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viernes, 25 de octubre de 2013

I viaggiatori della sera - Ugo Tognazzi (1979)


TITULO ORIGINAL I viaggiatori della sera
AÑO 1979
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 108 min.
DIRECCION Ugo Tognazzi
ASISTENTE DE DIRECCION Riccardo Tognazzi, Ramiro De Maez
GUION Alessandro Parenzo, Ugo Tognazzi (Historia: Umberto Simonetta)
MUSICA Xavier Battles, Toti Soler
SONIDO Carlo Palmieri
ESCENOGRAFIA Uberto Bertacca
MONTAJE Nino Baragli
FOTOGRAFIA Ennio Guarnieri
VESTUARIO Uberto Bertacca
REPARTO Ugo Tognazzi (Orso), Ornella Vanoni (Nicki), Corinne Clery (Ortensia), Roberta Paladini (Anna Maria), Pietro Brambilla (Francesco), José Luis López Vázquez (Simoncini), William Berger (Cochi Fontana), Manolo De Blas (Bertani), Deddi Savagnone (Mila), Leo Benvenuti (Zafferi), David Fernandez (Anton Luca)
PRODUCTORA Coproducción Italia-España; Brújula Films S.A. / Jupiter Generale Cinematografica
GENERO Drama

SINOPSIS Italia en un futuro hipotético. Los italianos mayores de cincuenta años se ven obligados a jubilarse y a trasladarse a una urbanización. Un profesional de la radio, a punto de cumplir los 50 y en la cumbre de su carrera, visita ese lugar con su mujer. Allí observan que, periódicamente, se celebra un sorteo y que los ganadores son enviados a un lugar paradisíaco. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortado con HJ Split)


Film di fantascienza "sociale". In un futuro non ben definito il mondo conduce un controllo totale sulla popolazione e ne gestisce il ciclo di vita. Gli anziani, raggiunta una certa età, devono obbligatoriamente recarsi in villaggi vacanze, luoghi senza ritorno, e lasciare spazio alle generazioni successive. I villaggi ovviamente non hanno capacità d'accoglienza infinita e hanno le loro buone regole di smaltimento.
Vedremo la partenza, il viaggio e la permanenza al villaggio di una coppia: Orso (Ugo Tognazzi) e Niky (Ornella Vanoni). Ad accompagnarli gli stessi figli, con annesso nipote, come prevedono le regole. La coppia contesta la situazioni, ha anche gli ultimi singulti di vita da hippy. Orso tenterà anche una fuga ma alla fine cederanno, non c'è proprio via di scampo. Il villaggio-carcere li accoglierà proprio come un all-inclusive di quelli attuali, tranne che da lì non si esce più se non per partecipare a delle "particolari" crociere. Finale da ribelli.
Il film è veramente modesto, privo di continuità tra le situazioni, quasi citazionista. Non so cos'altro ha fatto Tognazzi come regista e mi autocensuro da giudizi ulteriori, sarebbero impietosi verso la sua gloriosa carriera come attore. L'ho guardato per la curiosità della trama, tratta da un romanzo omonimo di Umberto Simonetta, che sottende non poche metafore.
Anche se portato ai limiti, lo stile di vita che ritrae è un j'accuse complessivo non tanto verso il modo in cui viene trattata la terza età quanto la diffusa freddezza e cinismo che travolge sempre più spesso le relazioni umane. Espressioni troppo dirette fanno perdere però interesse, si vorrebbe capire meglio da sé il senso di quello che vedi, invece fa tutto il film e in modo puerile: ti mostra i fatti e te li spiega pure con dialoghi scontati.
Va be', rimane la curiosa storia, si può guardare per questo.
Poche scene di nudo bastarono per vietarlo ai 18, ora "declassato" ai 14... no comment.
Eccessivamente bassa a mio interessato parere, ma qua mi rivolgo all'autore del libro e non a Tognazzi, l'età dell'eutanasia forzata: 49 anni. Santidei, a me oggi rimarrebbero 4 anni prima delle "ferie"! Per non parlare di molti amici frequentatori del blog, veri e propri zombie. In "La Leggenda Di Narayama" (capolavoro!) almeno fino a 70anni si arrivava, e che diamine!
Un solo frame che vale la pena di ricordare: nudo integrale della Vanoni, lato A fratto 2.
http://robydickfilms.blogspot.com.ar/2011/01/i-viaggiatori-della-sera.html
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Nel romanzo I viaggiatori della sera di Umberto Simonetta, pubblicato da Mondadori nel 1976, siamo in un futuro imprecisato: seguendo la sorte che la legge impone a chi sta per compiere 50 anni, una coppia di negozianti milanesi si avvia mestamente verso un villaggio di vacanze ad Arenzano. È subito chiaro che il significato di questo «andare al mare», attraverso i vincenti di una tombola indetta a scadenze fisse, equivale alla «soluzione finale» di hitleriana memoria. In un mondo dove i tredicenni hanno il voto, per gli anziani è finita. Se nel libro c’è un mesto grigiore da commedia crepuscolare, nel film che ne ha ricavato Tognazzi c’è una vernice futuristica...
Il protagonista non è più un commerciante, ma un maturo disc jockey permissivo e parolacciaro come usava ai tempi della sua adolescenza sessantottina: mentre i giovani, naturalmente, sono tutti freddi, incravattati e irreprensibili Altra differenza: sullo schermo gli anziani non si limitano a sfogare le loro angosce in frenetiche attività sessuali, c’è anche un tentativo di resistenza per salvarsi e magari per cambiare la vita. L’idea di un’ecatombe degli anziani nei mondi nuovi che ci riserva il futuro è un’ossessione ricorrente nella fantascienza. Per fermarci al film di Tognazzi, che quando fa il regista predilige i temi apocalittici (ricordiamo Il fischio al naso tratto da Buzzati), il nerbo della narrazione si esaurisce nella trovata iniziale. Poi I viaggiatori della sera tira avanti in maniera prevedibile, puntando forse troppo su un’ambientazione (un villaggio alle Canarie) suggestiva anziché terrificante. Tognazzi sembra più fiducioso di sé come attore che come regista, ma non è al suo meglio. La moglie è impersonata da Ornella Vanoni, attraente e simpatica anche se fuori ruolo: 49 anni non li mostra proprio.

Note di Tullio Kezich - Il nuovissimo Mille film. Cinque anni al cinema 1977-1982 - Oscar Mondadori

Il valore del film, peraltro, risiede soprattutto nella eccezionale bravura e nell’intelligenza di Ugo Tognazzi, uno dei cosiddetti mostri sacri della comicità nostrana, definito da Pasolini “uno degli uomini più buoni e intelligenti” che avesse mai conosciuto. Come regista e sceneggiatore Tognazzi dimostra la sua intelligenza nel modo in cui utilizza il romanzo di Simonetta che fornisce il soggetto: egli non ne riprende solo le situazioni grottesche, la battute salaci, i risvolti boccacceschi, ma ne dà un’interpretazione molto intima, più sul piano della malinconia – come già detto - che su quello della comicità; riesce così a tradurre in immagine non solo ciò che Simonetta ha scritto, ma soprattutto «quel che di inespresso sta oltre la parola scritta. G. Grossini - Cinema Nuovo - 1980

Per quanto riguarda gli elementi fantascientifici che appartengono al film, essi vengono esaltati da un’ottima fotografia e da un’appropriata scenografia, «ruotante intorno alla asetticità dell’ambiente e quindi tanto più fantascientifica delle astronavi di colossal tipo Alien. Il percorso verso il villaggio n. 27, sulle rive del mare, compiuto da questi curiosi “viaggiatori della sera”, per i quali rimandare di qualche ora la “lunga vacanza” è sintomo di vitalità, dà la netta impressione di un domani non troppo lontano che mostra i segni di una civilizzazione disumana. Vasti appezzamenti interrotti da cumuli brunastri di terriccio, simili alla Valle della Morte di Zabriskie Point, locali automatizzati ove un barman-programmatore al computer fornisce bevande e spuntini, sono stati ripresi con tale dose di freddezza compositiva dalla cinepresa, da far dimenticare sia la fabula di supporto, sia il contrasto generazionale» Ibidem
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Orso scoppiato, nome d’arte di Galli, un maturo Dj, e Niky, sua moglie, hanno raggiunto i 50 anni. In virtù delle leggi esistenti nel loro futuristico paese, devono lasciare l’attività, la casa e la famiglia, per recarsi un un villaggio residenziale nel quale soggiornare durante la vecchiaia. In realtà tutti gli over 50 vengono inviati nel villaggio per essere, uno dopo l’altro, eliminati fisicamente, tramite un gioco crudele che assomiglia al mercante in fiera.
Niky e Orso partono così da casa loro in compagnia dei freddi, gelidi figli Anna Maria e Francesco, con il fglio di Anna Maria, Gian Luca. L’arrivo nel villaggio crea due diversi stati d’animo nei coniugi; mentre Orso in qualche modo si rassegna alla situazione, Niky decide di staccarsi da tutto quello che era il bagaglio di esperienze, cose e affetti che aveva nella vita fuori dal villaggio. Così si lascia andare a esperienze sessuali con un giovane addetto del villaggio prima, e con un vecchio conoscente poi.
Ferito, Orso reagisce intrecciando a sua volta una relazione con la giovane Ortensia, anche lei addetta alla sorveglianza. Ma Ortensia è anche un’appartenente ad una organizzazione segreta che ha lo scopo di salvare gli “anziani”, e che infatti salva proprio Orso da una morte sicura. Viceversa il tragico gioco del mercante in fiera destina alla crociera della morte, come viene chiamato il premio in palio per i vincitori, proprio Niky.
L’organizzazione organizza una fuga in massa di anziani, ma tutto sarebbe vanificato se non fosse per l’intervento di Orso che, distraendo il personale, rapisce suo nipote Gian Luca. L’uomo porta il nipotino in giro per un vecchio e polveroso museo, spiegando al bambino, con voce ironica, ma velata di tristezza, com’era anni addietro la vita degli esseri umani. Ma il bambino, forse per gioco, forse no, giocando con la rivoltella del nonno, lo uccide.
Tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Simonetta, I viaggiatori della sera, diretto da Ugo Tognazzi nel 1979, è un crudele, nichilista apologo sulla vecchiaia. Ricorda, in alcune parti, il futuristico La fuga di Logan, almeno nella parte che riguarda il gioco scelto come metodo di selezione dei condannati a morte, che nel caso del film diretto da Michael Bay era il Carrousel, e che invece in questo film è un ben più banale e atroce mercante in fiera.
Un film drammaticamente tetro, intervallato soltanto da qualche breve battuta di Orso, un superbo Ugo Tognazzi, che ha come compagna, nel film, una insospettatamente brava Ornella Vanoni, asciutta e cupa, in perfetta sintonia con il dramma a cui assistiamo. Un film non perfettamente riuscito, sopratutto nelle parti in cui Tognazzi si lascia prendere la mano da un eccesso di stigmatizzazione della società in cui vivono i personaggi, senza approfondire in alcun modo i perchè delle scelte dei giovani, che rinunciano sic et simpliciter, di colpo, al patrimonio di conoscenze, di saggezza degli anziani.
Che poi, in effetti, anziani non sono, come dimostra il limite dei 50 anni in base al quale si viene destinati alla morte sicura. Viiceversa riuscita è proprio la parte che riguarda i rapporti tra i giovani, visti in un’ottica fredda, quasi allucinata, in cui emergono ritratti di personaggi aridi, distaccati, quasi gelidi nei loro comportamenti inumani, simboleggiati per esempio dai due figli della coppia, ansiosi di liberarsi di quello che per loro è diventato un evidente epso. La disinibita, spontanea Niky, naturista convinta, oppure Orso, che usa termini “volgari e beceri”, come tiene a sttolineare Anna maria, sono, nel film, i residui di un mondo dissolto.
Il mondo dei giovani è fatto di rapporti interpersonali assolutamente distaccati: fanno sesso come delle macchine, non hanno emozioni, accettano come una Nemesi il dover trapassare a miglior vita alla soglia dei 50 anni. Viene da chiedersi, però, quanto abbiano contribuito i loro genitori, se la colpa sia solo della società, o piuttosto se non ci sia una grossa parte di responsabilità degli stessi. Domande che non trovano ovviamente rsposte, visto che il film si muove in una direzione ben precisa, il racconto del percorso di Niky e Orso, un percorso che si concluderà tragicamente.
Il finale lascia comunque aperto uno spiraglio di speranza: Orso rinuncia alla sua vita, in fondo, pur di lasciare una speranza al gruppo di Ortensia, una giovane che non vuole il mondo in cui è costretta a vivere, che non accetta lo status quo. Da segnalare infine la buona prova di Corinne Clery nel ruolo di Ortensia.
In definitiva un gran bel film, asciutto e teso, in cui ad alcune carenze strutturali Tognazzi sopperisce con un insospettato mestiere, dirigendo bene i vari attori e sopratutto dando ritmo e sostanza al racconto.


Sinossi
In un mondo neanche tanto futuro chi supera i cinquant’anni viene confinato in campi di ricreazione dove nel modo più gradevole possibile viene elimintato. Il signor Galli, disc jockey cinquantenne con lo pseudonimo di Orso, viene pertanto obbligato ad abbandonare il lavoro e recarsi in un villaggio per vacanze. Ci va con la moglie Nichi e, una volta arrivato, scopre che gli ospiti del villaggio devono partecipare ad un gioco organizzato i cui vincitori vengono imbarcati per una crociera da cui nessuno è mai tornato. Mentre Nichi intraprende un flirt con un altro ospite del villaggio, il protagonista fa amicizia con una donna appartenente all’organizzazione e, nel tragico finale, perpetua lo spirito di ribellione e l’anelito alla libertà che caratterizzano la natura umana.

Dichiarazioni
«Non ho voluto parlare di una lotta tra generazioni. Io e la Vanoni nel film siamo due giovani di oggi trasportati in uno di possibili domani. Difatti vestiamo Fiorucci e ci esprimiamo nel gergo dei ragazzi che si vedono in giro adesso. Ma ci capita di compiere cinquant’anni in una società diversa da quella attuale, in cui lo sviluppo ha dimostrato tutti i suoi limiti. Quindi il potere ha deciso che bisogna spremere al massimo gli uomini nel momento in cui hanno più energie da spendere ed eliminarli quando potrebbero cominciare a riposarsi sugli allori. In questa società tutto è razionalizzato e disumanizzato al massimo, ma il potere, accortamente, si è messo una maschera rassicurante, quella dei giovani. […] Io ho cercato di fare, e non so se ci sono riuscito, un film contro l’assurdità del potere, i suoi abusi commessi nel nome di un’idea e sempre ai danni di una minoranza. […] io sono cresciuto nel fascismo, quando gli ebrei venivano trattati molto peggio dei cinquantenni del mio film […] Oggi dopo il caos, come mi pare che avvenga di solito, potrebbe arrivare un potere nuovo dal volto giovane e razionale, micidiale nella sua perfezione. Probabilmente nessuno lo chiamerebbe fascismo» (U. Tognazzi, “L’Europeo”, 8.11.197)

«La commedia all’italiana si rifornisce dove può. Anche da Umberto Simonetta, più noto come drammaturgo: i suoi romanzi non privi di qualche finezza psicologica, si sviluppano sul registro comico ed è comprensibile che il milanese Dino Risi nel 1969 si rivolga all’opera del suo conterraneo per Il giovane normale […]. Un film non riuscito. Dopo questo incontro sfortunato Simonetta in parte si rifà, nel 1980, con I viaggiatori della sera che Ugo Tognazzi adatta dal romanzo omonimo pubblicato nel 1976. La commedia sfuma nella tristezza, la storia fantascientifica di un futuro dominato dai giovani in cui i cinquantenni sono condannati alla morte dopo un soggiorno in un villaggio di vacanze, è sì affascinante, ma non trova nel film i ritmi giusti per soddisfare lo spettatore» (C: Bragaglia, Il piacere del racconto, La Nuova Italia, Firenze, 1993)

La vicenda messa in scena da Tognazzi pare a metà strada tra la fantascienza e la Commedia all’italiana, prendendo dalla prima alcuni elementi esteriori non banali e dalla seconda alcune belle impennate ironiche, un romanticismo un po’cialtronesco e un suggestiva vena malinconica. Desta invece non poche perplessità la polemica generazionale contro i giovani condotta dell’attore-regista il quale sta invecchiando ma si sente più vivace, intraprendente, anticonformista dei ventenni. Così egli rappresenta questi ultimi come esseri antipatici, freddi, tristi, schiavi dei formalismi, asserviti al sistema repressivo in cui vivono. È evidente che questo gretto moralismo evidenzia tutti i limiti di un vieto luogo comune. Al contrario «I viaggiatori della sera trova i suoi momenti migliori proprio quando, sfogato il didascalismo aggressivo che contrappone le generazioni in un bel duetto pretenzioso ammiccando a qualche ideologia libertaria d’accatto, si riaccosta alle sue origini più sincere: la frattura si nota. Se il primo tempo appare, più di una volta, noioso, stucchevole e didascalico, il secondo invece è soffuso di una vena malinconica che a tratti non dispiace. Pare quasi che la mano non sia più la stessa: è meno incerta, sa dosare le mezze tinte» (S. Masi, “Cineforum”, n. 191, 1980).

Il valore del film, peraltro, risiede soprattutto nella eccezionale bravura e nell’intelligenza di Ugo Tognazzi, «uno dei cosiddetti “mostri sacri” della comicità nostrana, definito da Pasolini “uno degli uomini più buoni e intelligenti” che avesse mai conosciuto» (G. Grossini, “Cinema Nuovo”, n. 263, 1980).

I viaggiatori della sera produce la giusta «valorizzazione di Ugo Tognazzi attore e personaggio, che riesce, pur nella povertà delle intenzioni, a fornirci la misura della propria professionalità […] che sembra avere ormai raggiunto (prosciutti di Parma a parte) i toni del virtuosismo. […] Ornella Vanoni, nella parte di Nichi, ci fa rimpiangere le sue interpretazioni musicali, dimostrando che non sempre la poliedricità può essere una dote» (c.s., “Cinemasessanta”, nn. 133-134, 1980).

Come regista e sceneggiatore Tognazzi dimostra la sua intelligenza nel modo in cui utilizza il romanzo di Simonetta che fornisce il soggetto: egli non ne riprende le situazioni grottesche, la battute salaci, i risvolti boccacceschi, ma ne dà un’interpretazione molto intima, più sul piano della malinconia – come già detto - che su quello della comicità; riesce così a tradurre in immagine non solo ciò che Simonetta ha scritto, ma soprattutto «quel che di inespresso sta oltre la parola scritta» (G. Grossini, Op. cit.).

Per quanto riguarda gli elementi fantascientifici che appartengono al film, essi vengono esaltati da un’ottima fotografia e da un’appropriata scenografia, «ruotante intorno alla asetticità dell’ambiente e quindi tanto più fantascientifica delle astronavi di colossal tipo Alien […]. Il percorso verso il villaggio n. 27, sulle rive del mare, compiuto da questi curiosi “viaggiatori della sera”, per i quali rimandare di qualche ora la “lunga vacanza” è sintomo di vitalità, dà la netta impressione di un domani non troppo lontano che mostra i segni di una civilizzazione disumana. Vasti appezzamenti interrotti da cumuli brunastri di terriccio, simili alla Valle della Morte di Zabriskie Point, locali automatizzati ove un barman-programmatore al computer fornisce bevande e spuntini, sono stati ripresi con tale dose di freddezza compositiva dalla cinepresa, da far dimenticare sia la fabula di supporto, sia il contrasto generazionale» (Ibidem).

In tal modo il quadro apocalittico del futuro non pare affatto onirico e irreale, ma del tutto credibile e “futuribile”. Le ampie immagini del cielo, dei paesaggi, delle interminabili strade contrastano con l’apparizione di palazzoni allucinanti, prodotti da un’urbanizzazione alienante; il commento musicale sottolinea in modo appropriato tali contrasti che, evidentemente, appartengono anche all’Italia degli anni Settanta, e non soltanto ad un ipotetico futuro fantascientifico.

7 comentarios:

  1. bellissimo film che ho visto piú volte...
    grazie per il posting !


    ps.
    sono sempre alla ricerca di dove poter trovare "il fischio al naso" da scaricare o anche solo da vedere in streaming, se qualcuno sapesse qualcosa...
    grazie.
    ;-)

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  2. yeah ! non mancherò all'appuntamento !
    grazie e buona serata !!
    ;-)

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  3. Gran film del genial y único TOGNAZZI.
    Grazie mille Amarcord.

    Un cordial saludo.

    Eddelon.

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  4. Muchas gracias
    Ugo Tognazzi è il numero uno. Se possibile farei una richiesta anch'io: mi piacerebbe vedere un film veramente introvabile, "i giorni del commissario Ambrosio" diretto da Sergio Corbucci, un altro grande del cinema italiano.
    Grazie veramente Amarcord per il tuo bellissimo blog e per l'impegno quotidiano.
    ¡hola!

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  5. Grazie mille, amarcord... è da diverso tempo che lo cerco anch'io, ma è introvabile. Comunque ti ringrazio ancora molto per tutte le rarità che hai pubblicato sul tuo blog. W il cinema italiano!
    Ciao

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