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viernes, 4 de octubre de 2013

Animanera - Raffaele Verzillo (2008)


TITULO ORIGINAL  Animanera
AÑO 2008
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACION 93 min.
DIRECCION Raffaele Verzillo
GUION Raffaele Verzillo, Pier Francesco Corona
REPARTO Antonio Friello (Enrico Russo), Giada Desideri (Dottoressa Anna Polito), Luca Ward (Commissario Masciandaro), Domenico Fortunato (Magistrato), Eljana Nikolova Popova (Fabiana Russo), Ettore Belmondo (papà di Andrea), Elisabetta Cavallotti (Mamma di Andrea), Enzo Castaldo (Uomo dell’incubo), Luigi Santoro (Andrea), Nela Lucic (Tamara), Marco Simeoli (Pilade), Bruno Governale (Avvocato Lucarini), Luis Molteni (Professore)
PRODUCCION Scripta Progeda
GENERO Drama / Thriller

SINOPSIS Uno squallido e pericoloso pedofilo, si nasconde dietro la maschera di normalità incarnata da Enrico Russo. Alle sue calcagna, ci sono un poliziotto un magistrato ed uno psichiatra, ma non riescono a capire quale sia la vera identità del mostro... (Film Scoop)

Subtítulos (Inglés)
http://www75.zippyshare.com/v/8252987/file.html


TRAMA 
Enrico Russo è un amministratore di condomini, all’apparenza distinto e rispettabile, ma ha un lato oscuro terribile: è un pedofilo. Adesca bambini, li violenta e li massacra. Da tempo sulle sue tracce ci sono una psichiatra, la dottoressa Polito, e il commissario Masciandaro. Un giorno Enrico incontra Andrea, un bambino di 7 anni, che fa scattare in lui qualcosa di nuovo. Vorrebbe essere per lui il padre che non ha mai avuto e cercare di recuperare la purezza che gli è stata negata quando era piccolo. Ma la sua devianza riemerge. E per un puro caso gli investigatori riescono a trovare una traccia che li porterà sulla giusta strada…ma riusciranno ad arrivare in tempo e a salvare l’ultima vittima? (Comingsoon.it)
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Animanera (2006) di Raffaele Verzillo. Un thriller con richiami alla pedofilia. Enrico Russo è un amministratore di condomini, all’apparenza distinto e rispettabile, ma ha un lato oscuro terribile: è un pedofilo. Adesca bambini, li violenta e li massacra.
Autoprodotto e finanziato da imprenditori privati che hanno rinunciato, come la maggioranza degli attori, ai propri compensi in cambio di una partecipazione agli utili, Animanera ha incontrato molti ostacoli sulla strada della realizzazione e della distribuzione (il divieto ai minori di 14 anni rende poco appetibile il prodotto, precludendogli il mercato pubblicitario della prima serata televisiva): Raffaele Verzillo ha lottato a lungo per far approdare la sua creatura sul grande schermo e per due anni ha peregrinato per festival e rassegne varie prima di convincere la Medusa a consentirne la visibilità nelle normali sale. Il suo sforzo è senz’altro encomiabile ma il film è complessivamente sbagliato.
Musica assordante e invadente, recitazione sopra le righe (la recitazione e` televisiva, cioè` pessima, scrive Il Giornale), ritmo lento, dialoghi superficiali, situazioni poco verosimili, comportamenti non sempre motivati, risvolti a volte eccessivamente sbrigativi, conduzione televisiva (e non della migliore)… banale e involontariamente comico come viene presentata la disattenzione dei moderni genitori, sommersi dal lavoro e dagli amici e poco attenti ai propri figli… E poi troppo palesi i riferimenti non solo ai polizieschi italiani degli anni 70 ma anche a celebri film del passato (un’intera sequenza che dovrebbe suscitare suspense e sorpresa nello spettatore è ripresa di sana pianta da “Il silenzio degli innocenti”).
Non plausibili i personaggi (e faccio mio quanto scritto da Marco Massaccesi: “Verzillo mette in scena un teatrino già visto mille volte, solo che lo fa senza creatività e soprattutto senza giocare sui ruoli da lui animati. Luca Ward diventa così il poliziotto mezzo Texas Ranger amareggiato dalla vita che non vede l’ora di ammazzare qualcuno, Giada Desideri fa la bella psicoanalista sempre pronta a razionalizzare, ma a cui piace il bel maschio rude e pronto a tutto, e alla fine Antonio Friello, nella parte del cattivo ‘pedofilo recidivo violento’, come lo definisce la bella Giada in un passaggio del film, sembra una sorta di lupo Ezechiele senza peli superflui pronto a mangiarsi i tre piccoli porcellini”).
Soprattutto non è un film sul fenomeno della pedofilia, come si vuol far credere (e nonostante i titoli di coda ci dicano che regista e sceneggiatori si siano a lungo documentati sul fenomeno). Al centro, uno psicopatico con traumi infantili: uccide bambini ma potrebbe benissimo uccidere qualcun altro. L’impressione è che si sia voluto parlare di un serial killer perché ormai tutti i thriller lo fanno, inserendovi forzatamente il tema della pedofilia semplicemente perché è un argomento attuale (“si scimmiottano consunti cliché del genere giallo e del serial thriller, contentandosi di ammantarlo e di nobilitarlo con un’esplicita denuncia sociale…” afferma il critico di Multiplayer).
Certamente esistono pedofili assassini ma i due concetti non possono essere identificati (come appare nel film): è erroneo e fuorviante. Leggiamo infatti su Wikipedia: “La pedofilia è l’attrazione sessuale verso bambini in età pubere o pre-pubere, cioè di età generalmente inferiore a 13 anni circa. La parola pedofilia deriva dal greco pa?? (fanciullo) e f???a (amicizia, affetto)… In ambito psichiatrico è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale. Nell’accezione comune, al di fuori dall’ambito psichiatrico, talvolta il termine pedofilia si discosta dal significato letterale e viene utilizzato per indicare quegli individui che abusano sessualmente di un bambino, o che commettono reati legati alla pedo-pornografia. Questo uso del termine è inesatto. La psichiatria e la criminologia distinguono i pedofili dai child molester (molestatori o persone che abusano di bambini). Le due categorie non sono coincidenti. La pedofilia è una preferenza sessuale dell’individuo o un disturbo psichico, non un reato. Il termine medico, infatti, definisce l’orientamento della libido del soggetto, non un comportamento oggettivo, e vi sono soggetti pedofili che non attuano condotte illecite, come si hanno casi di abusi su bambini compiuti da individui non affetti da pedofilia”.
Inconcepibile che Animanera (come annunciato da Repubblica) “sarà adottato da tre cattedre di psichiatria come materiale didattico: succederà nell’Università La Sapienza di Roma, e nelle Università di Torino e Bologna”.
Sempre secondo Repubblica, un’altra amenità che sa, per chi ha visto il film, di fantascienza: Elena Martellozzo, docente di criminologia all’Università di Westminster, avrebbe dichiarato “Con l’ispettore di Scotland Yard Nicholas Duffield abbiamo convenuto sul fatto che il film potrebbe diventare un efficace documento per i detective inglesi per capire come avviene il grooming, l’avvicinamento di un minore da parte di un pedofilo…”. Assurdo!
Nei primi film in cui si parlava di omosessualità, immancabilmente il gay era o un pervertito o una donna mancata, tutto moine ancheggiamenti strilletti isterismi mossette: omosessuale e macchietta coincidevano. Non vorremmo che con i film in cui si dice di affrontare il tema della pedofilia si commettesse uno sbaglio simile: il pedofilo è automaticamente un pervertito assassino.
Chi vuol capire qualcosa del fenomeno è preferibile che veda o riveda quel piccolo gioiello di The Woodsman.
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Ci sono temi che è davvero difficile affrontare in forma di fiction. Temi che pesano e schiacciano, con la forza della loro insostenibile violenza, anche il più coraggioso degli autori. Ci sono tabù che il cinema a lungo non ha mostrato, come l'uccisione di un bambino. Alfred Hitchcock non si perdonò mai di aver fatto morire il piccolo che trasportava inconsapevolmente la bomba in Sabotage, e sull'impossibilità di fare del male a queste creature - sia pure per legittima difesa - si basava il grande film di Narciso Ibanez Serrador Ma come si può uccidere un bambino? Affrontare la tematica della violenza sui minori è sempre a rischio: ricordiamo ad esempio Il figlio perduto di Chris Menges (1999), il cui fallimento non a caso segnò la fine della carriera registica del noto direttore della fotografia. Ha avuto dunque un gran coraggio il regista napoletano Raffaele Verzillo, che fa di un tema terribile come la pedofilia il centro della sua opera prima, Animanera.
Il film si concentra sul singolo caso di un uomo in apparenza del tutto normale, con un lavoro comune e banale (fa l'amministratore di condominio), che nasconde un terribile segreto: rapisce, stupra e massacra bambini, dando libero sfogo alla sua parte bestiale, nata dagli abusi subiti nella propria infanzia. Come molti di questi uomini, ha una moglie che forse sa e non parla, finge anche con se stessa di ignorare chi ha al fianco, per non perdere il proprio status e non venire toccata da un crimine così infamante da coinvolgere chiunque sia vicino al “mostro” in questione. Quando l'uomo rapisce l'ennesimo bambino, un commissario di polizia e una criminologa iniziano una corsa disperata contro il tempo per salvare almeno questa vittima.
Verzillo adotta uno stile realistico e angosciante nelle sequenze in cui il pedofilo agisce, ed è esemplare nella descrizione della “seduzione” della vittima trascurata e bisognosa di attenzione. E' molto bella e quasi insostenibile la sequenza in cui il magistrato interroga un altro pedofilo sadico arrestato nel corso delle indagini, interpretato magistralmente dal grande - e misconosciuto – Luis Molteni, caratterista di vaglia del nostro cinema. Il fatto che il suo personaggio sia ispirato a un individuo realmente esistente che usava proprio quell'agghiacciante modus operandi la dice lunga sull'abisso in cui vivono questi criminali da cui la società deve assolutamente difendere i più deboli, anche se spesso non ha gli strumenti adatti per farlo.
Dal punto di vista cinematografico il regista sceglie un cinema di genere che richiama inevitabilmente molti modelli, tra i quali il più presente è Il silenzio degli innocenti. Ma è proprio qui che la povertà del budget inficia maggiormente la riuscita di un film che, interpretato essenzialmente da 4 personaggi, perde credibilità e suspense soprattutto nel convulso finale, risolto in modo approssimativo e “miracolistico”, sia pure senza un happy end. E' pur vero che le persone che si occupano di questi crimini operano nell'ombra e con pochi mezzi, ma nella realtà per arrestare un pedofilo pluriomicida di quel genere si sarebbero mosse forze più consistenti, e il caso avrebbe scosso l'opinione pubblica, richiedendo fin dall'inizio l'impiego di una task force più corposa di due elementi. Ma il film, dicevamo, è autoprodotto e gli attori hanno rinunciato al loro cachet, accettando un regime di partecipazione agli eventuali utili per un progetto in cui credevano. Una lode particolare va al protagonista, l'attore teatrale Antonio Friello, che offre uno spessore umano e una dimensione reale a un personaggio difficilissimo, in grado di spaventare anche nomi più famosi. 
Per il suo secondo film, Verzillo ci ha detto di pensare a una commedia brillante: una scelta più che comprensibile, dopo questa immersione in apnea nel cuore di tenebra dell'animo umano.
Daniela Catelli 
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Uno strano caso di schizofrenia cinematografica ai cui opposti poli si trovano da un lato le intenzioni e tutto ciò che è al di fuori dello schermo e della sala, dall’altro il percorso e soprattutto il risultato artistico. Due anni di stallo senza chance di distribuzione, poi la mossa di Medusa, oggi Animanera diventa la nuova bandiera del cinema pedagogico: secondo quanto riportato da Repubblica, il film sarà adottato non solo dalle cattedre di psichiatria, ma addirittura dai detective di Scotland Yard. E al regista Verzillo, autore di due serie della fiction Incantesimo, va riconosciuto un grande merito: quello di aver avuto il coraggio, il fegato  di fare un film su un tema innominabile, il primo in Italia, e di averlo fatto con un’intenzione non scontata, ovvero quella di concentrare l’attenzione sull’aspetto sociale del problema – la tendenza a nascondere e a rimuovere, l’omertà. E ancora, le associazioni che combattono la pedofilia avranno la possibilità di fare attività informativa nelle sale in cui sarà proiettato il film. Dal punto di vista strettamente cinematografico, Animanera ha una sceneggiatura che cade in parecchi punti sotto i colpi del buon senso e del realismo, oscilla tra dramma e poliziesco e fa drammaticamente rimpiangere qualsiasi fiction televisiva. Non c’è scampo dalla recitazione sotto il grado zero, né dalle metafore elementarmente piatte e dagli sviluppi prevedibili. In primo piano, invece, la bravura dei due protagonisti, Antonio Friello e il piccolo Luigi Santoro. -http://www.sentieriselvaggi.it/307/28500/Animanera,_di_Raffaele_Verzillo.htm#sthash.OnODxidr.dpuf


E' uscito il 29 agosto nelle sale cinematografiche italiane il film "Animanera", scritto e diretto da Raffaele Verzillo. E' un duro thriller d'azione (V.M.14), manifestamente ispirato a "Il silenzio degli innocenti" e incentrato su un serial killer pedofilo:

*Enrico Russo è un pedofilo che rapisce ed uccide bambini. Un poliziotto, un magistrato ed una psichiatra tentano di arrestarlo, ma è difficile identificare una persona che si nasconde dietro l'apparenza di normalità. Un giorno Enrico incontra Andrea, un bambino di sette anni, del quale si innamora. Vorrebbe essere per lui il buon padre che non ha avuto. Ma la sua natura violenta e criminale emergono e soffocano i suoi buoni propositi. Ed è per è puro caso che il poliziotto scova il mostro, proprio mentre sta compiendo il suo rito sacrificale…

La caratteristica peculiare di questo film consiste nel fatto che gli autori, per dare più spessore all'opera, hanno affermato di avere profondamente studiato la letteratura scientifica e criminologica sulla pedofilia e di avere poi trasfuso tanta preziosa conoscenza nell'opera. Da un articolo di Roberto Castrogiovanni:

*"Dopo quasi due anni di traversie e difficoltà Animanera di Raffaele Verzillo, un thriller che affronta il delicato tema della pedofilia, approda nelle sale italiane il prossimo 29 agosto. L'attesa è stata ampiamente ripagata, perché il film del regista casertano potrà avvalersi della distribuzione di una vera e propria major come Medusa. Inoltre Verzillo è riuscito a costruire attorno ad Animanera una fitta rete di eventi di supporto, che non mancheranno di dare visibilità al progetto. A cominciare dal sostegno di numerose associazioni per la tutela dei minori - come La Caramella buona, Aquilone Blu, Telefono Arcobaleno, Associazione Prometeo, Mobilitazione Sociale e Fondazione Movimento Bambino - che allestiranno degli stand anche nei cinema. Si aggiunga anche il patrocinio della Croce Rossa italiana e l'appoggio di Radio Italia in qualità di media partner. Presso la Casa del cinema di Roma, infine, è stata allestita anche un'esposizione di scatti provenienti dal set. Regista e attori si dimostrano molto disponibili nel raccontare le motivazioni di un'opera che tocca temi oscuri e spesso rimossi dalla nostra società".

Tutto il battage pubblicitario di cui il film gode è incentrato infatti sul presunto valore pedagogico e di denuncia sociale dell'opera.

In realtà c'è ben poco di vero, poiché nel documentarsi sulla pedofilia, il regista e il cast del film non si sono basati tanto su fonti accademiche o scientifiche, bensì hanno attinto quasi interamente dalle storie tratte dai libri dello scrittore Massimiliano Frassi, presidente di Prometeo onlus. Dice il regista Verzillo:

*"Prendendo contatto con varie associazioni che si occupano della difesa dei minori siamo riusciti ad approfondire questo universo, che per molti aspetti continua ancora a passare sotto silenzio. Abbiano consultato numerosi testi, in particolare Predatori di bambini di Massimiliano Frassi. Si è rivelata fondamentale anche la consulenza di diversi professori universitari".

I presunti consulenti universitari qui non vengono neppure citati, intanto svetta il fantasioso libro di Frassi.
Non per nulla già nel 2007, con il film ancora privo di distribuzione, così se ne parlava sulle pagine del sito di Prometeo onlus:

*"Anima Nera è un film duro, violento e spietato, fatto per raccontare e denunciare il folle mondo dei pedofili. Con alcune parte liberamente tratte dal libro di Frassi “Predatori di bambini”. Il film, opera prima per il cinema del noto regista televisivo Raffaele Verzillo, è al momento ancora senza distributore. Come Associazione Prometeo lo appoggiamo in pieno, invitando le realtà che sono collegate a noi, ad ospitare il film creando intorno ad esso dei dibattiti. Un’opera prima di straordinario valore artistico e di alto valore morale e civile".
I libri di Frassi sono in raltà il perfetto compendio per portare alla trama ed ai personaggi quella dose di sensazionalismo, morbosità e leggende metropolitane che servono ad un thriller grossolano. Un chiaro appello alla pancia del pubblico più facile, che intenda trascorrere una serata eccitante assieme all'ardito pellicolo.
La promozione di Animanera in chiave socio-pedagogica non è dunque che una bufala mediatica, una furbizia mirata ad approfittare del marketing virale innescato dai tanti ingenui che, pensando di fare così uno sgarbo ai veri pedofili, stanno gratuitamente promuovendo il film come opera morale e perfino didattica sulla pedofilia.
Sembra che Verzillo conosca fin troppo bene i trucchi del marketing del cinema pseudo-snuff, un sospetto che esce rafforzato laddove egli sceglie nelle interviste promozionali un lessico che ammicca ai falsi documentari anni '70 sugli antropofagi (cfr. "Cannibal Holocaust"):

*"(...) siamo arrivati a identificare la pedofilia come emblema del male assoluto. Per me, tuttavia, pedofilia è un termine troppo edulcorato, io parlerei piuttosto di "pedofagia", perché si tratta proprio di "divorare" le anime dei bambini".

Tra coloro che stanno spingendo sul pedale del presunto valore socio-pedagogico dell'opera, vi sono perfino alcune associazioni antipedofilia, che svendono così la propria reputazione scientifica in caccia di maggiore attenzione.
In testa al gruppo ovviamente lo stesso Massimiliano Frassi che dal suo blog (commento #8) annuncia addirittura proiezioni speciali a Roma per i politici:

*".....così nessuno potrà più dire non lo sapevo";
e, gonfio d'orgoglio per essere stato preso sul serio, così commentava:

*"Ieri ho avuto il piacere e l’onore di presenziare a Roma all’anteprima del film per la stampa. Piacere rafforzato dal fatto che tutti gli attori hanno citato il mio libro come fonte di riferimento per il loro lavoro, ma bello anche scoprire che da allora hanno continuato a seguire il nostro impegno e che spesso leggono questo blog (per questo mando un abbraccio a tutti…..semplicemente grandi!). Il film, come già detto, uscirà il 29 agosto. Parecchi progetti ci legheranno al film (ed all’edizione dvd) e di volta in volta ve li segnaleremo. Per ora il mio applauso più sincero ad un’opera forte, coraggiosa e di cui si sentiva il bisogno".

Il piacere è reciproco e la cortesia promozionale viene restituita:

*VERZILLO - "Dopo molte difficoltà ci è venuta incontro Medusa, è la cosa ci ha stupito enormemente, anche perché di solito questo tipo di progetti non rientra nella linea editoriale della casa. Grazie a loro spero di raggiungere la visibilità necessaria a far luce su un tema delicato come questo. Infatti, con la collaborazione di Medusa e degli esercenti, siamo riusciti a lanciare l'iniziativa "foyer aperti". Tutte le associazioni per la difesa dei minori che supportano il film avranno la possibilità di allestire degli stand e fare promozione e divulgazione del messaggio antipedofilia in tutti i cinema in cui sarà proiettato Animanera".

In realtà basterebbe dare un'occhiata agli autori ed agli attori del film, per rendersi conto che siamo di fronte ad un progetto di fiction parecchio disimpegnata.
Lo stesso regista Raffaele Verzillo è alla sua opera prima nei lungometraggi (ha diretto finora solo episodi della soap opera "Incantesimo" e fatto da assistente regista in molte mini-serie TV).
Il ruolo della bella è stato affidato all'attrice Giada Desideri, già star della soap opera "Un posto al sole" e reduce da fiction come "Don Matteo" e "Gente di mare" (filmografia), che interpreta in Animanera la dott.ssa Anna Polito. La psichiatra che effettua consulenze "a beneficio dei tutori della legge", costituisce il personaggio più didascalico del film, colei che con le proprie spiegazioni dovrebbe insegnare al pubblico qualcosa di utile sulla psicologia del pedofilo. Stiamo freschi:

*DESIDERI - «Mi sono preparata unicamente su due testi: il copione, che per quanto mi riguarda è stato molto istruttivo e mi ha fornito un primo approfondimento al tema, e il libro di Massimiliano Frassi Predatori di bambini».

Purtroppo si vede. Sono quasi sempre banalità o, per bene che vada, teorie infondate, se non insensate. Basta ascoltare il trailer per inorridire di fronte ad una castroneria così macroscopica che poteva arrivare solo da quelle parti:

*PSICOLOGA: «Vedi, molti assassini seriali, per sostenere il peso di ciò che commettono, sostituiscono inconsciamente la memoria che hanno con un'altra memoria».
COMMISSARIO (con l'aria di chi ha capito): «La falsa memoria!»

Ecco come ci viene servita la teoria delle false memorie, la "false memory syndrome", che in realtà è la bestia nera degli abusologi a senso unico come Frassi, perchè spiega molti falsi abusi e mette in guardia verso i testimoni d'accusa, che nei processi per presunta pedofilia non sono mica sempre credibili.
La lingua batte, dove il dente duole: guarda caso, è proprio questa la teoria mistificata nel film, il suo nome viene riciclato senza pudore come presunto elemento esplicativo dei meccanismi dissociativi nel pedofilo. Ma che c'azzecca?
Solo ignoranza, o un tentativo deliberato di fare disinformazione scientifica nel territorio nemico?
Sono questi i risultati che si ottengono, quando al cinema si pretende di insegnare le scienze forensi, filtrandole attraverso le storie di uno scrittore sensazionalista e la personale interpretazione di una attrice di soap opera.
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Nonostante i proclami di stima per il libro di Frassi da parte degli autori di Animanera, ci resta anche il dubbio che essi in realtà lo abbiano letto un po' distrattamente. Infatti, il personaggio del criminale pedofilo protagonista di Animanera è costruito sull'ipotesi che egli fosse stato a sua volta oggetto di sevizie da piccolo, da parte di un padre altrettanto orco.
Giammai!
Questa sarebbe una mistificazione bella e buona del pensiero dell'abusologo bergamasco. Leggiamo cosa scrive a proposito di certe teorie Massimiliano Frassi, a pag. 16 della prima edizione di "Predatori di Bambini" (quella disponibile nel 2006 per Verzillo ed il suo cast):

*"Gli inutili testi, che hanno formato per anni impreparate assistenti sociali (impreparate ad occuparsi di abusi), rimpiazzate oggi da impreparati educatori (impreparati ad occuparsi di abusi), pacifisti armati di estintori, pericolosamente, autorizzati ad applicare i loro manualetti sulla pelle della gente, gli inutili testi dicevo prima di prendere la tangente, ci hanno sempre rifilato l'idea che il pedofilo fosse stato a sua volta un bambino che da piccolo ha subìto abusi. Dando una sorta di legittimazione, un subdolo alibi, per quanto una volta cresciuto, il "poveretto" si è trovato a replicare". [N.B.: è tutto vero, Frassi scrive proprio così.]

Fortuna che poi è arrivato Frassi, prendendo la tangente, a far piazza pulita degli inutili manualetti scritti dagli impreparati che lo hanno preceduto. Mein kampf!
A scavare, forse abbiamo trovato l'anima nera di Animanera.
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Ciononostante, alcuni professori e criminologi sembrano essersi davvero schierati dalla parte di questo film, esaltando la pregnanza scientifica dei suoi contenuti.
Così ne parlava una recensione di Carlo Moretti per La Repubblica del 20/08/2008, dal sorprendente titolo "Animanera, film sulla pedofilia verrà studiato da Scotland Yard":

*"Rispetto a "La bestia nel cuore" di Cristina Comencini, che trattava con grande realismo e drammaticità il tema dell'incesto visto dalle vittime, Animanera ha il merito di focalizzare l'attenzione sul punto di vista degli altri, su quanti non sanno o sanno ma fingono di non sapere; contemporaneamente il film riesce a illustrare con accuratezza il profilo psicologico di tre diversi tipi di pedofili. In questo modo si offre come uno strumento importante per capire il fenomeno e per prevenirlo tanto che, spiega Verzillo, "sarà adottato da tre cattedre di psichiatria come materiale didattico: succederà nell'Università "La Sapienza" di Roma, e nelle Università di Torino e Bologna".

Fuori i nomi dei nostri professori di psichiatria che non trovano di meglio che Animanera come materiale didattico!
Ci auguriamo almeno che si tratti di corsi universitari sulla storia del marketing cinematografico, o sui falsi snuff.
Il peggio deve ancora arrivare:

*"Ma l'interesse più forte per Animanera arriva da Scotland Yard, dove lavora come consulente dell'unità "High tec crime" Elena Martellozzo, docente di criminologia all'Università di Westminster: "Ho visto il film di Verzillo nel 2007 in occasione di un convegno internazionale sulla pedofilia" racconta la criminologa italiana che vive a Londra dal 1989. "Con l'ispettore di Scotland Yard Nicholas Duffield abbiamo convenuto sul fatto che il film potrebbe diventare un efficace documento per i detective inglesi per capire come avviene il grooming, l'avvicinamento di un minore da parte di un pedofilo, quali meccanismi di fiducia riesce a instaurare con il bambino grazie alla leva della complicità e quali dettagli il pedofilo coglie nella scelta della vittima perfetta".

Attenzione a non cascare nemmeno in questa bufala. Basti sapere chi sono i due esperti londinesi che ne magnificano il potenziale didattico: Elena Martellozzo e Nicholas Duffield, guarda caso due membri del comitato scientifico della stessa Prometeo onlus, ovvero due amici personali di Frassi, che senza dichiararsi usano qui il buon nome della polizia britannica per fare un favore al presidente dell'associazione bergamasca, dal quale vengono annualmente ricambiati con un invito ai convegni di Boario Terme (è quello il "convegno internazionale sulla pedofilia" in cui si proiettò nel 2007 il film).
Affari di famiglia Prometeo.

Lo stesso canovaccio ritorna in una intervista a Domenico Fortunato (che nel film interpreta il ruolo del magistrato), rilasciata in occasione della prima romana:

*DOMANDA - La trama è molto aderente alla realtà tanto che Scotland Yard ha voluto esaminare il film per avere un’idea di come si compiano questi efferati delitti?
FORTUNATO - "Molte situazioni del film sono tratte da preziosi documenti messi a disposizione dalla Dott.a Maria Rita Parsi, nota psicoterapeuta dell’infanzia e presidente della Fondazione “Movimento bambino” che ha sede a Roma e del Professor Vittorio Volterra ordinario di Psichiatria presso l'Università di Bologna; io stesso ho visionato atti processuali e verbali delle Forze dell’ordine. Ma l'interesse più forte per Animanera è arrivata infatti da Scotland Yard, Elena Martellozzo, docente di criminologia all'Università di Westminster ha visto il film in occasione di un convegno internazionale sulla pedofilia ed è rimasta tanto entusiasta che lo ha voluto proporre ad un ispettore di Scotland Yard, Nicholas Duffield, affinchè il film potesse diventare un efficace documento per i detective inglesi".

Come no. Insomma null'altro che una innocente marchetta per il film degli amici di Frassi, nata dall'entusiasmo della Dott.ssa Martellozzo e non certo da Scotland Yard (così almeno speriamo per gli inglesi); ma aspettiamo pure di essere smentiti, quando vedremo le sale di proiezione londinesi, piene di novelli Sherlock Holmes che prendono avidamente appunti guardando Animanera:

*«John, what was the name of Dr. Polito's theory about the pedophile's dissociative status? She's so cute...»
*«Sir, "false memory" I suppose.»
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I criminologi di Scotland Yard non sono gli unici che avrebbero riconosciuto l'utilità, anzi la necessarietà della visione di Animanera, come strumento di crescita sociale. Più convinta ancora sembra la recensione di Domitilla Pirro per FilmUp, che inizia come una mezza stroncatura:

*"Oggi sostenuto dalla Croce Rossa Italiana e da un buon numero di associazioni poste a tutela dei minori, il cast tecnico e artistico che ha prodotto "Animanera" può finalmente vedere approdata ad un esito positivo l'odissea pseudoburocratica che ha ingabbiato finora il benintenzionato frutto del lavoro di tanti. Esce infatti in un numero non ancora precisato di copie, dopo tanto strazio distributivo e due anni passati a cercare un canale adeguato verso le sale cinematografiche, uno di quei film che non si può non definire "necessari". Anche volendo scansare come la peste gli stereotipi sempre in agguato, a parlare di pedofilia in salsa poliziottesca il pericolo c'è (e si vede): la macchietta rischia di oscurare il tema, la confezione può svilire il messaggio, il contenitore fagocita il contenuto ad ogni piè sospinto. Raccontando la storia spaventosamente ordinaria del piccolo Andrea e soprattutto del rispettabile amministratore di condominio Enrico Russo, sadico e (come lo definisce lo stesso regista) "pedofago", quindi crudele divoratore di infanzie spensierate, velleit? psicodidattiche si sommano al girato senza gran guizzi di regia, in un'opera che vuole essere a tutti i costi didascalica e a nessun costo tecnicamente perfetta. I limiti ci sono, innegabili ed evidenti. Perciò non è sulla perizia tecnica che dovr? incentrarsi l'analisi, in questo caso: una recitazione spesso sopra le righe e qualche ingenuit? di troppo nello script non devono necessariamente allontanare il pubblico dal concetto di fondo, in ultima istanza. Tirare in ballo a viso scoperto un tema come questo - con il linguaggio estetico di certa fiction ma anche dialoghi insolitamente più crudi, con un'accozzaglia di luoghi comuni ma anche il coraggio di affrontare la questione su grande schermo e più vasta scala - merita senz'altro l'attenzione di una platea sensibilizzata e partecipe".

Ma ci riserva poi un finale a sorpresa:

*"Certo non giova, per i fini nobili che indubbiamente l'opera si prefigge e in parte conquista, il divieto ai minori di quattordici anni che segna il prodotto marchiandolo a fuoco: non si tratta di un veto del tutto immotivato, sia chiaro, ma gli scopi educativi e preventivi che con questo lavoro si sarebbero potuti perseguire vanno così ad esercitarsi sui soli adolescenti, approdati ad un'et? relativamente più sicura. Pur apprezzando l'impegno dell'Agis-Scuola a portare di peso "Animanera" nei licei, infatti, appare tristemente ridicolo che a restare nell'ignoranza siano proprio le più probabili piccole vittime degli infami mostri col volto perbene".

Ma come? Prima parla di stereotipi, macchiette, velleità psicodidattiche, accozzaglia di luoghi comuni, sottolineando anche i dialoghi insolitamente crudi e poi... si lamenta che non lo fanno vedere ai bambini? Paventando perfino che chi non lo vede possa "restare nell'ignoranza"?
E' questo il potere dell'antipedofilia. Per molti ingenui, non conta affatto come essa viene condotta, né i contenuti o la correttezza dell'informazione. Basta salire sul carrozzone della retorica benintenzionata e i propri film, da "accozzaglia di luoghi comuni" diventano un ardito pellicolo, necessario per grandi e piccini.
E dire che da altre fonti, emergerebbe addirittura una potenziale pericolosità di questo film per i bambini, a cominciare dai rischi corsi dal piccolo attore protagonista:

"Nella parte del piccolo Andrea invece c'è un bravo Luigi Santoro. L'ispettorato del lavoro minorile ha imposto che in ogni scena in cui ci fosse il bambino dovevano essere presenti sul set degli psicologi specializzati, pronti ad intervenire in caso di bisogno. Non è mai successo".

Che meraviglioso spot virale. Piccoli Deodato crescono...
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Il film in realtà ha collezionato parecchie stroncature e pesanti critiche, soprattutto per aver affrontato il complesso tema della pedofilia, identificandolo nell'immagine sensazionalistica (e assolutamente minoritaria, anzi rara tra le espressioni pedofile) dell'assassino psicopatico:

*«Quello è un pedofilo, una bestia violenta!».

Basta leggere la trama del film per rendersi conto che nel pedofilo di Verzillo non vi è molto di realistico:

*"nel luogo in cui deteneva i bambini, c’è una gabbia in cui lui si aggira come fosse un’animale feroce, spesso muovendosi e facendo dei versi come una vera e propria tigre. Una gabbia dell’anima, in cui si sente chiuso, incapace di poterne uscire. Rinchiuso per colpa di un infanzia molto difficile, vittima anche lui di abusi sessuali che gli hanno causato questa “devianza”.

A volersi ispirare alla retorica "colorita" di Frassi, è facile che poi le metafore ti scappino di mano. Simili storie nel nostro paese non sono mai avvenute, perchè invece non parlare di storie di pedofilia vera?
Dalla intervista ad Antonio Friello (che interpreta la parte dell'assassino pedofilo):

*"Come si verifica nella grande maggioranza dei pedofili, il protagonista è un uomo che conduce una vita apparentemente normale, fino a che non scatta il raptus di violenza. Enrico è un sadico e un seduttore, sa come avvicinarsi ai bambini e conosce le tecniche per attirarli a sé".
La mano di Frassi purtroppo si vede pesante.
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Dalla recensione di Marzia Gandolfi per MyMovies:

*"L'opera di Verzilli trova l'animanera che divora l'infanzia ma fallisce il racconto morale";

*"Purtroppo la dedizione alla causa, assolutamente condivisibile e apprezzabile, non è sufficiente a sostenere un prodotto che non trascende mai né reinventa il mondo dei fatti secondo modelli inediti. Il potenziale morale della storia e il dramma umano e sociale sono diluiti, se non banalizzati, da uno stile più consono a certe atmosfere da detective story con indizi e soluzioni lapalissiane. Il dramma del presente è declinato secondo le coordinate della cronaca, al punto da avvicinare e rendere irriconoscibile in Animanera i confini tra cinema e televisione. Peccato".
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Dalla recensione di Marco Massaccesi per FilmFilm.it:

*"Verzillo mette in scena un teatrino già visto mille volte, solo che lo fa senza creatività e soprattutto senza giocare sui ruoli da lui animati. Luca Ward diventa così il poliziotto mezzo Texas Ranger amareggaito dalla vita che non vede l’ora di ammazzare qualcuno, Giada Desideri fa la bella psicoanalista sempre pronta a razionalizzare, ma a cui piace il bel maschio rude e pronto a tutto, e alla fine Antonio Friello, nella parte del cattivo “pedofilo recidivo violento”, come lo definisce la bella Giada in un passaggio del film, sembra una sorta di lupo Ezechiele senza peli superflui pronto a mangiarsi i tre piccoli porcellini. Ma questi non sono gli unici componenti che fanno di Animanera un film non riuscito, putroppo anche la sceneggiatura fa la sua parte con la sua struttura sfilacciata e poco realistica. Se proprio si vuole vedere un film sullo stesso tema con uno stile narrativo ben serrato e con impatto visivo più incisivo si deve tornare indietro con gli anni, cercando un film dal titolo Non si sevizia un Paperino, regia Lucio Fulci. E poi dicono che era cinema di serie B".
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[Aggiunta del 07/01/09] Dalla recensione di Sergio Di Lino per Cinemavvenire:

*"Il film di Verzillo è dunque qualcosa che assomiglia a un regolamento di conti con la cattiva coscienza collettiva, ma tale e tanto investimento di energie non trova un adeguato contraltare nella fattura del film";

*"La ritrattistica della pedofilia, nell'evitare sistematicamente le "tinte forti", forse per pudore se non per timore di censure preventive, finisce con lo scadere nel cliché, sia visivo che concettuale";

*"Manca in qualche modo "l'anima nera" del titolo, la messa in scena dei gangli più profondi di una personalità disturbata. Meglio così, forse, dal momento che, quando il film prova ad avventurarsi in quei territori, ne esce a colpi di atavici retaggi e scomodi rimossi, vale a dire il bignami dello psicanalista da salotto televisivo";

*"Ha atteso due anni prima di essere sdoganato per le sale, il primo film italiano con al centro il tema della pedofilia da quando quest'ultimo è diventato uno degli incubi ricorrenti degli organi d'informazione. A conti fatti, potevano aspettare ancora un po'..."
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Dalla arguta recensione di Cinemaleo per CineOcchio (forse l'unica che abbia esplicitamente riconosciuto il trucco di marketing virale):

*"il film è complessivamente sbagliato. Musica assordante e invadente, recitazione sopra le righe (la recitazione e` televisiva, cioè` pessima, scrive Il Giornale), ritmo lento, dialoghi superficiali, situazioni poco verosimili, comportamenti non sempre motivati, risvolti a volte eccessivamente sbrigativi, conduzione televisiva (e non della migliore)… banale e involontariamente comico come viene presentata la disattenzione dei moderni genitori, sommersi dal lavoro e dagli amici e poco attenti ai propri figli… (...) Soprattutto non è un film sul fenomeno della pedofilia, come si vuol far credere (e nonostante i titoli di coda ci dicano che regista e sceneggiatori si siano a lungo documentati sul fenomeno). Al centro, uno psicopatico con traumi infantili: uccide bambini ma potrebbe benissimo uccidere qualcun altro. L’impressione è che si sia voluto parlare di un serial killer perché ormai tutti i thriller lo fanno, inserendovi forzatamente il tema della pedofilia semplicemente perché è un argomento attuale (...) Certamente esistono pedofili assassini ma i due concetti non possono essere identificati (come appare nel film): è erroneo e fuorviante. (...) Inconcepibile che “Animanera” (come annunciato da Repubblica) “sarà adottato da tre cattedre di psichiatria come materiale didattico: succederà nell’Università La Sapienza di Roma, e nelle Università di Torino e Bologna”. Sempre secondo Repubblica, un’altra amenità che sa, per chi ha visto il film, di fantascienza: Elena Martellozzo, docente di criminologia all’Università di Westminster, avrebbe dichiarato “Con l’ispettore di Scotland Yard Nicholas Duffield abbiamo convenuto sul fatto che il film potrebbe diventare un efficace documento per i detective inglesi per capire come avviene il grooming, l’avvicinamento di un minore da parte di un pedofilo…”. Assurdo! Nei primi film in cui si parlava di omosessualità, immancabilmente il gay era o un pervertito o una donna mancata, tutto moine ancheggiamenti strilletti isterismi mossette: omosessuale e macchietta coincidevano. Non vorremmo che con i film in cui si dice di affrontare il tema della pedofilia si commettesse uno sbaglio simile: il pedofilo è automaticamente un pervertito assassino. Chi vuol capire qualcosa del fenomeno è preferibile che veda o riveda quel piccolo gioiello di “The Woodsman”.

Se è per questo, nemmeno i libri di Frassi sono manuali sulla pedofilia, come si vuol far credere.
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Abbiamo iniziato la nostra analisi di Animanera, citando l'articolo-intervista che Roberto Castrogiovanni aveva pubblicato il 31 Luglio, alla presentazione del film in conferenza stampa.
Riportiamo adesso la recensione dello stesso Castrogiovanni per Movieplayer.it, scritta dopo averlo visto:

*"Portare sullo schermo un tema problematico, controverso, in larga parte rimosso, come la pedofilia non è certo cosa semplice. Se in un'opera cinematografica si vuole affrontare in maniera diretta la questione è necessario possedere un'enorme forza, morale e di sguardo. (...) il punto è che il film del regista casertano risulta totalmente incapace di approcciarsi alla materia trattata in maniera cinematografica. Questo non significa che la questione pedofilia sia stata presa con leggerezza, o che coloro che abbiano lavorato al progetto non si siano seriamente interessati al problema. Il regista, anche sceneggiatore assieme a Pier Francesco Corona, si è a lungo documentato sul fenomeno, come testimoniano le fonti bibliografiche citate addirittura nei titoli di coda. Questa preparazione rimane però sulla carta, e fuoriesce unicamente nelle didascaliche spiegazioni della psicologa interpretata da Giada Desideri che, con dovizia di particolari, ci illustra le svariate teorie accademiche su questo tipo di devianza. Il punto è che non si fa alcuno sforzo per tradurre tutto questo in immagini dotate di uno sguardo autonomo, ma piuttosto si scimmiottano consunti cliché del genere giallo e del serial thriller, contentandosi di ammantarlo e di nobilitarlo con un'esplicita denuncia sociale (come si evince dalla didascalia finale che riporta le statistiche sulle vittime di pedofilia in Italia). Spiace dirlo, ma gli strumenti linguistici a disposizione di Verzillo non bastano nemmeno lontanamente a fornire una prospettiva complessa al delicato tema che si è deciso di affrontare. Di più: il regista non possiede neanche le coordinate di genere adeguate per confezionare un modesto thriller, scadendo persino in soluzioni al limite dell'imbarazzante (una per tutte, l'inspiegabile montaggio alternato che associa, non si sa bene per quale motivo, la violenza del pedofilo sul bambino con la scena d'amore tra Giada Desideri e Luca Ward). Così Animanera arranca incerto tra la vocazione di genere, che si rivela però del tutto disattesa, e le volontà di denuncia (ma a questo punto viene da chiedersi: perché non realizzare direttamente un documentario?). (...) Raffaele Verzillo ha lottato molti anni per far approdare il suo film al cinema. Il suo sforzo è senz'altro encomiabile, e c'è da augurargli il successo del pubblico, almeno per il serio interessere dimostrato nel dare visibilità alle associazioni per la tutela dei minori. Ma forse la collocazione ideale per un prodotto di questo tipo sarebbe piuttosto la televisione".

La televisione? Magari su "RAI educational".
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Concludiamo con la recensione di Viviana Eramo per Close-Up, che pure annusa bene quanto vi è di troppo morboso in questo film, ma poi sulla base delle solite presunte buone intenzioni di Prometeo & co. ("di certo non discutibili"), non mangia la foglia e anzi pietosamente ammorbidisce i toni della stroncatura:

*"Una premessa. Scrivere non proprio bene di un film italiano difficile - sostenuto tra l’altro da associazioni come Prometeo - che prende di petto un tema vischiosissimo come la pedofilia, può apparire se non oltraggioso quantomeno irrispettoso nei confronti di un progetto dalle intenzioni di certo non discutibili, ideato e realizzato due anni fa e distribuito con difficoltà solo ora. Ma quanto la ricezione critica (o meno) di un film può e dovrebbe essere influenzata da tutto ciò che di extracinematografico prepotentemente la pellicola suggerisce e che - in questo caso più che in altri, visto il tema - non può lasciarci indifferenti ? Purtroppo o per fortuna, al cinema si fanno i conti coi risultati, non con le intenzioni. Animanera, dell’esordiente (per il cinema) Raffaele Verzillo, sceglie non solo di raccontare la storia di un serial killer che stupra e fa a pezzi decine di bambini, ma tenta pure la strada della spiegazione psicanalitica, cercando di dimostrare come e cosa fa muovere il pedofilo e le modalità di avvicinamento ai ragazzini. Il tutto imbrigliato, malamente, nelle maglie più che sbrindellate di una sorta di psycho-thriller, che è insieme film di denuncia e poliziesco. (...) Ma se siamo disposti a perdonare a Verzillo questi personaggi da (pessima) fiction televisiva, come pure il cliché - tanto evidente da apparire totalmente fasullo - della famiglia del piccolo Andrea (prossima vittima dello stupratore) tutta presa tra riti mondani e telefonino che non smette di squillare, proprio non siamo disposti a digerire scelte registiche e di montaggio parecchio scricchiolanti. La via psicologica del film pretenderebbe di ispessirsi per mezzo di allucinazioni, sogni e ricordi malamente raccordati, all’insegna di un montaggio di dissolvenze da filmino amatoriale. La scelta peggiore rimane la sequenza che vede in montaggio alternato il bacio dei due protagonisti e la violenza dello psicopatico sul bambino. Che Verzillo c’abbia voluto dire che è l’amore l’origine e insieme la conseguenza di tutto? Peccato che il risultato riesce ad essere (involontariamente) ancor più straniante e disturbante di quanto volutamente dovrebbero esserlo le scene in cui gabbie, torture e volti minacciosi dai versi sinistri si impongono sulle povere piccole vittime, raggomitolate su se stesse".

La recensione della Eramo spiega meglio delle altre perchè questo film non è solo povero e sbagliato, ma perverso e alienante. "Involontariamente"?
Proprio come avviene con i libri ed il blog di Frassi, alla retorica buonista esplicita "sempre dalla parte dei bambini", si contrappone un messaggio implicito e metaforico di segno e potenza ben diversi.
Eppure i soliti benintenzionati, incapaci di letture profonde, saltano del tutto la fase metacognitiva e per farsi belli stanno cercando di rendere Animanera obbligatorio nei licei e nelle università, certi che così i giovani si immedesimeranno nella verbosa psicologa o nell'irruento poliziotto. Rischiano che possa spuntarla invece proprio il personaggio che gli autori non si aspettano (così almeno essi dicono), ma che intanto hanno reso malizioso come Hannibal The Cannibal.
La vicenda di "Arancia meccanica" e dell'onda di violenza che innescò (fino a suggerire al regista stesso di chiedere il ritiro dalle sale), non sembra aver insegnato molta prudenza agli amanti del cinema forte "come un pugno nello stomaco".
Ma almeno quello era Kubrick!
Vale la pena di rischiare per Frassi e Verzillo?
Alcuni tra i nostri ragazzi (forse pochi, comunque troppi), nell'anno scolastico entrante avranno modo di eccitarsi sui banchi, di fronte al (fantozziano) "montaggio analogico" dello stupro pedofilo violento mescolato con i passionali baci tra i bellissimi paladini antipedofilia.
Sorge allora il dubbio che questo film in verità non serva tanto a parlare di pedofilia, quanto piuttosto ad esaltare l'eroismo sensuale dei "cacciatori di pedofili".
Ce lo fa notare anche il blogger Gabriele Niola, che scrive una recensione molto critica del film ("a parte la realizzazione da fiction c'è anche un'idea di cinema folle. Totalmente folle") e che ironizza sui presunti protagonisti buoni della storia:

*"Luca Ward è un commissario della squadra antipedofilia dai metodi spicci e sbrigativi che per questo non piace ai suoi superiori ma che è maledettamente in gamba (foto a destra), a lui viene affidata una psicologa per acchiappare un pedofilo omicida. Tra di loro c'è attrazione (del resto lui gira abbronzato con camicia aperta, ciondolo, stivali e SUV) ma lo spirito indipendente di lui non fa andare la cosa più in là di una fugace e brutale notte di sesso (perchè è affascinante e maledetto)".

Chissà quanti degli spettatori avranno notato che la faccenda della notte di sesso tra la psicologa ed il commissario, pone qualche perplessità sul piano deontologico. Tra le righe del copione, si insinua ancora la mano di Frassi e si lasciano filtrare indizi di quelli che sono realmente i peggiori vizi dell'abusologia, ovvero la commistione di ruoli, le trame nascoste al di fuori delle aule di giustizia e l'inciucio sistematico tra i consulenti tecnici delle procure (psicologi, abusologi, onlus ecc.) ed i magistrati o gli altri rappresentanti delle autorità giudiziarie.
Sul piano del realismo cinematografico, il film di Verzillo ottiene qui almeno un triste punticino; semmai dovesse essere davvero mostrato nelle università o a Scotland Yard, lasciamo che sia per spiegare ai futuri criminologi alcune delle cose che non si dovrebbero fare.
Il vero messaggio morale che si rischia di diffondere con Animanera, è che per raccogliere consensi con la lotta poliziesca alla pedofilia, non importa se i commissari sono rozzi e le psicologhe sono ignoranti, ma l'importante è fare gli sbruffoni ed essere belli e passionali e soprattutto collusi. A fin di bene, dalla parte dei bambini, eccetera eccetera...
Grazie a Verzillo, il progetto di Frassi fa un bel passo avanti verso il suo fine ultimo.
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Poteva mancare in questa opera pseudo-scientifica il riferimento ai soliti "indizi di abuso" nel disegno infantile, che solo gli psicologi più buoni sanno vedere? Se ne accorge bene la critica Eramo che certe teorie, date in pasto ai sempliciotti dell'abusologia, portano a risultati risibili:

*(...) "Bene la svolta nel comportamento del killer che ritrova la propria infanzia terribile nei gesti e nei disegni di Andrea, ma possibile che tra tutti i bambini stuprati non ce ne fosse nemmeno uno che prima d’allora avesse disegnato un albero, il più banale dei soggetti per ragazzini delle elementari ? E se pure fosse, possibile poi che i nostri investigatori trovino immediatamente e a colpo sicuro quell’albero nelle campagne romane?"

Solo a noi qui sembra di sentir parlare della ricerca dei "casolari degli orrori" attorno a Rignano Flaminio? Questo film diventa parodia dei nostri peggiori errori giudiziari e delle assurdità pseudo-psicologiche su cui sono state imbastite tante azioni dalle nostre procure antipedofilia.

Conclude Eramo:
"Animanera subisce tutto il peso della materia trattata, ma la vera zavorra di questo film non è altro che se stesso, nel difficile mixaggio tra una sceneggiatura mai onesta e scelte registiche votate all’eccesso e mai all’equilibrio. Tenere conto delle intenzioni non può bastare, forse stavolta più che in altri casi, visto quanta sensibilizzazione su questo tema il nostro belpaese ha disperatamente bisogno. Animanera, invece, dimostra quanto il potere del cinema diventi nullo in mano a chi non è in grado di farne un uso puntuale".
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Chiudiamo con una curiosità: la bella Giada Desideri, prima ancora di entrare nel cast di "Un posto al sole", aveva già avuto una prima esperienza di fiction TV recitando ne "I ragazzi del muretto 2", sotto la regia del grande Ruggero "Cannibal Holocaust" Deodato.
Che peccato, quella sì che sarebbe stata un'occasione per la futura Dr.ssa Polito, per imparare davvero qualcosa di utile sullo show business della "pedofagia" e sui trucchi senza scrupoli usati per imbastirci sopra dei falsi film-documentario.
Ugo

MAS>>>


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