ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




jueves, 11 de julio de 2013

Lo scopone scientifico - Luigi Comencini (1972)


TITULO ORIGINAL Lo Scopone scientifico
AÑO 1972
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español e inglés (Separados)
DURACION 113 min.
DIRECCION Luigi Comencini
GUION Rodolfo Sonego
MUSICA Piero Piccioni
FOTOGRAFIA Giuseppe Ruzzolini
REPARTO Alberto Sordi, Silvana Mangano, Joseph Cotten, Bette Davis, Mario Carotenuto, Domenico Modugno, Franca Scagnetti
PREMIOS 1972: David di Donatello: Mejor actor (Alberto Sordi) y Mejor actriz (Silvana Mangano)
PRODUCTORA C.I.C. / Dino de Laurentiis Cinematografica / Produzione Cinematografiche Inter. Ma. Co.
GENERO Comedia | Juego

SINOPSIS Una extravagante millonaria que viaja por todo el mundo alquila todos los años en mayo una villa en lo alto de una colina de Roma. Su única pasión son las cartas, y su juego preferido es la "escoba científica". Peppino y Antonia, una pareja de un barrio pobre, esperan pacientemente la llegada de la anciana para jugar contra ella, ganar unos millones de liras y salir de la miseria. (FILMAFFINITY)





“Lo scopone scientifico è una favola molto giusta sulla lotta dei deboli contro i potenti”, diceva Luigi Comencini del suo film.  Non aveva tutti i torti. Ed è anche il solito film di Comencini dove i bambini assurgono a protagonisti, pur restando sullo sfondo, come unici depositari della verità. La storia è di Sonego, fido sceneggiatore di Alberto Sordi, che scrive un apologo fiabesco basandosi su un avvenimento reale al quale aveva assistito a Napoli nel 1947. Una miliardaria americana (Davis) e il suo autista (Cotten) da otto anni vengono a Roma, vivono in una villa stupenda e sfogano il vizio del gioco sfidando una coppia di borgatari (Peppino e Antonia) a scopone scientifico. Peppino lo stracciarolo è interpretato da un Sordi in gran forma, così come la popolana Antonia è un’ispirata Silvana Mangano. Il film è perfetto. Non una sbavatura di sceneggiatura. Non un errore di prospettiva. Un piccolo capolavoro. Comencini riprende la vita delle borgate romane nei primi anni Settanta, inquadra volti di bambini che lavorano e non hanno tempo per giocare, ritrae la disperazione della povera gente che sogna il miracolo ma ricade sempre nella polvere. La partita a scopone scientifico con la vecchia signora sarebbe l’occasione della vita, ma i due borgatari arrivano a un passo dal successo, senza riuscire a ottenerlo. Antonia prova a giocare insieme a Righetto il baro (Modugno), un professionista delle carte, ma il risultato non cambia, e Peppino non sa se essere contento o dispiaciuto. La vendetta finale contro la vecchia che si porta via trecentomila lire date in prestito da uno strozzino è consumata da una bambina (Di Maggio), di nome Cleopatra (nomen omen), che alla partenza le regala un dolce avvelenato. Luigi Comencini afferma: “La bambina è l’unica a possedere la verità. Di fatto, ho portato una grande attenzione a questa bambina, e credo che questo si veda... Ha un senso preciso della realtà, vede le cose come sono, non vive nella stessa illusione della sua famiglia e di tutto il tessuto sociale della baraccopoli in cui si trova: illusione che li porta tutti alla follia”.
La trama è semplice ma la storia di contorno è complessa e ben sviluppata, così come è curata in senso neorealistico l’ambientazione romana, anche se la vita di borgata è permeata di realismo fiabesco e l’azione passa dalle catapecchie di periferia al castello della strega. Mario Carotenuto regala un’interpretazione giustamente premiata, è un intellettuale marxista da bar, rispettato dagli ignoranti e consultato in caso di bisogno. Pure la coppia Sordi - Mangano è stratosferica, meritano il David di Donatello, ben calati nella parte dei poveri borgatari con un’immedesimazione totale. Sordi è ancora una volta il mediocre che cerca di cambiare vita, ma viene travolto dagli eventi, anche quando pensa di potercela fare. Intensa l’interpretazione come uomo geloso della moglie, suo unico punto di riferimento, quando si sente male e vorrebbe suicidarsi perché è andata a giocare insieme al vecchio spasimante. Silvana Mangano è la donna di borgata, la popolana coraggiosa che non si arrende. Stupenda la scena finale con Peppino e Antonia che si abbracciano dopo l’ultima sconfitta: “Che c’importa dei soldi, noi ci vogliamo bene!”. Bette Davis è una perfida giocatrice che non comprende le necessità dei poveri, in fondo è una donna sola, senza cuore, con la passione del gioco. Joseph Cotten - per la terza volta in carriera accanto a Bette Davis - è l’amore della sua vita, ridotto a fare l’autista. I cinque figli che lavorano in un’azienda di pompe funebri e contribuiscono al menage familiare rappresentano un’idea surreale e divertente.
Il film è molto teatrale, girato in interni e nella borgata fangosa, tra casupole in lamiera e baracche, ricorrendo ai primi piani, giocando su sguardi ed espressioni dei protagonisti. L’attenzione al mondo dei bambini è una cifra stilistica di Comencini che qui si tiene alla larga dal cinema impegnato per girare una vera e propria fiaba, un apologo morale. I bambini sono piccoli uomini, consapevoli più dei grandi che per vivere bisogna lavorare e soffrire.
Bette Davis, come si legge nel libro Mother Goddam di Whitney Stine (Hawthorn Books, 1974), ricevette il copione quando era in vacanza alle terme di La Costa, California, e accettò la parte con entusiasmo. La sua unica delusione fu che il film venne girato in italiano e restò molto contrariata dal fatto che Sordi - pur parlando bene l’inglese - si rifiutò di dialogare con lei nella sua lingua. Bette Davis dice di averlo soprannominato Alberto Sordido.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (tre stelle): “Una commedia paradossale e amarissima, apologo favolistico sulla forza del denaro ed esplicita metafora sui rapporti tra America e colonie.  Punto di passaggio della commedia all’italiana verso temi più neri e radicali (nonostante un finale di rivolta e fiducia nei ragazzini, affidato a una bambina programmaticamente presa dalla strada, Antonella Di Maggio). Il film dopo un ottimo spunto iniziale tende a frammentarsi in una serie di annotazioni forse un po’ troppo ripetitive: l’intellettuale marxista senza una lira (Carotenuto), il prete attendista (Dublino), il maggiordomo (Somma), ma si regge su un quartetto di attori in grande forma, specie la Mangano che torna alle origini dopo i ruoli regali nei film di Pasolini e Visconti”. Mereghetti fa notare che Dalila Di Lazzaro è la bella infermiera bionda di Bette Davis, anche se non è citata nei titoli di coda. Morando Morandini (quattro stelle, la critica - tre stelle, il pubblico): “Una vetta della commedia italiana, basata sulla dialettica denaro - potere. E la morale è amara: a giocare con i ricchi (con chi tiene il banco) si perde sempre. Non c’è divisione tra buoni (poveri) e cattivi (ricchi): la linea di separazione è segnata dalla classe sociale e dall’obbligata scelta di campo. Film appassionante, interpretabile a vari livelli e recitato da attori infallibili”. Pino Farinotti (tre stelle): “Da una parte il piacere della vecchia miliardaria di dimostrare che la vittoria sarà sempre sua, dall’altra la speranza di una coppia di baraccati che una vincita cambierebbe radicalmente la loro vita. La sottile vendetta sta in un dolce avvelenato…”
http://cinetecadicaino.blogspot.com.ar/2013/04/lo-scopone-scientifico-1972.html


Appena ristabilitasi da una malattia che l’ha lasciata sulla sedia a rotelle, un’anziana miliardaria americana non meglio identificata (“la vecchia”, come sarà chiamata per tutto il film) atterra in un aeroporto romano, con una giornalista radiofonica che l’attende per intervistarla sulla sua immensa fama e fortuna; durante il viaggio in auto, guidata dal maggiordomo e tuttofare George, la donna racconta dei suoi viaggi intorno al mondo, della sua splendida villa romana affacciata su una squallida baraccopoli e dei giochi con le carte, suo unico ed adorato passatempo, soprattutto nella forma dello scopone scientifico italiano
Ascoltando la radio, la ragazzina Cleopatra telefona alla madre Antonia, che lavora facendo le pulizie in un autosalone, per informarla dell’arrivo; mentre si trova da uno sfasciacarrozze-robivecchi per lasciare un carico, anche il marito Peppino viene a conoscenza della notizia, avvertito dal proprietario dell’attività che gli propone anche di rilevare il posto per trenta milioni. Peppino si presenta dal parente Osvaldo, impresario funebre, per prendere in prestito scarpe e vestito in occasione dell’incontro con la vecchia: presi dallo giubilo, i due coniugi si preparano ad affrontare la consueta partita a carte con la miliardaria, con la speranza di guadagnare quanti più soldi possibile per elevarsi dallo loro squallida condizione.
Arrivati in villa, la domestica Pasqualina gli comunica della malattia e dei vuoti di memoria della signora, spingendoli ad approfittare della situazione per vincere: Peppino è fin troppo euforico, e prima che il gioco cominci la miliardaria, come da consuetudine, regala alla coppia un milione da puntare per le giocate.
Nella baraccopoli, Cleopatra e i suoi numerosi fratelli guardano in direzione della villa sperando in un buon esito, e anche altri poveracci del posto, fuori da un’osteria, commentano sull’americana e sul suo favoloso patrimonio, con un colto individuo detto “il professore” che viene aggiornato via telefono da Pasqualina in tempo reale.
La partita sembra mettersi bene per gli italiani, ma l’inettitudine di Peppino mette in vantaggio George e la signora, che poco dopo rivincono il milione donato mettendo fine alla serata: a casa, l’uomo cerca di rinfrancare i figli, soprattutto Cleopatra, che zoppica per dei problemi alla gamba.
All’autosalone, il baro e giocatore professionista Righetto fa visita ad Antonia, sua ex fiamma di cui è ancora innamorato, proponendole di mettersi in coppia con lui contro la vecchia per “svuotarle la cassaforte”.
Nella spasmodica attesa della prossima convocazione, Peppino e Antonio parlano con il professore, che davanti alla famiglia dà i suoi consigli per vincere, soprattutto quello di cominciare ad odiare la vecchia, sebbene sarebbe preferibile eliminarla definitivamente, perché non si possono vincere battaglie se non si odia il nemico.
In serata arriva il nuovo invito: le due donne sono eccellenti giocatrici, ma George e Peppino commettono molti errori, e la sconfitta è ancora più bruciante per i coniugi che perdono trentamila lire delle loro, che sono costretti a chiedere al figlio che lavora per Osvaldo, alla sorella prostituta di Peppino, a Righetto e persino a impegnare la fede nuziale.
Un fallito tentativo di furto provoca un leggero attacco di cuore alla signora, che nonostante tutto non vuole rinunciare alle carte: il gioco si mette bene, anche troppo, e la miliardaria chiede alla coppia di andare in cucina a prepararle degli spaghetti; la vecchia si sfoga ferocemente con George, arrivando a tirargli un posacenere in fronte.
In bagno a pulirsi la ferita, George racconta a Peppino e Antonia di come abbia sacrificato la sua carriera di talentuoso pittore per stare con la donna della quale è stato amante in gioventù: l’uomo arriva a chiedere ai due di perdere la partita per farla contenta, ma la coppia si rifiuta avendo aspettato per anni un’occasione propizia.
La signora si risente male, e i coniugi tornano a casa con i sette milioni vinti, per ricevere una telefonata dalla vecchia che li vuole rivedere subito per continuare a giocare: il professore li incita ad insistere, Peppino è titubante, e si convince a continuare per la reazione arrabbiata della moglie e per una voce che reclama Righetto.
La partita ricomincia, e questa volta i soldi puntati dagli italiani sono quelli faticosamente vinti poco prima; la miliardaria è determinata a riprendersi la somma persa ma è troppo debilitata per giocare bene, così come sono inutili le esortazioni a fermarsi di George e del medico accorso per il malore.
Si gioca al raddoppio,  tutto la baraccopoli è in subbuglio, insieme alla sorella di Peppino giunta per festeggiare con i nipoti; la vecchia è sempre più confusa e accusa un nuovo collasso.
Osvaldo pensa già a preparare il funerale, ed il prete del posto cerca anche di darle i sacramenti, ma tutto quello che la donna vuole è continuare a giocare a carte, pur allettata: Peppino sbaglia l’ultima mossa, e i due perdono una cifra incredibile.
Antonia si decide a giocare insieme a Righetto, e tutta la borgata mette una quota in denaro per avere una percentuale della sicura vincita; Peppino parla con Pasqualina, che gli comunica che la nuova “squadra” sta vincendo e di farsi da parte con Antonia.
Disperato, l’uomo vuole suicidarsi gettandosi nel fiume, ma nel frattempo vede Righetto immerso nelle acque: il baro ha tentato il suicidio dopo aver perso tutto, soprattutto la reputazione, con la vecchia; nella baraccopoli c’è quasi una sommossa, il professore viene portato via in ambulanza per una coltellata ricevuta, e il protettore della sorella di Peppino porta via la donna a forza.
Antonia cerca di riprendere i soldi persi (ben trecentomila lire) accordandosi con uno strozzino, quando Peppino arriva a casa e cerca di strangolarla: i due si riappacificano, ma rimane la questione della  restituzione del denaro alla signora, per non rischiare di non farla arrabbiare.
Credendo che la miliardaria non prenderà i soldi come ha sempre fatto, la coppia dà in garanzia la casa allo strozzino; all’aeroporto, la vecchia finisce per vincere la somma giocando alla carta più alta, rovinando definitivamente la famiglia.
Prima di imbarcarsi sull’aereo, l’americana riceve in regalo un dolce fatto da Cleopatra, e quando la ragazzina parla con i fratelli, durante il ritorno a casa, dice di aver messo un’intera confezione di veleno per topi nel dolce.
Francesco Massaccesi
http://www.taxidrivers.it/23490/rubriche/lo-scopone-scientifico.html

Precursore della commedia nera, strappa risate e nel frattempo anche la pelle.
Feroce, drammatico, amaro. Ma divertente. Solo che è un divertimento che affonda le sue radici nella miseria e nel dolore. Lo avverti come una colica renale, ma non puoi staccartene: ti conquista, ti incolla allo schermo. Ti lacera.
Il tema principale è la lotta di classe genialmente rappresentata da una (molte) fatidica partita a carte (ma non solo)… Però senza la denuncia sociale che sovente vi si accompagna: in un modo o nell’altro, sotto molteplici punti di vista, sono tutti da commiserare, poveri e ricchi, e sono tutti colpevoli da biasimare, compresa la variegata e ben caratterizzata umanità dei borgatari, che partecipano alla vicenda con una funzione simile al coro greco.
Certo la perfida miliardaria più di tutti, ma anche se non puoi evitare di odiarla, come puoi non trovarla atrocemente simpatica?
Magistrali gli interpreti, Sordi e la Mangano, ma soprattutto lei, Bette Davis, dalla crudeltà sopraffina, dallo sguardo che incenerisce e dispregia… Satanica, beffarda, malvagia. Di una perfidia insinuante, che man mano la vicenda si dipana si spiega in tutto il suo rapace splendore.
C’è anche la parte di Domenico Modugno (sì, proprio il cantante) che veste i panni del baro ed ex amante della Mangano, Righetto. Adorabile il confronto – su più piani – tra lui e Sordi, il legittimo marito (bravo anche Cotten, schiavo morale della vecchiaccia-Davis, ma meno interessante)...
Trama avvincente, ritmo incalzante, sceneggiatura perfetta.
Magnifico quanto terribile il colpo di scena finale.
Intramontabile.
http://minasran.blogspot.com.ar/2013/04/righetto-sta-vince-trecento-milioni.html

4 comentarios:

  1. Gracias por el Comencini, Amarcord!

    ResponderEliminar
  2. Gracias por la peli Amarcord, pero tengo problema que luego de unirla con h j split ningun programa la reproduce. ¿Alguien le paso lo mismo? ¿Lo pudo solucionar? gracias

    ResponderEliminar
  3. Soy un Stronzo, me habia faltado bajar la ultima parte por eso no funcionaba, disculpen, todo esta bien bajen sensa paura

    ResponderEliminar
    Respuestas
    1. Suele pasar, sobre todo, cuando todo era nada, era nada al principio.

      Eliminar