TÍTULO ORIGINAL
La morte cammina con i tacchi alti
AÑO
1971
IDIOMA
Italiano y Español (Opcionales)
SUBTÍTULOS
Español e Inglés (Opcionales)
DURACIÓN
105 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Luciano Ercoli
GUIÓN
Ernesto Gastaldi, Mahnahén Velasco, Manuel Velasco, Dino Verde
MÚSICA
Stelvio Cipriani
FOTOGRAFÍA
Fernando Arribas
REPARTO
Frank Wolff, Nieves Navarro, Simón Andreu, Carlo Gentili, George Rigaud, José Manuel Martín, Fabrizio Moresco, Luciano Rossi, Claudie Lange
PRODUCTORA
Coproducción Italia-España; Atlántida Films, Cinecompany
GÉNERO
Thriller. Intriga
Si con algo podemos contar del género giallo es que habrá asesinatos, mujeres hermosas y múltiples giros de trama. El término (que traduce como ‘amarillo’ en italiano) hace referencia a las novelas de misterio que se popularizaron después de la época fascista, con llamativas portadas de dicho color. En apenas su segundo largometraje, Luciano Ercoli (más conocido como un exitoso productor durante los sesentas y realizador de otros sublimes ejemplos de género, The Forbidden Photos of a Lady Above Suspicion y Death Walks at Midnight) crea una compleja red que parte del asesinato de un ladrón de joyas en un tren. La historia nos introduce subsecuentemente a su hija, una bailarina exótica interpretada por Susan Scott (también conocida como Nieves Navarro y esposa y musa de Ercoli durante toda su vida). Sin duda, la cámara ama tanto a Navarro como el mismo Ercoli. Ella es la fuerza centrífuga de la cinta y a pesar de tomar decisiones irracionales — como el de abandonar todo en su vida para marcharse con un acosador adinerado al cual apenas conoce — siempre representa una figura fascinante. Death Walks on High Heels es un giallo que favorece la investigación y el misterio sobre el escenario estilizado multicolor de autores como Mario Bava o Dario Argento (quizás el director responsable de brindar éxito internacional al género). El guion del veterano Ernesto Gastaldi presenta un reparto extenso y una multitud de motivaciones para definir sus acciones — después de todo, un buen giallo nos hace adivinar hasta la última escena. También, similar a lo que hace Hitchcock en Psycho, la historia cambia de perspectiva abruptamente y nos introduce a nuevos personajes (incluidos un par de detectives tratando de resolver el misterio al mismo tiempo que la audiencia y proporcionando un poco de ‘comic relief’). Más que un género de reglas preestablecidas, el giallo representa una oportunidad para explorar diferentes temáticas en su faceta como thriller híbrido (nunca lejos de la explotación, pero tampoco de la comedia y el horror). Death Walks on High Heels es, sin duda, uno de sus más entretenidas propuestas.
Román Rangel
https://medium.com/el-otro-cine/la-morte-cammina-con-i-tacchi-alti-1971-6adaf31811b2
Il regista romano Luciano Ercoli ha realizzato negli anni settanta otto film, di cui i primi tre – nonché i più apprezzati dalla critica – appartengono al filone del giallo all’italiana. La morte cammina con i tacchi alti (1971) è il secondo di questa trilogia ideale, che iniziò l’anno precedente con Le foto proibite di una signora perbene e si chiuse nel 1972 con La morte accarezza a mezzanotte. La morte cammina con i tacchi alti è un buon film che ricalca tutti gli stilemi classici del giallo all’italiana di fine anni sessanta/inizio anni settanta e che si lascia apprezzare per la trama contorta in cui chiunque è sospettato e chiunque può essere colpevole: ma alla fine il colpevole sarà uno solo. La morte cammina con i tacchi alti è un giallo piuttosto lungo (dura quasi due ore) che sicuramente stimolerà gli appassionati del genere, ma molto difficilmente verrà apprezzato da chi non è avvezzo con gli intrighi tipici del filone.
Trama:
Nicole Rochard (Nieves Navarro alias Susan Scott) fa la spogliarellista nei night club di Parigi e tira avanti la bottega anche per il suo fidanzato, tale Michel Aumont (Simon Andreu), alcolizzato e perdigiorno. La sua vita cambia quando il padre rimane implicato in un fatto di cronaca nera: quest’ultimo, mentre si trovava su un treno diretto in Spagna dopo aver rubato un mucchio di diamanti, è stato ucciso da chi con tutta probabilità cercava la refurtiva, che però non è stata trovata neanche dall’assassino. Nicole nega davanti alla polizia di aver ricevuto dal padre i diamanti, ma c’è chi è convinto che menta: infatti c’è un misterioso killer dagli occhi azzurri che, armato di rasoio, minaccia e terrorizza Nicole. Quando questa trova nel bagno dell’appartamento che condivide con Michel un paio di lenti a contatto azzurre, è convinta che sia lui a terrorizzarla e così accetta le avances di un uomo distinto che ha conosciuto in un night club durante uno spettacolo: quest’ultimo è il dottor Robert Matthews (Frank Wolff), stimato dottore londinese che si trovava a Parigi per affari.
Nicole parte per Londra con Matthews e i due si accasano in un cottage sulla costa, poco distante dalla capitale inglese. Qui Matthews fa a credere a tutti gli abitanti del luogo che Nicole sia sua moglie, onde evitare pettegolezzi, e talvolta la lascia sola per partire per i suoi viaggi d’affari. Intanto un misterioso voyeur spia tutte le notti Nicole quando questa, prima di andare a dormire, si spoglia; quest’ultimo assiste però anche ad una scena bizzarra: una sera che Nicole è a casa da sola, essendo Matthews partito per Londra, riesce a vedere una figura in nero che fa visita alla ragazza e che, dopo averle parlato, le offre dei soldi, che Nicole nasconde in un piccole baule. Quando la mattina seguente Matthews ritorna al cottage di Nicole non c’è nessuna traccia. Inoltre poco dopo, mentre sta visitando un paziente cieco, Matthews viene assalito a colpi di pistola da un misterioso assassino che indossa delle scarpe femminili col tacco alto; ma egli, benché colpito, rimane in vita e si riprende in pochi giorni.
Intanto un peschereccio ripesca il cadavere di Nicole. Sulla sua morte e sull’attentato a Matthews indagano l’ispettore Baxter (Carlo Gentili) e il suo aiutante Bergson (Fabrizio Moresco), che scoprono tra le altre cose che è presente sull’isola anche Michel, il fidanzato dell’ormai defunta Nicole. Quest’ultimo, giunto sul luogo per gelosia, dice di aver passato tutta la notte a bere al pub del villaggio, come confermano diversi testimoni. L’autopsia rivela che Nicole, al momento del ripescaggio, era morta da poche ore e quindi ciò scagionerebbe Michel da ogni sospetto. Michel però è parecchio risentito per la morte di Nicole e pensa che la colpevole sia la moglie di Matthews, dal momento che avrebbe sentito da qualcuno nel villaggio che la notte in cui Nicole morì si era vista una donna sconosciuta all’interno del villaggio. Vanessa Matthews (Claudie Lange) viene quindi tartassata dall’ispettore Baxter e alla fine confessa di aver offerto a Nicole dei soldi per lasciar perdere suo marito, ma nega di averla uccisa. E infatti, la sera stessa, anche Vanessa verrà uccisa a colpi di lama dal killer dagli occhi azzurri.
Giunto sul luogo del delitto, l’ispettore Baxter trova un indizio importante: una lente a contatto azzurra. Si scopre quindi che il killer indossa lenti colorate per depistare gli aggrediti a proposito della sua identità (infatti agisce con il volto coperto da un passamontagna che gli lascia scoperti unicamente gli occhi). Inoltre l’ispettore Baxter formula un’altra sagace ipotesi: scopre che l’assassino di Nicole ha ritardato la decomposizione del suo corpo circondando il suo cadavere con dei pilastri di ghiaccio e poi inabissandola temporaneamente legandola ad una corda che viene ritrovata legata al molo dietro il cottage in cui la vittima si trovava. Di conseguenza, nonostante la polizia stesse indagando anche sul capitano Lenny (George Rigaud), un anziano marinaio ormai in pensione e con l’hobby del voyeurismo (si scopre infatti che era lui a spiare Nicole), e su Hallory (Luciano Rossi), il custode un po’ sospetto del cottage di Baxter, i sospetti tornano a pendere soprattutto su Michel, il cui alibi viene improvvisamente meno.
Proprio Michel nel frattempo riesce a trovare l’unico testimone dell’attentato a Matthews, il paziente cieco che il dottore stava visitando al momento del tentativo di delitto subito. Quest’ultimo, dopo essere stato minacciato ed aggredito da Michel, confessa alla polizia di non essere cieco dalla nascita, ma di aver subito un trauma agli occhi a causa di un utilizzo negligente da parte del padre di Nicole di una fiamma ossidrica, con la quale i due avevano aperto la cassaforte contenente i diamanti. Il padre di Nicole poi era fuggito con la refurtiva e gli aveva promesso che gli avrebbe consegnato la sua parte a tempo debito, ma la sua improvvisa morte non gli aveva lasciato il tempo di mantenere la promessa data. Michel intanto nota strani movimenti all’interno del cottage in cui morì Nicole, e vedendo al suo interno Hallory travestito da donna crede di aver individuato l’assassino (che infatti indossava con il tacco alto): ma improvvisamente irrompe la polizia che, trovando addosso a Michel delle lenti a contatto azzurre, lo arresta e chiude il caso. Vengono inoltre rinvenuti nel cottage i diamanti rubati, che quindi venivano custoditi da Nicole.
Il caso sembra finalmente risolto, ma non tutto quadra. Per quale motivo infatti Michel partecipava così attivamente alle indagini? E cosa aveva fatto la moglie di Baxter a Michel per essere uccisa? E inoltre perché Michel, dopo aver compiuto il delitto, non era rimasto a cercare i diamanti nel cottage ma si era precipitato a bere al pub? E’ solo grazie ad una battuta casuale del pescivendolo del luogo che Baxter capisce che l’assassino non è Michel, ma Matthews: infatti si capisce che egli era socio d’affari con il padre di Nicole e che una settimana prima aveva comprato dal pescivendolo in questione una grande quantità di ghiaccio. Ma Matthews, dopo aver raccontato all’ispettore ogni cosa (le lenti azzurre messe prima nel bagno e poi nella giacca di Michel, l’omicidio di Nicole e della moglie – la quale aveva tentato di ucciderlo per il suo tradimento con Nicole) tira fuori una pistola e ammanetta tutti, ma Michel è più svelto di lui e, dopo una scazzottata tra duri lo costringe alla resa.
Commento:
La morte cammina con i tacchi alti è uno di quei thriller all’italiana in cui l’elemento portante della vicenda è un fatto legato ad una grossa somma di denaro. E mentre in molti film del genere il fatto che dà il via agli omicidi è un’eredità o l’ingente premio di un’assicurazione (La coda dello scorpione, Lo strano vizio della signora Wardh, Tutti i colori del buio, Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave di Sergio Martino,Sei donne per l’assassino e Reazione a catena di Mario Bava, Il dolce corpo di Deborah di Romolo Guerrieri, Così dolce… così perversa di Umbero Lenzi, etc…) qui l’oggetto della brama dell’assassino è una partita di diamanti rubati, dal valore inestimabile. Tuttavia, a causa della lunga durata del film e della lentezza della narrazione – ma anche dei continui colpi di scena – lo spettatore viene portato da Ercoli a perdere di vista il fatto determinante delle minacce fatte a Nicole (i diamanti) e a dubitare quindi di tutti i personaggi, e quindi sia di quelli che potrebbero essere legati alla questione dei diamanti rubati (Michel, Matthews) sia di quelli che sembrano svincolati da essa (Vanessa Matthews, l’inquietante Hallory, il capitano Lenny).
Ed Ercoli riesce bene nel suo intento, non c’è che dire, al punto che mescola continuamente le carte in tavole mostrandoci personaggi sospetti sempre diversi: quello che terrorizza Nicole a Parigi e che uccide Vanessa a Londra ha gli occhi azzurri e indossa un passamontagna, quello che fa visita a Nicole sembra voler contrattare, quello che attenta alla vita di Matthews ha lunghi capelli rossi ed indossa degli stivali femminili. Così facendo, inoltre, Ercoli riesce anche per qualche tempo a sviare i sospetti sul vero assassino, dal momento che anch’egli ha subito un attentato da quello che si presumerebbe essere il killer. Ma lo spettatore avvezzo al filone giallo italiano capisce che c’è qualcosa che non quadra, e che gli assassini (o meglio gli attentatori) potrebbero essere più di uno (Reazione a catena), forse addirittura in combutta fra loro (Lo strano vizio della signora Wardh). Gli attori, in ogni caso, sono tutti bravi a interpretare un ruolo in qualche modo sospetto, a partire da Andreu e Wolff e senza dimenticare Luciano Rossi (sinistro ed ossigenato come anche in Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile) e un sempre impeccabile Rigaud (Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? ma anche Una lucertola con la pelle di donna e Tutti i colori del buio).
Le atmosfere che si respirano nel film sono buone: si parte con una Parigi notturna, fatta di spettacolini osé e luci al neon, e si passa poi ad un remoto villaggio sulla costa inglese, in cui tutti gli abitanti sembrano sospetti e si respira un’aria più misteriosa. Ercoli sfrutta bene anche i cliché del genere riguardando i personaggi: ci mette dentro infatti il professionista al di sopra di ogni sospetto, lo scavezzacollo straniero, il vecchio guardone, il custode minorato e taciturno con una sessualità repressa, la spogliarellista, la moglie tradita e persino un venditore di ghiaccio palesemente gay! In tutto questo ben di dio – in modo molto maggiore rispetto alla media dei gialli italiani – rivestono una certa rilevanza anche l’ispettore Baxter, tagliente nelle risposte e talvolta comico nelle sentenze (nel finale si vanterà prendendosi il merito della risoluzione della faccenda, quando in realtà senza la battuta casuale del pescivendolo che passava di lì in quel momento preciso avrebbe incriminato la persona sbagliata!) e il suo aiutante Bergson (poco sveglio e molto impacciato, che parla solo con le frasi fatte del tipico aiuto-ispettore).
Certo, come spesso capita in questo genere di film non tutto appare verosimile: molte concatenazioni di eventi appaiono poco realistiche per non dire addirittura tirate per i capelli. Espedienti narrativi come le lenti a contatto cacciate a forza nel bagno e nella giacca altrui sono quasi impensabili, per non parlare del trucco del ghiaccio (ma come gli saranno venute certe cose ad Ercoli?); tuttavia, non si può negare che a questo proposito non c’è nulla di nuovo sotto il sole, nel senso che molti film del genere, persino i migliori (Profondo Rosso) sono fondati spesso e volentieri su questi mezzucci un po’ improbabili, ma che comunque fanno sugo per il fanatico di gialli all’italiana. Per il resto, buona la fotografia, nella media la colonna sonora (molto anni sessanta) e purtroppo un po’ scarso sia il contributo splatter che quello erotico (una Nieves Navarro che si spoglia con il contagocce e che non osa mai veramente); ma tutto sommato La morte cammina con i tacchi alti è una visione avvincente per gli amanti del genere, a patto che si metta un po’ da parte la verosimiglianza e la lungaggine narrativa.
https://bmoviezone.wordpress.com/2011/01/10/la-morte-cammina-con-i-tacchi-alti-1971/
Una spogliarellista del Crazy Horse di Parigi (Susan Scott), si ritrova in un mare di guai quando suo padre (che era in possesso di una grossa quantità di diamanti) viene ucciso. Convinta che il responsabile sia suo marito sotto mentite spoglie, la ragazza scappa con un altro uomo in un paesino lontano dalla città, ma poco dopo viene trovata morta. La Polizia inizia le indagini per trovare il responsabile del delitto, ma altre persone muoiono, uccise da una presenza ignota. Un po’ alla volta viene fuori una storia complicatissima di ricatti, furti, omicidi e personalità non troppo limpide.
LA MORTE CAMMINA CON I TACCHI ALTI è un ingarbugliatissimo thriller che, rivisto oggi, appare datato e con una trama inutilmente complicata. La sceneggiatura (di Ernesto Gastaldi) non sta troppo in piedi, mentre le piste che dovrebbero condurre al colpevole vengono spiegate a voce dal commissario, proprio perché non è facile riuscire a seguire quello che succede senza perdere il filo: ogni 5 minuti accade qualcosa che smentisce i fatti precedenti o che aggiunge carne al fuoco, che però dopo poco diventa davvero troppa.
La storia poliziesca in sé (che è la parte più sostanziosa del film) non è molto interessante e dopo un’ora, una volta capito che tanto non succederà nulla di esaltante (e purtroppo il sospetto dello spettatore trova conferma in seguito) la noia comincia a prendere il sopravvento ed è un peccato, perché se la vicenda fosse stata meno incasinata sarebbe potuto venir fuori qualcosa di più divertente.
Susan Scott è bellissima e ha una grande presenza, peccato che la sua morte arrivi in fretta. Altra presenza notevole in LA MORTE CAMMINA CON I TACCHI ALTI è Luciano Rossi, bravo come al solito nella parte del tipo vizioso e dissociato mentalmente. Se togliamo qualche nudità, un po’ di tette e gli omicidi all’arma bianca (molto soft e poco efferati) di questa pellicola di Luciano Ercoli rimane ben poco.
Altro punto dolente sono i pallidi siparietti comici che vengono imbastiti, con luoghi comuni (il gay effeminato) e patetici battibecchi fra il commissario e il collega, infarciti di battutine irritanti che non fanno ridere. Nonostante tutto però, LA MORTE CAMMINA CON I TACCHI ALTI può vantare un gran numero di fans e da molti viene considerato un classico del giallo all’italiana; ciò non toglie che, visto oggi, l’impressione sia quella di assistere a una pellicola invecchiata male e ben poco interessante.
Consigliato solo ai feticisti del giallo italiano, disposti a passare sopra a mille difetti e capaci di trovare qualche pregio anche a pellicole oggettivamente poco riuscite.
http://clubunderground.altervista.org/la-morte-cammina-con-i-tacchi-alti-luciano-ercoli/
i link 2,3,4 non funzionano
ResponderEliminarCiao
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