TÍTULO ORIGINAL
La notte è piccola per noi
AÑO
2018
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Italiano (Separados)
DURACIÓN
91 min
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Gianfrancesco Lazotti
GUIÓN
Gianfrancesco Lazotti
MÚSICA
Thony, STAG
FOTOGRAFÍA
Giuseppe Pignone
MONTAJE
Pier Damiano Benghi
REPARTO
Michela Andreozzi, Francesca Antonelli, Cristiana Capotondi, Riccardo De Filippis, Gegia, Tommaso Lazotti, Barbara Livi, Teresa Mannino, Francesca Reggiani, Lucrezia Paulis, Ruben Rigillo, Francesco Pizzuti, Andrea Sartoretti, Alessandra Panaro, Philippe Leroy, Rino Rodio, Francesco Sisti, Giselda Volodi, Thony, STAG
PRODUCTORA
Elda Ferri
GÉNERO
Comedia
UN ALTERNARSI DI PERSONAGGI TUTTI VEROSIMILI
Una grande sala da ballo, le storie dei clienti che si intrecciano un sabato sera. Una donna aspetta il suo uomo, sparito da anni senza dare spiegazioni. Un ragazzo e una donna matura si sono dati un appuntamento al buio. Un pugile fallito vuole riconquistare la bella cantante della band. Un ladro incontra una vecchia conoscenza, un maresciallo dei carabinieri, per fortuna distratto da una bella sconosciuta. Quattro professoresse festeggiano una promozione, ma il loro snobismo irrita camerieri e avventori. Una coppia di settantenni gelosi, una cameriera dalla battuta pronta, una cartomante, e altri personaggi ancora animano la pista da ballo.
L'omaggio a Ettore Scola (la figlia Paola è aiuto regista) che chiude il film non fa altro che suffragare il pensiero che sorge in chi sta vedendo il film: alle origini di questa sceneggiatura c'è Ballando ballando diretto dal Maestro nel 1983.
Si tratta però di un omaggio certamente dovuto ma non di un remake. Perché in quel film si ripercorreva mezzo secolo di storia franco/europea mentre qui si scatta una nitida istantanea del presente. Senza stare a scomodare una delle cifre stilistiche del cinema di Robert Altman va riconosciuto a Gianfrancesco Lazotti il grande merito di riuscire a seguire un numero considerevole di personaggi senza far mai perdere allo spettatore il cosiddetto filo del discorso.
Ognuno di loro si staglia nella memoria con caratteristiche precise e quando la camera torna su di lui/lei chi assiste sa esattamente ricollocarlo nella situazione che lo riguardava. Nella Balera romana che fa da set unico (insieme al suo esterno) al film vediamo entrare uno spaccato della nostra società che pur avendo connotazioni locali riesce a divenire manifesto del vivere dei nostri giorni a qualsiasi latitudine.
È un alternarsi di solitudini alla ricerca di una non meglio definita 'compagnia' quello che ci scorre davanti. Ognuno a suo modo la avverte e cerca di attutirne il senso di disagio che provoca. C'è chi è solo in coppia, chi cerca di formarne o riformarne una e chi non riesce a fare a meno di metterne costantemente in pericolo gli equilibri. Non tutti però sono senza speranza. La sceneggiatura consente a qualcuno di intravvedere almeno un barlume di luce in fondo al tunnel senza per questo cercare l'happy end. Questo esito complessivo viene garantito da un casting privo di sbavature in cui ogni attore aderisce con grande verosimiglianza al ruolo che gli è stato assegnato.
Giancarlo Zappoli
https://www.mymovies.it/film/2018/lanotteepiccolapernoi/
Metti una notte, in una balera, incontri e danze di gruppo, solitudini e malinconie in un film un po’ speciale
Ha qualcosa di seducente e crepuscolare e allegramente malinconico (o malinconicamente allegro) La notte è piccola per noi - Director's Cut, e dipende certamente dal luogo in cui una dozzina di esistenze si incrociano o si sfiorano per poi separarsi di nuovo, magari per sempre. Il film di Gianfrancesco Lazotti, che è un omaggio a Ballando Ballando di Ettore Scola, si svolge infatti, in tempo quasi reale, in una balera che, come gli appartamenti che affacciavano sul cortile osservato di continuo da James Stewart ne La finestra sul cortile, è un bellissimo coacervo di umanità e di storie personali, di gioie e di disperazioni, di incontri casuali oppure programmati, e di balli di gruppo.
Al di là del fatto che chi scrive ha l'abitudine di indugiare di tanto in tanto su un canale televisivo dedicato ai balli di gruppo per osservare la perizia o la goffaggine con cui persone dalle più disparate caratteristiche eseguono coreografie più o meno complesse, il ballo sociale è qualcosa di straordinario. Innanzitutto è democratico, perché non conosce limiti di età né di appartenenza, appunto, sociale, e non si porta dietro il giudizio, e non obbliga nessuno a trovare un partner, e prescinde dalla musica alla moda e dalle scarpe alla moda, perché bastano dei sandali dorati… e la piroetta è fatta. Ecco, è questa "democraticità" che si respira prima di tutto in un film speciale perché particolarissimo, un film curato, prima di ogni altra cosa nel montaggio, che rispetta il tempo delle canzoni. E queste canzoni sono irresistibili e nazionalpopolari al punto giusto (si va da "Tanz Bamolina" a "Ma che colpa abbiamo noi" e da "Maracaibo" a "24.000 baci") e costituiscono un patrimonio culturale squisitamente italico che la voce calda, dolce e rotonda di Thony (ah, quanto amiamo questa cantante e attrice) rende ancora più gradevoli e quasi voluttuose. Dalla più bella alla meno orecchiabile, sono la colonna sonora di una notte di incontri, scenate di gelosia, festeggiamenti e brevi fughe, una notte in cui uomini, donne, guardie e ladri cercano la felicità, che poi coincide con l'amore.
Perché chi La notte è piccola per noi lo ha scritto e diretto sa che in fondo tutti cerchiamo l'anima gemella o comunque una qualche emozione, e intelligentemente ha portato il sogno su un palcoscenico ideale, un teatro in cui ciascuno può essere altro da sé: il puglie di Andrea Sartoretti un uomo che è cambiato per la donna della sua vita, la "milfona" di Michela Adreozzi una ragazza che viene dal Nord, Philippe Leroy e Alessandra Panaro una coppia moderna "che si prende una pausa di riflessione". Che poi molti di questi personaggi abbiano qualcosa di triste va da sé, perché ognuno soffre di solitudine e avverte la differenza, la sfasatura, fra la vita che conduce e quella che avrebbe voluto condurre.
Per fortuna i contorni dell'insoddisfazione sono sfumati, e Lazotti i suoi ballerini li ritrae con poche pennellate, e la loro evanescenza basta a dare a ciascuno una sua specificità, cosicché, quando ritroviamo un personaggio dopo un po’ che lo avevamo smarrito, subito ne riprendiamo le fila. Non sempre accade, quando si affronta una vicenda corale, e non è facile nemmeno parlare dei nostri tempi senza cadere in una facile sociologia o nel buonismo e in una denuncia dei pregiudizi che sa di vecchio. Qui l’individuo razzista e un po’ snob, ad esempio, c’è, ma non prevarica sugli altri, e le sue stupide proteste si stemperano al ritmo di un tango o di un waltzer e delle battute bonarie di una Cristiana Capotondi dalla parlata simpaticamente romana. A lei il regista toglie quell’aura seriosa che alcune interpretazioni inevitabilmente le hanno dato, e la sua cameriera dai capelli a caschetto diventa un po' cartone animato. Anche i suoi compagni di dancing hanno qualcosa del fumetto, anzi, sembrano quasi usciti dalla matita di Federico Fellini o Paolo Virzì. Alcuni sono caratterizzati meglio di altri, certo, ma il bello è che nessuno è borderline, e nessuno ha i vestiti sbagliati, visto che ai costumi ha pensato l'ottimo Massimo Cantini Parrini.
Non si affida a star sovraesposte La notte è piccola per noi - Director's Cut, perché non subordina mai la storia agli attori e alle loro tirate. E’ un film contemporaneo e insieme senza tempo, magari non perfetto ma capace di conquistarci piano piano, lasciandoci, a fine visione, con la curiosità di conoscere i destini di ogni personaggio una volta chiusa la balera. Per alcuni ci siamo divertiti a immaginare una conclusione. Per gli altri… aspettiamo un sequel.
Carola Proto
https://www.comingsoon.it/film/la-notte-e-piccola-per-noi-director-s-cut/54856/recensione/
FRASI CELEBRI DI LA NOTTE È PICCOLA PER NOI - DIRECTOR'S CUT
Naomi (Federica Victoria Caiozzo): La Naomi's Band e il locale vi danno un caloroso benvenuto a questa serata che si annuncia fantastica, perché sarà fantastica? Ma perché ci siete voi!
Ghega (Michela Andreozzi): Scusami, t'avevo preso per un cameriere, scusa!
Cosimo (Tommaso Lazotti): No, ma de che...mica c'è niente di male, signora!
Ghega: Come signora? Signora a me?! Ma m'hai visto?!
Uomo robot (Rino Rodio): Non è che ti serve un passaggio per caso? Però ho il furgone
Enrica (Teresa Mannino): Non sono mai salita su un furgone!
Voce off: Ma poi Oscar Wilde diceva la stessa cosa tua, perché diceva che felicità non è avere ciò che si desidera, ma desiderare quello che uno ha!
Sabbrina (Cristiana Capotondi): Bella! M'è piaciuta! Oh, non so chi sia sto Oscar Wilde, ma io qua dentro glie farei fa er capo cameriere!
Sabbrina: Guardati intorno, guarda quanti uomini ce stanno! Quer secco lì che c'ha che non va?! C'ha pure un bel lavoro, fa il centralinista all'INPS! È un lavoro!
Sabbrina: Va beh che se te va male come cameriere, puoi sempre ripiegare sulla laurea! Però siamo ottimisti, eh!
Furio (Philipe Leroy): Io invece sono fortunato!
Adelina (Alessandra Panaro): Cazzo, Sebastia', io ti sto scaricando e tu fai il premuroso, ma fa qualcosa! Mandami a cagare!
Facce di ogni età, dai 20 agli 80, qualcuna ritoccata, espressioni divertite ma anche tragiche. Cosmesi coraggiose, zigomi glitterati, capelli fonati, camicie dai colli spericolati, scollature ammiccanti, sederi che esigono di essere guardati, tacchi sottili, accessori alla moda (non necessariamente quella attuale).
Tra i tanti volti ci sembra di riconoscere Cristiana Capotondi, Teresa Mannino, Michela Andreozzi, Philippe Leroy…
Uno strano posto questa balera romana, alle porte della città, dove ogni sera si fa festa al ritmo di canzoni pop quelle che sono un po’ la colonna sonora delle nostre vite dagli anni ’60 ad oggi.
È il luogo che Gianfrancesco Lazotti, il regista, ha scelto di raccontare nel film «La notte è piccola per noi», al cinema dal 14 marzo.
Ma, Gianfrancesco, lei frequenta le balere?
«No, onestamente no. Il fatto è che sono fatalmente attratto da tutto ciò che non so fare e che forse non avrei il coraggio di fare. Ballare e cantare, ad esempio. Io, in una balera o in una discoteca, sono quello che se ne sta tutta la sera con il bicchiere in mano a osservare quelli che si scatenano in pista. A forza di osservare a un certo punto mi è stato chiaro che quelle mosse contenevano messaggi ed erano messaggi piuttosto precisi, difficili da fraintendere, per chi frequenta le piste da ballo».
Ovvero? Questi messaggi che cosa contengono?
«Attraverso i movimenti del proprio corpo una persona può mostrare dei lati di sé meno visibili abitualmente, qual è il suo modo di stare al mondo, qual è o quale sarebbe la sua vera natura, le sue aspirazioni. Tutte cose che a parole non verrebbero fuori con la stessa precisione. Le parole possono essere un intralcio alla comprensione. Il ballo no».
Ma come è arrivato, poi, a decidere di fare un film ambientato proprio in una balera?
«Andiamo per ordine. Io capito in balera una sera di qualche anno fa, era la prima volta e resto colpito da varie cose, prima di tutto lo spazio; la pista da ballo è grande come un campetto di calcio, poi dal numero delle persone che la calpestavano simultaneamente. Alcuni procedevano e indietreggiavano in sincrono, seguendo una stessa sequenza di passi, si chiama “ballo sociale”, altri performavano in proprio. Mi ha colpito anche la band, cinque ragazzi pronti ad affrontare qualunque richiesta del pubblico e capaci di riarrangiare all’istante qualunque pezzo per renderlo ballabile. Le assicuro che ci vuole talento. Insomma, le persone che erano con me si buttano in pista e io no. Per ingannare il tempo comincio a gironzolare tra i tavoli e colgo frammenti di frasi, scambi di battute prive di senso, perché non ho sentito né il prima né il dopo, ma non prive di sostanza. Quella sostanza è il film. Non ho fatto altro che immaginarmi le vite e le storie delle persone che ho incrociato partendo, come un investigatore, da quei pochi elementi che mi trovavo sul tavolo».
Come ha selezionato le canzoni per la colonna sonora?
«Sono state suonate live dagli Stag e Thony: abbiamo fatto un lavoro comune di ricerca dei pezzi e un successivo lavoro sugli arrangiamenti in modo che le sonorità e il sapore fossero quelli giusti. Non è stato facile all’inizio, alcuni brani sono stati riarrangiati più volte ma non eravamo mai del tutto convinti, poi a un certo punto, Marco Guazzone mi fa una proposta di cover sul brano “Che colpa abbiamo noi” dei Rokes, ci guardiamo e diciamo: è lei! Lì dentro c’era la balera ma c’erano anche un po’ gli Stag. Da quel momento abbiamo avuto tutti le idee più chiare. Anche per Thony non è stato facile, lei in genere canta in inglese, eppure quando la vedi sul palco, conciata da “Naomi”, la front women della band, sembra che non abbia fatto altro nella vita».
Poi avrà dovuto convincere un produttore a investire sul progetto e anche gli attori protagonisti a crederci. Come è andata? Un’impresa ardua?
«Ho scritto una sceneggiatura; è piaciuta, ma ho capito che tutti consideravano la balera un luogo per anziani nostalgici. Io lo negavo ma non mi credevano. Allora ho deciso di portarceli tutti, per far capire loro la vitalità che c’è nella balera, ci ho portato prima i produttori e poi gli attori principali, Andrea Sartoretti, Thony, Francesca Reggiani, Philippe Leroy… in tutti credo sia scattato qualcosa, dopo quella sera, uno slancio che mi sono portato dietro durante tutta la lavorazione. Eh sì, perché credetemi, la balera è contagiosa! Parola di uno che non ha mai ballato né cantato nella vita».
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