TÍTULO ORIGINAL
Il seduttore
AÑO
1954
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español, Italiano e Inglés (Separados)
DURACIÓN
84 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Franco Rossi
GUIÓN
Ottavio Alessi, Leonardo Benevenuti, Diego Fabbri, Ugo Guerra, ver 6 más
MÚSICA
Carlo Innocenzi
FOTOGRAFÍA
Alfieri Canavero
REPARTO
Alberto Sordi, Lea Padovani, Lia Amanda, Jacqueline Pierreux, Denise Grey, Ciccio Barbi, Mino Doro, Marcello Giorda, Nino Vingelli
PRODUCTORA
Vides Cinematografica
GÉNERO
Comedia
Trama
Alberto, dotato dir grande immaginazione e di uno sfrenato desiderio di avventure amorose, crede di essere seduttore irresistibile. Ha un capo ufficio libertino, al quale racconta molte avventure immaginarie, e cerca poi di mostrarsi veramente quel che s’è vantato di essere. Di sua condizione è un modesto impiegato, sposato alla proprietaria di un ristorante, Norma, che guarda con una certa diffidenza al suo ambiguo desiderio di libertà. Incoraggiato da Jacqueline, una graziosa ragazza francese che è già l’amante di un ricco commendatore, Alberto crede d’aver fatto una conquista importante; in realtà, senza ottener nulla, è costretto ad intrattenere non soltanto Jacqueline ma anche la madre di questa. Approfittando di una serie favorevole di combinazioni, Alberto fa poi credere alla moglie di trovarsi a Parigi in viaggio, e ne approfitta invece per restare a Roma e far la corte ad Alina, moglie italiana di un pilota americano che è spesso assente. Ma da Alina ricaverà soltanto una tenera amicizia. Sbagliando tutto – con chi pensa ai soldi fa il romantico, con chi è romantica lo sfrontato – Alberto finisce col trovarsi nei guai quando, una sera, Jacqueline e Alina si incontrano casualmente, proprio nel ristorante di Norma, la moglie di Alberto. Sarà quest’ultima a sistemare le cose ed a perdonare ad Alberto. Che, sempre innamorato della moglie, si ripromette di diventare un marito fedele mentre Norma decide di sorvegliarlo più da vicino.
Crítica
(...) La farsa – che è diretta da Franco Rossi con brio spigliato e sicuro – ha sì tutte le allegrie, i lazzi, le piacevolezze di uno “scherzo”, ma sovente rivela le cadenze della satira di costume, in un clima che sembra derivato da quel “vitellonismo” provinciale messo di moda in cinema l’altr’anno dal film d Federico Fellini (...). Le ricrea, le ravviva, le sostiene – con una interpretazione che è di certo fra le sue migliori Alberto Sordi finalmente raccolto in un personaggio costruito spesso anche dall’interno, con spontaneità, calore, versatilità e non di rado sapienza. Al suo fianco il terzetto delle “sedotte’’ Lea Padovani, Lia Amanda, Jacquelim Pierreux.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, Roma, 1/10/1954
È il momento di Alberto Sordi. Dopo la sua interpretazione nei Vitelloni, questo attore si è andato conquistando una sempre più larga popolarità. Lo abbiamo ritrovato come interprete di alcune delle più sbellicanti scenette amene degli ultimi tempi. De Sica, che ebbe fiducia in lui fin da Mamma mia che impressione, può esserne soddisfatto (...).
Ugo Casiraghi, L’unità, Milano, 18/11/1954
Controllato da un regista fine e sensibile come Franco Rossi, Alberto Sordi dà una delle interpretazioni più calibrate e sfumate del suo periodo giovanile. Gli è degna partner un’intensa Lea. Padovani. Dalla commedia omonima (1951) di Diego Fabbri.
Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
https://www.comune.re.it/cinema/catfilm.nsf/PES_PerTitoloRB/CD8A21945A93C103C125742E004A4802?opendocument
Alberto è un modesto impiegato che, pur amando la moglie, non riesce a sottrarsi al fascino che esercitano su di lui tutte le belle donne che incontra. La procace passante, la cassiera del bar, la collega d'ufficio, la bella signora straniera: tutte colpiscono la sua fantasia, lo fanno sognare grandi, romantiche avventure, che racconta poi, magnificandole, agli amici, ai colleghi, mentre egli stesso finisce col subire un po' la suggestione delle proprie bugie. Nel vantare le proprie ipotetiche conquiste, Alberto appare sicuro di sé; ma in realtà è un ingenuo, che non riesce a combinar nulla se non per caso. E' il caso che fa di quest'uomo, marito felice, l'amante di una indossatrice francese e lo fa spasimare per la giovane moglie di un aviatore americano. Ma il presunto seduttore non ha l'abilità e l'esperienza necessarie per mandare avanti diversi intrighi amorosi e quando le tre donne, che vantano su di lui dei diritti, si trovano riunite nel ristorante, di cui la moglie è proprietaria, nasce il finimondo. Al povero Alberto non resta altro da fare che fuggire: andrà a fare il minatore nel Venezuela. Ma dopo pochi mesi lo si rivede tranquillo, felice, su di una spiaggia popolare: la moglie gli sorride affettuosamente, come ad un bambino che bisogna perdonare.
https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/il-seduttore/11294/
...Giunto al proprio terzo lungometraggio, Frano Rossi recluta Sordi per farne il protagonista assoluto de Il seduttore (set. 1954; 100 min.), pellicola che rimedita a suo modo I vitelloni felliniani. Il racconto, ambientato a Roma e sceneggiato dal regista con numerosi collaboratori (tra cui Rodolfo Sonego e Leo Benvenuti), gira intorno alle smargiassate di Alberto, assicuratore poco convinto il quale ha la fortuna di avere una moglie benestante (Lea Padovani), che gestisce un florida trattoria. L’ufficio, come pure il ristorante della moglie Norma (che coincide con l’abitazione coniugale), sono percepiti da Alberto come luoghi opprimenti e tediosi e rivestono la medesima funzione negativa che aveva il negozio di oggetti sacri in cui lavorava Franco Fabrizi ne I vitelloni. La vera esistenza di Alberto è costituita dai suoi sogni di seduzione nei confronti di tutte le donne che incontra, sogni che però stentano a trasformarsi in realtà. La moglie, sebbene piacente, non viene degnata di alcuna attenzione dal protagonista il quale dapprima corteggia la francese Jacquelin (Jacqueline Pierreux), un’equivoca mantenuta di un faccendiere (Mino Doro) che finirà presto in rovina e che gliela cede volentieri. Per stare con lei, Alberto rinuncia addirittura ad un viaggio a Parigi. Le delusioni provocategli da Jacquelin, la quale lo sfrutta ecnomicamente senza concerdergli molto, lo portano a corteggiare Alina (Lia Amanda), moglie di un’aviatore americano, perennemente sola in una grande villa a Fregene. Anche questo secondo approccio andrà a vuoto ed anzi provocherà i sospetti e poi le certezze di Norma la quale metterà alle strette il proprio infantile marito.
Alberto è insomma una variazione umoristica del seduttore luciferino interpretato da Fabrizi ne I vitelloni. Mentre quest’ultimo riusciva spesso nei propri intenti, Alberto è un fanfarone ingenuo, dotato di una discreta faccia tosta che però si scontra col fatto che le donne corteggiate non lo trovano così interessante e si limitano a sfruttarlo ai propri fini.
La pellicola inizia come I vitelloni, con una sequenza notturna durante la quale Alberto intontisce di chiacchiere il proprio capoufficio (Ciccio Barbi), spacciandosi per un esperto Don Giovanni; prosegue nella tipica atmosfera giocosa e cinica del cinema felliniano di quegli anni dando modo a Sordi di sfoderare un ricco repertorio di gesti e mimiche che diventeranno abituali del grande attore. Con la moglie, Alberto indossa le maschere del marito premuroso e del lavoratore coscienzioso mentre sappiamo che, nel proprio intimo, odia il lavoro e tollera a malapena la consorte; con le amanti si finge invece un affarista di successo, benestante e prodigo, pur di carpirne i favori; la commedia inscenata dal personaggio, vivace e spiritosa nel complesso, tradisce un tipo umano arido e opportunista, infantile e anche un po’ codardo e descrive un’Italia che ha raggiunto un discreto benessere anche grazie all’apporto del Vaticano, impersonato da un potente monsignore amico di Alberto che lo aiuta e, al tempo stesso, vigila sui suoi vizi.
Il seduttore è una commedia filmata con garbo, sostenuta da un cast perfetto, che soffre però di una certa ripetitività: le figure umane, impostate all’inizio, non vengono realmente sviluppate e si limitano a replicare costantemente il proprio copione.
Il film ottenne un buon successo commerciale.
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http://www.giusepperausa.it/un_americano_a_roma.html
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