ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




domingo, 13 de febrero de 2022

Non ti conosco più - Nunzio Malasomma (1936)

TÍTULO ORIGINAL
Non ti conosco più
AÑO
1936
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Inglés (Separados)
DURACION
65 min
PAIS
Italia
DIRECCIÓN
Nunzio Malasomma
SUPERVISIÓN DE DIRECCIÓN
Mario Bonnard
GUIÓN
Aldo De Benedetti, Fritz Eckardt (Comedia de Aldo De Benedetti)
FOTOGRAFÍA
Arturo Gallea  
MONTAJE
Eraldo Judiconi [= Eraldo Da Roma]
MÚSICA
Cesare A. Bixio, Felice Montagnini
CANCIONES
“Dammi un bacio e ti dico di sì” di Bixio e Cherubini cantata da Elsa Merlini;
“Notte per sognare” de Giulio Bonnard cantata da Giovanni Manurita.
PRODUCCION
Giuseppe Amato per Amato Film
REPARTO
Elsa Merlini (Luisa Malpieri), Vittorio De Sica (il dottor Alberto Spinelli), Enrico Viarisio (Paolo Malpieri), Ninì Gordini Cervi (la dattilografa), Agostino Salvietti (il maggiordomo), Celeste Almieri Calza (zia Clotilde), Vanna Pegna (Evelina), Pio Campa (el rivenditore d'auto), Lina Tartara Minora (la cameriera), Giuditta Marchetti (altra cameriera), Giovanni Manurita (el cantante).
GÉNERO
Comedia

Sinópsis

La signora Luisa Malpieri, moglie di un ricco avvocato, mal sopporta l'avarizia del marito che si rifiuta di soddisfare i suoi capricci. Sospetando che l'uomo le sia anche infedele, Luisa decide di architettare una particolare vendetta: si finge pazza e fa finta di riconoscere il marito nel professore Spinelli, il dottore presso cui il vero marito l'ha mandata in cura…
Tratto da un testo teatrale di Aldo De Benedetti, una brillante commedia diretta da Nunzio Malasomma e interpretata da Vittorio De Sica, Elsa Merlini y Enrico Viarisio. Un piacevole saggio di teatro filmato, una commedia che scorre tra sorrisi e risate garbate.

1 
2 

NON TI CONOSCO PIÙ. DALLA SCENA ALLO SCHERMO
de David Bruni

Non ti conosco più, diretto da Nunzio Malasomma nel 1936, è tratto dall'omonima pièce di Aldo De Benedetti, rappresentata per la prima volta il 3 novembre 1932 al Teatro Argentina di Roma dalla Compagnia Elsa Merlini – Luigi Cimara – Sergio Tofano e costituisce un esempio significativo di un filone particularmente afortunado nel nostro primo cinema sonoro: quello dei film di origine teatrale. In questo periodo, infatti, il teatro si transforma in un serbatoio da cui pescare a piene mani in modo tale da garantire un ritorno economico sicuro contenendo al massimo i costi legati alla lavorazione di pellicole, di solito confinate in interni ricostruiti negli studi cinematografici.

È una logica, questa, destinata ad essere riproposta di frecuence soprattutto dopo la creazione di un nuovo organismo, la Direzione generale della cinematografia (con RDL n. 1565 del 18 settembre 1934), subito affidato a quel Luigi Freddi che rimarrà l'indiscusso protagonista e l'arbitro supremo del nostro cinema hasta 1939, quando rassegnerà le dimissioni dopo aver assistito alla sconfitta della linea politica di cui era stato il massimo artefice. Nel suo disegno, che non cancella l'iniziativa privata pur sottoponendola a una rigida disciplina ea un attento controllo da parte dello Stato centrale, risulta fondamentale la capacità di impostar una politica produttiva moralmente sana e finanziariamente equilibrata, finalizzata alla crescita del nostro cinema sia sul piano quantitativo sia su quello qualitativo.

Proprio in tale prospettiva si ritiene opportuno incentivare la presenza degli ingredientei che paiono assicurare la realizzazione di un prodotto medio: la fonte teatrale (o talvolta letteraria) di a film già conosciuta e sperimentata dal pubblico e dalla critica; il ricorso nella stesura della sceneggiatura a collaboratori dotati di esperienza, essendo spesso gli autori stessi delle pièces su cui ci si basa; l'impiego di attori che in molti casi conoscono benissimo il testo avendolo già interpretato sul palcoscenico, magari nei medesimi ruoli. Nell'attingere a opere esistenti, per lo più commedie riconducibili al repertorio brillante, ci si rivolge prevalentemente alla piccola e media borghesia, a un pubblico pronto a rispondere al processo di standardizzazione del prodotto culturale,

Attratti dalla prospettiva concreta di migliorare la propria situazione finanziaria, i letterati ei drammaturghi che collaborano alla sceneggiatura del film accettano questa forma di arruolamento intellettuale e si prestano volentieri a incarichi spesso non così impegnativi e niente affatto esclusivi; en cambio assicurano un livello minimo di dignita al prodotto. In questi stessi anni il commediografo Aldo De Benedetti diviene il massimo especialista nell'adattamento di opere teatrali – proprie o altrui – per lo schermo, asumiendo una función che si spinge ben al di là del compito di sceneggiatore stabilito per contratto. Anzi, in alcune circostanze egli si trasforma nell'autentico perno attorno a cui ruota la genesi dei film, in una versione autarchica del Producer – il direttore di produzione – di stampo hollywoodiano,

È appunto ciò che accade in occasione dell'adattamento cinematografico di Non ti conosco più, la cui vicenda è dominata dalla protagonista Luisa Malpieri. La donna, una giovane e graziosa moglie borghese, simula un attacco di follia tenendo in scacco il marito, avaro e probabilmente infedele, oltre a una serie di altri personaggi: a cominciare dallo psichiatra Alberto Spinelli, che finge di scambiare per il proprio legittimo consorte . Alla fine Luisa, appagata per la lezione impartita al coniuge e tentata dalla possibilità di vivere realmente una relazione amorosa col medico, decide di interrompere la propria finzione e accetta la sua condizione di moglie fedele essendo ormai perfettamente consapevole del senso di precarietà affettiva che gobernar perfino i legami più intimi.

Ebbene, nel febbraio 1935 De Benedetti scrive ad Elsa Merlini, già protagonista teatrale della pièce, tentando di coinvolgerla nella sua versione cinematografica: una conferma, questa, della tendenza a rivolgersi agli interpreti già collaudati sul palcoscenico. L'attrice prende tempo e si riserva di assumere una decisione definitiva solo dopo aver letto il copione. Sarà proprio lei l'attrice principale di Non ti conosco più, prodotto da Peppino Amato, con cui De Benedetti aveva sottoscritto un contratto il 20 maggio 1935, prevedendo la possibilità di realizzare rifacimenti del film in lingua straniera: infatti, il 31 marzo 1936, il consorzio cinematografico EIA acquista dallo sceneggiatore dapprima i diritti per l'ecuzione della versione tedesca dell'opera, poi per quella francese.

Il film che scaturisce da questo tipo di lavorazione, scandita da ritmi convulsi, ripropone situazioni, personaggi e battute della commedia teatrale con un grado quasi assoluto di fedeltà. Perciò la sua riuscita è strettamente connessa all'efficacia della struttura drammaturgica del testo originale, oltreché alla bravura degli attori. I margini di libertà riservati al regista sono minimi e la possibilità di un impiego creativo della macchina da presa quasi inesistente: al “direttore artistico”, come allora veniva chiamato, si chiede di solito di rinunciare a coltivare ambizioni particolari e di porsi con garbo al servicio degli interpreti. Tuttavia, non sempre la traduzione di una commedia da un ambito espressivo all'altro lascia inalterati gli equilibri originari:

Innanzitutto, la vicenda viene vivacizzata grazie alla presenza di due canzoni orecchiabili: la prima eseguita da Elsa Merlini and la seconda dal tenore Giovanni Manurita, impegnato nel ruolo di a cantante. D'altra parte, tale scelta rappresenta un motivo conduttore per questi film realizzati in anni in cui le relazioni, particularmente intenso, tra cinema e teatro seguono itinerari bizzarri dando luogo a progetti inediti ea combinazioni ibride. Attorno al cinema, transformatosi in un autentico volano dell'industria culturale, ruotano interessi che coinvolgono varie pratiche espressive, collegate tra loro in modo da dar luogo a un vero e proprio sistema integrato dello spettacolo. A dimostrazione di ciò, il 1 gennaio 1938 il signor Montanari, amministratore della compagnia teatrale Menichelli – Migliari – Giorda – Baghetti, propone a De Benedetti la ripresa di Non ti conosco più con una variante originale: accompagnare la messinscena della commedia con brani musicali del film da essa tratti, che il maestro Serpieri era pronto ad orquestare. Nella circostanza lo sceneggiatore risponde in maniera affermativa anche perché coglie le potenzialità – prima di tutto di natura finanziaria – insite nella trasformazione della pièce in un'opera (almeno in parte) musicale.

Inoltre, Non ti conosco più è interessante, al pari di alcune delle più vivaci commedie realizzate nel decennio, anche per il modo in cui si trasforma nel veicolo privilegiato di diffusione di stili di vita che penetrano in una società, quella italiana, ancora di stampo tradicional. In tal modo il film restituisce in filigrana un ritratto mediato del pubblico d'epoca, chiamato ad assorbire modelli comportamentali in rapido mutamento e in costante via di riconfigurazione. Infatti nel film, a difference di ciò che accade nella pièce di partenza, la condizione di aparentee follia manifestata dalla protagonista è conseguente all'atteggiamento assunto dal marito il quale non vuole collocarsi al passo coi tempi acquistando un'auto nuova e dotandosi di one scaldabagno eléctrico. Il personaggio femminile è quindi rappresentato come il destinatario particolarmente ricettivo nei confronti delle sollecitazioni che giungono dall'esterno e soprattutto dal Paese moderno per antonomasia, gli Stati Uniti: quella “donna nuova” che il fascismo voleva “moglie e madre esemplare”, appare più complessa di quanto non ci si potrebbe aspettare ed è assai lontana dal coincidenre con l'immagine ufficiale propostano dal regimen. Dunque, la restaurazione finale dell'ordine familiare temporalmente infranto segna un compromesso tra il desiderio del nuovo e la volontà di preservare gli equilibri antichi. appare più complessa di quanto non ci si potrebbe aspettare ed è assai lontana dal coincidere con l'immagine ufficiale propostano dal regimen. Dunque, la restaurazione finale dell'ordine familiare temporalmente infranto segna un compromesso tra il desiderio del nuovo e la volontà di preservare gli equilibri antichi. appare più complessa di quanto non ci si potrebbe aspettare ed è assai lontana dal coincidere con l'immagine ufficiale propostano dal regimen. Dunque, la restaurazione finale dell'ordine familiare temporalmente infranto segna un compromesso tra il desiderio del nuovo e la volontà di preservare gli equilibri antichi.
http://www.casadelcinema.it/?event=non-ti-conosco-piu-di-n-malasomma-italia-1936-65

...

Ancora un testo letterario si trova in Non ti conosco più (gen. 1936; 70 min.), versione filmica della fortunata commedia (1932) di Aldo De Benedetti. La regia di Malasomma consiste in un dignitoso teatro filmato (gli esterni sono praticamente inesistenti) in cui gli attori appaiono ben diretti e valorizzati.
Scoperto il marito (Enrico Viarisio) che amoreggia con la dattilografa (Ninì Gordini Cervi), la moglie (Elsa Merlini) decide di impartirgli una lezione: dapprima finge di non riconoscerlo, poi “individua” nel medico (Vittorio De Sica), chiamato dallo sconcertato coniuge, il proprio marito. La situazione genera confusione e soprattutto paura nel vero consorte, poiché il gioco della donna si spinge quasi fino alle estreme conseguenze. Nel finale tutto si aggiusta, la dattilografa viene licenziata, il medico intuisce la commedia e la moglie finge di rinsavire.
Il testo è un lavoro di mero intrattenimento, animato da buone battute anche se eccessivamente prevedibile e monocorde. L’unico momento che rivela lo spirito del tempo è la tirata della protagonista contro i celibi, parassiti della società cui si contrappone l’auspicio di una legge che preveda il matrimonio obbligatorio entro i venticinque anni. L’atteggiamento è ironico (all’epoca esisteva la tassa sul celibato) e tuttavia illumina la tendenza del periodo a incentivare, con ogni mezzo, il matrimonio inteso quale strumento atto a rafforzare la nazione tramite la nascita di una numerosa prole.
Esiste una seconda versione filmica (1980) del testo di De Benedetti firmata da Sergio Corbucci, con Monica Vitti, Johny Dorelli e Luigi Proietti, decisamente più scialba e anacronistica, troppo statica, verbosa e recitata in modo sommario.

http://www.giusepperausa.it/damigella_di_bard.html

No hay comentarios:

Publicar un comentario