TITULO ORIGINAL Povero Cristo
AÑO 1975
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 95 min.
DIRECCION Pier Carpi
ARGUMENTO Pier Carpi
GUION Pier Carpi
FOTOGRAFIA Guglielmo Mancori
MONTAJE Daniele Alabiso
MUSICA Mario Migliardi
ESCENOGRAFIA Mario Giorsi
VESTUARIO Mario Giorsi
GENERO Drama
REPARTO Curd Jürgens, Rosemarie Dexter, Raoul Grassilli, Mino Reitano, Roberto Brivio, Edmund Purdom, Paolo Gozlino, Franco Ressel, Enrico Beruschi, Adolfo Lastretti, Sonia Viviani, Ida Galli (en los créditos como Evelyn Stewart)
SINOPSIS Con aspirazioni di investigatore privato, Giorgio (M. Reitano), giovane di provincia, è avvicinato in città da uno sconosciuto che gli promette 100 milioni se entro due mesi gli fornirà le prove dell'esistenza di Gesù Cristo. In compagnia di una passeggiatrice compaesana (R. Dexter) il giovane comincia l'inchiesta tra gente e luoghi diversi. Non trova le prove ma, scaduti i due mesi, riceve egualmente il compenso pattuito. Entra in chiesa dove gli appaiono le persone già incontrate trasfigurate in personaggi evangelici: ha trovato Cristo in sé stesso. Guazzabuglio allegorico raccontato con dilettantismo incompetente e recitato in modi filodrammatici. (Il Morandini)
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Trama
Stanco del tipo di lavoro e della miseria del proprio paese il non ancora trentenne Giorgio Cavero raggiunge la città ove vorrebbe iniziare l'attività di detective privato se non lo diffidasse il commissario di polizia. Una notte, tuttavia gli si presenta un signore sconosciuto che, datogli un anticipo, gli promette cento milioni se entro due mesi gli fornirà la prova dell'esistenza di Gesù Cristo. Il ragazzo ci si mette di buzzo buono, ma non sa da che parte cominciare e che cosa esattamente cercare. Mara, una compaesana datasi alla prostituzione, lascia il marciapiede e lo aiuta a inutili ricerche tra le ex colleghe e tra i passanti. Nulle sono anche le ricerche presso gli amici della "corte dei miracoli"", presso una biblioteca nel bel mezzo di un carnevale o nei templi dell'arte e della bellezza. Con le mani vuote allo scadere del tempo fissato, Giorgio ritrova il committente presso una chiesa: dallo stesso viene pagato perché la missione è compiuta e viene invitato a entrate nella Chiesa per prendere coscienza della scoperta fatta. All'interno del tempio tutti i personaggi conosciuti riappaiono trasfigurati in personaggi evangelici: Giorgio ha trovato il Cristo in se stesso e in se stesso ne compie la passione.
Critica
"Cast "geniale" per un incredibile pasticcio postconciliare. Non è dispiaciuto alla critica cattolica". (P. Mereghetti - "Dizionario dei film").
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=13456
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Nel nome del padre, del figlio e di Pier Carpi
Bei tempi quelli in cui potevano esistere film come Povero Cristo, delirio teologico in piena regola interpretato da un giovane Mino Reitano (nei panni di Giorgio/Gesù) e diretto dall’allora esordiente Pier Carpi, proveniente dal mondo dei fumetti e dell’editoria esoterica. Insomma, l’equazione è di quelle da capogiro: fumettaro convertito al cinema, più cantante di musica leggera trasformato in attore, più rappresentazione della vita di Cristo in chiave moderna. Uguale: astrattismo diffuso, cromatismi accesi, scenografie strampalate ma assolutamente incisive (tra alberi coperti di pezze e interni futuristi) e sequenze immaginifico-surreali che restano impresse nel cervello. La storia è quella di un poveraccio che, pagato da un riccone per trovare le prove dell’esistenza di Dio, seguirà le stesse tappe della vita di Gesù.
Chi, oggi, scommetterebbe su un prodotto simile che già sulla carta puzza di guazzabuglio e incoscienza pura? Meglio così, verrebbe da dire, d’altronde Povero Cristo non è altro che un film annientabile in due parole, di quelli che ci si può ridere sopra rumorosamente, come le scimmie. Eppure, deragliando dai binari del consentito, fuoriuscendo dai parametri del “bellino” e del “bruttarello”, Pier Carpi e soci sfondano un muro: non solo mescolano l’alto con il basso (già visto), ma proprio non fanno distinzione tra le due cose. Povero Cristo raggiunge vette da cinema d’autore e poi sprofonda in baratri di insondabile cialtroneria, riesce a essere didascalico dove lo si vorrebbe ermetico ed ermetico dove lo si vorrebbe didascalico. E il bello è che, anche il suo regista, intenzionato a realizzare un film popolare e antintellettuale, si ritrova a fare scelte assolutamente impopolari e continuamente sbrodolanti nell’intellettualismo, generando un sano, puro e gustosissimo cortocircuito.
Povero Cristo è, quindi, un’opera libera, un vero e proprio assalto alla logica artistica, che trova il suo meglio proprio nei momenti di contraddizione, dove il profano vira al sacro confondendo le intenzioni e l’intellettualismo cerca di mostrarsi antintellettuale (come nel lungo finale che, dopo averci preparato a tutt’altro, sviscera banalità a rotta di collo in un colpo di scena al contrario). La cosa ancora più incredibile è che tutto ciò risulta assolutamente in linea con la morale del film, secondo la quale bisogna trovare Dio all’interno dell’uomo (e quindi l’alto nel basso, il sacro nel profano, l’illogico nell’intellettuale). Non sappiamo quanto Pier Carpi fosse cosciente di tutto ciò, molto probabilmente non lo era affatto, ma non è questo l’importante: le intenzioni contano zero, quel che conta è solo il risultato. (Daniele 'Danno' Silipo)
http://www.bizzarrocinema.it/component/option,com_jmovies/task,detail/id,197/
Chi, oggi, scommetterebbe su un prodotto simile che già sulla carta puzza di guazzabuglio e incoscienza pura? Meglio così, verrebbe da dire, d’altronde Povero Cristo non è altro che un film annientabile in due parole, di quelli che ci si può ridere sopra rumorosamente, come le scimmie. Eppure, deragliando dai binari del consentito, fuoriuscendo dai parametri del “bellino” e del “bruttarello”, Pier Carpi e soci sfondano un muro: non solo mescolano l’alto con il basso (già visto), ma proprio non fanno distinzione tra le due cose. Povero Cristo raggiunge vette da cinema d’autore e poi sprofonda in baratri di insondabile cialtroneria, riesce a essere didascalico dove lo si vorrebbe ermetico ed ermetico dove lo si vorrebbe didascalico. E il bello è che, anche il suo regista, intenzionato a realizzare un film popolare e antintellettuale, si ritrova a fare scelte assolutamente impopolari e continuamente sbrodolanti nell’intellettualismo, generando un sano, puro e gustosissimo cortocircuito.
Povero Cristo è, quindi, un’opera libera, un vero e proprio assalto alla logica artistica, che trova il suo meglio proprio nei momenti di contraddizione, dove il profano vira al sacro confondendo le intenzioni e l’intellettualismo cerca di mostrarsi antintellettuale (come nel lungo finale che, dopo averci preparato a tutt’altro, sviscera banalità a rotta di collo in un colpo di scena al contrario). La cosa ancora più incredibile è che tutto ciò risulta assolutamente in linea con la morale del film, secondo la quale bisogna trovare Dio all’interno dell’uomo (e quindi l’alto nel basso, il sacro nel profano, l’illogico nell’intellettuale). Non sappiamo quanto Pier Carpi fosse cosciente di tutto ciò, molto probabilmente non lo era affatto, ma non è questo l’importante: le intenzioni contano zero, quel che conta è solo il risultato. (Daniele 'Danno' Silipo)
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Film raro e surreale, altrove anche molto criticato, ci troviamo oggi ad affrontare l'ultimo e il più famoso di tutti e tre i film, con Reitano attore protagonista, nei panni nientemeno che di Gesù, nell'allegoria cristologica “Povero Cristo” (1976) di Pier Carpi.
Egli interpreta con adesione (doppiato con la voce di Pino Colizzi) Giorgio Cavero, un poveraccio proveniente dalla provincia nella grande città, con l'ambizione di diventare un grande detective (!).
Il povero Giorgio viene sfidato da un uomo molto ricco e dotato di pellicciotto (una curiosissima e incredibile partecipazione addirittura di Curd Jurgens), a portargli una prova incontrovertibile che possa testimoniare dell'esistenza di Dio, in sé, al fine di ottenere una enorme ricompensa. Reitano dovrà quindi ricostruire e plasmare la sua vita sulle orme di quella di Cristo (sì lo so, ma non sto scherzando) fino ad un inconsapevole sacrificio, biasimando la Chiesa attuale e professando per la ricostruzione della Chiesa secondo l'apertura ai più diversi popoli e gruppi di persone. Ovviamente e soprattutto, i calpestati, gli oppressi, e i tiranneggiati (incominciando dagli orfani e dalle prostitute).
Vagherà per tanto tempo nelle città, con gli abiti oramai consunti. Laceri e ridotti a brandelli, braccato dalla legge e dai detentori del Potere, in cerca della verità, radunando discepoli prima del proprio finale martirio, trasformando dentro di sé tutti coloro che incontrerà, alla ricerca di un alternativa, in un mondo pseudo-moderno dai goffi e maldestri simbolismi, e attraverso una ricreazione veramente incredibile e divertente delle più celebri immagini della cristianità, Come L'Ultima Cena in chiave astratta, o la Passione di Cristo con la Vergine Maria. Gli scenografi del film hanno dunque ricreato un immaginativo e curioso mix di medioevo e atemporalità, arido e indigente, esteticamente ricercato, surreale e futuristico, metropolitano, alle volte reminiscente di Fellini, allorquando riesce a d ottenere un vero e proprio tocco di delirio. Come nei carnevaleschi e carnascialeschi, baccanali tipici appunto del cosìddetto “tocco” felliniano. Nello strambissimo cast, Quaia, un'ex vampira de “La Cripta e L'Incubo” è una bionda passerona che ci fa da apostola, mentre Edmund Purdom, fa naturalmente l'emissario del diavolo tentatore, un uomo in frak.
Il film è stato per tantissimi anni, fino ad alcuni recenti passaggi su un canale satellitare (e da qui in file sharing), una sorta di sacro Graal dei film maggiormente ricercati dagli appassionati dei film più strani del B-bis italico anni '70. E comunque, pur non facendo finta che il film in sé non abbia diversi enormi difetti, o che possa ambire ad una seriosità quale avrebbe voluto darsi, ma come ogni regia di Pier Carpi non ha, rimane comunque nella memoria per le sue notevolissime scenografie e i costumi, bizzarri e molto fantasiosi.
http://robydickfilms.blogspot.com.ar/2012/06/povero-cristo.html
una vera meraviglia il tuo blog.
ResponderEliminargrazie infinite per tutte queste perle!
dario