TÍTULO ORIGINAL La vita agra
AÑO 1964
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Italiano e Inglés (Separados)
DURACIÓN 104 min.
DIRECTOR Carlo Lizzani
GUIÓN Sergio Amidei (Libro: Luciano Bianciardi)
MÚSICA Piero Piccioni
FOTOGRAFÍA Erico Menczer (B&W)
INTERPRETES Y PERSONAJES Ugo Tognazzi (Luciano Bianchi), Giovanna Ralli (Anna), Giampiero Albertini (Libero), Nino Krisman (il «Presidente»), Rossana Martini (Mara Bianchi), Elio Provetto (Carletto), Pippo Starnazza (il segretario della biblioteca), Enzo Jannacci (il cantastorie in trattoria), Elsa Asteggiano, Regina Dinelli, Gianni De Luca, Antonino Faà Di Bruno, Renato Terra, Pierangelo Priaro, Giuliana Rivera
PRODUCTORA Napoleon Film
GÉNERO Comedia
SINOPSIS Luciano, un proletario anarquista, cansado de la explotación a la que es sometido decide colocar una bomba en un rascacielos de Milán. Allí conocerá a una periodista de izquierdas, formará una familia y se olvidará de sus ideas terroristas, pero su nueva vida burguesa no le convence demasiado. (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
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Subtítulos (Italiano)
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Subtítulos (Inglés)
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TRAMA
Addetto ai servizi culturali di una grande miniera, Luciano Bianchi viene licenziato. Per vendicare se stesso ed i minatori periti in una grave sciagura, Luciano si reca a Milano deciso a far saltare con la dinamite l'imponente grattacielo dove ha sede la società mineraria. Qui incontra Anna, giovane corrispondente di un giornale di sinistra, della quale s'innamora. Per poter vivere, Luciano s'adatta a fare il traduttore per una casa editrice, ma troverà la sua fortuna inserendosi brillantemente nella produzione di slogan pubblicitari. La sua genialità in questo lavoro, che egli tuttavia disprezza, gli varrà un'ottima assunzione presso la stessa società che lo aveva licenziato. La vecchia vendetta è ormai dimenticata e con essa la moglie ed il figlio che Luciano ha lasciato in provincia. Con Anna egli intende costruirsi una vita borghesemente comoda, ma l'amore tra i due svanisce con la ricchezza raggiunta. Alla stazione Luciano dà l'addio ad Anna e subito dopo accoglie la moglie ed il figlio, giunti a Milano per stabilirvisi definitivamente.
CRITICA
"Tratto dal romanzo di Bianciardi, il film risente della sua origine letteraria, soprattutto nell'eccessiva verbosità dei personaggi che rallenta notevolmente, a volte, il ritmo narrativo. La necessità di dare corpo all'esile trama, ha indotto il regista ad inserire nel film un numero eccessivo di divagazioni e di trovate non sempre coerenti con le intenzioni satiriche dell'assunto. Di buon livello la interpretazione dei due personaggi." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 56, 1964)
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=18777&film=La-vita-agra
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"Il racconto di una solenne incazzatura": così Luciano Bianciardi descriveva il suo romanzo La vita agra a chi glielo chiedeva. Appassionato, sensibile, ironico, arrabbiato nero, lo scrittore toscano gettava tutto se stesso in quello che sarebbe diventato il manifesto intellettuale di un’epoca, il grido d’allarme – condotto con i toni di una presa per i fondelli del boom economico – di un uomo che sentiva sempre più vicini i morsi giganteschi della macchina capitalista. Bianciardi scriveva con la forza della sua amarezza (al gusto di sigarette, sciroppo per la tosse e vino della casa), ma anche con la lucidità di chi schernisce le ideologie e vagheggia un mondo in cui la sola regola è l’amore puro, non quello agostiniano ma quello «biblico», fatto di atti sessuali infiniti, ovunque e comunque, contro ogni restrizione o moralismo.
Luciano Bianciardi sarebbe morto alcolizzato e ancora incazzato con il mondo all’inizio degli anni ’70, laddove il suo alter ego sulla pagina avrebbe preferito congedarsi dal lettore affogando l’angoscia in un sonno sinistramente simile alla morte e il protagonista del film che Carlo Lizzani trasse dal romanzo poco dopo la sua uscita avrebbe avuto in sorte un destino ancora più amaro, sebbene più didascalico ed esplicito: al Luciano Bianchi di Ugo Tognazzi, in tutto e per tutto simile al modello letterario, tocca infatti il più ignobile degli imborghesimenti, frutto di una sconfitta storica e ideologica prima ancora che dell’arrendevolezza naturale dell’intellettuale medio italiano.
Non piacque, a suo tempo, la riduzione che Lizzani fece del testo di partenza: troppo bozzettistica, sorridente, farsesca, dissero allora i critici imbevuti di realismo. Eppure, con un occhio un po’ più attento a quello che succedeva nel mondo, sarebbe bastato guardare a tutti quei movimenti di macchina, stop-frame e camera look, a tutte quelle sequenze oniriche e surrealistiche, a tutto quel grottesco dispiegato a piene mani nel film, per accorgersi che si trattava di un esempio, raro e in anticipo sui tempi, di nouvelle vague all’italiana, degno contro altare della rabbia e della sana follia che rendevano impagabile la prosa di Bianciardi.
http://www.albafilmfestival.it/pagine/ita/archivio/scheda_film.lasso?id=57084453076012C25BJoL37E34B4
Luciano Bianciardi sarebbe morto alcolizzato e ancora incazzato con il mondo all’inizio degli anni ’70, laddove il suo alter ego sulla pagina avrebbe preferito congedarsi dal lettore affogando l’angoscia in un sonno sinistramente simile alla morte e il protagonista del film che Carlo Lizzani trasse dal romanzo poco dopo la sua uscita avrebbe avuto in sorte un destino ancora più amaro, sebbene più didascalico ed esplicito: al Luciano Bianchi di Ugo Tognazzi, in tutto e per tutto simile al modello letterario, tocca infatti il più ignobile degli imborghesimenti, frutto di una sconfitta storica e ideologica prima ancora che dell’arrendevolezza naturale dell’intellettuale medio italiano.
Non piacque, a suo tempo, la riduzione che Lizzani fece del testo di partenza: troppo bozzettistica, sorridente, farsesca, dissero allora i critici imbevuti di realismo. Eppure, con un occhio un po’ più attento a quello che succedeva nel mondo, sarebbe bastato guardare a tutti quei movimenti di macchina, stop-frame e camera look, a tutte quelle sequenze oniriche e surrealistiche, a tutto quel grottesco dispiegato a piene mani nel film, per accorgersi che si trattava di un esempio, raro e in anticipo sui tempi, di nouvelle vague all’italiana, degno contro altare della rabbia e della sana follia che rendevano impagabile la prosa di Bianciardi.
http://www.albafilmfestival.it/pagine/ita/archivio/scheda_film.lasso?id=57084453076012C25BJoL37E34B4
E' possibile un re-up? Purtroppo i links sono offline.
ResponderEliminarGrazie mille e complimenti per il bellissimo blog
me anoto por si se resube...
ResponderEliminarCambiados los enlaces.
Eliminargracias por la resubida.
ResponderEliminarlos subtitulos en italiano estan desincronizados.
subo otros que le van perfecto.
dejo link:
http://www44.zippyshare.com/v/80798094/file.html
Amarcord te dejo los sub en castellano hechos por mi hija menor(este año termina sus
ResponderEliminarestudios d Italiano en la Dante)no sé si van para este ripeo ,funcionan con uno q esta
en Avax de 2,40 gb ( muy bueno) y con el de CFC de menor calidad.
Que los disfruten q la película se los merece.
http://www.subdivx.com/X6XMzU2OTc4X-la- ... -1964.html
Un cordial saludo.
Eddelon.
Eddelon
EliminarMuchísimas gracias por tu aporte (aunque realmente habría que agradecerle a tu hija). Siempre espero tus comentarios y colaboraciones.
Un fuerte abrazo.