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martes, 23 de julio de 2013

Appuntamento a Liverpool - Marco Tullio Giordana (1988)


TITULO ORIGINAL Appuntamento a Liverpool
AÑO 1988
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DIRECCION Marco Tullio Giordana
GUION Marco Tullio Giordana, Leone Colonna, Luciano Manuzzi
REPARTO Isabella Ferrari, Stefano Molinari, John Steiner, Roberta Lena, Salvatore Marino, Marne Maitland, Valeria Ciangottini, Ugo Conti, Martin Cutts, Nigel Court
FOTOGRAFIA Roberto Forges Davanzati
MONTAJE Claudio Di Mauro
MUSICA Carlo Crivelli
PRODUCCION Claudio Bonivento para NUMERO UNO INTERNATIONAL
GENERO Drama

SINOPSIS Presente allo stadio Heysel di Bruxelles, durante la partita Juventus-Liverpool, nella quale il padre resta ucciso, ragazza cremonese decide di vendicarsi. Con momenti felici alternati a passaggi irrisolti e personaggi forzati, è un film che ha tensione stilistica, sincero e violento, pur basato su una sceneggiatura debolina. (Il Morandini)



TRAMA:
Caterina vive a Cremona con la madre le sue normali giornate di lavoratrice ventenne, cercando di dimenticare il dramma della morte del padre, avvenuta sotto i suoi occhi tre anni prima, nello stadio di Bruxelles, a causa dei tumulti provocati dai tifosi inglesi, durante la partita Liverpool-Juventus, tumulti finiti in una strage. Ma un ispettore di polizia inglese, ossessivamente determinato a individuare e consegnare alla giustizia tutti i responsabili di quell'eccidio, riconvoca la ragazza come testimone oculare, essendo emersi nuovi elementi, che consentono di riaprire l'istruttoria. Caterina, pur riluttante, è costretta a rivedere al rallentatore le tragiche sequenze di quei terribili momenti: scopre così, inorridita, l'assassino del padre, ma non lascia trapelare la violenta emozione. Decisa a farsi giustizia da sé, lascia il lavoro e la madre e parte per Liverpool, alla ricerca del responsabile. Dopo paurose avventure nella città sconosciuta e sfuggendo all'implacabile ispettore che la tallona, riesce finalmente a trovare il giovane assassino.

CRITICA:
"E' un film che sa fare aspettare. Ignoravo l'esistenza di Isabella Ferrari. Non ho visto i suoi film, nemmeno 'Sapore di mare', e sono un pessimo lettore di cronache mondane. L'ho incontrata casualmente l'ultimo giorno del festival, lontano da Venezia, senza riconoscerla. A ventiquattr'ore di distanza l'ho vista in 'Appuntamento a Liverpool' con crescente meraviglia, confermandomi nella vecchia idea che anche in Italia esistono le attrici giovani e brave: basta saper scrivere i personaggi e dirigerle con amore e competenza. E' lei che dà l'acqua della vita al film. Le auguro che nel mondo del cinema romano qualcuno se ne accorga." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 13 Settembre 1988)

"Il film, nello stile non realistico ma romantico-nero e mitizzante di Giordana, non è riuscito: storia malcongegnata, dialoghi stonati, personaggi secondari incongrui. Isabella Ferrari, senza più i lunghi capelli biondi che erano il suo emblema di star dei fast-movies, per la prima volta in un ruolo drammatico, supera bene la prova: è intensa, contenuta, sensibile." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 15 Ottobre 1988)

"Il tema sarebbe denso di possibilità. Se non che, tutto è messo in immagini in modo fumettistico, senza lucidita né finezza, ma solo alla ricerca dell'effetto patetico o spettacolare. Girato a Liverpool in gran segreto per paura di ritorsioni degli hooligans, 'Appuntamento a Liverpool' sfoggia luoghi comuni sociali - il malessere della gioventù inglese, in un tempio dello squallore come Liverpool - e cinematografici come certi facili patetismi del finale. La Ferrari (Isabella) sfreccia su un'Alfa Romeo (spyder) fino in Inghilterra, trascinata da cento tormenti che però non le si leggono negli occhioni sempre spalancati. Con le dissolvenze che sfumano le scene nel buio, e incontri in albergo con personaggi che poi non ritroveremo, è chiaro che Giordana dirige con un occhio a Wim Wenders. Ma l'altro occhio ha per modello il fumetto, con quell'ispettore che vuole punire gli hooligans 'tutti quanti, dovessi passar la vita a cercarlo' degno di un giustiziere della notte. Il quadro complessivo è quello di un film molto movimentato, ma altrettanto retorico." (Giovanni Bogani, 'La Nazione', 8 Settembre 1988)
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=5404&film=Appuntamento-a-Liverpool

Un dialogo al buio tra un giovane papà e la sua bambina che fa i capricci prima di dormire. La piccola insiste: vuole che il babbo le reciti ancora una volta una poesia che la fa tanto ridere. Il papà acconsente, a patto che la bimba poi faccia la nanna. E’ il ricordo che perseguita Caterina, l’ ex bambina in questione. Il ricordo della voce del padre, morto sulla gradinata dello stadio Heysel il 29 maggio 1985, nell’ immane macello che precedette la funesta finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Inizia così questa sorta di film-veritè, uscito a tre anni dalla tragedia. La vicenda: Caterina viene convocata in questura due anni dopo da un  ispettore inglese incaricato delle indagini. Ci sono novità: alcuni hooligans identificati grazie ai filmati sono stati rintracciati, e Caterina è chiamata a riconoscerli. Ma dopo avere mentalmente identificato il colpevole della morte del padre –che ricorda bene, dato che all’ Heysel c’ era anche lei-, Caterina finge di non riconoscerlo tra le foto a lei sottoposte in questura. Ha un’ idea fissa: andare a Liverpool e uccidere l’ hooligan. Dopo mille peripezie se lo troverà davanti, mentre esce di casa a passeggio con la sua figlioletta, che somiglia tanto a Caterina da piccola, in un finale memorabile. Marco Tullio Giordana ha girato questo film nel 1988, quando un po’ tutti stavano tentando faticosamente di uscire dal tunnel dell’ Heysel e dei suoi morti, mentre i familiari delle vittime lanciavano accuse a tutti, Juventus inclusa. E’ quindi lodevole avere ricordato quanto accaduto, anche in un film con tanti difetti (come l’ estrema lentezza e la poca credibilità di parte della sceneggiatura). Isabella Ferrari, a noi meglio nota come signora Osti (fu ex moglie del genio visionario di Stone Island), è piuttosto convincente, mentre l’ hooligan liverpudlian è un’ ottima scelta. La vicenda si dipana un po’ a strappi, ma pur sempre al di sopra del livello medio dei film dell’ epoca, il che non è un risultato da poco. Confessione a lato: a metà film mi sono chiesto più volte: “Ma chi è l’ autore delle bellissime musiche?”. Risposta: Mahler e Wagner, fra gli altri. Bella forza. Abbiamo in programma alcuni approfondimenti in merito alla tragedia di Bruxelles, e certamente non è questa la rubrica adatta all’ argomento. Resta un plauso per l’ intenzione del film, che con l’ aiuto di alcune immagini amatoriali effettuate sul luogo del disastro si pone a metà strada tra fiction e realtà. Giordana privilegerà quest’ ultima in futuro, con film come ‘Pasolini, un delitto italiano’(1995), per poi crollare in vista dell’ arrivo, con il prolisso e pluripremiato ‘La Meglio Gioventù’. Che proprio in quanto super premiato, dimostra che aveva ragione lui e non io. Ho iniziato queste righe citando un dialogo al buio. E forse è proprio il buio a sintetizzare bene la sensazione che rimane addosso ripensando alla sera del 29 maggio 1985. Per questo sembrano ancora più appropriati i laconici versi di Sandro Penna, che la bambina a inizio film trovava così buffi. E che Caterina, ex bambina ormai cresciuta, ripete alla fine: “Amore, gioventù, liete parole/ cosa splende su voi e vi dissecca? Resta un odore come merda secca lungo le siepi cariche di sole”.
19/08/2010
Fonte: www.settimanasportiva.it

Caccia al tifoso assassino
Marco Tullio Giordana gira a Liverpool «Caterina», film che prende le mosse dalla tragedia di Heysel. L'avventura di una ragazza che cerca un tifoso inglese per ucciderlo. Dice il regista: «Mi interessa descrivere, partendo dalla cronaca, quello che succede dentro una persona che soffre».
DAL NOSTRO INVIATO LIVERPOOL — Per riaprire il discorso su una vergogna indimenticabile, ricordare, far discutere, sollecitare le coscienze che hanno rimosso. Marco Tullio Giordana, regista dei «disagi» generazionali, della disgregata società contemporanea, da Maledetti vi amerò a La caduta degli angeli ribelli, gira in questi giorni in Inghilterra, a Liverpool, un film che prende le mosse dalla tragedia avvenuta nel maggio dell'85 sugli spalti dello stadio Heysel di Bruxelles, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. Vi persero la vita trentanove persone; numerosi furono i feriti; tremendo lo choc per tutti quelli che in Italia come in Inghilterra, come in altri Paesi del mondo, si erano seduti davanti al televisore con l'intenzione di godersi una bella partita e si trovarono invece ad assistere alla diretta di un dramma. «Anche io ero davanti alla tv quella sera, — racconta Giordana — le immagini della carneficina mi si sono stampate nella mente; per mesi sono stato male ripensandoci. E' una ferita grave rimasta aperta, sia per noi italiani, sia per gli inglesi; una vicenda molto triste in cui tutti fanno una brutta figura, i tifosi come gli incapaci poliziotti belgi». La storia di quella tragedia è rivissuta minuto per minuto, nel film di Giordana, da Caterina (Isabella Ferrari), una ragazza italiana che nello stadio di Bruxelles assiste all'assassinio del padre e decide di vendicarsi. Il percorso di questa vendetta la porta da Cremona, la città di provincia in cui vive, a Liverpool, la città di provincia in cui vive l'assassino: un giovane tassista solitario, senza amici, senza desideri. «Nei miei film c'è sempre stato un protagonista assoluto, un personaggio guida della storia; mi interessa soprattutto descrivere, partendo dai fatti della cronaca, quello che succede dentro una persona che soffre. Le reazioni di fronte al dolore, al lutto, al bisogno di vendetta, alla solidarietà manifestata dagli altri. Prodotto da Claudio Bonivento per la Numero Uno International in collaborazione con Rete Italia, Caterina (questo il titolo definitivo del film, dopo un primo Gioventù poi giudicato inadatto a rendere il senso della pellicola), costa un miliardo e 200 milioni e sarà pronto in primavera. Accanto a un'Isabella Ferrari completamente trasformata, per la prima volta protagonista assoluta in un ruolo sofferto e impegnativo, recitano Nigel Court, l'assassino, e Valeria Ciangottini, la madre della ragazza. Marco Tullio Giordana ha scritto insieme con Leone Colonna e Luciano Manuzzi il soggetto e la sceneggiatura del film e ha inserito tra i fotogrammi della pellicola brani dei filmati sulla tragedia. Le riprese inglesi sono avvenute in un clima di gran segretezza: a Liverpool, tra nebbie, pioggia sottile e vento tagliente, la troupe italiana è stata ben attenta a non diffondere la notizia che si stava girando un film sulla tifoseria hooligan. Giordana ha girato scene sul lungofiume popolato di gabbiani, tra gli enormi dock rossicci che testimoniano l'antica vivacità di quel porto che fino ai primi dell'800 era uno dei più importanti d'Europa; e ha anche catturato in qualche immagine lo spirito della leggenda Beatles, le vestigia di quell'irripetibile fenomeno musicale che ha coinvolto la città in una tempesta di popolarità. Di Liverpool, che oggi non possiede più il suo museo di cimeli dei quattro baronetti, venduto agli americani, si vedranno però la statua ad Eleanor Rigby, ispiratrice della canzone famosissima. Dice Giordana: «Prima di girare ho raccolto un'ampia documentazione, prendendo contatti con le famiglie che hanno subito i lutti. Bisogna anche parlare delle promesse non mantenute; degli aiuti economici che non sono arrivati; del fatto che i giocatori dello star system calcistico vengono ingaggiati a suon di cifre esorbitanti, mentre ai familiari delle vittime si sono fatti i conti in tasca, prima di elargire gli indennizzi. E bisogna anche dire che la nascita dei club ultras, in Italia, come in Inghilterra, viene tollerata e anzi, sotto sotto, stimolata perché coinvolge pesanti interessi Fulvia Caprara
Fonte: La Stampa del 19 gennaio 1988

Isabella d'autore
LIVERPOOL — Ha rinunciato ai capelli lunghi e biondissimi in favore di un taglio vagamente infantile che la fa somigliare a una piccola Giovanna d'Arco immolata sul fronte dell'impegno. Ora è castana; veste abiti semplicissimi dai colori smorti; da mesi ha rinunciato alle stravaganze, non ha più fatto le ore piccole in discoteca; ha trascorso il tempo libero leggendo i libri e vedendo i film che Marco Tullio Giordana le ha consigliato con dolce fermezza. Isabella Ferrari, 23 anni, nata a Piacenza, si sente, nei panni di Caterina, «profondamente maturata». «Ho vissuto in tutti questi anni nell'attesa di un ruolo così. Giordana mi ha fatto capire come si fa un film; come si vive una parte; che cos'è un'illuminazione, quel momento di verità in cui si diventa il personaggio. Ora aspetto con terrore la fine di questa esperienza, il "dopo" adesso sarà davvero difficile». Vincitrice quindicenne del Concorso Miss Teen Agers, apparsa in tv per la prima volta nel programma televisivo Sotto le stelle e poi divenuta protagonista di successo della serie dei film vacanzieri da Sapore di mare a Chewingum, la Ferrari racconta quanto è stata difficile l'operazione di riciclaggio. «La prima cosa da fare era scomparire dalle pagine dei rotocalchi rosa che pubblicano foto vecchie dì anni spacciandole per flash scattati qualche sera prima; poi bisognava non accettare le solite proposte, e in questo mi ha aiutato il produttore Bonivento che non mi ha fatto lavorare per qualche tempo, nonostante io fossi legata a lui da un contratto». Così, dopo aver anche rifiutato il ruolo di Francesca Dellera nel Capriccio di Brass, la Ferrari è arrivata purissima alla metà del film d'autore, senza implicazioni erotiche: «Ora voglio fare solo buon cinema e con il personaggio di Caterina spero di riuscire a catturare l'anima di chi mi vedrà sul grande schermo».
Fulvia Caprara
Fonte: La Stampa del 19 gennaio 1988

Maledetti vi odierò
ROMA - Signore, fai che ingiustizia sia commessa per la prima volta da un debole: il senso, emozione da cui nasce il film di Marco Tullio Giordana Appuntamento a Liverpool sono tutti in questa preghiera. La pronuncia Isabella Ferrari nel ruolo di Caterina, la protagonista: nelle immagini ha come inquadratura quella della Cattedrale di Liverpool lasciata scoperchiata come la vollero le bombe nella seconda guerra mondiale, a ricordo, appunto, di quelle bombe, e a monito contro tutte le guerre. La storia del film è quella di un orfana della tragedia del 29 maggio 1985 nello stadio Heysel di Bruxelles, quando, durante la finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool scoppiò una guerra tra tifosi, che si concluse con una strage: ventinove morti, e un enorme numero di feriti. Marco Tullio Giordana immagina che uno dei morti sia il papà di Caterina, una creatura bionda che conserva negli occhi e sul viso i tratti di un adolescenza non ancora del tutto dimenticata: Caterina torna a casa senza il padre, con il quale era partita come per una festa, e conservando nel cuore, e negli incubi notturni, immagine tremenda dell'hooligan che lo ha finito, in un lago di sangue, a colpi di bottiglia rotta. Scrive, il regista, raccontando il suo film: Caterina vive a Cremona, una madre ancora giovane, una famiglia della piccola borghesia...Caterina non protesta, non accusa...Un ispettore, che è ancora alla ricerca dei colpevoli, le sottopone alcune foto. In mezzo a loro, la ragazza scopre il suo assassino , e tace. Torna in Inghilterra, cerca l'assassino allo stadio, nei pubs, nei club dei supporters. Finalmente lo trova.... Due miliardi di costo. Un produttore, Claudio Bonivento (quello di Blues metropolitano e di Soldati), che Giordana ringrazia con particolare calore: Crede in un cinema, non oso dire di contenuti, ma che comunque si ostina a non contentarsi del divagare di moda, e che vuol esprimere un giudizio su quello che ci succede intorno... Una partecipazione di Rete Italia. Riprese a Cremona. E a Liverpool: Quasi in segreto, per non far trapelare sulla stampa inglese la notizia del film e dei suoi contenuti. Ma non ci siamo riusciti. Ed è arrivata da noi una delegazione, durante le riprese, diffidando la produzione a metter mai più piede a Liverpool, e promettendo ritorsioni contro gli inglesi che lavoravano nel film...Come se il nostro fosse un film anti-inglese, e non, com è, un film contro la violenza. Il soggetto è di Marco Tullio Giordana, che ha scritto la sceneggiatura con Leone Colonna e Luciano Manuzzi. Sullo schermo, nel ruolo della protagonista chiusa nel suo dolore e nel suo desiderio di vendetta, Isabella Ferrari, ex bionda-tinta di Sapore di mare e di Chewingum, alla scoperta dell'intrigo di pensieri e sentimenti che si possono meglio nascondere sotto i capelli quasi castani e i vestiti cupamente eleganti di una ragazza di provincia dotata di soldi e buon gusto: L'ho scelta spiega Giordana perché volevo una persona molto interna, ferita, non un tipo di bellezza esplosiva. E la Ferrari, durante il provino, era così straordinariamente in parte, che non ho avuto un attimo di esitazione. Nel ruolo della madre, Valeria Ciangottini: Di lei, mi ha colpito, come dire?, l'umiltà... Mi piaceva che i personaggi italiani del film fossero profondamente offesi e rassegnati. Tutti, tranne Caterina. L'origine del film: Io non sono particolarmente tifoso racconta Giordana ma la sera del 29 maggio dell' 85 ero anche io davanti alla tv. E alla tv, in diretta, ho visto le immagini mostruose della strage: nello stadio di Bruxelles, oltre alle ventinove vittime, ce n'era una trentesima, ed era il mito di Olimpia... Stavo preparando il mio film su Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, e in più stavo anche preparando un altro film da girare in Sud America. Ma quell'immagine dello stadio, dal momento in cui l'ho vista, ha continuato a lavorarmi dentro: sull'orrore che avevo visto alla televisione, piombavano, via via, notizie, non meno mostruose, ed erano quelle dei ventisei hooligans incriminati ma lasciati a piede libero, delle famiglie delle vittime che ricevevano risarcimenti risibili, del velo di silenzio che si voleva far calare su tutta la vicenda. Capivo che si voleva far passare l'idea che la violenza sia uno scotto da pagare, e al quale bisogna in qualche modo adeguarsi. Mi è cresciuta dentro l'indignazione. E in questa indignazione ho sentito che c' era l'energia necessaria a fare un film: quella che ti spinge a lavori che altrimenti non faresti, prima di tutto quello di cercare i soldi necessari a produrre... Prima fu Maledetti vi amerò, poi il discusso La caduta degli angeli ribelli, dopo ancora il televisivo Notti e nebbie da Castellaneta. Marco Tullio Giordana, raccontando il suo lavoro, anche quello di adesso che vedremo alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti e, poi, sugli schermi nel prossimo settembre, dice: Ho sempre cercato di fare in qualche modo testimonianza sui tempi che viviamo, sulla crisi di questo nostro Paese...Non mi somiglia il cinema fatto semplicemente come mestiere: due o tre film all'anno, tanto per esercitarsi e perché quello è il mio lavoro. E' una posizione rispettabile, vorrei anche che mi appartenesse. Ma non è così: io non riesco a scrivere una storia se non tengo per qualcuno contro qualcun altro, e se non mi sento spinto a schierarmi...Ho bisogno di una posizione passionale. Solo questo mi dà soddisfazione: sia pure nell'estrema rarefazione dei film che faccio, mi piace ripensare a quelle cinque o sei cose che ho firmato, provando nostalgia o tenerezza,e non indifferenza. In un cinema, il nostro in particolare, che in questi ultimi anni si è affannato ad evadere da qualsiasi sia pur vago riferimento alla realtà e ai problemi dell'oggi, Marco Tullio Giordana ha il coraggio di dire: Il cinema, secondo me, ha un suo statuto non scritto, ed è quello che vuole che si misuri col presente.... Io mi sono formato negli anni che Capanna ha definito formidabili nel titolo del suo libro sul 68. Non sono un barricadero. Ma mi piace pensare che di tutta quella esperienza mi sia rimasta una vigilanza sulla realtà ...Insomma non mi piace la rimozione nella quale siamo immersi. Che non ha a che vedere con gli anni Cinquanta: che avevano, a differenza dei nostri, una loro eleganza fatta di innocenza... Oggi è peggio. Di più bello, rispetto al 68 nel quale mi sono formato, c' è che il nostro tempo ha una gioia del vivere che alla mia giovinezza, cresciuta nel culto della cupezza, mancava. Appuntamento a Liverpool pronuncia, rispetto al passato cinematografico di Giordana, in particolare a La caduta degli angeli ribelli, un atto di pentimento: Niente cinefilia visibile, nessun narcisismo, nessuna voluttà di citazioni... Ho capito a mie spese che questo tipo di cose, messe in rapporto ad argomenti come il terrorismo o le vittime di una strage, sono fuori posto. E così ho adottato un modo di girare molto rosselliniano. Ho fatto mia la lezione secondo la quale, di un film, la gente guarda e ricorda soprattutto gli attori. Mi sono concentrato su di loro. Marco Tullio Giordana, trentasette anni, padre di un adolescente di quattordici, di nome Alice, alla quale dedico questo film, è sinceramente emozionato:...Io ho perso mio padre a otto anni. Conosco molto bene, quindi, i sentimenti che racconto in Appuntamento a Liverpool: quelli della mia protagonista che vede morire suo padre. La porto dentro di me, quella frase di Borges che accompagna Caterina sullo schermo: Ora so che la morte di mio padre è l'unica cosa veramente successa nella mia vita, l'unica che continuerà a succedere all'infinito.
Anna Maria Mori
Fonte: Repubblica del 01 agosto 1988
http://www.saladellamemoriaheysel.it/Cinema.html


Presente allo stadio Heysel di Bruxelles, durante la partita Juventus-Liverpool, nella quale il padre resta ucciso, ragazza cremonese decide di vendicarsi.
Qualche settimana fa, complice la deriva pro-stragista verso i fatti dell'Heysel, da parte del forum, mi è capitato di recuperare questa opera prima del bravo (in altre occasioni però) Giordana, l'eroe sinistroide ed un pò petulante del nuovo cinema d'impegno civile italiano. E pur con tutte le attenuanti del caso, che va dall'opera prima, all'instant-movie (visto che i fatti narrati hanno una differenza di pochissimi anni), il film non può affatto definirsi un'opera riuscita : complice una mediocre sceneggiatura, fin troppo didascalisca, banale e per certi versi inverosimile visto il tema trattato, una confezione troppo paratelevisiva (infatti più che un film per il cinema, sembra quasi un prodotto destinato al piccolo schermo di allora, a cominciare da una fotografia non troppo distante dai lavori poveristici dell'allora reti del cavalier Berlusconi), ed alcune scelte infelici di casting, come quello di affidare il ruolo del padre, al caratterista milanese Ugo Conti, troppo giovane per la parte (sembra più il fratello della Ferrari...) e soprattutto ancora troppo legato ai ruoli monnezzari delle pellicole abatantuoniane dell'epoca (è vero che già c'era stato lo sdoganamento grazie alle pellicole di Pupi Avati, come Regalo di Natale e Ultimo minuto, ma il buon Conti, lì ovviamente era assente e ce lo ricordavamo ancora per brevissime apparizioni in Il ras del quartiere e Eccezzziunale veramente). L'aspetto positivo invece sta proprio nella rappresentazione di Liverpool, spettrale, fredda e notturna e nell'ambiguo ispettore di Scotland Yard, interpretato da John Steiner, faccia carogna di molte pellicololacce del cinema di genere italiano dell'epoca e del decennio precedente, ma anche memorabile eminenza grigia (o meglio nera) nell'ottimo Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio.
La Ferrari, sempre molto bella, è alla prima esperienza vera di attrice dopo diverse vanzinate degli anni precedenti, e nonostante denoti ancora qualche limite attoriale, s'impegna molto ed alla fine risulta credibile e tormentata. Insomma se volete, potete sparagnarvelo, altrimenti se v'interessa il tema trattato e siete completisti di Giordana, dovete assolutamente vederlo.
kohna80
http://partenopeo.net/index.php?topic=12319.0

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