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lunes, 20 de agosto de 2012

Com'è bello far l'amore - Fausto Brizzi (2012)


TÍTULO ORIGINAL Com'è bello far l'amore
AÑO 2012
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 97 min.
DIRECTOR Fausto Brizzi
GUIÓN Fausto Brizzi, Marco Martani, Andrea Agnello
MÚSICA Bruno Zambrini
FOTOGRAFÍA Marcello Montarsi
REPARTO Fabio De Luigi, Claudia Gerini, Filippo Timi, Giorgia Wurth, Alessandro Sperduti, Virginia Raffaele, Mago Forest, Michela Andreozzi, Eleonora Bolla, Gledis Cinque, Chiara Mastalli, Margherita Buy
PRODUCTORA Wildside Media / Medusa Film / Sky Cinema
GÉNERO Comedia

SINOPSIS ¿Cuánto tiempo puede aguantar un matrimonio cuando falla el componente sexual? Andrea y Giulia, una pareja aparentemente idílica con un hijo adolescente, intentan superar una crisis cuando Max, un viejo amigo de Giulia, regresa de Estados Unidos para pasar unos días en su casa. Max, ahora una estrella porno, ofrecerá asesoramiento a la pareja sobre la base de su experiencia erótica. (FILMAFFINITY)


Quel che resta del porno
 Scorrendo in rapida successione il curriculum artistico di Fausto Brizzi viene naturale chiedersi quale sia lo scopo che si sta prefiggendo. Assurto agli onori delle cronache cinematografiche con l'esordio alla regia Notte prima degli esami (che arrivava comunque dopo un decennio passato a lavorare alle sceneggiature da affidare ad altri registi), teenage movie che guardava in maniera esplicita con divertita nostalgia agli anni Ottanta, Brizzi ha perso via via la bussola della propria autorialità, disperdendo le non eccessive intuizioni in una prona accettazione dei dogmi industriali. Così facendo il cineasta capitolino ha confuso il popolare con il populista, proponendo bozzetti distorti e ammaliati dal qualunquismo dell'Italia contemporanea: titoli come Notte prima degli esami – Oggi (degradante seguito del prototipo incapace di eguagliarne il successo commerciale), Ex e il dittico Maschi contro femmine/Femmine contro maschi evidenziano la scarsa vena di Brizzi, alla ricerca di un proprio ruolo all'interno della commedia nostrana ma incapace di distaccarsi dai vezzi grossolani imparati alla corte di registi come Neri Parenti.
Ciò detto, appariva francamente difficile immaginare una caduta di stile fragorosa come quella avvertibile durante la visione di Com'è bello far l'amore, che piomba in sala per approfittare della concomitanza con San Valentino: una scelta, questa, che giustifica anche il cambio di titolo, con la citazione della nota canzone portata al successo da Raffaella Carrà a prendere il posto del precedente Sex in 3D. Già, perché il film si segnala anche per il primo contatto tra il cinema di Brizzi e la tecnica stereoscopica: la tridimensionalità appare francamente pretestuosa, del tutto distante dalle esigenze di un film che non fa certo della profondità di campo la propria peculiarità principale, e che anzi procede con uno stile piuttosto teatrale, con i corpi degli attori a fungere da unico ideale punto d'interesse della messa in scena. Il 3D servirà comunque a rimpinguare le casse di un'opera che con ogni probabilità non potrà contare più di tanto sul passaparola del pubblico: non tanto per la tematica, visto che di sesso in scena ce n'è poco e che la morale di Brizzi appare quantomai bacchettona e reazionaria,quanto per l'assoluta mancanza di una reale verve comica. Com'è bello far l'amore è un film infarcito di gag che non fanno ridere: una triste realtà, ma che sembra davvero inequivocabile. La costruzione del meccanismo comico si inceppa fin dalle primissime battute, quando un Filippo Timi sempre meno attento alle sfumature della recitazione presenta al pubblico, rivolgendosi direttamente alla macchina da presa, una presa in giro di pessimo livello del cinema d'autore. Al di là dei nomi tirati in ballo – Marco Bellocchio e Lars Von Trier – ad apparire fastidiosa è la posa falsamente popolare di Com'è bello far l'amore, che strizza l'occhiolino al pubblico di bocca buona riproponendo lo schema stantio del film d'autore come oggetto distante dalle esigenze spettatoriali, recluso nel proprio eremo e mortalmente noioso. Da qui in poi Com'è bello far l'amore non fa altro che accumulare materiale già visto e prevedibile – i siparietti del tutto fuori tempo massimo con la bambola gonfiabile – per cercare di insegnare al pubblico che il sesso ha senso farlo solo quando si ama, senza eccezioni di sorta. Anche il personaggio sulla carta più scorretto, quello del pornodivo Max (che dovrebbe svolgere per la famiglia composta da Andrea, Giulia e il loro figlio adolescente Simone lo stesso ruolo che fu dell'angelo pasoliniano di Teorema, con il dovuto scarto di senso, sensibilità e profondità intellettuale, ovviamente) si riduce a mettere in scena solo buoni sentimenti pacificanti e accomodanti. E allora la risata scaturisce dalle uniche due sequenze sinceramente in grado di mettere in ridicolo la posa borghese: il dialogo di Andrea con il farmacista, interpretato da uno scatenato Lillo Petrolo, e la ridicola fuga dello stesso Andrea da un branco di cani eccitati.
Troppo poco per dare credito a un'operazione creata a tavolino e priva di qualsiasi ispirazione, abbarbicata a un'idea vuota e stanca della commedia. Dispiace veder coinvolti nel progetto tanti attori di valore, compresi giovani interessanti volti come Eleonora Bolla e Alessandro Sperduti, ma finché non si capirà che un film come Com'è bello far l'amore non può rappresentare uno degli apici distributivi dell'anno questo è un discorso che tornerà valido a cadenze regolari. Sempre che una volta tanto il pubblico non gli preferisca, nonostante la pessima pubblicità ricevuta, un po' di sano cinema d'autore. Utopia...
Raffaele Meale

 "Se Scorsese nella sua favola sul bisogno del sogno cinema, coevo non a caso della psicanalisi e dell'aeronautica, fa rivivere Géorges Méliès, Fausto Brizzi nel suo primo film con sole tre coppie ('Com'è bello far l'amore') la prende larga e inizia coi fratelli Lumière. La cui poetica viene tradotta dal guru Max-Timi pressappoco così: i film d'autore come quelli di Bellocchio e Lars von Trier sono noiosi e producono slanci erotici in sala, aiutando con una certa scomodità l'aumento della procreazione. Il cinema, dice il regista, è in fondo una cosa da voyeur. Ognuno ha la sua poetica. (...) Tutto ad alto tasso di prevedibilità senza che mai l'incrocio dei caratteri ispiri una situazione, un battuta, un dialogo, un tentativo psicologico, qualcosa di veramente spiritoso e di più vicino alla realtà. Dicono che non è volgare, ma c'è nelle solite inutili 3D un'offerta speciale di würstel, banane e spadoni (Max è detto 25 cm, ovvio) per restare nell'understatement raffinato. Claudia Gerini è la migliore del gruppo, quella che cerca di mettere qualche virgoletta, che prende umoristiche distanze e si esibisce in un ottimo numero di burlesque con sedia, alla Bob Fosse. I suoi angeli e/o diavoli custodi portano in dote due diverse simpatie, quella di Fabio De Luigi legata alla sua psicosomatologia da cartoon piacione e quella sorniona del bravo e ora anche palestrato Filippo Timi che però preferiamo en travesti nelle sue «favole» teatrali. Ottima colonna sonora di nostalgici strusci: si inizia con un cult della Carrà, si finisce con Patty Pravo ma in mezzo c'è anche 'Reality', il lento del 'Tempo delle mele'." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della sera', 10 febbraio 2012)

"Che cosa occorre a una coppia che marcia in folle in un matrimonio sensualmente stanco? Un istitutore del sesso? Guarda un po', casualmente nella vita di Giulia (la Gerini, spassosa se la sceneggiatura non la tradisce) e Andrea (De Luigi, fiacco) l'amico pornodivo che ne conosce una più del diavolo (Timi in versione brillante). Nonostante la dichiarata, snobistica volontà di pop, barzelletta e buco della serratura, marcata in un'apertura polemica sul cinema d'autore, non si esce dall'archetipo: lo sketch con Vianello. Che durava 5 minuti. Per tornare all'amore in famiglia, smascherando l'ovvio e ripetendo battute imbarazzanti («come un aereo, se tocchi una donna nei punti giusti, decolla») qui ci vogliono 97 minuti, il 3D dei ragazzini e una scodella di noia." (Silvio Danese, 'Giorno, Carlino, Nazione', 10 febbraio 2010)

"Porta il titolo di una canzone, 'Com'è bello far l'amore', tale e quale ai musicarelli di un tempo; e può vantare di essere realizzato nella tecnologia 3D in voga, ma quest'ultimo è davvero un pregio? Di tutti i generi, la commedia è il più stilizzato e, di conseguenza, il più arduo da giocare in chiave di terza dimensione. E comunque ci vorrebbe un cineasta di gran livello e non Fausto Brizzi, campione della farsa ruspante all'italiana, nelle cui mani poco esperte il 3D rischia di produrre più danno che altro. Quanto alla commedia in sé, siamo alle solite. Sceneggiatura (a firma di Brizzi con Andrea Agnello e Marco Martani) messa su prendendo spunti qua e là e imbastendoli senza troppo impegno, nell'idea che tanto gli attori con la simpatia e la bravura sopperiranno alle lacune e alcune scene faranno scattare comunque la risata. (...) De Luigi e Gerini sono comici nati, Timi nell'inedito ruolo brillante se la cava, Giorgia Würth è spiritosa: magari avessero un buon copione!" (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 10 febbraio 2012)

"Ci sono film che vengono fatti con l'intento più che dichiarato di fare soldi, ovvero di andare incontro alle aspettative del pubblico quando questo è diventato un perfetto consumatore. Il sesso, più di altre, è una merce di consumo e un film sul sesso per le famiglie, come dichiara di voler essere 'Come è bello far l'amore' di Brizzi, è l'oggetto a più alto potenziale di consumo che si possa immaginare. Ecco fatto! Pioveranno milioni di euro sulla testa di Brizzi, senza che lui abbia fatto niente per evitarli! Questo è il cinema italiano dell'ultima stagione di grandi incassi. Intendiamoci: 'Come è bello far l'amore' è solo una macchina per far soldi quando strizza l'occhio e compiace tutte le situazioni possibili all'interno di una tematica scivolosa ma redditizia come quella del sesso; diventa a tratti un film fuori dalla logica del mercato quando prova a smuovere le acque della commedia per famiglie dimostrando di poter anche concepire un cinema popolare e inventivo allo stesso tempo. (...) I primi dieci minuti, così fortemente ibridati tra titoli di testa ultra-pop anni Sessanta, scarti del muto dei Lumière, citazioni dal cinema d'autore e incursioni anni Ottanta di un Timi presentatore... tutto ciò ci aveva fatto sperare in un prodotto in grado di sparigliare le carte, di farsi «cultore della materia», ironico e depistante, fino al capovolgimento del genere commedia in un impianto surreale e post-moderno. Ma poi il coraggio scema nel rituale della commedia famigliare e l'estro visivo si adegua a una generica e anodina messa in scena, quasi convenzionale. (...) Tutto si compie banalmente, come da copione, ad esclusione di alcuni sprazzi e gag lasciati all'estro degli attori. Il film è ambientato in una Roma mai stata così generica, ma sempre molto benestante, alla faccia della crisi che dovrebbe imporre un minimo di verosimiglianza." (Dario Zonta, 'L'Unità', 10 febbraio 2012)

"Povera commedia italiana, è messa proprio male. Lo sgangherato 'Benvenuti al Nord', ingiustificato campione d'incassi, sembra sceneggiato da Age e Scarpelli, se confrontato con questo imbarazzante 'Com'è bello far l'amore'. Eppure l'ha pensato, scritto (in società) e diretto il pur dotato Fausto Brizzi, padre dei piacevoli 'Notte prima degli esami' e 'Ex' e dei meno riusciti, ma altrettanto fortunati, 'Maschi contro femmine' e 'Femmine contro maschi'. (...) Si divertirà il pubblico più giovane? Forse sì. Anche se non capirà l'unica trovata davvero spiritosa, lo sberleffo ai cineasti d'essai, come Bellocchio e von Trier: «La sala è vuota!», «Certo, è un film d'autore»." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 febbraio 2012)

"Una riga di sinossi, 97 minuti di perdibile audiovisivo: c'era una volta - scrivevano - l'enfant prodige della commedia tricolore, ora Fausto Brizzi si vota al 3D, ripesca l'ugola della Carrà e la 'fragranza' dei cinepanettoni (scritti col sodale Martani), ma... 'Com'è bello far l'amore' e com'è brutto farne un film. Una trita ideuzza di partenza, e poi via con equivoci, vuoti di sceneggiatura e stereotipi a triangolare: se Timi, De Luigi e la Gerini (desnuda e in gran forma) sono a mezzo servizio, tutt'intorno è calma piatta, product placement e imbarazzanti j'accuse al cinema d'autore 'buono per pomiciare', con debito occhiolino a Bellocchio. Ma è possibile nel 2012 puntare ancora su sesso - si fa per dire - e moralismo, da Trieste in giù fino alla canna del gas? A Brizzi s'è fermato l'orologio, ma agli sgoccioli è pure la supposta nuova età dell'oro della commedia nostrana. Morale? Sesso, noia e videotape." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 9 febbraio 2012)

Note
- REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI REGIONE PIEMONTE E FILM COMMISSION TORINO-PIEMONTE.
- CLAUDIA GERINI E' STATA CANDIDATA AL NASTRO D'ARGENTO 2012 COME MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (ANCHE PER "IL MIO DOMANI" DI MARINA SPADA).
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=54559

5 comentarios:

  1. Existe un problema con el orden de los archivos, no se puede reproducir en orden, che peccato..!!!

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    1. Son diez archivos y están en orden, ¿no entiendo cuál es el problema?

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  2. Pues el problema es que parecería un intento de boicot para frustrar al personal y que no descargue. Doy fe de que la peli está perfecta y además es bastante divertida (al menos a mi me distrajo los problemas de la cabeza durante algo más de hora y media. ¿Qúe más se puede pedir?).
    Así que, una vez más, gracias Amarcord por tus aportes impagables.
    Un abrazo.

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  3. Disculpe me aparece que los links no existen más, es una película muy divertida y me gustaría poder descargarla... Saludos, tiene una gran página :)

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