TITULO ORIGINAL Buongiorno, elefante! (Sabù, principe ladro)
AÑO 1952
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 78 min.
DIRECCION Gianni Franciolini
GUION Suso Cecchi D'Amico, Cesare Zavattini (Historia: Suso Cecchi D'Amico, Cesare Zavattini)
MUSICA Alessandro Cicognini
FOTOGRAFIA Anchise Brizzi (B&W)
REPARTO Vittorio De Sica, María Mercader, Nando Bruno, Sabu, Gisella Sofio, Michele Sakara, Ciro Berardi, Giuseppe Chinnici, Antonio Nicotra, Piero Mastrocinque, Pasquale De Filippo, Teresa Fimiani, Fausto Guerzoni, Sofi Fort, Stefano Carnetta
PRODUCTORA De Sica / Rizzoli Film
GENERO Comedia
TITULO ORIGINAL Buongiorno, elefante! (Sabù, principe ladro)
AÑO 1952
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 78 min.
DIRECCION Gianni Franciolini
GUION Suso Cecchi D'Amico, Cesare Zavattini (Historia: Suso Cecchi D'Amico, Cesare Zavattini)
MUSICA Alessandro Cicognini
FOTOGRAFIA Anchise Brizzi (B&W)
REPARTO Vittorio De Sica, María Mercader, Nando Bruno, Sabu, Gisella Sofio, Michele Sakara, Ciro Berardi, Giuseppe Chinnici, Antonio Nicotra, Piero Mastrocinque, Pasquale De Filippo, Teresa Fimiani, Fausto Guerzoni, Sofi Fort, Stefano Carnetta
PRODUCTORA De Sica / Rizzoli Film
GENERO Comedia
SINOPSIS Carlo Caretti es un profesor con muchos problemas económicos, que intenta sacar adelante a su familia. Siempre sueña conque el Parlamento eleve los sueldos de los profesores, por lo que su vida se volvería más fácil. Tras ayudar a un príncipe indio que visita Italia, Carlo recibe como regalo un cachorro de elefante. (FILMAFFINITY)
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Garetti, maestro elementare sposato con quattro bambini, dovendo vivere con un magro stipendio, si dibatte ogni giorno fra mille difficoltà. Malgrado la sua penosa condizione, conserva un buona dose di ottimismo che gli consente di attendere con fiducia i promessi aumenti. Un giorno incontra un principe indiano che lo prega di fargli da cicerone nella sua visita ai monumenti di Roma. Garetti accetta volentieri e lo straniero lo ripaga con un mucchietto d'oro. Divenuto sultano del suo paese, l'illustre ospite lascia l'Italia. Il povero Garetti resta in mezzo ai soliti guai, ai quali se ne aggiunge uno nuovo: un piccolo elefante, Remo, dono del nuovo sultano ai bambini del maestro. L'ospite inconsueto provoca uno scompiglio in tutto il palazzo ed una crisi nella famiglia Garetti. Dopo aver girato tutta la notte con l'elefante, il maestro riesce a farlo accogliere da un istituto di suore, ma poco dopo l'elefante ritorna di gran carriera verso la casa da cui i Garetti sono stati sfrattati. A salvare la situazione è il direttore dello zoo che compra l'elefante e mette Garetti in condizione di pagare i debiti e rientrare a casa.
CRITICA:
"Tutta la pellicola è di schietta derivazione zavattiana: certi funambolismi, certe astrazioni quasi surrealiste sono tipiche del suo mondo. Un mondo strano e fantastico, talora fortemente aderente alla realtà (...) talora invece disperso in fumisterie da giocoliere, abili ma prive di sostanza (...)". (Franco Valobra "Rassegna del Film", N. 3, aprile 1952)
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=24502&film=Buongiorno-elefante!
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Vittorio De Sica torna sull’argomento di Umberto D in veste di attore nella favola Buongiorno, elefante! (febbraio 1952; 84 min.), diretta da Gianni Franciolini partendo da una sceneggiatura di Cesare Zavattini e Suso Cecchi D’Amico.
La pellicola è la versione leggera del film sulle tragiche peripezie del pensionato Umberto; a quest’ultimo si sostituisce ora l’altrettanto disperato maestro elementare Garetti, con moglie (Maria Mercader) e quattro figli a carico. Anche qui c’è un intollerante padrone di casa (Nando Bruno) che non vede l’ora di buttarlo fuori per insolvenza mentre il governo e Montecitorio sono nuovamente al centro dell’attenzione in quanto istituzioni disattente allo stato miserevole di questa categoria sociale. Come sempre il caso viene esasperato come pure i numeri (al ribasso). Il nostro maestro – simpaticamente interpretato dal regista napoletano - guadagna 32.000 lire al mese (circa 800 euro del 2011) con le quali non riesce a tirare avanti. In classe continua ad affibbiare agli alunni temi desolati in cui si sottraggono alle note 32.000 lire gli acquisti per lussuose scarpe da 4000 al paio (circa 100 euro di oggi; ma perché conteggiare solo scarpe di lusso...) mentre in Parlamento solo un deputato di sinistra lotta pervicacemente per il benessere dei maestri (e in generale della cultura italiana) che invano attendono un aumento.
Il racconto tuttavia evita il tono melodrammatico ed intraprende invece il percorso dell’opera buffa. Come in un sogno il nostro Garetti incontra un principe indiano ricchissimo, gli fa da guida turistica ed in cambio riceve dapprima una montagna di sterline, poi addirittura un elefantino. Quest’ultimo è al centro della seconda parte: il maestro se lo porta in casa (al quarto piano), ci fa giocare i figli, causa il comprensibile subbuglio nel vicinato e poi vaga di notte con l’animale alla ricerca di un’improbabile sistemazione. Tutto si risolve nel migliore dei casi con l’intervento del direttore del giardino zoologico.
La pellicola, i cui unici meriti sono da accreditare alla bravura di De Sica, ribatte il chiodo della desolazione programmatica, anche se lo fa con un differente humour. Le colpe sono evidentemente attribuite alla dirigenza democristiana, gli unici difensori stanno nelle proteste della sinistra e intorno all’incompreso maestro si trovano inquilini piccolo/medio borghesi i cui atteggiamenti vengono stigmatizzati per la loro presunta meschinità. Per fortuna questo taglio ideologico si stempera grazie alla presenza del simpatico marajà – parente stretto di tanti turchi rossiniani – il quale - aiutato dalla briosa colonna sonora del solito Cicognini - alleggerisce la situazione e dona qualche sorriso.
Il pubblico comunque mostra di non gradire neppure questa seconda filippica e decreta un inusuccesso perfino peggiore di quello toccato a Umberto D.
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http://www.giusepperausa.it/miracolo_a_milano.html
Vittorio De Sica torna sull’argomento di Umberto D in veste di attore nella favola Buongiorno, elefante! (febbraio 1952; 84 min.), diretta da Gianni Franciolini partendo da una sceneggiatura di Cesare Zavattini e Suso Cecchi D’Amico.
La pellicola è la versione leggera del film sulle tragiche peripezie del pensionato Umberto; a quest’ultimo si sostituisce ora l’altrettanto disperato maestro elementare Garetti, con moglie (Maria Mercader) e quattro figli a carico. Anche qui c’è un intollerante padrone di casa (Nando Bruno) che non vede l’ora di buttarlo fuori per insolvenza mentre il governo e Montecitorio sono nuovamente al centro dell’attenzione in quanto istituzioni disattente allo stato miserevole di questa categoria sociale. Come sempre il caso viene esasperato come pure i numeri (al ribasso). Il nostro maestro – simpaticamente interpretato dal regista napoletano - guadagna 32.000 lire al mese (circa 800 euro del 2011) con le quali non riesce a tirare avanti. In classe continua ad affibbiare agli alunni temi desolati in cui si sottraggono alle note 32.000 lire gli acquisti per lussuose scarpe da 4000 al paio (circa 100 euro di oggi; ma perché conteggiare solo scarpe di lusso...) mentre in Parlamento solo un deputato di sinistra lotta pervicacemente per il benessere dei maestri (e in generale della cultura italiana) che invano attendono un aumento.
Il racconto tuttavia evita il tono melodrammatico ed intraprende invece il percorso dell’opera buffa. Come in un sogno il nostro Garetti incontra un principe indiano ricchissimo, gli fa da guida turistica ed in cambio riceve dapprima una montagna di sterline, poi addirittura un elefantino. Quest’ultimo è al centro della seconda parte: il maestro se lo porta in casa (al quarto piano), ci fa giocare i figli, causa il comprensibile subbuglio nel vicinato e poi vaga di notte con l’animale alla ricerca di un’improbabile sistemazione. Tutto si risolve nel migliore dei casi con l’intervento del direttore del giardino zoologico.
La pellicola, i cui unici meriti sono da accreditare alla bravura di De Sica, ribatte il chiodo della desolazione programmatica, anche se lo fa con un differente humour. Le colpe sono evidentemente attribuite alla dirigenza democristiana, gli unici difensori stanno nelle proteste della sinistra e intorno all’incompreso maestro si trovano inquilini piccolo/medio borghesi i cui atteggiamenti vengono stigmatizzati per la loro presunta meschinità. Per fortuna questo taglio ideologico si stempera grazie alla presenza del simpatico marajà – parente stretto di tanti turchi rossiniani – il quale - aiutato dalla briosa colonna sonora del solito Cicognini - alleggerisce la situazione e dona qualche sorriso.
Il pubblico comunque mostra di non gradire neppure questa seconda filippica e decreta un inusuccesso perfino peggiore di quello toccato a Umberto D.
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http://www.giusepperausa.it/miracolo_a_milano.html
No me esperaba gran cosa de esta pelicula pero me lo he pasado muy bien y ciertamente pienso volver a verla con mis hijos. Gracias
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