TITULO ORIGINAL Centomila dollari
AÑO 1940
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 83 min.
DIRECCION Mario Camerini
ARGUMENTO Comedia de Carl Conrad
GUION Mario Camerini, Gaspare Cataldo, Luigi Zampa, Renato Castellani (no acreditado)
PRODUCCION Astra Film
FOTOGRAFIA Alberto Fusi
MONTAJE Giovanna Del Bosco
MUSICA Alessandro Cicognini
ESCENOGRAFIA Fulvio Jacchia
VESTUARIO Marcello Caracciolo di Laurino
REPARTO Amedeo Nazzari, Assia Noris, Maurizio D'Ancora, Lauro Gazzolo, Calisto Bertramo, Ernesto Almirante, Emilio CigolI, Liana Del Balzo, Velia Cruicchi Galvani, Gina Moneta Cinquini, Lina Tartara Minora, Arturo Bragaglia, Ada Colangeli, Ottavio Spina Borgianelli, Luigi Zerbinati, Jucci Kellermann, Arnaldo Firpo, Alfredo Menichelli, Olga von Keller
GENERO Comedia
SINOPSIS In Ungheria per affari miliardario americano un po' pazzo s'incapriccia di una telefonista e offre 100000 dollari al suo fidanzato per cenare con lei. Non è il migliore dei 5 film che M. Camerini, al culmine della sua fama, diresse nel biennio 1939-40. La sceneggiatura è indirizzata sui binari della commedia un po' pazza il cui ritmo non s'addice al regista. Da gustare, comunque, come variazione sulla tematica dei "telefoni bianchi". (Il Morandini)
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Trama
Un giovane miliardario americano, che capita in Europa per un giro di affari, conosce una ragazza ungherese, telefonista al Grande Albergo dove egli alloggia. Incapricciatosi di lei e sapendo che è fidanzata da anni con il cugino, offre al fidanzato ed alla famiglia della ragazza un premio di centomila dollari se la ragazza stessa consente di cenare una sera con lui. La cena ha luogo, ma la ragazza, che è stata spinta al giuoco pericoloso dai suoi parenti, temendo di essere mal considerata dal ricco signore, straccia l'assegno e se ne va. La notte stessa il miliardario deve partire con l'aereo per trovarsi ad un convegno di affari. E la mattina dopo la fanciulla si reca al municipio per le nozze. Ma nel cuore di lei ha fatto presa l'affetto, che è poi risultato sincero, del giovane ricchissimo. Egli infatti sopraggiunge durante la cerimonia e chiede di sposare la ragazza. Il che avviene tra lo sgomento dei presenti.
Critica
[...] Questi 'Centomila dollari' vengono a darci un altro colpo nel mazzetto di illusioni che conserviamo per le sorti del nostro cinematografo. Camerini è un regista che si è sempre salvato dal mare delle tentazioni e dei lenocini e ora invece ci casca anche lui a piedi uniti. Nel suo film si parla di pengos, di dollari, di amore ungherese, ma si capisce che l'Ungheria c'entra per ragioni che col film hanno poco da are. Vi si vedono attori e paesaggi chiaramente italiani dati per stranieri con un'impudenza che consola [...]. Di Camerini ci sono piaciuti quei suoi film 'fatti in casa', buoni, con personaggi umili e discreti, vaganti in appartamenti di tre camere e cucina, presi in lacci amorosi scioglibili presto e con poca spesa.
Ennio Flaiano, (17 aprile 1940)
Ennio Flaiano, (17 aprile 1940)
Con Centomila dollari Camerini ha voluto comporre un film spigliato e divertente, sia ricorrendo, ai motivi più cari alla sua vena, quanto innestandovi toni e ritmi più movimentati e appariscenti, di quello spregiudicato e dinamico candore proprio a molte commediole cinematografiche americane. Ne è venuto uno spettacolo garbato, assai piacevole; dove i toni calzanti e talvolta mordenti sono del Camerini più vero, il quale da sornione si centellina la sequenza sospesa al sottinteso, all'ammicco ironico, a una perspicace malizia.
Mario Gromo, La Stampa (24 marzo 1940)
Mario Gromo, La Stampa (24 marzo 1940)
Mario Camerini è probabilmente il miglior regista italiano. Si dice "probabilmente" perché insomma questi nostri registi non hanno una personalità cosi forte che sia facile dar loro sicuri punti di distacco. Diremo con più precisione che Camerini è quello che sino ad oggi ci ha dato meno dispiaceri: che ha dimostrato più gusto, che ha fatto recitar meglio gli attori: che, soprattutto, ha saputo metter alla luce e far apprezzare un suo piccolo mondo di sartine, di artisti di piazza, esile ma evidente e vitale.
Pietro Bianchi, (29 Marzo 1940)
Pietro Bianchi, (29 Marzo 1940)
Note
- Collaboratore alla sceneggiatura (non accreditato) e aiuto regia: Renato Castellani
- Prima del titolo definitivo, il film era stato preannunciato col titolo "TUTTA COLPA DELLA SCIAMPAGNA".
- Secondo la pubblicazione "Bianco e nero" la sceneggiatura sarebbe anche di Alberto Moravia e Gabriele Baldini.
- Fanno parte del cast anche Renato Castellani (aiuto regista), Romolo Garroni (operatore), Ettori Forni (fonico)
- Prima del titolo definitivo, il film era stato preannunciato col titolo "TUTTA COLPA DELLA SCIAMPAGNA".
- Secondo la pubblicazione "Bianco e nero" la sceneggiatura sarebbe anche di Alberto Moravia e Gabriele Baldini.
- Fanno parte del cast anche Renato Castellani (aiuto regista), Romolo Garroni (operatore), Ettori Forni (fonico)
Mario Camerini nasce a Roma il 6 febbraio 1895 da famiglia agiata. Dopo aver preso parte alla grande guerra in qualita' di ufficiale dei bersaglieri, abbandona gli studi di giurisprudenza e negli anni venti si dedica al cinema, esordendo come regista nel 1923. Il suo primo film significativo e' Rotaie (1929), influenzato dall'espressionismo tedesco. Negli anni trenta Camerini gira soprattutto piacevoli commedie, spesso arricchite da ambientazioni in esterni reali. Si distinguono Gli uomini che mascalzoni (1932), T'amero' sempre (1933), Daro' un milione (1935; omaggio al René Clair di Le million,1931), Il signor Max (1937) e Grandi magazzini (1939). L'universo della piccola borghesia impiegatizia, sostegno sicuro del regime, trova in queste gentili pellicole una sorta di celebrazione, spesso a discapito di una presunta, vacua aristocrazia. Sul versante nazionalistico troviamo isolato Il grande appello (1936), esaltazione dell'impresa etiopica.
Camerini inaugura il nuovo decennio con Centomila dollari (marzo 1940; 80 min.) commedia leggera e gradevole (ispirata a una commedia di Carl Conrad) sceneggiata insieme a Luigi Zampa e Renato Castellani. Vi si ritrae il milardario americano John Woods (Amedeo Nazzari), “posseduto” dal demone di una frenetica attività affaristica, il quale si innamora di Lily Zilay (Assia Noris), telefonista del Grand Hotel di Budapest, sul punto di sposarsi. Dapprima il protagonista offre centomila dollari al fidanzato di lei affinché permetta alla giovane di cenare con lui; poi nel rocambolesco finale, dopo essere scampato a un incidente aereo, Woods ritorna precipitosamente nella capitale ungherese dove fa irruzione nella chiesa durante la cerimonia nuziale di Lily, interrompe il rito e, tra la costernazione generale, la convince a rinunciare al matrimonio e a seguirlo.
Il regista cerca di imitare la screwball comedy hollywoodiana della quale tuttavia non riesce a riprodurre i ritmi indiavolati e le gag surreali; peraltro l’intento di fondo di carattere moralistico impedisce una perfetta adesione alla materia narrata e quindi una completa manipolazione della stessa. Appare evidente infatti, fin dalla pretestuosa ambientazione ungherese, che gli autori vogliono porre in atto una satira della avidità e del materialismo americano, nonché della sua prepotenza capace di travolgere ogni sano baluardo etico. Per fare ciò è quindi necessario calare la vicenda in una differente realtà sociale poiché resta sottinteso che nella “avanzata” e “spirituale” realtà fascista nessuna famiglia avrebbe acconsentito alla volgare richiesta del miliardario statunitense. Questo atteggiamento di critica al sistema americano (critica peraltro alquanto blanda considerata la simpatia che comunque aleggia intorno alla figura di Woods), nemico aperto del regime da quando quest’ultimo si è legato alla Germania hitleriana, impedisce a Camerini di spingere fino in fondo il pedale di una possibile comicità brillante e scanzonata, limitando l’operina al semplice e prevedibile apologo morale.
D’altro lato la figura del simpatico, esuberante miliardiario, capace di travolgere vecchie consuetudini a suon di dollari e di insinuarsi entro realtà sospettose e chiuse, costituisce, a dispetto delle originarie intenzioni degli autori, una profetica anticipazione del destino dell’Europa postbellica, felice di fruire degli aiuti dell’Europe Recovery Program statunitense (1947; altrimenti noto come piano Marshall) con il quale la potenza d’oltre Atlantico si impegna attivamente nella ricostruzione, collocandosi, in modo definitivo, quale realtà politica egemone nel vecchio continente.
Va infine ricordato che il grazioso racconto cameriniano anticipa due idee chiave sfruttate da successive, celebri pellicole hollywoodiane: l'offerta milionaria di Indecent Proposal (tit. it. Proposta indecente, A. Lyne, 1993) e il matrimonio interrotto nel finale di The Graduate (tit. it. Il laureato, M. Nichols, 1967).
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http://www.giusepperausa.it/_centomila_dollari_e_una_roman.html
Camerini inaugura il nuovo decennio con Centomila dollari (marzo 1940; 80 min.) commedia leggera e gradevole (ispirata a una commedia di Carl Conrad) sceneggiata insieme a Luigi Zampa e Renato Castellani. Vi si ritrae il milardario americano John Woods (Amedeo Nazzari), “posseduto” dal demone di una frenetica attività affaristica, il quale si innamora di Lily Zilay (Assia Noris), telefonista del Grand Hotel di Budapest, sul punto di sposarsi. Dapprima il protagonista offre centomila dollari al fidanzato di lei affinché permetta alla giovane di cenare con lui; poi nel rocambolesco finale, dopo essere scampato a un incidente aereo, Woods ritorna precipitosamente nella capitale ungherese dove fa irruzione nella chiesa durante la cerimonia nuziale di Lily, interrompe il rito e, tra la costernazione generale, la convince a rinunciare al matrimonio e a seguirlo.
Il regista cerca di imitare la screwball comedy hollywoodiana della quale tuttavia non riesce a riprodurre i ritmi indiavolati e le gag surreali; peraltro l’intento di fondo di carattere moralistico impedisce una perfetta adesione alla materia narrata e quindi una completa manipolazione della stessa. Appare evidente infatti, fin dalla pretestuosa ambientazione ungherese, che gli autori vogliono porre in atto una satira della avidità e del materialismo americano, nonché della sua prepotenza capace di travolgere ogni sano baluardo etico. Per fare ciò è quindi necessario calare la vicenda in una differente realtà sociale poiché resta sottinteso che nella “avanzata” e “spirituale” realtà fascista nessuna famiglia avrebbe acconsentito alla volgare richiesta del miliardario statunitense. Questo atteggiamento di critica al sistema americano (critica peraltro alquanto blanda considerata la simpatia che comunque aleggia intorno alla figura di Woods), nemico aperto del regime da quando quest’ultimo si è legato alla Germania hitleriana, impedisce a Camerini di spingere fino in fondo il pedale di una possibile comicità brillante e scanzonata, limitando l’operina al semplice e prevedibile apologo morale.
D’altro lato la figura del simpatico, esuberante miliardiario, capace di travolgere vecchie consuetudini a suon di dollari e di insinuarsi entro realtà sospettose e chiuse, costituisce, a dispetto delle originarie intenzioni degli autori, una profetica anticipazione del destino dell’Europa postbellica, felice di fruire degli aiuti dell’Europe Recovery Program statunitense (1947; altrimenti noto come piano Marshall) con il quale la potenza d’oltre Atlantico si impegna attivamente nella ricostruzione, collocandosi, in modo definitivo, quale realtà politica egemone nel vecchio continente.
Va infine ricordato che il grazioso racconto cameriniano anticipa due idee chiave sfruttate da successive, celebri pellicole hollywoodiane: l'offerta milionaria di Indecent Proposal (tit. it. Proposta indecente, A. Lyne, 1993) e il matrimonio interrotto nel finale di The Graduate (tit. it. Il laureato, M. Nichols, 1967).
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