TITULO ORIGINAL Arriva la bufera
AÑO 1993
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 110 min.
DIRECCION Daniele Luchetti
GUION Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
MUSICA Dario Lucantoni
FOTOGRAFIA Franco Di Giacomo
REPARTO Diego Abatantuono, Margherita Buy, Silvio Orlando, Lucio Allocca, Angela Finocchiaro, Marina Confalone, Antonino Iuorio, Stefania Montorsi, Eros Pagni
PREMIOS 1992: Premios David di Donatello: Mejor actriz secundaria (Marina Confalone)
PRODUCTORA Mediafiction / Officina Film / Penta Film
GENERO Comedia
TITULO ORIGINAL Arriva la bufera
AÑO 1993
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 110 min.
DIRECCION Daniele Luchetti
GUION Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
MUSICA Dario Lucantoni
FOTOGRAFIA Franco Di Giacomo
REPARTO Diego Abatantuono, Margherita Buy, Silvio Orlando, Lucio Allocca, Angela Finocchiaro, Marina Confalone, Antonino Iuorio, Stefania Montorsi, Eros Pagni
PREMIOS 1992: Premios David di Donatello: Mejor actriz secundaria (Marina Confalone)
PRODUCTORA Mediafiction / Officina Film / Penta Film
GENERO Comedia
SINOPSIS El juez Fortezza es destinado a una ciudad del sur de Italia. Una vez allí, se da cuenta de que todo está bajo el control de las tres hermanas Fontana (Emma, Esmeralda y Eugenia), muy interesadas en conseguir la concesión de la incineradora pública que pronto se construirá en la ciudad. (FILMAFFINITY)
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Il marcio non muore mai, ma neanche vive.
Daniele Luchetti nel 1993 provava invano a replicare al successo de’ Il portaborse con Arriva la bufera, film grottesco che si ciba di attualità esasperandola, e cerca di farne poesia ove non psicologia. Il risultato non fu particolarmente apprezzato perché il prodotto risulta difficile senza che ciò da cui deriva la difficoltà gli doni qualcosa in più: è confuso e sconnesso nella costruzione della trama proprio dove avrebbe dovuto essere più semplice ed essenziale per colpire. Tuttavia l’eccessività di alcune scene, la riuscita costruzione dei set, e una certa idea di struttura di fondo rendono il film piacevole nonostante la scena finale lasci un fastidioso retrogusto retorico – la salvezza del singolo che passa per amore, mare, e libertà, è un discorso consumato dall’uso.
Manca una definizione geografica, ma è chiaro si tratti del meridione, >forse Sicilia, forse Campania non importa. Importa invece il panorama in cui si ambienta la storia, la realtà sociale, che finirà per interagire molto strettamente con i personaggi manipolando il senso complessivo del film e finanche dirigendo, quasi organizzando, il catastrofico ma purgante evento finale: l’eruzione. Si tratta infatti di una città che se non dorme quasi, che negli occhi possiede dei filtri per i quali la più banale definizione di legalità strong>e illegalità finisce per essere sfocata, indebolita. Il male per i cittadini è talmente quotidiano da apparire ridicolo, appena percepibile. Per cui i reali problemi della città, che saranno colti come tali solo quando lì approderà dal settentrione il giudice Fortezza (Diego Abatantuono), tendono molto gradualmente a sparire al cospetto della problematica interiorità delle vite dei protagonisti: l’integerrimo giudice che soffre di mal d’amore e mal di vivere, il piccolo truffatore (Silvio Orlando) che diventa nei sogni il poeta che non ha saputo essere, la bella ereditiera di un impianto di smaltimento rifiuti (Margherita Buy) tutta emozione e istinto, e sua sorella maggiore (Marina Confalone) che legifera nell’ombra e nella stessa perde le sue lacrime.
I problemi della società vengono paradossalmente sommersi dalla lotta dei personaggi contro i problemi stessi, sotterrati con poca polvere, messi cioè distrattamente a tacere in una perpetua condizione di transitorietà. Si tratta quindi della messa in scena del più frustrante errore di valutazione dell’essere umano: l’illusione di riuscire a ignorare le scorie del proprio benessere, di seppellirle alla meno peggio sotto la terra che avvelenerà i suoi frutti, e dalla quale le formiche disegneranno il loro disperato esodo “il marcio non muore mai” dice la Confalone al giudice nel sottolineare la convenienza del fare affari con la spazzatura). È l’atteggiamento cieco e ottuso del tirare avanti, dell’arrangiarsi, tipico non della città di chi adesso sta scrivendo ma della sua cartolina che, per continuare nell’illecito, viene venduta da chi ha i mezzi e la posizione per vendere e comprare. Questa Napoli che oggi, a distanza di quindici anni da Arriva la bufera, sembra quella piazza che nel finale del film appare moribonda sotto la coltre di cenere e immondizia, travolta però da una bufera che dev’essere arrivata di notte, nascosta e sorniona come una marea che inesorabilmente cresce, al buio delle carte e del malgoverno della provincia, al buio degli accordi sottobanco con le organizzazioni criminali, in quel buio che oggi racchiude e nasconde ciò che di più vitale ed elementare lega l’uomo alla natura: l’aria.
Ciro Monacella
http://www.rapportoconfidenziale.org/?p=4635
I problemi della società vengono paradossalmente sommersi dalla lotta dei personaggi contro i problemi stessi, sotterrati con poca polvere, messi cioè distrattamente a tacere in una perpetua condizione di transitorietà. Si tratta quindi della messa in scena del più frustrante errore di valutazione dell’essere umano: l’illusione di riuscire a ignorare le scorie del proprio benessere, di seppellirle alla meno peggio sotto la terra che avvelenerà i suoi frutti, e dalla quale le formiche disegneranno il loro disperato esodo “il marcio non muore mai” dice la Confalone al giudice nel sottolineare la convenienza del fare affari con la spazzatura). È l’atteggiamento cieco e ottuso del tirare avanti, dell’arrangiarsi, tipico non della città di chi adesso sta scrivendo ma della sua cartolina che, per continuare nell’illecito, viene venduta da chi ha i mezzi e la posizione per vendere e comprare. Questa Napoli che oggi, a distanza di quindici anni da Arriva la bufera, sembra quella piazza che nel finale del film appare moribonda sotto la coltre di cenere e immondizia, travolta però da una bufera che dev’essere arrivata di notte, nascosta e sorniona come una marea che inesorabilmente cresce, al buio delle carte e del malgoverno della provincia, al buio degli accordi sottobanco con le organizzazioni criminali, in quel buio che oggi racchiude e nasconde ciò che di più vitale ed elementare lega l’uomo alla natura: l’aria.
Ciro Monacella
http://www.rapportoconfidenziale.org/?p=4635
Arriva la bufera, film profetico del 92 sulla spazzatura
Notevole rivedere oggi Arriva la bufera del regista Daniele Luchetti, con Margherita Buy. Diego Abatantuono, Silvio Orlando. E' un film del 1992 sulla corruzione sociale (quella che ci sfugge e che è molto più grave di quella politica).
Film più leggero e ironico del Portaborse, è più realista perché riesce a offrire un ritratto impietoso delle società metropolitane -a 360 gradi e senza indicare una Chiesa in grado di salvarci, col voto o con la correità.
Nel pieno di Mani Pulite, Luchetti svela le malinconie superficiali di un giudice con la solita crosta bonapartista e incorruttibile, capitato per caso nel profondo Sud come il comandante dei carabinieri de Il giorno della civetta di Sciascia. Il centro del plot è costituito dalla spazzatura, dal suo trattamento, dagli inceneritori, dal vulcano il cui fuoco simbolico cova al di sotto di ogni cosa.
Ottimi i tre protagonisti, buona velocità di scorrimento: è un poco eccessiva/ kitsch/retorica, anche se è la parte più profetica del film, la scena dell'esplosione vulcanica al di sotto delle discariche, con tutta la città sepolta da una pioggia di sacchetti della spazzatura, invece che di cenere e lapilli: da Pompei alla Napoli inizio secondo millennio appunto...
Il pregio maggiore del film consiste nel contenimento della tentazione di impartire lezioni di catechismo politico: ci si muove in un clima di antipolitica, di progressismo/neomarxismo, che cerca di combattere contro la suburra etica con la convenzionalità borghese della Legge, illusione messa a nudo e sbeffeggiata dalle figure di Mario Solitudine (Silvio Orlando) e della sua amata Eugenia Fontana (Margherita Buy). I due, schiacciati da un mondo di micragnosi che ruotano attorno all'impero costruito sulla spazzatura dalla famiglia Fontana, sono evasi fin dall'infanzia nel mondo di Dante e Beatrice, Abelardo ed Eloisa, Paolo e Virginia. Nessuna speranza quindi, nessuna salvezza può arrivare da San Marx o Sant'Antonio. Siamo in un à rebours decadentista in cui l'umanità l'individuo è "salvato" dalla poesia e dalla fuga. Film ingenuo, ma davvero profetico nella sua rappresentazione della spazzatura come DNA della società italiana contemporanea.
P.S. Voglio un film sulla vita di Luciano Pavarotti, con Diego Abatantuono come protagonista. Regista e produttore mi contattino subito.
Paolo della Sala
http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2011/07/arriva-la-bufera-film-profetico-del-92-sulla-spazzatura.html
Nel pieno di Mani Pulite, Luchetti svela le malinconie superficiali di un giudice con la solita crosta bonapartista e incorruttibile, capitato per caso nel profondo Sud come il comandante dei carabinieri de Il giorno della civetta di Sciascia. Il centro del plot è costituito dalla spazzatura, dal suo trattamento, dagli inceneritori, dal vulcano il cui fuoco simbolico cova al di sotto di ogni cosa.
Ottimi i tre protagonisti, buona velocità di scorrimento: è un poco eccessiva/ kitsch/retorica, anche se è la parte più profetica del film, la scena dell'esplosione vulcanica al di sotto delle discariche, con tutta la città sepolta da una pioggia di sacchetti della spazzatura, invece che di cenere e lapilli: da Pompei alla Napoli inizio secondo millennio appunto...
Il pregio maggiore del film consiste nel contenimento della tentazione di impartire lezioni di catechismo politico: ci si muove in un clima di antipolitica, di progressismo/neomarxismo, che cerca di combattere contro la suburra etica con la convenzionalità borghese della Legge, illusione messa a nudo e sbeffeggiata dalle figure di Mario Solitudine (Silvio Orlando) e della sua amata Eugenia Fontana (Margherita Buy). I due, schiacciati da un mondo di micragnosi che ruotano attorno all'impero costruito sulla spazzatura dalla famiglia Fontana, sono evasi fin dall'infanzia nel mondo di Dante e Beatrice, Abelardo ed Eloisa, Paolo e Virginia. Nessuna speranza quindi, nessuna salvezza può arrivare da San Marx o Sant'Antonio. Siamo in un à rebours decadentista in cui l'umanità l'individuo è "salvato" dalla poesia e dalla fuga. Film ingenuo, ma davvero profetico nella sua rappresentazione della spazzatura come DNA della società italiana contemporanea.
P.S. Voglio un film sulla vita di Luciano Pavarotti, con Diego Abatantuono come protagonista. Regista e produttore mi contattino subito.
Paolo della Sala
http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2011/07/arriva-la-bufera-film-profetico-del-92-sulla-spazzatura.html
Echi felliniani e atmosfere grottesche in una mediocre commedia di Luchetti
Dopo i buoni risultati di critica e di pubblico riscossi da Il portaborse, Luchetti si getta in un'impresa ambiziosa. Il grottesco non è nelle sue corde. Così con gli onnipresenti Rulli e Petraglia (che in realtà hanno al loro seguito molti scribacchini) ha voluto sorprendere con alcune scene a effetto che ricordano in due casi (l'esplosione coi rifiuti che volano ovunque e la scena finale con O'sole mio) gli aspetti negativi dei film di Tornatore. Quel tentativo cioè di vendere all'estero le cose che si aspettano gli stranieri da noi. Gli echi felliniani che in La settimana della Sfinge risultavano gradevoli, qui danno fastidio. Rimangono alcune scene divertenti e la buona volontà degli interpreti. La storia è presto detta. Fortezza, giudice suo malgrado, arriva in un paesino meridionale dove abita Mario, un truffatore da quattro soldi sul quale deve indagare. In realtà i veri crimini se li spartiscono la borghesia e un procuratore. Fortezza, dopo aver mandato in carcere Mario, si innamora della sua fidanzata. Ma dopo un matrimonio posticcio li aiuterà a coronare il loro sogno d'amore.
Tiziano Sossi
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=2071
Dopo i buoni risultati di critica e di pubblico riscossi da Il portaborse, Luchetti si getta in un'impresa ambiziosa. Il grottesco non è nelle sue corde. Così con gli onnipresenti Rulli e Petraglia (che in realtà hanno al loro seguito molti scribacchini) ha voluto sorprendere con alcune scene a effetto che ricordano in due casi (l'esplosione coi rifiuti che volano ovunque e la scena finale con O'sole mio) gli aspetti negativi dei film di Tornatore. Quel tentativo cioè di vendere all'estero le cose che si aspettano gli stranieri da noi. Gli echi felliniani che in La settimana della Sfinge risultavano gradevoli, qui danno fastidio. Rimangono alcune scene divertenti e la buona volontà degli interpreti. La storia è presto detta. Fortezza, giudice suo malgrado, arriva in un paesino meridionale dove abita Mario, un truffatore da quattro soldi sul quale deve indagare. In realtà i veri crimini se li spartiscono la borghesia e un procuratore. Fortezza, dopo aver mandato in carcere Mario, si innamora della sua fidanzata. Ma dopo un matrimonio posticcio li aiuterà a coronare il loro sogno d'amore.
Tiziano Sossi
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=2071
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