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lunes, 7 de mayo de 2012

Abissinia - Francesco Martinotti (1993)


TÍTULO ORIGINAL Abissinia
AÑO 1993
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 87 min. 
DIRECTOR Francesco Ranieri Martinotti
GUIÓN Francesco Ranieri Martinotti, Fulvio Ottaviano (Historia: Francesco Ranieri Martinotti, Michele Corsi)
MÚSICA Fiorenzo Carpi
FOTOGRAFÍA Mauro Marchetti
REPARTO Enrico Salimbeni, Mario Adorf, Luca Zingaretti, Danila Pisano, Milena Vukotic, Elena Cantarone, Paki Valente, Grazyna Szapolowska
PRODUCTORA Interfilm
PREMIOS 1993: Premios David di Donatello: Nominada Mejor ópera prima
GÉNERO Drama 

SINOPSIS Antonio (Enrico Salimbeni) trabajaba de camarero en un gran restaurante, del que fue echado a patadas. Al día siguiente de aquel incidente, se despierta en el restaurante de una playa, donde consigue empleo. Un lugar lleno de pasión, mentiras e intriga, con toda una serie de personajes: Enzo el propietario (Mario Adorf); Armida la cocinera; Marco el lavaplatos; la sobrina de Enzo, Silvia; y la hermosa Francesca, una sensual ex-cantante. Premio David Di Donatello a mejor dirección nobel en 1993. (FILMAFFINITY)


Trama 
Antonio, venticinque anni, fa il cameriere stagionale in un mega ristorante. Licenziato su due piedi, ruba l'intero incasso. Pestato a sangue dai buttafuori del locale, viene abbandonato sul ciglio di una strada di campagna. La mattina dopo si sveglia in una cadente costruzione anni sessanta. Ce l'ha portato Enzo Pagnini, proprietario del "Titano", fatiscente ristorante in riva al mare, in una zona così periferica da meritarsi il nome di Abissinia. Pagnini assume Antonio come cameriere, a fare cosa non si capisce bene, visto che in quel posto non ci va mai nessuno: il "Titano" infatti è popolato solo da chi ci lavora: la cuoca Armida, il lavapiatti Marco e Silvia, la nipote del proprietario. Ma c'è anche un'altra presenza che si aggira per il locale: Francesca, sensuale quarantenne ex cantante di balera, bella donna insoddisfatta che promette guai. A rompere l'atmosfera immobile del "Titano" è l'arrivo di Renato Santalmassi, ex bagnino, bello e strafottente. Pagnini diventa insofferente. Rimanda a casa la nipotina Silvia. Licenzia Armida e non fa nulla per trattenere Marco che, stanco di fare il lavapiatti, ha deciso di andarsene. Le valigie sono pronte, anche Francesca sta per lasciare il "Titano" e tutto il suo passato. Renato la porta via per sempre. Pagnini ha preparato il pranzo d'addio. E' il momento dei chiarimenti, si mangia, si beve, ma la conclusione del banchetto non è quella che si aspettava Francesca. Ora al "Titano" sono rimasti in tre: il vecchio Pagnini, ombroso e impassibile; Francesca disperata e ormai disposta a tutto pur di uscire da quella gabbia e, stretto tra i due, Antonio, sempre più risucchiato in un pericoloso gioco di passioni e menzogne...
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È uno di quei film che avrebbero meritato di più dalla vita. Girato con pochi mezzi, ricorda i tempi belli del cinema italiano. Il film racconta una gran voglia di fare cinema, una gioia di girare che è persino ammirevole. Chi ha girato il film, come chi lo ha prodotto, ha meno di trent’anni, appartiene a una nuova generazione di autori che sta nascendo. Ma che è costretta a crescere in un mare di difficoltà, prevalentemente produttive, ma non solo. A loro l’industria chiede prodotti di «serie », prototipi capaci di simulare modi e linguaggi dell’universo televisivo o pubblicitario.
Walter Veltroni

"Martinotti, pur non potendo fare a meno di Visconti ('Ossessione') e di talune atmosfere B-movie, riesce a contornare i personaggi e le atmosfere di un alone poveristicamente pesante. Suggerendo egregiamente le difficoltà del futuro" (Segnocinema)."Sono ben scelti e ben diretti gli attori, il suono in presa diretta è imperfetto, l'equilibrio della narrazione si rompe nell'ultima parte precipitosa e affastellata. La qualità dell'autore è più che promettente. Per le strade assolate e affollate di Riccione (il più grande turistificio d’Europa, 130. 000 posti letto) procede un’automobile che ha sul tetto una bara proveniente dal locale più spento della città, l’obitorio: dalla bara arriva la voce del protagonista che racconta l’avventura buia di solitudini, violenze, gelosia, delitto, truffa, che l’ha portato a morire. Abissinia è detta “una zona di 4 5 chilometri, il luogo più triste che si possa immaginare”. Lì si trova il ristorante sul mare Titano, un rifugio di anime perdute sempre deserto, senza clienti, con molte mosche.
Lietta Tornabuoni (La Stampa)

Direi che Francesco Martinotti, nel girare il suo Abissinia ha pensato a ossessione di Visconti. Nel soggetto di Abissinia c'è più di un'ombra del romanzo di James Cain che ispirò Visconti, Il postino suona sempre due volte. Il marito cornuto, l'amante bel figo di paese, un sesso cieco e maledetto, la donna vogliosa mentre l'età sfiorisce; e poi un luogo perduto al mondo, un ristorante cui le serate non portano clienti. Infine, un delitto. La differenza con Ossessione sta nel fatto che in Abissinia gli assassini non sono gli amanti.
Enzo Siciliano

E' un'Abissinia che sta in pochi chilometri di assurdo deserto, tra Misiano e Riccione, nell' epicentro del divertimentificio piu' kitsch. Qui, in un ristorante "maledetto", senza clienti, si incrociano tragicamente i destini di: un giovane cameriere, ragazzotto da discoteca senza ideali ne' proteste; il padrone, ex maitre di lusso; la sua donna, ex ugola d' oro che ora lo guarda in cagnesco. Comprimari: lo sguattero che ha letto Hesse, la cuoca, un bagnino magnaccia che ha fatto fortuna. Mescolate tutto nella bella sceneggiatura di Ottaviano e Martinotti, aggiungeteci il fascino del "neon realismo", gli sguardi bastonati ma ribelli del bravo Enrico Salimbeni e avrete questo film che incuriosisce fin dall' inizio mandando nella buca "noir" alcune psicologie ben trattate, con ottimi tempi di cinema, ottimo cast, tenuta di stile. Con un fine: dimostrare comunque il degrado italiano nel comportamento quotidiano, ed e' questo il lato del film che piu' apprezziamo.
Maurizio Porro (Corriere della Sera)

 

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