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jueves, 3 de febrero de 2022

Verso sera - Francesca Archibugi (1990)

TÍTULO ORIGINAL
Verso sera
AÑO
1990
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
99 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Francesca Archibugi
GUIÓN
Francesca Archibugi, Gloria Malatesta, Claudia Sbarigia
MÚSICA
Roberto Gatto, Battista Lena
FOTOGRAFÍA
Paolo Carnera
REPARTO
Marcello Mastroianni, Sandrine Bonnaire, Lara Pranzoni, Zoe Incrocci, Giorgio Tirabassi
PRODUCTORA
Ellepi, Paradis Films
GÉNERO
Drama

Sinopsis
El único deseo de Ludovico Bruschi, un veterano comunista que trabaja como profesor universitario, es llevar una vida ordenada y apacible. Pero cuando entran en su vida su nieta y su nuera Stella, que se ha separado de su hijo, sus planes se van al garete. Bruschi intentará llegar a un acuerdo con Stella para que se restablezca la paz familiar. (FILMAFFINITY)

Premios
1990: Premios David di Donatello: 2 premios, incl. a mejor película (ex aequo). 3 nom

1 
2 
Sub 

Per Francesca Archibugi l'infanzia è il luogo della ricostruzione intima e sociale: le incomprensioni fra le generazioni nascono dalla chiusura, da carenze affettive e barriere che possono essere facilmente colmate e/o superate con la premura e l’amore, facendo maturare, nell'interazione, ogni attore coinvolto nel dramma familiare della società. Il suo secondo lungometraggio (dopo Mignon è Partita) conferma indubbie qualità descrittive, una scrittura notevole nel suo piglio “letterario" e riflessivo, uno sguardo che abbina delicatezza (tenerezza) e intensità emotiva alla Truffaut (cita I Quattrocento Colpi quando la famiglia si diverte con la centrifuga), ma è l’impostazione d’insieme, la scelta estetica di fondo, ad avversare le potenzialità e le buone intenzioni. L’accademismo affabulatorio le fa applicare segni già strutturati addosso agli attori, non poche volte forzando le reazioni dei loro personaggi, indulgendo a carinerie superflue o inopportuna fretta (il finale): parte come il Vedovo, Aitante, Bisognoso Affetto… di Jack Lemmon, con Mastroianni vecchio-orso-Matthau alle prese con una bimba e il suo Harvey, per poi virare sul contesto socio-politico degli anni di piombo come in Colpire al Cuore di Amelio, cioè attraverso l'intimo; esagera quando, disneyanamente, vorrebbe risanare anche il rapporto con la "serva" abruzzese (se la spinta ideale è condivisibile, il realismo si fa didascalico); non riesce a bilanciare lo splendido apporto recitativo di Mastroianni con quello degli altri interpreti, il suo ago della bilancia si sposta troppo verso il professore, comunista-borghese-bacchettone-pomposo-superbo che dovrebbe riassumere in sé i difetti su cui incidere. Con più concessioni all'improvvisazione e una maturazione del progetto attraverso gli interpreti, alla Kiarostami o alla Leigh, forse avrebbe ottenuto risultati nettamente superiori. Divertenti le prese in giro delle manie "sperimentatrici" degli anni settanta.

Niccolò Rangoni Machiavelli
https://www.spietati.it/verso-sera/

 IL RAPPORTO DI MARCELLO MASTROIANNI CON GLI ALTRI ATTORI

Come si comportava Marcello con attori con esperienze o inesperienze totalmente diverse dalle sue?

Francesca Archibugi: Marcello era molto carino, lavorare con i bambini è molto faticoso, per i registi ma anche per gli attori. Lui ha aiutato la bambina in tutti i modi. Non ricordo nessun problema sul set come se avessimo lavorato tutti tra adulti e questo significa che lui l’ha affrontato con lo stesso stato d’animo mio cercando di mettere la piccolina nella condizione migliore per dare il meglio. Con Sandrine (Bonnaire n.d.r.) aveva un bellissimo rapporto anche perché Marcello è mezzo francese ed è stato tanti anni con la Deneuve, ha una figlia francese e quindi stavamo molto a chiacchierare a ridere tutti insieme. Aveva molto piacere a cenare insieme finito il lavoro ed una sera ha guardato me e Sandrine che allora aveva 24 anni, era più giovane di me, e ci ha detto con un po’ di malinconia ‘vent’anni fa non stavate così tranquille’.

http://cinemio.it/cronache-cinematografiche/francesca-archibugi-verso-sera/38666/

***

Nel 1977, durante gli anni di "piombo", Ludovico Bruschi, professore universitario in pensione e comunista "aristocratico", vive a Roma nel suo villino ai Parioli, servito con devozione dalla domestica Elvira, quando arriva improvvisamente suo figlio Oliviero. Questi è un hippy insicuro e inconcludente, che si è appena separato dalla sua compagna Stella (andatasene con un altro), e gli chiede di occuparsi per qualche tempo della loro figlioletta Mescalina, detta Papere, di 4 anni, la quale sostiene di avere sempre accanto a sè Papere II, il suo doppio, con la quale parla e gioca. Il professore, vedovo da tempo, si occupa abitualmente di musica, suonando in un quartetto, e di giardinaggio e ha una stanca relazione con la matura Pina. Ripartito il giovane, che vuole impiantare, in una zona isolata, un allevamento di capre e si fa dare perciò soldi dal padre, Papere conquista subito il nonno con la sua vivissima intelligenza e la sua grazia ensosa, mentre lui sa darle una vita sana e ordinata, la guida con dolce fermezza e si preoccupa della sua istruzione. Ma ecco arrivare improvvisamente Stella, della quale la piccola sente la mancanza, e la "nuora" ventitreenne, aggressiva e ostentatamente ignorante, comunista del "movimento" e abituata a vivere in modo zingaresco, si trova subito in conflitto generazionale ed ideologico col "suocero", tanto da andarsene al più presto. Però, quando Stella è ricoverata, in seguito ad un incidente, in ospedale con una gamba ingessata, Bruschi se la riporta a casa, e la necessaria immobilità costringe la ragazza ad approfondire la conoscenza col "suocero", del quale subisce il fascino intellettuale, mentre il suo temperamento aggressivo si addolcisce, vinto dalla tenerezza, spesso ironica, del professore. Nasce così fra i due un sentimento, quasi sempre inespresso, ma importante, al quale Ludovico sa resistere per i suoi saldi principi morali, ma al quale Stella, invece, forse cederebbe. Dopo aver insistito inutilmente per far iscrivere la ragazza all'università, e in seguito ad un vibrante colloquio, nel quale lei gli rimprovera anche la sua mancanza di coraggio nei loro rapporti, Ludovico lascia partire madre e figlia per qualche giorno, e, quando tornano a Roma, compra loro un appartamento dalla parte opposta della città, e torna alla sua solitudine. Lasciata poi alla nipotina una lettera (che dovrà leggere da grande), per spiegarle ciò che è accaduto in quell'anno fra lei, il nonno e la madre, il Professor Bruschi muore.

Critica
"Il film è troppo parlato, tutto viene troppo ripetutamente spiegato provocando momenti di stasi tediata; la voluta schematicità dei protagonisti, maschere sociali o figure proverbiali più che persone, portatori di concetti più che di emozioni, non aiuta l'affetto e l'identificazione".
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa').

"Benchè la seconda metà del film soffra d'una struttura drammaturgica eccessivamente frantumata, e tutto il discorso sia un po' troppo didascalico e parlato, la vena critica con affondi cecoviani riesce a emergere e a toccarci".
(Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero').

"Le situazioni sono troppo fitte, i personaggi si illustrano oltre il necessario, con dialoghi eccessivamente verbosi e l'ordine narrativo, scompigliato da incidenti paralleli al nucleo centrale, non è misurato nè controllato come si vorrebbe".
(Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo').

"Bisogna dar atto a "Verso sera" di non essere nè pedante nè sentenzioso, ma sofferto, commosso e nello stesso tempo pervaso da un'ironia sottile e raffinata".
(Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana').

https://www.comingsoon.it/film/verso-sera/4575/scheda/

***
Un anziano vedovo, docente di letteratura russa e liberalcomunista amendoliano, si vede scaricare in casa Papere, nipotina di quattro anni, nata da un immaturo accoppiamento tra il suo scompaginato figlio Oliviero e Stella, una compagna che sta inseguendo i sogni generosi e le rabbiose utopie della contestazione giovanile nel 1977. Il secondo film di F. Archibugi (e il centoventiduesimo di Mastroianni) parla di politica attraverso i sentimenti e analizza il conflitto tra due generazioni con grazia, tenerezza, lucidità critica. Qua e là un po' troppo dimostrativo.

Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli

***
...
Con Verso sera (1990), Archibugi conferma la sua capacità di spingersi a raccontare le difficoltà nella costruzione degli affetti tra diverse generazioni come se si trattasse di un vero e proprio viaggio in territori sconosciuti. Anche con Il grande cocomero (1993), racconto del tentativo d’un coraggioso psichiatra infantile – in cui è possibile riconoscere la figura di Marco Lombardo Radice –, cerca di esplorare le profondità del mondo infantile e le diverse forme di violenza che il mondo adulto può quotidianamente esercitare verso l’infanzia. Con gli occhi chiusi (1994), tratto abbastanza liberamente dal romanzo di Federico Tozzi (tanto da suscitare una feroce presa di posizione del critico e italianista Luigi Baldacci dalle pagine del «Corriere della sera»), è una storia d’amore impossibile in cui – forse per la prima volta – la regista si riprende in pieno quei poteri di narrazione distesa per immagini e di soggetto narrante a cui sembrava rinunciare nei film precedenti. In L’albero delle pere (1998) crea uno dei suoi personaggi piú riusciti e complessi, ma le troppe cose da dire e il rovesciamento netto dei rapporti fra adulti e adolescenti, in un mondo in cui gli adulti (sempre piú prigionieri della sindrome di Peter Pan) non sanno piú assumersi i ruoli di padri e madri, non riescono a fondersi in maniera del tutto convincente. La cifra stilistica sempre piú rilevante dell’Archibugi è quella di riuscire ad assumere, in modo naturale, il punto di vista dei giovani protagonisti, a far sentire la difficoltà a trovare la propria strada in un mondo di adulti sempre meno responsabile e sempre piú incerto sulla propria identità e sui propri ruoli.
...
Gian Piero Brunetta, "Guida alla storia del cinema italiano", Giulio Einaudi editore s.p.a. (2003)

 

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