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jueves, 24 de enero de 2013

L'eredità Ferramonti - Mauro Bolognini (1976)


TÍTULO ORIGINAL L' Eredità Ferramonti
AÑO 1976
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 121 min. 
DIRECTOR Mauro Bolognini
GUIÓN Ugo Pirro, Sergio Bazzini, Roberto Bigazzi (Novela: Gaetano Carlo Chelli)
MÚSICA Ennio Morricone
FOTOGRAFÍA Ennio Guarnieri
REPARTO Anthony Quinn, Fabio Testi, Dominique Sanda, Gigi Proietti, Adriana Asti, Paolo Bonacelli, Rossella Rusconi, Harold Bradley
PRODUCTORA Flag Production
GÉNERO Drama | Siglo XIX 

SINOPSIS Roma, 1880. Gregorio Ferramonti (Anthony Quinn) ha decidido cerrar su panadería, el negocio familiar del que vivía toda su familia. A continuación, les comunica a sus hijos Pippo (Gigi Proietti), Mario (Fabio Testi) y Teta que tendrán que buscarse la vida por sus propios medios. Pero también está Irene (Dominique Sanda), la mujer de Pippo, una hermosa, calculadora y ambiciosa joven que se ha propuesto adueñarse de la herencia. Actuando con inteligencia, sopesando cada paso que da y sus posibles consecuencias, llega a convencer a los hermanos de que deben impedir a toda costa que su padre se vuelva a enamorar para no correr el riesgo de perder la herencia. (FILMAFFINITY)



Ambición y maldad depositadas en la esencia frágil y bella de Dominique Sanda
Convincente drama familiar auspiciado por la firma de Mauro Bolognini, afamado director italiano de filmografía irregular pero competente, aquí se embarcó en una historia singular de ambiciones y personajes, una estirpe, los Ferramonti, compuesta por tres hermanos en continua disputa por la herencia de su inclemente padre, un Anthony Quinn que se niega en rotundo a otorgar sus bienes a unos vástagos repudiados.
En medio de tan encarnecida lucha aparece Irene, una maquiavélica Dominique Sanda, la cual casándose con uno de los hijos, Pippo, irá paulatinamente curtiendo una trampa mortal que sacie sus ansias de poder y riquezas. Un personaje que en la faz de la Sanda se torna altamente ambiguo, pues en su peculiar y angelical devenir se crece de manera alarmante una sed establecida de lujo y acaparamiento.
Una interpretación nada piadosa de una dama que utiliza brillantemente sus armas para esparcir su veneno a modo de cruel mantis religiosa por las entrañas de esta desgraciada familia burguesa que lentamente va cediendo las riendas de su vida a una Irene inteligente y sabia manipuladora.
Película de exquisitez formal admirable, mimada en todo momento por su director pero que puede resultar tibia y redundante, algunos aspectos carecen del limado esperado pero otros se adaptan someramente al interés de su creador, el de surtirnos con una novelesca historia de ascensión y tragedia, un equiparado conflicto dramático que advierte de los peligros de ambiciones y anhelos en el entorno de una disfuncional familia en la Roma de fines del XIX a la que una mente fría y calculadora conseguirá poner en jaque sin el menor de los esfuerzos.
Sobria y elegante La herencia Ferramonti es una obra destacada, podría haber aspirado a más, pero se coloca en un lugar en donde el cine italiano sabía permanecer como buen reflectante del mejor cine europeo.

LO MEJOR: La utilización de la lluvia en los primeros pasos del film, elemento que parece presagiar los acechantes acontecimientos por devenir, su banda sonora, bella y reposada partitura de Ennio Morricone, autor con el que Bolognini tuvo una estrecha y longeva colaboración, y Dominique Sanda, su fragilidad y decisión son merecidamente subrayables.

LO PEOR: Fabio Testi en un cometido al que ni inyecta pasión ni ganas y lo precipitado de su desenlace.
deivi
http://www.filmaffinity.com/es/reviews/1/510546.html
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Tratto da un romanzo breve di Gaetano Carlo Chelli del 1883 questo bellissimo film racconta le traversie e le lotte intestine che agitano la famiglia Ferramonti in una Roma di fine ’800 attraversata da tumulti politici e sociali. Il vecchio fornaio Gregorio Ferramonti (Anthony Quinn), uomo arido, avido e spilorcio, dopo aver accumulato una fortuna decide di chiudere l’attività ed è in perenne conflitto con i suoi 3 figli che lo odiano e a loro volta si odiano tra loro: Pippo (Gigi Proietti), Mario (Fabio Testi) e Teta (Adriana Asti). Questo già più che precario equilibrio viene definitivamente sconvolto dall’ingresso in famiglia di Irene (Dominique Sanda), figlia di un ferramenta dal viso algido e angelico che sposa Pippo, il più giovane e debole. Una volta entrata in famiglia Irene si prodiga apparentemente per portare la pace e riesce ad entrare nelle grazie di Teta e soprattutto di Mario, noto playboy, del quale ben presto diventa amante. Ma questo è solo l’inizio di un piano diabolico che prevede la scalata all’eredità del vecchio Ferramonti: Irene, niente affatto paga di aver condotto Pippo alla disperazione e alla follia, scaricherà anche Mario e allevierà le pene del vecchio patriarca installandosi di fatto in casa sua con la scusa ufficiale di tentare di sventare le sue ipotetiche intenzioni di risposarsi (evitando così il rischio che l’eredità possa finire alla sua futura moglie). Naturalmente finirà con il dividere il letto anche con lui e riuscirà perfino a farsi nominare erede universale. Ma……..
Tutti i personaggi sono fortemente negativi e l’interpretazione di Dominique Sanda, premiata a Cannes come migliore attrice, è strepitosa: il suo volto gentile e delicato contrasta alla perfezione con la perfidia del personaggio che interpreta. Anthony Quinn, naturalmente, è sempre un grande ma chi stupisce clamorosamente per bravura è uno straordinario e intenso Gigi Proietti, assolutamente perfetto nel ruolo del marito pusillanime, sotto certi aspetti l’unico personaggio con una seppur piccola connotazione positiva di tutta la storia. Sono sempre stato convinto che il poliedrico Proietti sarebbe stato un perfetto attore drammatico mentre invece è stato ingiustamente fossilizzato nell’ambito della commedia (nella quale comunque è riuscito ad eccellere). Onore quindi al regista Mauro Bolognini che ha avuto l’intuizione di sceglierlo per un ruolo nel quale il pubblico non è di certo abituato a vederlo. Le musiche sono del Maestro Morricone ma, stranamente, non sono di facilissima reperibilità. Consiglierei questo film anche a chi non ama i film in costume o i romanzi d’appendice: gli attori sono tutti bravissimi, scenografia e ambientazioni sono curatissime e la storia riesce a coinvolgere.
http://ilmiovizioeunastanzachiusa.wordpress.com/2011/05/29/leredita-ferramonti-1976/


Mauro Bolognini: Precursore della commedia erotica
Mauro Bolognini (Pistoia 28 giugno 1922 – Roma, 14 maggio 2001) meriterebbe una trattazione compiuta, vista la sua importanza come autore nell’economia del cinema italiano. In questa sede ci limitiamo a inquadrare la sua rilevanza come precursore della commedia erotica.
Bolognini comincia la sua attività dal Centro Sperimentale di Roma, dopo aver compiuto studi di architettura, ma è il cinema la sua vera passione e dopo il diploma di regista lo troviamo attivo sia in Italia – come aiuto di Luigi Zampa – che in Francia, al fianco di Yves Allégret e Jean Delannoy. Il suo primo film da regista è Ci troviamo in galleria (1953), un film varietà basato su molte canzoni di Nilla Pizzi, ma valorizzato dalla presenza di Carlo Dapporto, Alberto Sordi e Sophia Loren. La sceneggiatura è di Steno, Sandro Continenza e Lucio Fulci, che impostano una critica al nuovo media televisivo che farà morire il varietà. Sophia Loren nei panni di una ballerina è alle prese con una delle prime caratterizzazioni e rappresenta il solo momento di casto erotismo della pellicola. Altri lavori successivi sono commedie intimiste e sentimentali che non rivelano un tratto personale ma sembrano influenzate dal neorealismo rosa. Gli innamorati (1955) è una commedia scritta da Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, ma sembra che collabori al soggetto anche Giuseppe Berto. Bolognini gira una commedia neorealista con toni malinconici, una storia d’amore elegiaca e fatalista interpretata da Antonella Lualdi, Franco Interlenghi, Nino Manfredi, Valeria Moriconi e Gino Cervi. La vena d’oro (1955) è una commedia edipica scritta da Guglielmo Zorzi nel 1928, riadattata al cinema per esplorare un rapporto morboso nei limiti del consentito dai tempi. Interprete principale è il giovane Mario Girotti (futuro Terence Hill), nei panni del figlio innamorato di una madre vedova (Marta Toren), deciso a impedire la corte di un professore (Richard Basehart).
Mauro Bolognini presenta una grande vocazione per la commedia brillante, non dirige mai lavori di puro intrattenimento e fa intuire una grande personalità d’autore. Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956) è un film divertente scritto da Ettore Scola, Ruggero Maccari e Nicola Manzari, interpretato da Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Nino Manfredi, Gino Cervi e Valeria Moriconi. Siamo in pieno neorealismo rosa ma viene fuori una tematica della futura commedia all’italiana come quello del rapporto tra cittadini e addetti al traffico. Si ride a sprazzi per merito di grandi attori comici ma il soggetto è piuttosto debole.
Marisa la civetta (1957) è neorealismo rosa puro e semplice, al punto da sembrare un’imitazione spudorata di Poveri ma belli ambientata a Civitavecchia. Interpreti: Marisa Allasio, Renato Salvatori, Francisco Rabal, Ángel Aranda, Ettore Manni, Polidor, Umberto Orsini ed Enio Girolami. Marisa Allasio è la bella orfanella che vende bibite ala stazione di Civitavecchia e sembra dare speranze amorose a tutti, ma alla fine scapperà con un marinaio. Da notare per la futura commedia erotica una Marisa Allasio che porta scompiglio tra gli uomini ripetendo un ruolo di successo e mostrando vistose scollature. Pier Paolo Pasolini collabora per la prima volta con Bolognini: si nota la sua mano nella descrizione di ambienti provinciali, balere, squadre di calcio e soldati in libera uscita.
Giovani mariti (1958) è il primo film che mostra le doti registiche di Bolognini e va ben oltre le convenzioni del neorealismo rosa, descrive la vita di provincia con eleganza e stile, mettendo in evidenza il vuoto esistenziale di una generazione. Si nota nella scrittura del film la mano di Pier Paolo Pasolini, ma anche Pasquale Festa Campanile, Piero De Bernardi, Enzo Curreli, Massimo Franciosa e Luciano Martino contribuiscono alla buona riuscita dell’opera. L’ambientazione a Lucca è a dir poco perfetta, anche se le psicologie dei personaggi spesso non sono molto approfondite. Il regista racconta le storie parallele di cinque amici che si sposano ma non per tutti si tratta di vero amore e quando si ritroveranno si accorgeranno di essere davvero cambiati. Antonio Interlenghi è il solo che ammette di non saper amare, mentre Enio Girolami, Gérard Blain, Antonio Cifariello e Raf Mattioli sono gli amici che accettano il matrimonio come logica conseguenza di vita. Nel cast femminile spiccano Sylva Koscina, Antonella Lualdi, Isablle Corey e la debuttante Anna Maria Guarnieri.
Arrangiatevi! (1959) è superiore, si va ben oltre il neorealismo rosa, ma ne abbiamo parlato a lungo nel capitolo dedicato a Totò.
Mauro Bolognini collabora sempre di più con Pier Paolo Pasolini e realizza La notte brava (1959), rielaborazione cinematografica de I ragazzi di vita. Il film è interpretato da Jean-Claude Brialy, Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Laurent Terzieff, Anna Maria Ferrero, Franco Interlenghi, Tomas Milian, Mylène DEmongeot e Antonella Lualdi. La sceneggiatura è di Pasolini e Laurence Bost, che rielaborano il romanzo per tirare fuori un interessante film notturno basato sulle avventure erotiche di tre ladruncoli di borgata. La critica lo definisce il miglior film di Bolognini, sia per una regia attenta e misurata che per i volti degli attori ben selezionati. Il regista racconta una gioventù disperata  che vive alla giornata tra furtarelli e scappatelle con donne di facili costumi.
La giornata balorda (1960) è un film che viene fuori dalla collaborazione con Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia, perché Bolognini adatta alcuni dei Racconti romani e dei Nuovi racconti romani per rappresentare una Roma estiva, sudata, all’insegna di un’illegalità diffusa, dove non è facile tracciare un confine tra innocenza e colpa. Il film non ha vita facile con la censura del tempo per le tematiche trasgressive che parlano di piccoli delinquenti, truffatori e di un’umanità disperata. Interpreti: Jean Sorel, Lea Massari, Jeanne Valery, Isabelle Corey, Paolo Stoppa, Rick Battaglia e Valeria Ciangottini. Il bell’Antonio (1960) è un lavoro fondamentale di Bolognini, tratto dal complesso romanzo di Vitaliano Brancati che scandalizza l’Italia bacchettona e moralista degli anni Sessanta per il tema delicato dell’impotenza sessuale. Pier Paolo Pasolini e Gino Viscontini collaborano con il regista in qualità di sceneggiatore. La versione cinematografica fa perdere le belle pagine di critica al fascismo che si leggono nel romanzo, perché l’azione si svolge ambientata nella Sicilia degli anni Cinquanta. Tutto il resto è abbastanza in sintonia con la storia di Brancati, ma nonostante la grande interpretazione di Marcello Mastroianni  il tono della pellicola è troppo languido e intimista. Tra gli interpreti: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Pierre Brasseur, Rina Morelli e Tomas Milian.
La letteratura italiana diventa la principale fonte di ispirazione di Mauro Bolognini che affronta L’eredità di Mario Pratesi per dedicare un omaggio alla Toscana ne La viaccia (1961), dipingendo con grande cura formale un ritratto di fine secolo della sua regione. Tra gli attori troviamo una bellissima Claudia Cardinale nei panni di una prostututa, Jean-Paul Belmondo e il regista Pietro Germi. Agostino (1962) è ancora un tema scabroso per il cinema italiano, ma Bolognini riesce a portare sullo schermo la torbida gelosia di un figlio innamorato della madre che contrasta la sua relazione con un corteggiatore. Agostino reagisce al distacco della madre frequentando un gruppo di teppisti che gli faranno scoprire in modo traumatico la sessualità. Tra gli interpreti: Ingrid Thulin, Paolo Colombo e John Saxon. Goffredo Parise sceneggia per il cinema il romanzo breve di Alberto Moravia, mentre Bolognini rappresenta con delicatezza il rapporto edipico e il doloroso passaggio all’età adulta. Il film è girato in uno splendido bianco e nero, rappresenta con attenzione la crudeltà nel mondo dei bambini, documenta la differenza sociale tra poveri e ricchi. Agostino ha qualche guaio con la censura perché l’Italia non è ancora abituata ad affrontare simili tematiche.
Senilità (1962) è ispirato all’omonimo romanzo di Italo Svevo, sceneggiato da Tullio Pinelli e Goffredo Parise, per portare sullo schermo scenografie triestine e tipologie psicologiche care al regista, intrise di letteratura europea con riferimenti a James Joyce. La pellicola banalizza il romanzo ed è una modesta storia di amori e fallimenti interpretata da Anthony Franciosa, Philippe Leroy, Claudia Cardinale e Betsy Blair. Molto bella l’ambientazione triestina, autunnale e crepuscolare. La corruzione (1963) è un buon film sugli anni del boom economico scritto da Ugo Liberatore e Fulvio Gicca-Palli. Tra gli interpreti ricordiamo le bellezze femminili di Rosanna Schiaffino e Isa Miranda, mentre il cast maschile comprende Jacques Perrin e Alain Cuny. La storia orbita su un giovane protagonista che vorrebbe farsi prete, mente il padre lo dissuade gettandolo tra le braccia della sua amante. Bolognini affronta diverse scene erotiche e descrive molto bene i turbamenti della carne. In questo periodo Bolognini partecipa a molti film collettivi a episodi come La mia signora (I miei cari e Luciana, 1964), Le bambole (Monsignor Cupido, 1965), La donna è una cosa meravigliosa (La balena bianca e Una donna dolce dolce, 1966), Le fate (Fata Elena, 1967), Le streghe (Senso civico, 1967), L’amore attraverso i secoli (Notti romane, 1967), Capriccio all’italiana (Perché? e La gelosa, 1968). Un bellissimo novembre (1969) è ancora una volta una pellicola letteraria tratta da un romanzo di Ercole Patti, autore siciliano di ottimi racconti erotici, che ricalca in parte la tematica del moraviano Agostino. Ai fini dell’erotismo cinematografico si ricorda una scena che immortala la bellezza di Gina Lollobrigida in sottoveste bagnata. Niente a che vedere con la commedia, comunque. L’assoluto naturale (1969) è ancora erotismo colto, tratto da un testo teatrale di Goffredo Parise. Interprete femminile è la bellissima – e per i tempi molto nuda – Sylva Koscina che uccide il suo amante conosciuto in un motel dopo averlo tradito con due meccanici. Metello (1970) è il romanzo di Vasco Pratolini portato al cinema senza nessuna interferenza registica, un lavoro insolito e quasi anonimo nel quadro della sua filmografia perché pare non sentirsi il cambiamento di linguaggio. Altre opere degne di menzione con riferimenti letterari sono Bubù (1971), Imputazione di omicidio per uno studente (1972), Fatti di gente per bene (1974), Per le antiche scale (1975), Libera, amore mio (1975) e L’eredità Ferramonti (1976). Gran bollito (1977) è una commedia che ricostruisce in chiave horror – grottesca la vicenda di Leonarda Cianciulli, detta la Saponificatrice di Collegno.    Dove vai in vacanza? (1978) mostra Bolognini alle prese con la commedia erotica vera e propria in un film collettivo che ha come filo conduttore le vacanze, firmato con Luciano Salce e Alberto Sordi. L’episodio di Bolognini è intitolato Sarò tutta per te e vede interpreti Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli per dare vita alla più classica delle situazioni da commedia degli equivoci. Tognazzi è un dentista piantato dall’amante  che decide di raggiungere l’ex moglie (Sandrelli) nella sua villa al mare, ma – nonostante un contrastato riavvicinamento coniugale – il rapporto erotico non si concretizza. Si tratta forse del Bolognini più vicino al pecoreccio e alla commedia sexy di serie B, un film che gli è costato più di una critica negativa, ma che ai nostri fini presenta un certo interesse. Sì buana di Luciano Salce è vera e propria commedia sexy, interpretata da Paolo Villaggio, Gigi Reder e Anna Maria Rizzoli. L’episodio si svolge nella giungla africana dove durante un safari l’ingenuo quanto allupato organizzatore (Villaggio) si fa convincere da una bionda procace (Rizzoli) a uccidere il suo compagno. Una vera e propria satira del racconto Breve vita felice di Francis Macomber scritto da Hernest Hemingway. Il migliore dei tre episodi è Vacanze intelligenti interpretato da Alberto Sordi e Anna Longhi, dove un fruttivendolo e gentile signora si fanno convincere dai figli a passare vacanze alternative. Il finale è qualunquista e presenta tutti i limiti dei film diretti da Sordi.
Tra gli ultimi film di Mauro Bolognini citiamo La vera storia della signora delle camelie (1981), il televisivo La certosa di Parma (1982) e La villa del venerdì (1991), che ribadiscono uno stile colto e raffinato, grande cura per le scenografie e molti riferimenti letterari. Tra le ultime cose nel segno di Moravia va ricordata la versione televisiva de Gli indifferenti (1987) che va in onda nello stesso anno in cui al cinema viene distribuito il politico – umanitario Mosca addio. Nelle ultime opere di Bolognini troviamo ancora attenzione alla tematica erotica ne La Venexiana (1986), una commedia sexy ambientata nella Venezia del Settecento che mostra con generosità Laura Antonelli senza veli. Pure Monica Guerritore si dà da un gran da fare per far capire di nutrire molte ambizioni nel campo del cinema erotico. La preda contesa è il bel Jason Connery che finisce prima nel letto della vedova matura (Antonelli), poi in quello della giovane dama (Guerritore). Più erotico che commedia e in ogni caso un film da rivedere soprattutto per ammirare la bellezza delle due attrici.
Il segno distintivo di Mauro Bolognini è la sua grande duttilità nel saper tradurre in immagini capolavori letterari e opere di narrativa, restando fedele allo spirito della parola scritta.
(tratto dal mio libro inedito La commedia erotica classica – in uscita per Profondo Rosso)
Gordiano Lupi
http://www.liberolibro.it/mauro-bolognini-precursore-della-commedia-erotica/

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