casa dell'amica: un attico nel cuore di Roma con una camera da letto sui tetti, tutta vetrata, da cui si vedono il campanile di S. Agnese in Agone a piazza Navona e Castel S. Angelo.
Divertentissima e spazialmente plausibile la scena in cui Marta corre sui tetti inseguita da un "pretendente": parte con lo sfondo in cui si vede la Sinagoga e ad un certo punto lei chiede ad un operaio in che direzione sta andando, lui risponde "se va dritta arriva a piazza Venezia, a sinistra va al Tritone. Poi Marta scende usando come scala un'insegna verticale ed è al Teatro di Marcello
Ma la vera chicca, parlando di location, è la scena in cui Franco si sfoga con l'amico: camminano su Ponte Rotto che è crollato e inaccessibile da entrambe le rive del Tevere da centinaia di anni. Alcun siti parlano di virtuosismo di montaggio; nessun trucco: sono davvero sul ponte, evidentemente ce li hanno fatti attivare con un passaggio costruito dal Ponte Palatino che all'inizio è proprio vicinissimo.
Il titolo riprende tutto quello che c'era di "all'Italiana" in quegli anni, dalla Commedia all'italiana inventata da Mario Monicelli nel '58, al Divorzio all'italiana di Germi del '61, al Matrimonio all'italiana di Vittorio De Sica che riscriveva Questi fantasmi di Eduardo.
http://www.lascatolachiara.it/articoli/adulterioallitaliana.htm
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La prima commedia erotica di Pasquale Festa Campanile è Adulterio all’italiana (1966), basata sulla fresca bellezza di Catherine Spaak e sulla carica erotica di Maria Grazia Buccella (non molto utilizzata), ma soprattutto interpretata da un travolgente Nino Manfredi. Nel cast troviamo anche Mario Pisu, Vittorio Caprioli, Akim Tamiroff e Gino Pernice. La sceneggiatura è del regista con la collaborazione di Luigi Malerba e Ottavio Alessi, mentre la colonna sonora – allegra e scanzonata – è di Armando Trovajoli, basata sul motivetto Bada Caterina (Migliacci – Trovajoli), cantata da Carmen Villani. La scenografia è molto elegante e i costumi ispirati all’arte contemporanea sono di Pier Luigi Pizzi. La trama è semplice e si racconta in poche parole. Nino Manfredi tradisce la moglie (Spaak) con la sua più cara amica (Buccella), ma quando la prima se ne rende conto decide di rendergli pan per focaccia e promette di tradirlo, senza dire il nome del prescelto. Manfredi impazzisce di gelosia e si ingegna per scoprire il presunto amante della moglie che in realtà non esiste, ma è solo una macchinazione. Mereghetti parla di “una farsa un po’ stiracchiata e dalla morale conformista (solo il marito può tradire, la moglie no)”, ma non ci sentiamo di condividere. Adulterio all’italiana è una classica commedia all’italiana, con momenti da pochade ed elementi farseschi, ma il discorso che vuol portare avanti è l’esatto contrario di quanto asserito dal critico milanese. Siamo nel 1966 e l’atteggiamento di Catherine Spaak – moglie disinibita e di carattere – è trasgressivo, visto che non accetta il tradimento in maniera passiva, ma decide di punire il marito. Il film è molto femminista, anticipa i tempi del movimento di liberazione femminile e fa un discorso in prospettiva divorzista. I momenti comici sono molti, ma si tocca il culmine quando Manfredi si traveste da donna e soffia uno spasimante alla moglie. La sequenza finale mostra un bacio Spaak – Manfredi, ma quest’ultimo è vestito da donna e due uomini al volante riprovano moralmente un presunto rapporto lesbico: “Che tempi!”. Catherine Spaak è bellissima, mostra spesso le gambe e in una rapida scena perde tutte le perline del vestito restando in slip e reggiseno di pizzo nero. Maria Grazia Buccella interpreta un personaggio da bonazza sciroccata che finisce per fidanzarsi con gli uomini sbagliati. La sua mise è molto più casta rispetto a una Spaak disinibita ed elegante, spesso in scena con abiti sopra il ginocchio. La pellicola è ambientata nel mondo dell’alta borghesia e mostra una solidarietà femminile nei confronti dell’uomo traditore, ma anche donne moderne che cominciano a voler disporre della loro vita e non dipendono dai mariti. Vittorio Caprioli è un divertente uomo – oggetto, un modello che si fa pagare per posare nudo e che serve alla Spaak nell’ambito del suo piano per far ingelosire il marito. Mario Pisu è un altro finto amante che Manfredi prende di mira nella convinzione che sia stato a letto con la moglie.
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