TÍTULO ORIGINAL Gli equilibristi
AÑO 2012
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 100 min.
DIRECTOR Ivano De Matteo
GUIÓN Ivano De Matteo, Valentina Ferlan
MÚSICA Francesco Cerasi
FOTOGRAFÍA Vittorio Omodei Zorini
REPARTO Valerio Mastandrea, Barbora Bobulova, Maurizio Casagrande, Rolando Ravello, Rosabell Laurenti Sellers, Grazia Schiavo, Antonio Gerardi, Antonella Attili
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Rodeo Drive / Babe Films / Rai Cinema / Canal + / Sky Cinema / Mediaset
GÉNERO Drama
SINOPSIS Julio es un hombre de cuarenta años de edad que lleva una vida aparentemente tranquila. Una casa alquilada, un trabajo estable, un coche comprado a plazos, pero con una hija rebelde y un niño guapo dulce y soñador, una esposa, a la que ama pero traiciona. Julio es descubierto y se va, y su historia se derrumba de repente. Pero, ¿qué le sucede a una pareja en nuestros días cuando "se atreve" a separarse? La película, a través de una serie de eventos dramáticos, nos lleva a un mundo a manos de un hombre que de repente se descubre en el límite entre la salud y la pobreza. (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
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La storia vera di una famiglia media che finisce in miseria, coi pasti della Caritas. Una tragi-commedia sulla precarietà dei tempi, con un grandissimo Valerio Mastandrea.
Giulio (Mastandrea) ha quarant’anni e una vita apparentemente tranquilla. Una casa in affitto, un posto fisso, un’auto acquistata a rate, una figlia ribelle ma simpatica e un bimbo dolce e sognatore, una moglie (Barbora Bobulova) che ama e che tradisce. Giulio viene scoperto e lasciato e la sua favola improvvisamente crolla. Ma cosa accade ad una coppia che ai nostri giorni “osa” separarsi?
Gli equilibristi attraverso una carrellata di eventi ora tragici ora ironici, ci accompagna per mano nel mondo di un uomo che di colpo scopre quanto sia labile il confine tra benessere e povertà. Ne abbiamo parlato con il regista, Ivano De Matteo.
Giulio (Mastandrea) ha quarant’anni e una vita apparentemente tranquilla. Una casa in affitto, un posto fisso, un’auto acquistata a rate, una figlia ribelle ma simpatica e un bimbo dolce e sognatore, una moglie (Barbora Bobulova) che ama e che tradisce. Giulio viene scoperto e lasciato e la sua favola improvvisamente crolla. Ma cosa accade ad una coppia che ai nostri giorni “osa” separarsi?
Gli equilibristi attraverso una carrellata di eventi ora tragici ora ironici, ci accompagna per mano nel mondo di un uomo che di colpo scopre quanto sia labile il confine tra benessere e povertà. Ne abbiamo parlato con il regista, Ivano De Matteo.
Già dal titolo si capisce che parliamo di quanto è difficile mantenere un equilibrio nella vita…
“Assolutamente sì e l’ho fatto raccontando la storia di una coppia molto, molto normale. Nel senso che lui fa un lavoro da poco più di mille euro al mese, hanno un mutuo, la moglie fa il part-time e hanno due figli. Una famiglia media. Quello che volevo raccontare era il fragile equilibrio che sta alla base di ogni esistenza, utilizzando il tradimento di lui e il conseguente divorzio come cause che fanno scatenare la perdita di questa ‘normalità’. Una battuta del film fotografa perfettamente questa situazione: ‘il divorzio è per i ricchi, quelli come noi non se lo possono permettere’. Ed è la verità, esattamente la realtà in cui viviamo”.
Non è quindi un film sul tradimento e il divorzio ma su come da un giorno all’altro può cambiare tutto…
“Gli equilibristi è la storia di un uomo con un equilibrio instabile, a partire dal punto di vista economico dopo il divorzio, per proseguire con un suo vero e proprio scollamento con la società. Giulio continuerà a raccontare a tutti, famigliari ed amici, che sta bene e se la cava, ma ovviamente non è così… è la vergogna che lo fa agire in questo modo. E non vi è peggior sentimento che la vergogna verso gli altri e, soprattutto, verso sé stessi da saper affrontare, perché è qualcosa di impalpabile, non è visualizzabile, ma che ti trascina a fondo”.
Che ci dice di Valerio Mastandrea?
“Per questo film mi serviva assolutamente lui, avevo già diretto Valerio e ne conosco le capacità, lui era la maschera che mi serviva. Mi serviva una faccia ironica e drammatica dato che il film, io lo considero, una commedia italiana drammaticamente amara. Il film è lui, pieno di paradossi, nella prima parte si sorride delle situazioni assurde in cui si trova e, poi, si vira verso il dramma. E Valerio ha fatto un lavoro eccezionale!”.
http://www.primissima.it/film/scheda/gli_equilibristi/
http://www.primissima.it/film/scheda/gli_equilibristi/
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Giulio (Valerio Mastandrea), 40 anni, impiegato al Comune di Roma, casa in affitto, auto a rate, una figlia rockettara (Rosabell Laurenti Sellers, brava), un bambino trasparente e una moglie (Barbora Bobulova). La ama, ma l’ha tradita: una scappatella con una collega. Scoperto, i due provano a rimanere insieme, ma lei non ce la fa, Giulio se ne deve andare. Prima dalla madre di un amico, poi in una pensioncina vicino alla stazione di Termini, ma è solo l’inizio della fine: i soldi non bastano mai, apparecchio ai denti per il piccolo, Barcellona per la figlia, le rate, la mala vita dei povericristi… Prima un doppio lavoro, con frutta e verdura scaricate la notte, poi la fuga dalla pensione, le notti in macchina, la mensa della Comunità di Sant’Egidio… Che ne è di papà?
Domanda buona per Gli equilibristi di Ivano De Matteo, che scrive con Valentina Ferlan, già in Concorso agli Orizzonti di Venezia e ora in sala con Medusa. Un dramedy, per dirla all’americana, che potremmo considerare il versante serio, ovvero drammatico e simpatetico, di Posti in piedi in Paradiso: la separazione e i suoi fratelli coltelli, affidati a un Mastandrea in stato di grazia. E’ difficile resistere alla sua discesa agli inferi, che non ha nulla di patetico e urlato, solo il lento declino della realtà, la sua condizione di padre solo: una colpa, una scappatella, e una vita intera per pagarla, fino all’indifferenza, all’abulia, al no future dei clochard.
De Matteo, con un occhio al grande pubblico (non necessariamente strizzato), indora la pillola, sfornando battute romanesche e simpatici siparietti, ma il dolore c’è e la regia - con qualche parentesi estatico-stilosa incongrua - si accoda compunta. Se il divorzio - sentiamo - è per i ricchi, per i poveri c'è la solidarietà, e la camera indaga tra i bassifondi multietnici capitolini, dove Giulio si lascia andare.
Peccato per le musiche invasive di Francesco Cerasi, ma Gli equilibristi ha un suo pregevole equilibrio: non è questione di sensi di colpa atavici o cattolici, ma prima di (dis)fare penserete a Mastandrea su quella panchina, fesso e senza più un senso. Solo come un cane, solo come un padre solo.
Federico Pontiggia
http://www.cinematografo.it/recensioni/gli_equilibristi/00023244_Gli_equilibristi.html
Domanda buona per Gli equilibristi di Ivano De Matteo, che scrive con Valentina Ferlan, già in Concorso agli Orizzonti di Venezia e ora in sala con Medusa. Un dramedy, per dirla all’americana, che potremmo considerare il versante serio, ovvero drammatico e simpatetico, di Posti in piedi in Paradiso: la separazione e i suoi fratelli coltelli, affidati a un Mastandrea in stato di grazia. E’ difficile resistere alla sua discesa agli inferi, che non ha nulla di patetico e urlato, solo il lento declino della realtà, la sua condizione di padre solo: una colpa, una scappatella, e una vita intera per pagarla, fino all’indifferenza, all’abulia, al no future dei clochard.
De Matteo, con un occhio al grande pubblico (non necessariamente strizzato), indora la pillola, sfornando battute romanesche e simpatici siparietti, ma il dolore c’è e la regia - con qualche parentesi estatico-stilosa incongrua - si accoda compunta. Se il divorzio - sentiamo - è per i ricchi, per i poveri c'è la solidarietà, e la camera indaga tra i bassifondi multietnici capitolini, dove Giulio si lascia andare.
Peccato per le musiche invasive di Francesco Cerasi, ma Gli equilibristi ha un suo pregevole equilibrio: non è questione di sensi di colpa atavici o cattolici, ma prima di (dis)fare penserete a Mastandrea su quella panchina, fesso e senza più un senso. Solo come un cane, solo come un padre solo.
Federico Pontiggia
http://www.cinematografo.it/recensioni/gli_equilibristi/00023244_Gli_equilibristi.html
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Trama
Il divorzio arriva improvvisamente a sconvolgere un'esistenza apparentemente tranquilla. È così che Giulio, a quarant'anni, vedrà crollare improvvisamente tutte le sue certezze e sarà costretto fare i conti con la precarietà economica...
Critica
"La morale è una sola: soltanto i ricchi possono permettersi il lusso del divorzio che raddoppia i costi. Che non si addice invece a Giulio, borghese medio medio con moglie e due figli, impiegato comunale che per una scappatella non perdonata esce di casa. 'Gli equilibristi' sono le persone come lui, che poco alla volta vengono spinte ai margini, abitano pensioni fatiscenti a una stella, scendono con gran fatica la classe sociale, dormono in auto, chiedono a tutti prestiti e vanno alla mensa dei nuovi poveri, oggi più numerosi di ieri e meno di domani, come dicono i sociologi. (...) Valerio Mastandrea, aspetto cristologico, il più espressivo occhio assente visto negli ultimi anni, si inserisce benissimo in questo processo di neo-realismo interiore, suggerendo infinite variazioni alla malinconia, mentre intorno dà il peggio di sé quell'Italia furbetta di cui vergognarsi, che affitta in nero, non fa contratti di lavoro, evade il fisco ecc., come da cronaca quotidiana. (...) Se nel finale son rose, fioriranno (un po' di rassicurazione non manca) ma ci scappa anche una citazione di 'Umberto D' di Vittorio De Sica. Ma il nostro non è lo stimato professore, è l'uomo medio e grigio, incitato dai media a far sesso anche in orario d'ufficio, mentre a casa lo aspetta la famiglia del Mulino Bianco con una perfetta Bobulova, fatina stanca, e due ragazzi in gamba. Ma non è un film su amore e divorzio, è un'ispezione sulla capacità di mutare e resistere a un cambio di passo non solo materiale in un Paese dove, come altrove, il valore sociale al top è la solitudine."
(Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 settembre 2012)
"È una tipica storia di oggi, dove la crisi economica può (basta un niente!) arrivare a incidere in modo devastante su una normale quotidianità. In 'Gli equilibristi' Valerio Mastandrea è un affettuoso, tranquillo padre di famiglia, ma la scoperta di un suo occasionale tradimento sconvolge la moglie Barbara Bobulova che chiede la separazione. (...) Il film tocca un problema vero che coinvolge molti, ma non lo sviluppa abbastanza bene e perde colpi lungo la strada. Il personaggio della pur brava Bobulova è giocato su una corda sola, mentre Mastandrea si conferma interprete di sfumato, interiorizzato spessore."
(Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 14 settembre 2012)
"La povertà dei padri separati che non riescono a sostenere le spese per mantenere la propria famiglia è invece al centro de 'Gli equilibristi' di Ivano De Matteo, con Valerio Mastrandrea e Barbora Bobulova, storia di una lenta discesa agli inferi fatta di dolore e umiliazione, menzogne e degrado che sembra la versione tragica dell'ultimo film di Carlo Verdone." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 14 settembre 2012)
"Coppia dl coniugi con due figli si separa e sprofonda nell'abisso dei «nuovi poveri». Un manuale di sopravvivenza: come cavarsela (a fatica) con 1200 euro al mese. Non mancano spunti ironici ma mediamente il film è triste, quasi abbacchiato." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 14 settembre 2012)
"Acuto dramma social-familiare, che indaga, tra disincanto, ironia e qualche forzatura, sulla tragedia, economica oltre che psicologica, dei separati minitenenti. Brava Barbora Bobulova, magnifico Valerio Mastandrea." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 14 settembre 2012)
"Spiacerà a quanti avranno subito la sensazione di trovarsi davanti a una storia già raccontata (da Carlo Verdone almeno un paio di volte). Aggiungeteci il fatto che De Matteo non è Verdone e che la Bobulova granché simpatica non è mai stata e concluderete che 'Gli equilibristi' (titolo nemmeno azzeccato) è solo un altro titolo del filone fin troppo numeroso degli ex, degli immaturi, dei manuale d'amore numero 100." (Giorgio Carbone, 'Libero', 14 settembre 2012)
"Nell'era della crisi, il divorzio è il primo lusso riservato ai ricchi. Ce lo racconta Ivano De Matteo, con dovizia di tragicità, attraverso la parabola del 40enne Giulio (Valerio Mastandrea) che tradisce la moglie (Barbora Bobulova) e finisce diritto all'inferno. (...) Dopo i ricchi ed ipocriti personaggi de 'La bella gente', film tuttora invisibile per un'incredibile frode del distributore, De Matteo esplora con 'Gli equilibristi' le amarezze di un universo opposto, quello dei poveri con una dignità che rasenta l'orgoglio da suicidio. Dramma lineare e sincero, denso di verità nello sguardo."
(Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 13 settembre 2012)
Note
- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON SOSTEGNO DAL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA (MIBAC).
- IN CONCORSO ALLA 69. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2012) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI'. VALERIO MASTANDREA HA RICEVUTO IL PREMIO FRANCESCO PASINETTI (SNGCI) PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=54856
- IN CONCORSO ALLA 69. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2012) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI'. VALERIO MASTANDREA HA RICEVUTO IL PREMIO FRANCESCO PASINETTI (SNGCI) PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=54856
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Anoche, mientras estaba en camino al Festival de Cine Italiano de Madrid, no sabía que esperar. Sabía que iba a ver una película que se llama Los Equilibristas (el título original en italiano es Gli Equilibristi) del director italiano Ivano de Matteo. Sin embargo no tenía ninguna idea de qué se trataría. Me esperaba una bonita sorpresa.
El director asistió a la proyección de su película y nos explicó un poquito de qué trataba y las fuentes de inspiración que le impulsaron a rodar el largometraje. Luego, se atenuaron las luces y estuvimos preparados para ver una obra maestra.
Al principio, la película nos presenta a una familia italiana corriente y ordinaria, que parece ser muy feliz en apariencia. De hecho, es el cliché de la familia idónea: dos hijos con padres casados. Sin embargo, sólo hace falta ver un rato para darte cuenta de que la relación entre Giulio (el protaganista) y su esposa es muy tensa. Aunque está claro que Giulio quiere a su mujer, le engaña con una colega. Su esposa intenta perdonarle pero al final no puede aguantar más y por ello, sintiéndose humillada y harta, lo echa del piso familiar.
Ese es el momento en el que la vida aparantemente perfecta del protoganista empieza a derrumbarse. Giulio tiene un trabajo fijo en un ayuntamiento del que gana 1.200 euros al mes y su mujer trabaja a tiempo parcial, ganando 700 euros al mes. Dentro de poco, el personaje principal de esta obra cinematográfica tiene más gastos de los que puede pagar.
Está el tema de encontrar otro alojamiento. Giulio se queda en la casa de la madre de un colega, sin embargo se va muy pronto porque la situación es poco práctica, sobre todo por un filipino entrometido que también vive allí. Hay una escena divertidísima en la que el compañero de casa filipino exige que el protagonista espere afuera para que la madre no le vea. Esto es el colmo y Giulio sabe que ha llegado el momento de que se vaya de la casa.
Además tiene que pagar para mantener a su familia: su hija nunca le pide nada y tiene muchas ganas de ir a Barcelona, su hijo necesita ortodoncia y la pensión donde se aloja obviamente no es gratis.
Su sueldo simplemente no es suficiente. Sigue manteniendo las necesidades de su familia mientras su calidad de vida se deteriora cada vez más. Empieza a dormir en su coche dado que ya no le alcanza el dinero para vivir en la pensión. Pide tantos préstamos al banco que se los deniega al final. Busca un segundo empleo para llegar a fin de mes y acaba por trabajar en un almacén de frutas.
Se trata en suma de la lucha de un hombre por su dignidad humana. La película muestra que la línea divisoria entre vivir encima y debajo del umbral de pobreza es casa inexistente. Ivano de Matteo retrata con habilidad cómo una separación temporal que termina en el divorcio puede dejar a una persona sin un céntimo. Giulio se niega a confesar lo precario de su situación a su familia por su orgullo y las cosas van de mal en peor.
¡No voy a revelar el final pero os recomiendo que veáis este peliculón! ¿Os apuntáis?
Beatriz
http://www.muchaclase.es/2012/12/riete-llora-y-nunca-volveras-a-ser-lo-mismo/
El director asistió a la proyección de su película y nos explicó un poquito de qué trataba y las fuentes de inspiración que le impulsaron a rodar el largometraje. Luego, se atenuaron las luces y estuvimos preparados para ver una obra maestra.
Al principio, la película nos presenta a una familia italiana corriente y ordinaria, que parece ser muy feliz en apariencia. De hecho, es el cliché de la familia idónea: dos hijos con padres casados. Sin embargo, sólo hace falta ver un rato para darte cuenta de que la relación entre Giulio (el protaganista) y su esposa es muy tensa. Aunque está claro que Giulio quiere a su mujer, le engaña con una colega. Su esposa intenta perdonarle pero al final no puede aguantar más y por ello, sintiéndose humillada y harta, lo echa del piso familiar.
Ese es el momento en el que la vida aparantemente perfecta del protoganista empieza a derrumbarse. Giulio tiene un trabajo fijo en un ayuntamiento del que gana 1.200 euros al mes y su mujer trabaja a tiempo parcial, ganando 700 euros al mes. Dentro de poco, el personaje principal de esta obra cinematográfica tiene más gastos de los que puede pagar.
Está el tema de encontrar otro alojamiento. Giulio se queda en la casa de la madre de un colega, sin embargo se va muy pronto porque la situación es poco práctica, sobre todo por un filipino entrometido que también vive allí. Hay una escena divertidísima en la que el compañero de casa filipino exige que el protagonista espere afuera para que la madre no le vea. Esto es el colmo y Giulio sabe que ha llegado el momento de que se vaya de la casa.
Además tiene que pagar para mantener a su familia: su hija nunca le pide nada y tiene muchas ganas de ir a Barcelona, su hijo necesita ortodoncia y la pensión donde se aloja obviamente no es gratis.
Su sueldo simplemente no es suficiente. Sigue manteniendo las necesidades de su familia mientras su calidad de vida se deteriora cada vez más. Empieza a dormir en su coche dado que ya no le alcanza el dinero para vivir en la pensión. Pide tantos préstamos al banco que se los deniega al final. Busca un segundo empleo para llegar a fin de mes y acaba por trabajar en un almacén de frutas.
Se trata en suma de la lucha de un hombre por su dignidad humana. La película muestra que la línea divisoria entre vivir encima y debajo del umbral de pobreza es casa inexistente. Ivano de Matteo retrata con habilidad cómo una separación temporal que termina en el divorcio puede dejar a una persona sin un céntimo. Giulio se niega a confesar lo precario de su situación a su familia por su orgullo y las cosas van de mal en peor.
¡No voy a revelar el final pero os recomiendo que veáis este peliculón! ¿Os apuntáis?
Beatriz
http://www.muchaclase.es/2012/12/riete-llora-y-nunca-volveras-a-ser-lo-mismo/
Quella dei padri separati costretti a finire in condizioni precarie, definiti ormai da tempo come i "nuovi poveri", è una triste realtà tricolore (e non solo) d'inizio XXI secolo di cui, in tempi recenti, si è occupato su celluloide il mattatore della risata nostrana Carlo Verdone tramite Posti in piedi in paradiso (2012), interpretato dallo stesso insieme a Marco Giallini, Pierfrancesco Favino e Micaela Ramazzotti.
Ma, conoscendo il modo di procedere della moderna cinematografia italiana, sempre più propensa a rimanere ancorata alla realtà e a raccontarla (spesso, purtroppo, in maniera non molto credibile) sullo schermo (piccolo o grande che sia), c'è da scommettere che non si limiteranno al lungometraggio diretto da Mr. Borotalco le produzioni incentrate sull'argomento.
Come testimonia anche questo Gli equilibristi, che, presentato presso la sessantanovesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia all'interno della sezione Orizzonti, vede dietro la macchina da presa il romano Ivano De Matteo; il cui curriculum, spaziante dal teatro alla televisione, passando, appunto, per il cinema, include Ultimo stadio (2002) e La bella gente (2008).
Ma, conoscendo il modo di procedere della moderna cinematografia italiana, sempre più propensa a rimanere ancorata alla realtà e a raccontarla (spesso, purtroppo, in maniera non molto credibile) sullo schermo (piccolo o grande che sia), c'è da scommettere che non si limiteranno al lungometraggio diretto da Mr. Borotalco le produzioni incentrate sull'argomento.
Come testimonia anche questo Gli equilibristi, che, presentato presso la sessantanovesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia all'interno della sezione Orizzonti, vede dietro la macchina da presa il romano Ivano De Matteo; il cui curriculum, spaziante dal teatro alla televisione, passando, appunto, per il cinema, include Ultimo stadio (2002) e La bella gente (2008).
ROMANZO DI UN NUOVO GIOVANE POVERO
I circa cento minuti di visione, infatti, vedono protagonista Valerio"La prima cosa bella"Mastandrea nei panni di Giulio, quarantenne dalla vita apparentemente tranquilla che, fedifrago nei confronti della moglie Elena, con le fattezze della Barbora Bobulova di Scialla! (2011), una volta scoperto si trova a dover constatare quanto sia labile il confine tra benessere e povertà.
Dove constatare significa passare dall'esistenza caratterizzata da un posto di lavoro fisso, una automobile acquistata a rate ed una casa in affitto al non avere più un'abitazione dove andare a dormire, non poter più godere di un introito sicuro e, di conseguenza, ritrovarsi ad accettare impieghi occasionali, spesso riservati a coloro che raffigurano gli ultimi, squallidi esempi di emarginati sociali.
Oltre al dover subire l'inevitabile mutamento dei rapporti con i figli, in questo caso rappresentati dal piccolo Luca, con il volto dell'esordiente Lupo De Matteo, e dall'adolescente ribelle Camilla, con quello della Rosabell Laurenti Sellers vista nei brizziani Ex (2008) e Femmine contro maschi (2010).
Dove constatare significa passare dall'esistenza caratterizzata da un posto di lavoro fisso, una automobile acquistata a rate ed una casa in affitto al non avere più un'abitazione dove andare a dormire, non poter più godere di un introito sicuro e, di conseguenza, ritrovarsi ad accettare impieghi occasionali, spesso riservati a coloro che raffigurano gli ultimi, squallidi esempi di emarginati sociali.
Oltre al dover subire l'inevitabile mutamento dei rapporti con i figli, in questo caso rappresentati dal piccolo Luca, con il volto dell'esordiente Lupo De Matteo, e dall'adolescente ribelle Camilla, con quello della Rosabell Laurenti Sellers vista nei brizziani Ex (2008) e Femmine contro maschi (2010).
CENTO MINUTI... "TROPPO BELLI"!
Una situazione che il regista, coinvolgendo in piccoli ruoli anche Rolando Ravello e Maurizio Casagrande, racconta ricorrendo in un primo momento a battute ed occasioni per spingere lo spettatore a sorridere; sfruttando in particolar modo la tipica, grottesca romanità accentuata di personaggi di contorno che non avrebbero affatto sfigurato in un film del citato Verdone (si pensi solo alla proprietaria dell'appartamento di periferia interpretata da Paola Tiziana Cruciani).
Ci si riallaccia, quindi, ai consueti stilemi della Commedia all'italiana, da sempre improntata sul saper fare ironia nel dramma, per poi sfociare, però, in toni destinati a diventare più tragici man mano che i fotogrammi avanzano sullo schermo.
Toni, di sicuro, da Neorealismo d'inizio XXI secolo, enfatizzati a dovere attraverso un'ottima regia e una sceneggiatura che, a firma di Valentina Ferlan e Ivano De Matteo, vengono ulteriormente valorizzate da un Mastandrea in stato di grazia.
Come un po' tutto il cast, qui al servizio di un duro, sincero ritratto sociale d'inizio terzo millennio che, nel far notare che perfino il divorzio sia una questione affrontabile soltanto per i ricchi, si rivela, senza ombra di dubbio, tra i migliori lavori presentati presso l'edizione 2012 della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
E chi se lo sarebbe mai aspettato dalla Rodeo drive di Marco Poccioni e Marco Valsania, in passato finanziatrice di veri e propri obbrobri da schermo del calibro di Troppo belli (2005) di Ugo Fabrizio Giordani, con protagonisti i due inespressivi belloni di Mediaset Costantino Vitagliano e Daniele Interrante?
Ci si riallaccia, quindi, ai consueti stilemi della Commedia all'italiana, da sempre improntata sul saper fare ironia nel dramma, per poi sfociare, però, in toni destinati a diventare più tragici man mano che i fotogrammi avanzano sullo schermo.
Toni, di sicuro, da Neorealismo d'inizio XXI secolo, enfatizzati a dovere attraverso un'ottima regia e una sceneggiatura che, a firma di Valentina Ferlan e Ivano De Matteo, vengono ulteriormente valorizzate da un Mastandrea in stato di grazia.
Come un po' tutto il cast, qui al servizio di un duro, sincero ritratto sociale d'inizio terzo millennio che, nel far notare che perfino il divorzio sia una questione affrontabile soltanto per i ricchi, si rivela, senza ombra di dubbio, tra i migliori lavori presentati presso l'edizione 2012 della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
E chi se lo sarebbe mai aspettato dalla Rodeo drive di Marco Poccioni e Marco Valsania, in passato finanziatrice di veri e propri obbrobri da schermo del calibro di Troppo belli (2005) di Ugo Fabrizio Giordani, con protagonisti i due inespressivi belloni di Mediaset Costantino Vitagliano e Daniele Interrante?
COMMENTO FINALE
La cruda realtà dei padri separati d’inizio terzo millennio raccontata ponendo come protagonista un sempre più bravo Valerio Mastandrea affiancato da Barbora Bobulova.
Sotto la regia di Ivano De Matteo, uno spaccato sociale che offre momenti per ridere, ma che punta in maniera principale al dramma; senza mai ricercare la lacrima facile e lasciando intravedere, comunque, un indispensabile briciolo di speranza nel corso della sua fase conclusiva.
Una vera e propria odissea fatta di lavori “in nero”, dormite in automobile e progressiva perdita di sicurezze, tanto realistica quanto capace di coinvolgere non poco lo spettatore dell’Italia finita in preda alla tanto discussa crisi (e non solo lui).
Assolutamente da vedere.
Francesco Lomuscio
http://www.everyeye.it/cinema/articoli/gli-equilibristi_recensione_17567
Sotto la regia di Ivano De Matteo, uno spaccato sociale che offre momenti per ridere, ma che punta in maniera principale al dramma; senza mai ricercare la lacrima facile e lasciando intravedere, comunque, un indispensabile briciolo di speranza nel corso della sua fase conclusiva.
Una vera e propria odissea fatta di lavori “in nero”, dormite in automobile e progressiva perdita di sicurezze, tanto realistica quanto capace di coinvolgere non poco lo spettatore dell’Italia finita in preda alla tanto discussa crisi (e non solo lui).
Assolutamente da vedere.
Francesco Lomuscio
http://www.everyeye.it/cinema/articoli/gli-equilibristi_recensione_17567
Hola Amarcord, disculpa los link estan 100% fuera de linea, los podrías reestablecerlos, muchas gracias
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